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Recupero dello stato di salute psichica di una persona

Come si favorisce e/o si recupera lo stato di salute di una persona in ambito psicologico?
Attraverso la psicoeducazione, la prevenzione primaria secondaria e terziaria, il sostegno e/o l’abilitazione-riabilitazione.

Il che vuol dire:
~ favorire consapevolezza,
~ sollecitare e sostenere lo sviluppo di risorse psico-fisiche
~ mobilitare tale risorse in vista dell’obiettivo
~ abilitare-riabilitare quelle già presenti da potenziare o quelle perdute o compromesse da recuperare
~ favorire l’assunzione di responsabilità della persona sul proprio stato di salute, attraverso le sue scelte.

Il fine è favorire uno stato di benessere in cui sapere, saper fare e saper essere si integrano in un processo orientato verso le emozioni, i bisogni e i valori autentici della persona.

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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Quando ho cominciato ad amarmi davvero

Quando ho cominciato ad amarmi davvero ho capito di trovarmi sempre e in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello che succede va bene. Da allora ho potuto stare tranquillo.
Oggi so che questo si chiama autostima.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero mi sono reso conto che la sofferenza e il dolore emozionale sono solo un avvertimento che mi avverte di non vivere contro la mia verità.
Oggi so che questo si chiama autenticità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero ho smesso di desiderare un’altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda è un invito a crescere.
Oggi so che questo si chiama maturità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero ho capito com’è imbarazzante aver voluto imporre a qualcuno i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta,
anche se quella persona ero io.
Oggi so che questo si chiama rispetto.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero mi sono liberato di tutto ciò che non mi faceva del bene: cibi, persone, cose, situazioni e da tutto ciò che mi tirava verso il basso allontanandomi da me stesso, all’inizio lo chiamavo “sano egoismo”, ma oggi so che questo è amore di sé.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero ho smesso di privarmi del mio tempo libero e di concepire progetti grandiosi per il futuro. Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento, ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi.
Oggi so che questo si chiama semplicità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero ho smesso di voler avere sempre ragione. E così ho commesso meno errori.
Oggi mi sono reso conto che questo si chiama umiltà.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero mi sono rifiutato di vivere nel passato e di preoccuparmi del mio futuro. Ora vivo di più nel momento presente, in cui tutto ha un luogo.
È la mia condizione di vita quotidiana e la chiamo pienezza.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare mi sono reso conto che il mio Pensiero può rendermi miserabile e malato. Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore, l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.
Oggi so che questa si chiama saper vivere!

di Kim e Alison Mcmillen, rielaborata da Charlie Chaplin

Quando ho cominciato ad amarmi davvero

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Francesca Di Donato – Psicologa
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RIflessioni su Psicologia e scientificità s.s.

5 anni ago · · 0 comments

RIflessioni su Psicologia e scientificità s.s.

La questione metodo-epistemologica della scientificità della Psicologia è argomento aperto e tutt’altro che risolto e fortemente legato al riconoscimento di un costrutto, di un assunto, di una teoria… da parte della comunità professionale in questione.

Troppo a lungo la questione “efficacia” in psicologia è stata studiata con il medesimo modello medico, che non è il nostro, e prima o poi dobbiamo capirlo e farcene una ragione.

Siamo ancorati troppo spesso all’idea che siccome esistono dei protocolli d’intervento psicologico allora siamo legittimati a dire che il nostro lavoro deve essere fondato sulle evidenze e solo su quelle.
Tuttavia nella vita reale una metodologia simile, chiaramente di emulazione medica, non risponde alle necessità della nostra professione, salvo forzare inverosimilmente le cose.

A chi sostiene non ci siano dubbi sul fatto che i nostri comportamenti -sia consci, sia inconsci- e che le nostre interazioni con l’ambiente -animato e/o inanimato che sia- dipendano dal funzionamento del cervello, per coerenza con il trasporto che mostrano per tutto ciò che è basato sull’evidenza, chiedo anche solo una prova empirica di una direzione causale che va dal funzionamento del cervello al comportamento/esperienza. Perché, a oggi, al massimo, mi sembra che si possa fare affidamento su correlazioni aspecifiche e non rapporti causali diretti.

