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3 anni ago · · 0 comments

Questione di atti tipici. Francesca Di Donato

Gli atti tipici di TUTTI gli psicologi sono:
La prevenzione -primaria, secondaria, terziaria-
Il sostegno psicologico
L’abilitazione-riabilitazione
La diagnosi
Atti questi con i quale ci si può occupare di condizioni di natura psicopatologica e non, perché sono riconducibili alla psicologia clinica, dinamica e della salute.

Il counseling psicologico non è una cosa diversa da questi atti, semplicemente tende prevalentemente, ma non esclusivamente, attraverso questi atti, a concentrarsi su dimensioni di natura non psicopatologica e di breve durata.

La psicoterapia non è una cosa diversa dagli atti tipici sopra descritti. Non si differenzia quindi a livello di attività, ma per la qualifica di specialista che porta con sé.
Infatti l’articolo normativo che la regolamenta nasce per i medici, per consentire loro di usare gli atti tipici dello Psicologo senza incorrere in abuso di professione.

TUTTO quello nominato finora prende genericamente il nome di terapia psicologica: terapia preventiva, terapia supportiva, terapia abilitativo-riabilitativa, psicoterapia sono terapie psicologiche.

La consulenza psicologica intesa come consulto ha una dimensione a sé stante e anticipa, fa da premessa a tutti gli interventi di cui sopra.

La consulenza trattata, invece, nel suo significato generico, rappresenta TUTTE le attività dello Psicologo, siano esse specialistiche in un modello di intervento, come nel caso della psicoterapia, o non specialistiche.

Quindi se scrivo “consulenza e psicoterapia”:
– se intendo consulenza come consulto, faccio un torto a non considerare tutte le altre possibili attività;
– se intendo consulenza nella sua accezione generica, sbaglio a mettere fuori la psicoterapia

Il rischio è mandare altrimenti un messaggio confusivo all’utenza oltre che rinforzare le false credenze già presenti nella categoria.

 

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

Cura dei disagi e della psicopatologia. Francesca Di Donato

 

In Italia, la cura dei disagi e della psicopatologia -attraverso tecniche, strumenti che afferiscono ai modelli psicologici come definiti da codice deontologico articolo 21 è una delle possibili attività dello Psicologo, anche qualora non abbia intrapreso formazione in psicoterapia, ma altro tipo di formazione inerente all’ambito clinico.

Art. 1 della legge 56, che riporta gli atti tipici dello Psicologo, riporta chiaramente l’attività di abilitazione-riabilitazione
Inoltre, non riporta, in merito a essi, alcun divieto.

La Costituzione italiana all’art 25 e l’art. 1 del codice penale, riporta chiaramente che ciò che non è espressamente vietato, è permesso.

L’unica cosa -come descritto dall’art.3 della L.56/89– limitata è l’attività di psicoterapia, che nasce per i medici per evitare di incorrere in abuso di professione di Psicologo, qualora esercitassero gli atti tipici dello Psicologo.

Quindi lo Psicologo, se sa farlo e se gli interessa, può farlo, perché la legge lo consente e il codice deontologico ci ricorda solo di occuparci di ciò di cui siamo in grado di occuparci e per cui abbiamo ricevuto adeguata formazione. 
E questo vale soprattutto tenendo conto che non per tutti la formazione si esaurisce con la sola università, non tutti hanno frequentato università o tirocini scarsamente formativi, e che esiste un panorama formativo molto ampio di quello che molti pensano e che esso è frequentabile anche in parallelo all’università stessa;  inoltre terapia personale e supervisione la fanno anche gli psicologi che sanno dove direzionare la propria attenzione e formazione e che tengono a offrire prestazioni di qualità. 

