Scuole medie. Interrogazione di italiano.
Ricordo che con l’insegnante c’era sempre qualcosa che non andava nella mia preparazione e forse era vero o forse no, ora non lo saprei dire. Ma ricordo quel mattino, ero al mio solito banco, ultima fila e avevo l’interrogazione. Non mi è chiaro se ero volontaria o no, ricordo solo che avevo studiato molto e che l’argomento mi piaceva. Inizio a ripetere. Inciampo subito. E ho chiaro davanti ai miei occhi, ancora oggi, quello sguardo di dura disapprovazione misto a rimprovero della docente. Ma qualcosa in me ha funzionato, perché ripresi e l’interrogazione andò avanti e andò bene. Recuperai, godendo perfino dello stupore della stessa in merito a un’osservazione che feci.
Messaggio interiorizzato: non puoi sbagliare. Stavolta è andata bene, ma la prossima?
Scuola medie. Compito a casa di disegno.
Quel mattino consegno il disegno: “E’ venuto troppo bene, chi te lo ha fatto? Vieni qui, mettiti in prima fila e fallo nuovamente ora”. E lo feci. Mi misi a quel banco, appiccicato alla cattedra a rifare tutto nuovamente. Qualche lacrima silenziosa bagnò il foglio sul quale stavo disegnando, ma alla fine venne bene, più curato del primo. La reazione fu: “ah! Bene, puoi andare a posto!”.
Messaggio interiorizzato: non puoi fare bene, altrimenti ti mettono in dubbio.
Non puoi sbagliare. Non puoi fare bene. Né l’una, né l’altra.
Ciascuno di noi sviluppa una critica interiore, a partire dal genitore interiorizzato che disapprova e rifiuta, con un volume più o meno forte e, a volte, tanto forte da rappresentare una spinta, più che una semplice voce. E quando le spinte sono contraddittorie, figlie dell’ambivalenza, possono bloccare, rallentare o farti restare ferma finché non sciogli il nodo che le tiene intrecciate.
E quel nodo si scioglie il giorno che inizi a prendere contatto e ad ascoltare la tua di voce interiore, l’unica capace di guidare le tue azioni, le tue scelte verso te stessa e non contro di te.
La tua voce interiore è quella che, al di là di come vanno le cose, non ti fa mai sentire sbagliato.
Dagli una chance.
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Francesca Di Donato