Sorge in me il dubbio che alcuni Psicologi avrebbero, piuttosto, voluto fare i Medici-psichiatri e si siano poi ritrovati a praticare la professione sbagliata o stiano cercando un disperato compromesso tra istanze interiori contrapposte, plasmando la realtà al di fuori di loro stessi, invece di rivolgere lo sguardo dentro loro stessi.

In quanto Psicologi, forti di un’identità umanistico-fenomenologico-esistenziale dovremmo offrire un panorama alternativo a quello medico e ancor più nello specifico a quello psichiatrico e, in tal, modo fare la differenza.

Quando non si sta parlando di ricerca o di statistica in psicologia, ma di terapia psicologica, l’epistemologia che seguiamo non è quella medica o quella empirica strictu sensu e non può esserlo se non a scapito di buona parte del vissuto umano.

La psicologia è quel frammento di esperienza umana nella quale si incontrano “oggetti” ed “eventi” -che sono il prodotto delle attività psichiche della persona che ne è portatore- e i costrutti e le teorie di chi le osserva: ci si confronta con asserti la cui validità non è sempre riconducibile alle spiegazioni della logica o della pratica basata sulle evidenze.

La Psicologia dovrebbe, quindi, abbracciare la filosofia, l’antropologia, l’arte, la poesia, la letteratura, il mondo alchemico… ricordando che -solo per non dimenticare le nostre radici- la più arcaica forma di cura è nella figura dello sciamano che vede riflesse le prime manifestazioni/interventi di ordine psichico (spirituale e psicosomatico). Altresì, la Psicologia dovrebbe abbracciare certamente anche le neuroscienze, proprio perché per sua stessa natura ha il potere di arricchirsi di TUTTA l’esperienza umana, dunque anche quella neuroscientifica; tuttavia, arricchirsi di qualcosa non vuol dire diventare quella cosa: la psicologia è qualcosa di più della semplice somma delle discipline di cui si nutre. 

E mentre si lavora affinché le persone diventino loro stesse, assolvendo alla loro vera natura, in modo assolutamente contraddittorio e incongruente, molti vogliono alterare l’identità della professione che rappresentano, invece di farla essere ciò che essa è.

Quindi la domanda è “chi ha scelto Psicologia, sa davvero di cosa ha scelto di occuparsi?”


Una considerazione aggiuntiva: la nostra legge ordinistica è frutto di un compromesso con i medici, che volevano continuare a fare quello che già facevano prima che venisse istituita la nostra professione (cioè occuparsi di psicologia; infatti, la psicoterapia non è un atto tipico a sé, ma il prodotto giuridico di tale compromesso) e ciò a comportato:
una rincorsa al modello medico fronte politico (la nostra legge ordinistica porta il nome di uno psichiatra e vedi oggi la rincorsa allo Psicologo di base/delle cure primarie),
una rincorsa al modello medico sul fronte operazionale (vedi la visione tutta orientata alla patogenesi e alle etichette diagnostiche)
all’uso di terminologie mediche (anamnesi, pazienti…),
a termini di paragone -peraltro sbagliati- con i medici (ad es. quelli sulla specializzazione)
a categorie diagnostiche ti tipo medico-psichiatrico (vedi DSM)

Probabilmente questo scimmiottamento del modello medico si nutre di questo aspetto più di quanto si possa immaginare, pagando così lo scotto di una identità professionale precaria, di cui si ha ben poca consapevolezza.

Gli Psicologi sono, a oggi, quella categoria di professionisti che, per valorizzare il proprio ruolo, hanno dimenticato le loro radici e di essere professionisti della relazione, bramando di diventare come i medici, i quali la relazione con il paziente l’hanno abdigata a livelli di iterazione fortemente up-down, che spesso rilega la persona in un ruolo di passività. 

