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26. Le regole sono intoccabili. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

26. Le regole sono intoccabili. Noemi Virgilio

Le regole sono importanti per poter convivere sia in casa che negli ambienti esterni, tuttavia è importante capire quanto e come le regole che decidiamo di impostare in casa con i bambini e gli adolescenti devono essere flessibili o meno. Le regole che impostiamo dovrebbe per quanto possibile essere discusse con i nostri figli, sia nel caso dei più piccoli che con i più grandi. E’ importante scegliere poche regole chiare e comprensibili, che siano rispettate da tutta la famiglia, prima da noi e poi da loro, infatti l’apprendimento avviene anche per imitazione.

Prima di definire una regola fermiamoci a pensare a quanto sia davvero importante che questa venga rispettata e se è necessario fare delle modifiche prima di comunicarla e ridefinirla con i nostri figli. E’ importante essere flessibili quando possibile in modo da modificare i termini della regole per adattarsi alle esigenze di tutta la famiglia.

Ci sono alcune regole che sono intoccabili, come per esempio quelle che riguardano la tutela della salute (per esempio i seggiolini in macchina o le cinture di sicurezza), su quelle non è possibile negoziare, e vanno semplicemente rispiegate tutte le volte che il bambino o il ragazzo mostra insofferenza, rispiegarle serve per far interiorizzare l’importanza della regole, spesso è necessario rispiegarle anche molte volte, perché anche questo fa parte del processo di apprendimento. Ma cosa succede quando ci rendiamo conto che una regola che abbiamo imposto non è funzionale o non era effettivamente così necessaria? In questi casi è importante ascoltare il punto di vista dei nostri figli e cercare di rimodulare o modificare la regola, questo non porterà i nostri figli a percepirci incoerenti ma al contrario sapranno che il loro punto di vista è importante e che siete davvero una squadra in cui non esiste un capitano e dei sottoposti ma che tutti insieme siete uniti per fronteggiare le difficoltà e trovare insieme soluzioni efficaci per tutti.


Noemi Virgilio
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21. Individualizzazione della didattica . Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

21. Individualizzazione della didattica . Noemi Virgilio

l’individualizzazione e la personalizzazione dell’apprendimento a livello didattico è certamente necessario nei casi di difficolta, in presenza di disabilità o di bisogni educativi speciali. Tuttavia la diversificazione delle modalità  di apprendimento può essere utile a tutti gli studenti, perché permette di rendere conto di tutte le specificità e di avvalorare la tesi secondo cui la diversità è appunto una virtù. Insegnare per modalità diverse può essere un modo per dare importanza alle caratteristiche, attitudini e specificità di ognuno. In questo può essere un grosso aiuto l’uso di metodi didattici alternativi, come la didattica cooperativa, che permette di sfruttare la forza del gruppo e di trarre beneficio e vantaggio dalla capacità di ognuno. Questi lavori vanno pensati e predisposti partendo da una buona conoscenza del gruppo classe, delle relazione e delle attitudini e difficoltà di ognuno proprio perché possano diventare un metodo  di apprendimento reale in cui il gruppo diventa la vera forza, in cui il gruppo è più della somma delle singole parti. Oltre all’apprendimento cooperativo anche la classe rovesciata, o l’apprendimento attraverso laboratori pratici, o strumenti multimediali sono tutti cambiamenti delle modalità classiche di fare didattica che possono diventare una grande occasione di arricchimento per l’intero gruppo classe proprio perché permettono di evidenziare le varie specificità permettono agli insegnanti di comprendere come funzionano i loro alunni e di differenziare la didattica.

Tutto ciò permette agli studenti di sperimentarsi nelle varie modalità e di comprendersi al meglio come studenti e di evidenziare sempre di più il valore della diversità.

Inoltre i metodi alternativi permettono di variare il setting oltre che le modalità, e danno la possibilità agli studenti di entrare in contatto con quelle emozioni motivanti che sono la base per una relazione di apprendimento sana ed efficace.