Altre fonti a cui attingere a sostegno di ciò https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/cura-e-terapia-in-psicologia/

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

 

4 anni ago · · 0 comments

Prima prova edS

La prima prova dell’esame di stato è il TEMA.
L’argomento della traccia e le richieste formulate in essa possono variare in base alla sede in cui si svolgerà l’esame e in base soprattutto alla commissione esaminatrice.
Vi sono, tuttavia, dei punti che generalmente le commissioni richiedono di sviluppare relativamente un dato costrutto o fenomeno.
Ciò non significa dar vita a un elaborato schematico e macchinoso.
Trattandosi di un tema è importante utilizzare uno stile omogeneo tenendo sempre in considerazione le richieste e le preferenze della commissione.
Sarà dunque necessario mantenere un approccio flessibile allo studio, in modo da poter adattare le proprie conoscenze a qualsiasi richiesta.

  • Il primo punto è la definizione del costrutto o fenomeno. Sarebbe opportuno riportare una definizione condivisa dagli studiosi e soprattutto comprensibile. A tal fine potrebbe risultare utile la consultazione di testi universitari e di articoli scientifici. Alcune commissioni richiedono, oltre la sola definizione, di indicare autori, teorie o branche della psicologia che storicamente si sono occupate di studiare il costrutto o fenomeno in questione. Qualora richiesto, tale punto dovrà essere sviluppato sinteticamente. Ciò significa indicare in poche righe autori o filoni di pensiero specificando il loro contributo in termini generali.
  • Un ulteriore punto da sviluppare riguarda l’approfondimento di una o più teorie: dunque sarà opportuno, durante lo studio, approfondire per ogni argomento almeno due teorie prestando particolare attenzione agli esperimenti a loro sostegno nonché ai punti di forza e debolezza di ciascuna, informazioni particolarmente utili in caso di confronto fra più teorie. Generalmente la traccia non indica le teorie da approfondire pertanto la scelta di esse è assolutamente soggettiva. Trattandosi di argomenti ampiamente studiati durante il percorso di studi, anche in questo caso potrebbe risultare utile la consultazione di testi e materiale universitario. Ciò, oltre a rendere soggettiva la scelta, faciliterebbe la possibilità di fare collegamenti validi all’interno del tema e soprattutto la possibilità di fare riferimento a teorie e studi recenti. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare dal momento che negli ultimi anni alcune commissioni richiedono esplicitamente di fare riferimento nella stesura dell’elaborato a letteratura recente.
  • La traccia potrebbe richiedere anche di indicare strumenti e metodi di indagine del costrutto o fenomeno oggetto di argomentazione. Generalmente non si richiede al candidato di stilare una lista di strumenti, bensì di indicarne alcuni spiegando sinteticamente in cosa essi consistono. A tal fine, potrebbe risultare utile la consultazione di materiale universitario, in particolare di testi inerenti alla valutazione diagnostica oppure la consultazione del sito Giunti Psychometrics, grazie al quale è possibile accedere gratuitamente alla descrizione degli strumenti presenti nel catalogo. Qualora possibile, sarebbe preferibile mantenere, nella scelta degli strumenti, una coerenza interna rispetto le teorie precedentemente illustrate.
  • Infine un ultimo punto da sviluppare riguarda gli ambiti applicativi ovvero gli ambiti in cui possono trovare utilizzo concreto le teorie precedentemente scelte. Una volta individuato l’ambito sarò opportuno spiegare in linee generali in che modo le teorie trovano applicazione proprio in esso.

Di seguito sono elencate tutta una serie di tematiche che potrebbe risultare vantaggioso ripassare per la prima prova. È possibile tenere a mente i punti appena descritti per la maggior parte di esse, fatta eccezione per alcune tematiche non convenzionali e per argomenti attinenti alla metodologia. Rendere lo studio soggettivo per ognuna delle seguenti tematiche, consultando materiale universitario e attingendo al proprio bagaglio di conoscenze e competenze, faciliterà l’apprendimento e soprattutto la possibilità di ricordare molti contenuti il giorno dell’esame.