Inoltre, per concludere questa riflessione, mi preme ricordare che i paradigmi psicologici sono nutriti da concetti, assunti, costrutti, regole che guidano gli studiosi nella loro conoscenza e nella soluzione di problemi… e non pretendono di cogliere la verità o di descrivere una realtà oggettiva, altrimenti ognuno di essi si chiamerebbe DOGMA e non PARADIGMA.

E spesso si dimentica che anche la significatività statistica a cui spesso si fa riferimento poggia su un accordo comunitario e non su assiomi o su leggi di natura.

Leggi anche:https://scuoladipsicologia.com/2021/04/14/psicologo-come-professione-sanitaria-unidentita-snaturata/
Leggi anche:https://scuoladipsicologia.com/2021/08/18/origini-e-discendenze-della-disciplina-psicologica/

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Società tra professionisti. Francesca Di Donato

Le “società tra professionisti” sono società disciplinate dalle norme del codice civile. Possono essere costituite nella forma di:
. società di persone (società semplici, società in nome collettivo, società in accomandita semplice),
. società di capitali (società a responsabilità limitata, società per azioni, società in accomandita per azioni) oppure
. società cooperative costituite da un numero di soci non inferiore a tre, se sono persone fisiche (art. 2521 del codice civile).

La legge prevede che possono assumere la qualifica di società tra professionisti le società il quale atto costitutivo preveda:
– L’esercizio in via esclusiva dell’attività professionale da parte dei soci.
– Deve prevedere in modo esclusivo l’esercizio delle professioni protette.
Le società tra professionisti non possono avere per oggetto l’esercizio di attività professionali non organizzate in ordini e collegi.
Si può costituire una società tra professionisti “multidisciplinare”, per l’esercizio di diverse professioni protette, con la presenza di soci iscritti ai rispettivi albi professionali.
– L’ammissione in qualità di soci dei professionisti iscritti a ordini, albi e collegi, anche in diverse sezioni e anche i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea, purché in possesso del titolo di studio abilitante, vale a dire soggetti non professionisti per prestazioni tecniche, o per finalità di investimento.
– qualunque condizione costituisca causa di scioglimento della società, il consiglio dell’ordine o collegio professionale, presso il quale è iscritta la stessa, procede alla sua cancellazione dall’albo.

Gli Ordini professionali devono, per legge, costituire delle sezioni speciali pubbliche nelle deve comparire l’elenco delle società iscritte e chi ne fa parte.

Legge 12 novembre 2011, n. 183 – art. 8 comma 1 – art. 9 comma 3 

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/04/06/13G00073/sg

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Borsa di studio in remoto

Offerta di Lavoro/Borsa di studio in remoto, per game developer: Il Dipartimento di Psicologia di Torino sta cercando una figura per sviluppare in un videogioco in collaborazione con l’azienda informatica Synarea Consultant Srl
Il videogioco in questione prevede l’utilizzo di Unity Engine ed ha il fine di essere uno strumento per il potenziamento cognitivo.
Non è necessario essere di Torino, in quanto il lavoro verrà svolto in remoto.
Stiamo cercando una figura per 1 anno di lavoro a cui sarebbe destinata una borsa di studio, per questo è necessario avere i seguenti requisiti:
– Una laurea ( di qualsiasi livello e indirizzo, preferibilmente informatica, se psicologia tanto meglio);
– Un reddito annuale non superiore a 5.000 euro per poter erogare la borsa di studio.
– Che sappia programmare mediante Unity Engine 2d/3d
La collaborazione partirà da ottobre, tempo di avviare le pratiche per la borsa di studio.

elena.delfante@edu.unito.it

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Atto di indirizzo sulla pubblicità informativa. Francesca Di Donato

Art. 1 – Definizione generale
La pubblicità delle attività oggetto del presente atto di indirizzo va intesa e realizzata come servizio per l’informazione alla collettività.
In tale prospettiva può essere svolta pubblicità informativa circa i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo ed i costi complessivi delle prestazioni secondo
criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dal Consiglio dell’Ordine che insiste sul territorio in cui si intende effettuare l’attività pubblicitaria. Il messaggio deve essere formulato, conformemente ai criteri della serietà scientifica ed alla tutela dell’immagine della professione