 


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25. Percezione del tempo nei bambini. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

25. Percezione del tempo nei bambini. Noemi Virgilio

Il tempo per i bambini è un concetto molto difficile da comprendere, soprattutto sino a quando non imparano a leggere l’orologio, circa in terza elementare, anche se possono cominciare a sperimentarlo già in prima elementare.

Tuttavia il concetto del tempo rimane un concetto molto complesso per via della sua natura astratta. Ci si scontra spesso con i bambini proprio perché le nostre vite corrono e gli impegni si susseguono ,e spesso, non riusciamo a concentrarci sulla loro

percezione del tempo. Il nostro obbiettivo è andare avanti e non riusciamo a fermarci perché gli impegni incombenti non ce lo permettono. Come possiamo allora aiutare i bambini a stare un po’ più in linea con i nostri tempi? Per prima cosa è importante soffermarci a pensare che il loro modo di fare, che a noi appare lento, è in verità normale per loro, e che il nostro modo di correre sia spesso incompatibile con le loro necessità di gioco. Connetterci con questa consapevolezza è importante per capirli e per evitare che il loro essere “lenti” ci faccia arrabbiare, e non ci permetta di trovare soluzioni ma di vedere solo il problema. E’ normale per un bambino essere arrabbiato o scocciato se deve alzarsi presto, o se le cose de fare la mattina sono un susseguirsi di azioni volte alla preparazione per andare a scuola o all’asilo, riconoscere la sua emozione e comprenderla ci permette di costruire la giornata senza scontrarci con loro ma accogliendoli. Accogliendo e comprendendo le emozioni le azioni da fare saranno ugualmente spiacevoli ma sentiranno che voi siete sintonizzati con loro. Alcune strategie che posso aiutare in questa fasi, per agevolare la comprensione del tempo sono l’uso di clessidre o timer visivi, o l’introduzione dei cartelloni per strutturare le routine, in modo che il bambino possa prevedere le azioni che lo aspettano. E’ importante quando si ha fretta evitare gli strumenti digitali, tv o cellulari che potrebbero causare una crisi al distacco difficile da gestire in tempi stretti.


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9. Genitori, non più studenti. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

9. Genitori, non più studenti. Noemi Virgilio

Quando i nostri figli entrano nel conteso scolastico per la prima volta è inevitabile  che si attivino le nostre parti bambine e il nostro vissuto come studenti. Avere consapevolezza di questo aspetto è il primo passo per essere centrati e per non rischiare di caricare sui nostri figli i nostri vissuti. Tutti noi abbiamo sperimentato sensazioni talvolta piacevoli e talvolta spiacevoli nei confronti della scuola, ansie, paure, aspettative, motivazioni, entusiasmi etc, che ci hanno reso gli studenti che siamo stati. L’apprendimento è ormai dimostrato a livello neuroscientifico che per avvenire dev’essere fortemente connesso alle emozioni, e per far si che i nostri figli apprendano in modo autentico dobbiamo permettergli di percorrere la loro esperienze con le loro emozioni. Perché i nostri figli apprendano davvero devono poter sperimentare la loro motivazione nei confronti delle materie o degli insegnanti. La motivazione interna non può costruirsi di fronte ad un sistema di premi e punizioni che sposta l’attenzione fuori da sé e non permette di comprendere le proprie motivazioni interne. Per questo motivo già con i bambini di prima elementare è importante ascoltare le loro impressioni, le loro opinioni, comprendere ciò che gli piace e perché, e ciò che invece non piace e perché, in questo modo potrete aiutarli a vedere quali sono i loro talenti e le loro attitudini e le loro difficoltà o fragilità. Accompagnateli sempre a tradurre i giudizi in termini chiari e il più possibile concreti, che non si riducano al “bravo” o al “potevi fare i più” ma che diano una descrizione comprensibile di quello che hanno fatto. Per esempio, hai colorato dentro i bordi, hai usato i colori in modo da riempire gli spazi in modo preciso, hai usato i colori in modo troppo leggero e sono rimasti degli spazi bianchi.