Scarica qui: La prima prova edS

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Jessica Caiazza – Psicologa
Ambiti: tutoraggio all’apprendimento nei disturbi specifici dell’apprendimento – riabilitazione psicologica in persone adulte con disabilità
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Francesca Di Donato – Psicologa
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4 anni ago · · 0 comments

Seconda prova edS

La seconda prova dell’esame di stato è il PROGETTO.  Il candidato dovrà progettare un intervento specifico, rispondendo esattamente alle richieste della traccia.
Al contrario del tema sarà necessario prediligere uno stile di risposta schematico ricordando di non aggiungere nulla in più a quanto richiesto.

Nel rispondere alle varie richieste è importante ricordare di rispettare una coerenza interna: la tematica e il target dovranno orientare cioè la scelta di un modello teorico di riferimento e di conseguenza di una metodologia di lavoro. La metodologia di lavoro aiuterà a definire precisamente gli obiettivi specifici del progetto i quali consentiranno la scelta di tutte le attività o azioni necessarie al loro raggiungimento.

 

Sarà necessario attenersi, nella scelta della metodologia e delle attività specifiche, alla realtà entro cui si interviene e scegliere, pertanto, obiettivi realizzabili nel determinato contesto.
Affinché il progetto sia realistico sarà inoltre necessario scegliere azioni da poter realizzare in tempi plausibili.

Date tali premesse, vediamo nel dettaglio i punti che generalmente vengono richiesti di sviluppare nella stesura del progetto.

 

Il titolo

Non sempre è richiesto di assegnare al proprio progetto un titolo, tuttavia è preferibile formularne uno.
Il titolo dovrà necessariamente essere sintetico, richiamare i contenuti del progetto e potrà assumere una forma creativa:
(es. Non smetto quando voglio!) oppure tecnica (es. prevenire il disagio giovanile).

 

Inquadramento del problema o premessa

Nella premessa va riportata una breve descrizione del fenomeno e i riferimenti teorici che si ritengono utili ai fini di una maggiore comprensione dello stesso.
Sarebbe auspicabile inquadrare da subito il fenomeno all’interno di una cornice teorica specifica la quale orienterà successivamente la scelta della metodologia di lavoro.

Per sottolineare la rilevanza del fenomeno in questione potrebbe essere particolarmente apprezzato il riferimento alla prevalenza o incidenza, dello stesso, nella popolazione generale.
Queste specifiche informazioni sono accessibili, a seconda dell’argomento, da fonti quali ISTAT, MIUR ecc.

Alcune commissioni richiedono di indicare, all’interno dello stesso paragrafo, anche l’analisi del contesto ossia di fornire sinteticamente una visione della situazione e dell’ambiente nel quale si andrà ad operare.

Destinatari o target

I destinatari sono coloro ai quali è rivolto il progetto. È opportuno specificare, in base alla problematica e alla realtà in cui si interviene, le caratteristiche salienti del target come la numerosità, il range di età oppure la diagnosi.
Generalmente si distinguono in destinatari diretti (popolazione con cui lavoriamo direttamente) e destinatari indiretti (popolazione che trae beneficio o vantaggio dal nostro progetto).

 

Obiettivi

Per la definizione degli obiettivi sarà necessario scegliere verbi forti e riportarli in forma infinita.
Tendenzialmente, in tale sezione, va distinto l’obiettivo generale del progetto dagli obiettivi specifici:
– L’obiettivo generale è lo scopo ultimo del progetto e riguarda il titolo dello stesso (es. prevenire comportamenti devianti in adolescenza).
– Gli obiettivi specifici, invece, sono quei cambiamenti che ci si attende dal nostro intervento.
Essi devono essere coerenti con le attività che si andranno poi a descrivere e devono riferirsi a dimensioni o variabili concretamente osservabili, in grado dunque di dare delle informazioni sull’efficacia dell’intervento.

 

Metodologia

In tale paragrafo andrà sinteticamente descritta la metodologia di lavoro. Andrà dunque specificato brevemente in cosa essa consiste. Le principali metodologie a disposizione dello psicologo da approfondire per l’esame di stato sono di seguito elencate. Si potrà privilegiare una sola metodologia oppure più di una in maniera integrata.
Nel caso di integrazione di modelli parliamo di Modello integrato. Nel caso di integrazione di strumenti e tecniche si parlerà di integrazione da eclettismo tecnico. (Per approfondire cerca la sezione MODELLI PSICOLOGICI su questo sito).

