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10 mesi ago · · 0 comments

Grave – complesso – difficile. Sì, ma per chi!?! di Francesca Di Donato

Spesso nel confronto tra colleghi quando si aprono conversazioni sulle competenze intra-categoria in funzione della formazione fatta, viene tirato fuori il discorso sulla gravità/complessità/difficoltà dei disturbi a supporto delle proprie competenze e abilità acquisite.
Ora chiedo a noi tutti:
1) Siamo così certi/convinti che complessità, gravità e difficoltà operativa vadano di pari passo?
2) Davvero si ritiene che la complessità ci sia solo e necessariamente quando parla di disturbi?
3) Non è riduttivo leggere la complessità in funzione del paziente e di ciò di cui si fa portatore, invece di leggerla in relazione a entrambi gli attori, psicologo e paziente e di un incontro tra disposizioni interne?
4) Non è semplicistico escludere l’opzione per cui ciò che è difficile per uno, potrebbe non essere per un altro e che le abilità personali oltre che professionali, le risorse interne e la storia di vita del professionista giochino un ruolo considerevole?
5) Si nota il paradosso di non considerare il ruolo della relazione che si genera  e del suo ruolo terapeutico sopra ogni cosa, in una professione prevalentemente a matrice relazionale?
4) si è consapevoli che “complesso” e “difficile” non sono sinonimi?

Avere a che fare con la psiche umana è un fatto complesso di per sé, essa stessa è portatrice di complessità e come si sta, come si sa stare NELLA complessità e CON la complessità è un affare tanto complesso che nessuna formazione può essere eretta a garanzia aprioristica della qualità di questo incontro.

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online – SCUOLA DI PSICOLOGIA lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi

10 mesi ago · · 0 comments

Ed ecco l’attacco di panico! di Francesca Di Donato

Ed ecco l’attacco di panico… l’esasperata e disperata ricerca di sicurezza, rassicurazione e protezione, di chi preferisce tener lontana la libertà, piuttosto che accettare di affacciarsi al mondo del possibile e dell’imprevedibile.

E’ a questo punto che diventa necessario fare i conti con il fatto di non essere onnipotenti, ma neanche impotenti, che nella vita si è a volte vincenti e a volte perdenti, che la perfezione non esiste e che nella nostra umana fallibilità dobbiamo accettare che essere forti non vuol dire negare e irritire la propria vulnerabilità, ma viverla.

Per quanto dio PANico, legato a tutta la potenza indiscussa della natura, selvaggio e indomabile com’è, possa attaccarti alle spalle, facendoti temere il peggio, tu hai il potere di scegliere ogni volta di guardarlo dritto negli occhi e di ascoltarlo… sì, perché hai tutto per confrontarti con un dio, tra i tanti della tua immensa psiche.

E sai una cosa? Che alla fine scoprirai semplicemente che quelle parti di te entrate in guerra non devono far altro che svelarsi autenticamente, parlarsi, ascoltarsi e iniziare a muoversi insieme nella tua vera direzione.
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Abstact dell’articolo “Quando la guerra è dentro di noi” di Francesca Di Donato

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Francesca Di Donato – Psicologa
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11 mesi ago · · 0 comments

Anime gemelle

L’anima gemella è quella che ti arricchisce e ti espande
Quella con cui fai esperienza quotidiana che per completarti basti tu

Quella con cui ciò che si divide non è la tua essenza, la tua presenza, ma il peso di ciò che affligge, la trama di ciò che infittisce

L’anima gemella è quella con cui ti senti giusto, nel posto giusto… al sicuro e non occorre dire tutto perché mentre tu senti, lei lo avverte

È esperienza reciproca di supporto, di presenza, di ascolto… di sintonizzazione

È il luogo dove tutto è semplice… al di là del ruolo, al di là del volo.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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“Sii filtro. Non spugna!” Assolutamente no, grazie!!! di Francesca Di Donato

11 mesi ago · · 0 comments

“Sii filtro. Non spugna!” Assolutamente no, grazie!!! di Francesca Di Donato

Quando ho visto questo post mi son detta: “anche no, grazie!”

La mia mente è andata agli unici filtri di cui conosco l’esistenza:
. filtri che fanno passare aria liberandola da tutte le impurità, polveri, detriti dannosi che vengono TRATTENUTI al loro interno.
. filtro che fa passare un fluido allo scopo di TRATTENERE particelle solide sospese in esso
. filtro dell’obiettivo fotografico capace di ASSORBIRE le radiazioni luminose di determinate lunghezze d’onda.
. filtro atto a SELEZIONARE le bande di frequenza di segnali elettrici, impedendo il passaggio di correnti con frequenze esterne alla banda selezionata.

Quindi, l’invito del messaggio è farmi attraversare da qualcosa e mettermi in condizione di usare risorse interne per purificarla, trattenere la parte nociva e se capita assorbirne pure un po’, così che la parte buona la possa rilasciare verso l’esterno oltre e dietro di me.

Ehm… no. Se questa è l’alternativa, piuttosto schivo e mi sposto un po’ più in là.

La questione nociva del messaggio scritto, oltre alla metafora che non mi piace, è che invita, in ogni caso, ad assumere una funzione stabile del tempo e ne propone una potenzialmente nociva tanto quanto l’altra da cui sollecita a prendere distanza.

L’immagine a supporto, poi, ancora peggio, rincara la dose perché, sia qualora fosse nata con alla frase sia fosse stata presa in prestito, identifica completamente la persona con la funzione fine a se stessa perché entra roba negativa da fuori, passa attraverso di essa e rilascia i colori oltre di sé, ancora all’esterno e perfino dietro di lei, quindi il contatto visivo della persona e la direzione è sempre verso il flusso negativo.
Esattamente come quando metto in funzione il mio purificatore di aria: entra aria sporca, la filtra, e la rilascia pulita. L’aria pulita me la godo io, però, mica il filtro, al quale toccherà continuare con i suoi sensori ad attivarsi a qualunque particella negativa o virus ci sia nell’ambiente.

Quindi a chi torna utile che tu faccia da filtro?
Allora è meglio essere spugna? No.

Abbiamo infinite possibilità nelle funzioni a cui assolvere e le uniche che ti auguro sono quelle aderenti al tuo sentire più profondo e orientato prevalente a un’autentica connessione con te stesso in un’ottica di salute, sano amor proprio e rispetto di te, con uno sguardo benevolo e riflessivo, costruttivamente critico rivolto al mondo esterno.
E ti auguro che queste funzioni evolvano insieme a te e che ti siano, altresì, di supporto nella tua crescita.

Sii TE, qualunque cosa voglia dire.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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