Queste descrizioni aiuteranno a capire i punti di forza e quelli in cui migliorare senza rischiare di etichettare con un voto o un giudizio di cui non comprenderebbero il significato.

 


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8. Ingresso a scuola. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

8. Ingresso a scuola. Paola Pellegrino

Al momento dell’ingresso a scuola i bambini non possono sapere come quell’esperienza sarà o come loro stessi la vivranno: è la loro prima volta e per questo dovrebbe poter essere senza condizionamenti o pressioni.
Questo gli permetterebbe di approcciarsi alla scuola in modo spontaneo, scoprendo autenticamente il loro modo di essere studenti, le proprie inclinazioni, le eventuali anche difficoltà, i propri tempi.
E invece?
Molto spesso sperimentano il peso delle aspettative, delle valutazioni e considerazioni che sono sempre meno spesso neutre e descrittive di un processo e sempre più orientate al risultato, alla critica e a pressioni sul “come” dovrebbero andare le cose seduti al banchetto di scuola per essere definite “buone e meritevoli”.
Si genera così un loop che sempre più bambini e ragazzi vivono legato alla paura del giudizio, alla paura di non essere capace, di non essere bravo, di deludere genitori e insegnati e che come intuibile, non agisce da sprono ma mina l’autostima e il senso di auto efficacia del bambino e che può favorire l’insorgenza di diversi quadri di malessere e ansia, come l’ansia da prestazione. Di cosa si tratta? È uno stato di malessere caratterizzato da intensa paura e conseguente evitamento in contesto scolare, difficoltà nelle verifiche e compromissione del rendimento scolastico accompagnato da tachicardia, tremore, dolore addominale, sensazione di svenimento, ecc
Come fare? In famiglia è opportuno evitare giudizi sulla performance e favorire una comunicazione basata su ascolto, rispetto e necessità del bambino che ha comunque tutto il diritto di sperimentare anche delle difficoltà o degli “insuccessi” come pure il diritto di sentirsi visto e considerato in tutte le sue sfaccettature e non solo in quanto studente.
La scuola invece dovrebbe adattare le richieste e gli apprendimenti alla condizione emotiva presente in maniera flessibile e supportiva evitando pressioni o rimproveri che non farebbero altro che rinforzare il quadro presente.


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24. Due coppie diverse. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

24. Due coppie diverse. Paola Pellegrino

La nascita di un figlio segna un passaggio impegnativo da vivere poiché dalla relazione a due si passa alla relazione a tre e alla nascita formale di un altro tipo di coppia, quella genitoriale.

Se pensiamo alla coppia amorosa e alla coppia genitoriale è necessario pensare a due sistemi che sono a a tutti gli effetti diversi seppur intrinsecamente collegati che hanno caratteristiche proprie così come diverse esigenze e diverso focus.

Il sistema coppia che esisteva prima della nascita del figlio e che aveva come obiettivo il prendersi cura della dimensione del NOI  della coppia,  si ritrova a dover fare spazio a nuove responsabilità e nuovi ruoli che necessitano di essere sviluppati senza però

schiacciare quel NOI ora così bisognoso e spaesato.

La sfida più grossa è proprio rappresentata dalla capacità di continuare a riconoscersi nel momento stesso in cui ci si sta ridefinendo, rimanere coppia e riuscendo a sviluppare nella dimensione genitoriale un nuovo nucleo.

Tutto questo porta ad un periodo fisiologico di scombussolamento che può assolutamente coinvolgere anche la vita di coppia perché si colloca in un periodo di forte stress e vulnerabilità che investe tutte le relazioni presenti.

Essere consapevoli di questo può fornire la capacità di vivere il momento con maggiore accettazione e meno paura riuscendo quindi a farlo divenire un momento di preziosa crescita e ulteriore conoscenza reciproca in cui insieme definire nuovi equilibri ed

esigenze.