Fasi, attività, tempi

In tale paragrafo andranno descritte le azioni che si ritengono necessarie al fine del raggiungimento degli obiettivi specifici prefissati. Dunque tali attività dovranno necessariamente essere coerenti con essi.
Di seguito un esempio illustrativo di coerenza tra obiettivi e attività.  Ovviamente nel progetto le attività andranno descritte accuratamente.

Oltre tutte le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi specifici sarà importante indicarne alcune, di seguito riportate, che possono essere inserite in ogni tipologia di progetto.
Per rendere il progetto lineare si potrà suddividere tutte le attività in fasi.

Di seguito uno schema riassuntivo da poter utilizzare come guida per la stesura di tale paragrafo.

Per ogni incontro/attività va stabilita la durata, i luoghi, il personale coinvolto e il target attivo.

Risorse

In tale paragrafo andranno elencate tutte le risorse necessarie per la realizzazione del progetto. Esse vengono distinte di norma in risorse materiali (locali, materiale di ufficio, strumenti vari…) e risorse umane (equipe di professionisti).

 

Budget

Tale paragrafo non è sempre richiesto dalla commissione pertanto andrà indicato solo se espresso nella traccia. Qualora richiesto, si potrà indicare una cifra ipotetica tenendo in considerazione i costi delle risorse materiali e delle singole figure professionali coinvolte. A tal fine, e per quanto riguarda la figura dello psicologo, si potrebbe consultare il nomenclatore -e il relativo tariffario- delle prestazioni il quale in maniera orientativa consentirà di stabilire dei costi.
Poiché tutto ciò potrebbe risultare eccessivamente complesso si potrà optare anche per l’utilizzo di espressioni generiche “Come da tariffario ordinistico”.

Rischi

In tale paragrafo andranno elencati tutti gli aspetti che possono costituire un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi prefissati e allo svolgimento delle singole attività.
Essi andranno valutati in base al progetto specifico. Di seguito sono elencati esempi di rischi più frequenti.

  • Atteggiamento non collaborativo dei partecipanti
  • Scarsa motivazione del target
  • Pregiudizi verso la figura dello psicologo o altre figure professionali
  • Spazi non adeguati
  • Partecipazione improvvisamente interrotta

 

Valutazione

In tale paragrafo andranno specificati i momenti della valutazione. Di seguito uno schema riassuntivo da poter utilizzare come guida per la stesura di tale punto.

Di seguito un elenco di possibili tematiche da poter considerare per la preparazione della seconda prova.

Come prima cosa, sarà necessario approfondire le singole metodologie di lavoro a disposizione dello psicologo e tutti quegli strumenti trasversali dei quali può servirsi (focus group, brainstorming, laboratori ecc.). Successivamente sarà indispensabile, per ogni tematica che si riterrà utile, preparare una premessa ragionando sulla metodologia di lavoro più opportuna a seconda dei vari possibili target. Tale esercizio consentirà di entrare sempre più nel linguaggio progettuale.

 

LAVORO

·         Prevenzione dello stress lavoro correlato
·         Prevenzione del burnout
·         Prevenzione del mobbing
·         Promozione del benessere organizzativo
·         Promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro

·         Intervento di empowerment in azienda

·         Sviluppo delle competenze comunicative

 

SCUOLA

·         Integrazione di alunni stranieri nel gruppo classe

·         Inclusione di alunni con disabilità o bisogni educativi speciali

·         Educazione stradale

·         Educazione alla legalità

·         Educazione alla sessualità

·         Educazione all’uso corretto della tecnologia

·         Prevenzione di condotte a rischio

·         Prevenzione del bullismo

·         Prevenzione del fenomeno della dispersione scolastica

·         Prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare

·         Prevenzione dei disturbi specifici dell’apprendimento

·         Orientamento professionale

·         Realizzazione di uno sportello di ascolto

 