Art. 2 – Forme di pubblicità
Agli iscritti all’Ordine nelle sezioni A e B dell’Albo che operano sul territorio nazionale è consentita la pubblicità mediante targhe apposte sull’edificio nel quale il professionista svolge attività, inserzioni sugli
elenchi telefonici, sugli elenchi generali di categoria, attraverso i periodici destinati agli esercenti le professioni sanitarie ed attraverso giornali, quotidiani e periodici di informazione. L’informazione
pubblicitaria è inoltre consentita attraverso le inserzioni sulle pagine Web di Internet e con ogni altro mezzo purché venga realizzata secondo criteri di trasparenza e di veridicità del messaggio e in un’ottica
di servizio alla collettività, prestando particolare attenzione alla sua influenza sull’utenza, in linea con quanto sancito dagli artt. 8, 39, e 40 del Codice Deontologico degli Psicologi.
Tale disposizione è estesa alle società di persone, alle associazioni tra professionisti e a tutte le altre modalità di esercizio della professione consentite dalla Legge.


Art. 3 – Verifica dell’Ordine e domanda di autorizzazione
1. La pubblicità informativa relativa alle attività oggetto della professione di psicologo, di dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro e di dottore in tecniche
psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità è soggetta alla verifica del Consiglio dell’Ordine competente sul territorio in cui si intende effettuare attività pubblicitaria, secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio pubblicitario ai sensi della Legge 4 agosto 2006, n. 248, e ai sensi degli artt. 8, 39, e 40 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani.
2. Ove previsto e richiesto dalla autorità amministrativa competente, per effettuare l’informazione pubblicitaria tramite targhe, va redatta domanda di autorizzazione indirizzata al Sindaco del Comune ove si intende pubblicizzare la professione, corredata da una descrizione dettagliata del tipo, delle caratteristiche e dei contenuti dell’annuncio pubblicitario. Il Consiglio territoriale dell’Ordine, previo nulla osta, dovrà trasmettere la domanda al Sindaco competente, entro trenta
giorni dal ricevimento della domanda.
3. In ogni altro caso l’informazione pubblicitaria è consentita previa dichiarazione autocertificata, indirizzata al Consiglio Territoriale dell’Ordine. Tale autocertificazione deve contenere la dichiarazione di conformità del messaggio pubblicitario, alle norme deontologiche ed all’atto di indirizzo in tema di pubblicità. L’autocertificazione deve essere corredata da una descrizione dettagliata del tipo, delle caratteristiche e dei contenuti dell’annuncio incluso nell’inserzione – così come specificato negli artt. 4 e 5 del presente Atto di Indirizzo – nonché del contesto nel quale tale inserzione verrà diffusa. L’Ordine, entro novanta giorni dal ricevimento della dichiarazione
autocertificata, in caso di violazioni di norme di legge o deontologiche contenute nel messaggio pubblicitario, potrà esprimere parere di non conformità con motivazione.
4. Gli iscritti all’Albo che esercitano l’attività nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale o in rapporto convenzionale con lo stesso, in tutte le forme consentite dalla Legge, sono tenuti ad osservare il presente Atto di Indirizzo e le disposizioni della Legge 175/92 e successive
modificazioni, per quanto applicabili.
5. Le procedure di cui al presente articolo, devono essere rinnovate solo qualora siano apportate
modifiche, non meramente formali al testo originario della pubblicità.
6. Le procedure relative ad informazione pubblicitaria che agiscono su un territorio pluriregionale o nazionale (es. pagine web, quotidiani nazionali, tv e radio nazionali, ecc.), vanno inoltrate all’Ordine territoriale di iscrizione.