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7. Prepararsi alla scuola. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

7. Prepararsi alla scuola. Noemi Virgilio

Nei periodi precedenti all’ingresso della scuola primaria spesso i genitori si sentono in ansia per il grande cambiamento che dovranno affrontare i loro figli. Talvolta chi ha figli con un temperamento più dinamico fa fatica ad immaginarseli seduti per tante ore. Spinti dalla voglia di preparare i bambini a questo cambiamento cercano di allenare i bambini alle nuove modalità, talvolta anche avvalendosi di corsi di preparazione alla scuola primaria. Questo tentativo di anticipare una situazione futura può però avere delle ripercussioni negative. La scuola dell’infanzia ha il compito nell’ultimo anno di occuparsi anche di questo tipo di preparazione, ma lo dovrebbe fare ancora nel modo giocoso che è tipico e sano in questa fase evolutiva. Tutti i tentativi invece di anticipare la scolarizzazione rischiano di generare ansia ingiustificata e di sortire l’effetto contrario predisponendo negativamente il bambino all’ingresso alla scuola. Nel primo anno di scolarizzazione la variabilità individuale è grandissima e ci saranno bambini che si adatteranno velocemente, e altri che avranno bisogno di un intero anno per riuscire ad allinearsi alla nuove regole e apprendimenti. Questa è un dato che le maestre di scuola elementare conosco molto bene, per questo è utilissimo che loro usino strategie differenti a seconda del bambino che hanno di fronte per riuscire a rendere meno impattanti le nuove richieste. Permettere di alzarsi più spesso, predisporre le attività in modo che possano tenere conto delle finestre attentive reali a quell’età (15 minuti circa), cambiando spesso argomento o sperimentando lo stesso argomento in modalità diverse sono tutte tecniche che possono essere usate per permettere di rendere questo passaggio più morbido e più piacevole. Le maestre sanno che i bambini sono tutti diversi, e qualora fosse necessario, troverete insieme un modo per facilitare i vostri figli permettendogli di sperimentare questo nuovo contesto in modo autentico e spontaneo.


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23. Contatto pelle a pelle. Sara Anderlini

5 mesi ago · · 0 comments

23. Contatto pelle a pelle. Sara Anderlini

Il neonato nasce in un mondo nuovo. L’unica cosa che riconosce è l’odore e il corpo della mamma ed è lì che dovrebbe stare. Il contatto pelle a pelle consiste nel mettere il neonato nudo, a pancia in giù sul torace nudo della mamma, in prossimità del seno.
Dopo la nascita, specialmente nella prima ora, il bambino ha bisogno di ritrovare quelle sensazioni che aveva nel ventre materno. In quella posizione il bambino ritrova il suo porto sicuro: riconosce l’odore della sua pelle, il battito cardiaco, riscoprendone il calore.

A contatto con il corpo della mamma il bambino si adatta naturalmente al mondo extrauterino regolarizzando non solo la frequenza cardiaca ma anche il suo respiro,e mantenendo il corpo alla giusta temperatura, stabilizzando i livelli di glucosio nel sangue.

Inoltre, il contatto pelle a pelle favorisce l’attivazione dei riflessi spontanei del neonato per l’allattamento ed attiva la risposta immunitaria. E’ consigliabile farlo subito dopo il parto per almeno un’ora e poi quando si ha piacere, inizialmente dalla mamma ma è benefico anche il contatto con il papà. Nel caso di neonati prematuri è particolarmente funzionale.

In uno studio che ha valutato gli effetti biochimici del contatto fisico precoce nella specie umana e ad averne indicato le potenziali ricadute sul resto della vita (2017), i ricercatori hanno osservato una forte correlazione tra il contatto e le coccole e i segnali di benessere nello sviluppo fisiologico e psicologico, al punto da lasciare tracce nei geni dei bambini.

Quando non è possibile praticarlo subito dopo la nascita è comunque consigliabile e possibile ricrearne le condizioni, mettendosi nudi sia genitore che bambino, in uno stato di rilassamento per dare spazio a quel legame che si sta costruendo e che si nutre di contatto, di pelle e di tenerezza.