COMUNITA’

·         Integrazione dei migranti nella comunità

·         Reinserimento sociale o lavorativo di ex detenuti

·         Contrastare la violenza di genere

·         Contrastare il fenomeno della povertà ed emarginazione sociale

·         Strutturazione di un centro antiviolenza

 

EMERGENZA

·         Intervento in caso di eventi naturali disastrosi

.         Intervento in caso di epidemia/pandemia

 

ANZIANI

·         Promozione del benessere nella popolazione anziana

·         Potenziamento della memoria negli anziani

·         Intervento rivolto a soggetti con demenza e ai loro familiari

·         Strutturazione di una casa di riposo

 

CLINICA

·         Intervento rivolto a pazienti con diagnosi psichiatriche e ai loro familiari

·         Strutturazione di un centro diurno

 

FAMIGLIA

·         Sostegno alla genitorialità

 

Altre tematiche attuali:

·         Hikikomori

·         Gioco d’azzardo

·         Dipendenza dal rischio

·         Cyberdipendenze

·         Baby blues

·         Baby mamme

·         Prostituzione minorile

·         Violenza su bambini negli asili e nelle scuole

·         Violenza su anziani nelle strutture

·         Separazione e divorzio

Scarica qui La seconda prova edS

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Jessica Caiazza – Psicologa
Ambiti: tutoraggio all’apprendimento nei disturbi specifici dell’apprendimento – riabilitazione psicologica in persone adulte con disabilità
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4 anni ago · · 0 comments

Terza prova edS – 1/4 indicazioni caso clinico adulti ed evolutivo

La terza prova dell’esame di stato è il caso clinico. Generalmente le commissioni danno possibilità di scelta tra più casi: caso clinico adulto, caso clinico evolutivo, caso di neuropsicologia, caso di lavoro. Tuttavia, non sempre le commissioni decidono di inserire tutte le opzioni elencate pertanto sarà necessario orientare lo studio su almeno due di esse.

Le indicazioni presenti in tale articolo potranno essere prese come punto di riferimento per il caso clinico adulto ed evolutivo. Generalmente al candidato viene richiesto, a partire dalla descrizione più o meno dettagliata di un quadro sintomatologico, di:

  • Formulare un ragionamento clinico quindi di avanzare delle ipotesi diagnostiche
  • Di indicare nel dettaglio le aree da approfondire al fine di confermare l’ipotesi diagnostica principale ed escludere le restanti
  • Di indicare tutti gli strumenti utili alla raccolta delle informazioni necessarie
  • Di avanzare delle ipotesi di intervento

Prima di descrivere più dettagliatamente la struttura indicata è bene sottolineare l’importanza di leggere attentamente e più volte il testo e di utilizzare nella stesura sempre espressioni ipotetiche. Espressioni come “sarebbe opportuno indagare”, “potrebbe essere utile approfondire”, “potrebbe indurre a pensare” e così via consentono di dimostrare alla commissione che non si sta dando nulla per certo. Va ricordato infatti che non è richiesto di «indovinare» la diagnosi ma dimostrare di saper fare un ragionamento clinico di valutazione.

 

  1. APERTURA

In apertura del proprio elaborato sarà opportuno dichiarare il modello diagnostico che si andrà a prendere in considerazione. Per il caso clinico adulto ed evolutivo si potrà prendere in considerazione il DSM nella sua ultima versione. Ciò significa che lo studio approfondito dei criteri diagnostici, delle differenze tra i diversi quadri patologici, è una condizione essenziale per superare la prova in questione.

Dunque l’elaborato potrà iniziare con frasi del tipo:

“Per le finalità diagnostiche richieste si farà riferimento al DSM 5.”

“Per l’analisi del caso e l’inquadramento diagnostico si farà riferimento al DSM 5.”

 

  1. IPOTESI DIAGNOSTICA E DIAGNOSI DIFFERENZIALE (RAGIONAMENTO CLINICO)

Sarà opportuno, al fine di formulare un ragionamento clinico più chiaro e lineare possibile, far precedere alla stesura di tale punto i seguenti passaggi per i quali si potrà sfruttare la brutta copia.

