4 anni ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
Neuroscienze cognitive, credenze e Psicologi
PREMESSA
Per semplificazione, possiamo ritenere che il nostro cervello si avvale di due modalità di funzionamento diverse e complementari, nonché in relazione tra loro:
VENIAMO AL DUNQUE
I processi cognitivi controllati sono l’inizio dell’apprendimento, tuttavia la ripetizione degli stessi scrive nel nostro cervello una traccia, che si traduce in processi automatici di cognizione.
Il cervello cognitivo si nutre di:
♣ conoscenze: ci permette di aggiungere ed elaborare informazioni fino a cristallizzarle, a generalizzarne alcune, a cancellarne altre o a usarle in modo distorto pur di vederle coerenti con la propria rappresentazione del mondo.
E’ dogmatico, ancestralmente legato a vecchie regole e a vecchie soluzioni per nuovi problemi;
♣ convinzioni: credenze radicate che assumono valore di verità assolute: “è così” – “lo so” – “la vita funziona così” – “le regole sono queste”;
♣ valori: spinte che ci orientano nelle scelte e che rispondono alle domande: “perché mai dovrei cambiare le mie idee?” – “perché è importante per me fare ciò?” .
Se non ho un valore che spinge, non ho il supporto emozionale necessario capace di mettere in moto il motore del cambiamento: valore zero → cambiamento nullo;
♣ focus attentivo: selezione – di stimoli ambientali e di informazioni – che risponde alla funzione del nostro cervello di preservare energie:”ne vale la pena?Sì/No” e, quindi, ci mette in condizione di operare una scelta. Si genera, così, il “difetto di disponibilità delle informazioni” e, per riassumere, sull’atto pratico ne consegue che:
♠ la persona parte dal presupposto che non può trattenere troppe informazioni
♠ tra queste parziali informazioni, il focus di attenzione opererà un’ulteriore selezione
♠ la persona ha letto solo un certo tipo di informazioni:
– che lo Psicologo non possa far uso di certe tecniche o strumenti e se lo fa commette abuso di professione
– che lo Psicologo possa fare solo percorsi brevi e poi deve inviare necessariamente
– che lo Psicologo corrisponda sempre a solo a un neo abilitato uscito da un’università priva di contenuti e che abbia sulle spalle solo 5 anni di formazione
– che la remissione dei sintomi non sia ad appannaggio dello Psicologo
– che fare prevenzione, sostegno, abilitazione-riabilitazione non equivalgano a fare terapia
– che per lo Psicologo esistano solo la psicodiagnosi e il sostegno, rimuovendo gli altri atti tipici
– confusione tra “albo” “registro” e “annotazione”: per la psicoterapia esiste un’annotazione e non l’albo.
– ritenere che l’unica formazione valida di formazione sia la specializzazione, dimenticando che molti corsi per Psicologi sono tenuti all’interno delle Scuole stesse.
– che uno Psicologo non faccia e non possa fare supervisione
– che l’unico modo per lavorare per uno Psicologo sia specializzarsi
♠ con queste informazioni devo prendere una decisione: “o mi iscrivo alla Scuola di specializzazione o non posso fare nulla” – “non posso inviare questa persona a quel collega, perché è solo Psicologo”, tenendo conto che le informazioni maggiormente ripetute hanno lasciato traccia nel nostro cervello e su di esse si è automatizzato.
Quindi, la dimensione cognitiva può darci tanto, quanto toglierci molto: basti pensare a quelle persone che applicano e sostengono conoscenze apprese e non si capacitano, solidi di queste, dell’esistenza di:
♥ alternative: “esistono altre forme di formazione oltre la specializzazione”
♥ nuovi punti di vista: “un collega anche se non specializzato, può essere -considerato un preciso ambito- ugualmente o più competente di un collega specializzato”
♥ e non considerano che le seguenti possibilità: “lo Psicologo non fa terapia” – “lo Psicologo non può fare supervisione” – “Lo Psicologo fa solo percorsi brevi” siano sbagliate e, in virtù di tale disposizione, non si capacitano del contrario, reagendo con un: “ma non è possibile!” – “ma cosa stai dicendo, so io qual è la verità” – “io so che è così!” ….. e in realtà non sanno davvero com’è e si esprimono semplicemente attraverso conoscenze radicate, cioè secondo esperienze che il cervello cognitivo ha incamerato e che continua a riproporre in automatico, come se fossero ancora attualizzabili.