Art. 4 – Caratteristiche generali delle informazioni pubblicitarie
La pubblicità informativa può avere il seguente contenuto:
a) nome, cognome, indirizzo, numero telefonico ed eventuale recapito del professionista, orario delle visite e di apertura al pubblico;
b) titoli di studio:
I. titoli di laurea come “Dottore in scienze e tecniche psicologiche” e di laurea specialistica o magistrale o quinquennale come “Dottore magistrale in psicologia”1 con l’eventuale menzione
dell’indirizzo specifico:
 “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo Applicativo”, “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo Didattico” e “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo Sperimentale” (per coloro che si sono laureati in base all’ordinamento previgente al DPR 6/2/1985, n. 216);
 “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo di Psicologia Generale e Sperimentale”, “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo di Psicologia Clinica e di Comunità”, “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione”, “Dottore magistrale in Psicologia ad indirizzo di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni” (per coloro che si sono laureati in base all’ordinamento del DPR 6/2/1985 n. 216);
 “Dottore in scienze e tecniche psicologiche”, “Dottore magistrale in psicologia” con l’eventuale denominazione del corso di studio (esempio: Dottore ……. Corso di laurea …….) (per coloro che si sono laureati in base all’ordinamento del DM 509/99 e del DM
270/04).
II. titoli di specializzazione o di dottorato di ricerca (senza abbreviazioni che possano indurre in equivoco) come: “Specialista in… (titolo della scuola di specializzazione universitaria)”, “Specialista in Psicoterapia” nel caso di diploma ottenuto presso un corso di specializzazione in psicoterapia attivato presso un istituto privato riconosciuto dal MIUR, “Dottore di ricerca in … (titolo del corso di dottorato di ricerca)”.
I possessori di laurea magistrale (D.M.509/99) o di laurea quinquennale in psicologia (ordinamenti previgenti al D.M. 509/99) possono in alternativa utilizzare il titolo di “dottore in psicologia”.
III. titoli di formazione universitari post-laurea o post-laurea quinquennale o specialistica o magistrale come i corsi di perfezionamento scientifico o di altra formazione permanente e
ricorrente come: “Master universitario di primo livello in…” “Master universitario di II livello in …” ai sensi della L. n 34/90, del DM 509/99 e del DM 270/04;
c) titoli professionali (senza abbreviazioni che possano indurre in equivoco) come “Dottore in tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro” “Dottore in tecniche psicologiche per i
servizi alla persona ed alla comunità”, “Psicologo”, “Psicologo – Psicoterapeuta ….” (con possibile indicazione del setting, dell’indirizzo e dell’area di riferimento come specificato all’art. 5 comma c, d
della presente deliberazione).
La dicitura “psicologo – psicoterapeuta” è consentita solo agli iscritti alla sezione A dell’Albo che abbiano ottenuto l’annotazione dell’esercizio dell’attività di psicoterapeuta ai sensi dell’art. 50, c. 5,
DPR 328/01. Tale annotazione è concessa ai possessori di diploma legittimante l’esercizio dell’attività psicoterapeutica in base all’art. 3 della Legge 56/1989, oppure ai possessori di riconoscimento
dell’attività psicoterapeutica ottenuto dall’Ordine di appartenenza in base all’art. 35 della Legge 56/1989 o all’art. 4 della Legge 4/1999;
d) titoli di carriera, accademici e di ruolo in campo psicologico, come “psicologo dirigente”, “professore in… (materia di insegnamento psicologico)” con eventuale menzione di ordinario, associato, a
contratto o ricercatore universitario, specificando l’Università o l’Istituto Statale di ricerca;
e) onorificenze concesse o riconosciute dallo Stato come “Cavaliere,” cariche istituzionali, etc.;
f) caratteristiche del servizio offerto, nonché costi complessivi delle prestazioni offerte (art. 2, comma 1, lett. b, Legge 248/06). La misura del compenso indicato deve essere adeguata ai principi dettati
dall’art. 2233 del Codice Civile, nonché dal Codice Deontologico degli Psicologi Italiani. Per quanto attiene l’esercizio della professione resa nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale o in rapporto
convenzionale con lo stesso, si deve fare riferimento alle tariffe in vigore ad esso relative.
Non è consentito l’uso di titoli conseguiti all’estero se non riconosciuti dallo Stato italiano.
Non è consentito l’uso di titoli difformi da quanto previsto ai punti b) c) e d).
In caso di necessità di rilascio del nulla osta di cui all’art. 3, il richiedente deve corredare la domanda con l’opportuna documentazione probante, anche tramite autocertificazione.