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6. Inserimento sereno a scuola primaria. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

6. Inserimento sereno a scuola primaria. Paola Pellegrino

Si tratta di un momento di transizione delicato per tutte le persone coinvolte: per tutta la famiglia che dovrà affrontare nuove sfide e abitudini, per le insegnanti che si ritrovano ad accogliere e conoscere per la prima volta tutti i bimbi,e poi soprattutto per loro. Per vivere al meglio questo passaggio è necessario un buon accompagnamento nel tempo, raccontando e dialogando con il bambino su quello che sarà, dando spazio a pensieri,emozioni, preoccupazioni presenti. Al contempo è fondamentale avere chiaro che hanno SOLO 6 anni e per quanto siano cresciuti sono ancora piccoli e chiamati ad attraversare una fase di scolarizzazione completamente diversa dalla precedente in cui dover per la prima volta approcciarsi a compiti, tempi di concentrazione e lavoro più lunghi e strutturati che ognuno vivrà a suo modo anche in base alla propria unicità personale. È importante,in quanto adulti, avere aspettative congruenti, realistiche e sane nei loro confronti e quindi essere capaci di far sperimentare loro questa esperienza naturalmente, con spontaneità, senza troppe pressioni e adeguando anche i modi e i tempi di lavoro alla loro specifica età. Rispettare i loro tempi e le loro emozioni e predisposizioni è fondamentale sia da genitori che da insegnanti.
Una scuola capace di accogliere il bambino nella complessità dei suoi specifici tempi e bisogni, è una scuola che punta soprattutto sulla relazione e che funge da sostegno e porto sicuro al di fuori delle mura domestiche permettendo così al bambino di separarsi con più serenità e aprirsi al mondo e alla curiosità di imparare.


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22.La coppia dopo la nascita. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

22.La coppia dopo la nascita. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
Per seguirle sui canali social vai qui 1.Rubrica “Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.” Psicoeducazione e supporto alla genitorialità – Scuola di Psicologia

La coppia dopo la nascita di Paola Pellegrino

Soprattutto nei primi anni di vita dei figli, quelli in cui i loro bisogni primari, di attenzione e scambio assorbono tutte le energie presenti e occupano grande spazio nella quotidianità, mamma e papà, che sono però anche COPPIA tra loro, si ritrovano ad avere davvero poco tempo per continuare ad esserlo.

Tuttavia riuscirci è un obiettivo importante e non trascurabile perché determina la serenità e qualità della relazione, della crescita condivisa della coppia e del clima familiare.

Divenire una coppia di genitori spesso annulla o oscura la coppia tra partner.

Le due unità (coppia amorosa e coppia genitoriale), non coincidono e vivere anche pienamente una delle due non significa vivere necessariamente anche l’altra: essere genitori attenti e partecipi o anche collaborativi tra loro, non significa essere due compagni o coniugi presenti alla coppia.

I primi anni di vita dei bambini implicano dedizione completa ai loro bisogni, è un periodo che trascorrerà ma nel frattempo anche una semplice conversazione a pranzo tra adulti diventa un traguardo completamente nuovo e in un periodo di grande stress anche se voluto, desiderato e cercato, il dialogo è la prima cosa di cui prendersi cura.

Partire dal dialogo e dalla ricerca di momenti in cui potersi ascoltare e capire reciprocamente, anche a fine giornata permette di non perdersi pezzettini importanti, per l’uno, per l’altro e per entrambi.

Scambiarsi pensieri, emozioni e difficoltà senza darli noi stessi per scontato pensando che sia assurdo doverli esplicitare, permette di entrare in connessione anche in momenti difficili.

Chiedere concretamente al partner in che modo poter essere d’aiuto comunicando anche i propri bisogni apre sentieri sempre nuovi di conoscenza reciproca.

È altresì importante ridefinire i propri ruoli e confini considerando la necessità di guardare a ciò che necessità di essere ridefinito perché in evoluzione.

La possibilità di delegare tra i partner e anche alla rete familiare o a perone di supporto (baby-sitter, amici) di tanto in tanto qualcosa, potrebbe essere utile per ritagliare anche piccoli spazi a due in cui dedicarsi insieme allo svago e al tempo libero con un po’ di spensieratezza.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

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