Tutto ciò determina un atteggiamento mentale chiuso e, se lo vediamo in relazione allo scorrere del tempo, osserveremo che:
♦ il “difetto di disponibilità delle informazioni” mi convincerà sempre di più
♦ il focus mi farà leggere e soffermare sempre di più su ciò che conferma la disponibilità di informazione iniziale
♦ la disposizione della persona sarà orientata a raccogliere sempre di più frasi che si agganciano a quei contenuti
♦ ciò influenzerà anche gli elementi esogeni
– obiettivi, figli dei limiti che si è costruito “mi iscriverò a una Scuola di psicoterapia, altrimenti non avrò chance”
– azioni e comportamenti, figli di un atteggiamento mentale radicato, chiuso, cristallizzato, al di là del quale non si riesce ad andare “mi iscrivo e frequento la Scuola di psicoterapia perché solo con essa posso lavorare”
COME CAMBIARE UN ATTEGGIAMENTO MENTALE
NO CREDENZE: intervenire sulle credenze, attiva resistenze;
SI CONOSCENZE: cioè ampliare il bagaglio di conoscenze, metterle in discussione, leggere, confrontarsi con chi ha informazioni distoniche rispetto ai contenuti che prediamo per certi;
SI CURIOSITA’: stimola le aree del cervello che facilitano l’apprendimento e lo rendono più performante grazie all’attivazione delle aree del piacere che permettono di percepire soddisfazione.
RISVEGLIARE IL CERVELLO COGNITIVO CONTROLLATO, ATTRAVERSO NUOVE CONOSCENZE E ATTRAVERSO QUELLE VECCHIE, SI, MA RIVALUTATE ALLA LUCE DELLE NUOVE.
> esci dalla zona confort delle tue convinzioni
> poniti domande “Cosa so di fatto già di questo argomento?” – “In cosa cambia la mia esperienza da quella del mio collega?” – “quale normativa sostiene la mia credenza?”
> chiediti quali domande e affermazioni puoi evitare, perché rinforzano la credenza iniziale “mi hanno detto”
> evita le generalizzazioni: “tutti” – “nessuno” -“sempre” – “mai”
> smonta i tasselli “cosa dice davvero questo articolo?” “cosa intende con questa parola?”
> esercita l’ascolto attivo con quell’interlocutore che sta dicendo qualcosa di nuovo per te
> assimila nuove informazioni, perché già da sole mettono in discussione le credenze
> sposta il focus attentivo da x a y, cioè:
da “è solo Psicologo” a “è Psicologo”
da “Lo Psicologo ha una formazione di 5 anni+1 di tirocinio e non ha sufficienti competenze per perseguire finalità terapeutiche” a “Lo Psicologo è un professionista capace di agire in scienza e coscienza del suo operato e non ho motivo di dubitarne, fino a prova contraria”
da “Lo Psicologo si è fermato all’abilitazione e non ha strumenti” a ” Lo Psicologo può avere alle spalle una formazione considerevole ed esperienze tali da renderlo un valido professionista”
per iniziare a vedere ciò che non immaginavi esistesse, ma già presente
> assumiti la responsabilità di ciò che affermi e porta contenuti a sostegno
> prendi atto che ci sono cose che non sai
> guarda al tempo come un alleato: il cervello per cambiare, per ri-mappare il suo sistema neurale ha bisogno di tempo, molto tempo
. trascorrere del tempo: il tutto e subito rischia di sballare ogni tentativo di cambio marcia ed è a più rischio fallimento, nonché rinforzo delle distorsioni
. tempo qualitativamente impiegato
> meta-cognizione: conosci, come apprendi, sii auto-riflessivo, osserva e rifletti
e adesso goditi il video
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online
Categories: Appunti e spunti di riflessione