Art. 5 – Pubblicità relativa alle caratteristiche del servizio offerto
1. Al fine di specificare le caratteristiche del servizio offerto, l’iscritto alla sezione B dell’albo, per una maggiore trasparenza nei confronti del cliente, può inoltre pubblicizzare:
a) i settori specifici nei quali esercita la professione, cioè “Settore delle tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro” e/o “Settore delle tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità”;
b) le attività professionali di cui all’articolo 3, comma 1-quinquies della L. 170/03, come ad esempio “esecuzione di progetti di prevenzione e formazione sulle tematiche del rischio e della sicurezza” per il settore delle tecniche psicologiche per i contesti sociali, organizzativi e del lavoro, o “attuazione di interventi per la riabilitazione, rieducazione
funzionale e integrazione sociale di soggetti con disabilità pratiche, con deficit neuropsicologici, con disturbi psichiatrici o con dipendenza da sostanza” per il settore delle tecniche psicologiche per i servizi alla persona e alla comunità.
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2. Al fine di specificare le caratteristiche del servizio offerto l’iscritto alla sezione A dell’albo, per una maggiore trasparenza nei confronti del cliente, può inoltre pubblicizzare:
a) l’area specifica nella quale esercita la professione, ad esempio: “psicologia del lavoro e delle organizzazioni”, “psicologia scolastica”, “psicologia di comunità”, “psicologia giuridica”, “psicologia dello sport”, “psico-oncologia”, “neuropsicologia”, “psicologia del traffico”, etc.
In tal caso il professionista deve presentare una documentazione, anche mediante autocertificazione, dalla quale si evinca l’adeguata formazione e/o l’attività nella specifica area.
b) le attività professionali di cui all’art. 1 della L. 56/89, all’art. 51 comma 1 del DPR 328/01 e all’art. 3 comma 1-quinquies della L. 170/03, come ad esempio prevenzione, diagnosi, attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Non è consentito utilizzare il termine “esperto” in quanto fuorviante per la trasparenza del messaggio.
Inoltre lo psicologo-psicoterapeuta può pubblicizzare:
c) il setting o l’ambito di intervento: “terapia individuale”, “terapia di gruppo”, “terapia familiare e/o di coppia”, “terapia infantile e/o dell’adolescente”, etc;
d) l’indirizzo teorico clinico di riferimento relativo alla formazione conseguita (ad esempio: psicoanalitico, psicodinamico, sistemico, cognitivo-comportamentale, analiticotransazionale, etc).


Art. 6 – Società di persone e associazioni tra professionisti
Le disposizioni di cui agli artt. 3, 4 e 5 si applicano anche alle società di persone, alle associazioni tra professionisti ed alle altre modalità associate di esercizio della professione consentite dalla Legge. In ogni
caso debbono essere riportati nel messaggio pubblicitario i nominativi dei singoli professionisti esercitanti l’attività psicologica e/o psicoterapeutica in forma associata ed i relativi titoli al fine della trasparenza e della veridicità del messaggio pubblicitario.
Art. 7 – Situazione di abuso, procedimento disciplinare e sanzioni
La mancanza di trasparenza e veridicità del messaggio pubblicizzato costituisce violazione deontologica

FONTE: CNOP https://www.psy.it/allegati/atto_pubblicita.pdf

Leggi anche la manovra in fatto di pubblicità inserita nella Legge di bilancio 2019 https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/e-legge-il-divieto-di-pubblicita-sanitaria-promozionale/

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