– Intercettare nel testo le informazioni cliniche ovvero solamente le informazioni traducibili in criteri diagnostici

– Tradurre ciascun’informazione clinica in criterio diagnostico

– Per ogni criterio diagnostico individuato indicare le categorie ampie di disturbi in cui poter riscontrare il sintomo

– Per ciascuna categoria ampia elencare i soli disturbi in cui il sintomo rappresenta un criterio diagnostico

– Dal momento che più sintomi convergeranno in uno stesso disturbo si potranno a questo punto prendere in considerazione due o tre ipotesi diagnostiche appuntando per ciascuna le informazioni cliniche mancanti nel testo

– Individuare nel testo le informazioni aggiuntive ovvero tutte quelle informazioni significative ma non traducibili in criteri diagnostici

– Tra le ipotesi avanzate, quella che riuscirà meglio a spiegare i sintomi e che risulterà coerente anche con le informazioni aggiuntive presenti nel testo rappresenterà l’ipotesi diagnostica principale

Una volta realizzato un simile schema preliminare si potrà procedere con la stesura discorsiva dell’intero ragionamento effettuato.

 

  1. AREE DA APPROFONDIRE

In tale paragrafo bisognerà indicare tutti quegli aspetti da approfondire accuratamente al fine di confermare o meno l’ipotesi diagnostica formulata.

In prima analisi si dovrà prendere in esame i bisogni della persona, le sue motivazioni e aspettative attraverso una analisi della domanda. Molte di tali informazioni sono deducibili dall’invio, non sempre spontaneo. Tale indagine iniziale consentirà allo psicologo di fornire informazioni comprensibili rispetto a ciò che verrà fatto e di fissare obiettivi concordati e congruenti con il percorso. Ricordiamo come quest’ultimo aspetto sia condizione necessaria per passare al consenso informato.

A questo punto si potrà procedere all’analisi del problema ovvero all’analisi di tutte quelle informazioni mancanti nel testo ma necessarie ai fini di una maggiore comprensione del caso. Di seguito uno schema indicativo e riassuntivo delle possibili informazioni da poter inserire nella stesura dell’analisi del problema.

Le informazioni sopra elencate dovranno essere scelte a seconda del caso specifico. La scelta di esse dovrà essere dettata da un attento ragionamento individuale.

 

4.STRUMENTI

In questo paragrafo andranno indicati tutti gli strumenti utili alla raccolta delle informazioni necessarie.

Uno di essi è sicuramente il colloquio dal quale si possono ricavare informazioni importanti sia sul piano verbale che non verbale.

Un altro strumento da poter indicare, sia nel caso adulto che evolutivo, è la cartella anamnestica utile per delineare la storia clinica del paziente.

In aggiunta a questi, e a seconda del caso, andranno indicati uno strumento ad ampio spettro e uno o più strumenti specifici strettamente legati all’ipotesi diagnostica formulata e alla diagnosi differenziale. Nella scelta di questi ultimi bisognerà prestare molta attenzione e verificare che

– non siano validati sulla precedente versione del DSM

– possano essere somministrati a persone che abbiano l’età specifica del nostro paziente

Per ciascuno strumento andrà motivata la propria scelta.

Di seguito degli schemi riassuntivi dai quali poter prendere spunto per la scelta degli strumenti. È bene non dimenticare di scegliere gli strumenti in base al caso specifico.

  1. IPOTESI DI INTERVENTO

In tale paragrafo il candidato dovrà indicare una ipotesi di intervento quindi esplicitare, a seconda del caso specifico, quale trattamento potrebbe essere indicato e i suoi obiettivi specifici. Si potranno dunque ipotizzare uno o più livelli di intervento (individuale, familiare, scolastico) di tipo supportivo, espressivo oppure entrambi. A prescindere dalla scelta privilegiata occorrerà motivare quanto scritto cercando di non ricorrere a citazioni standard ma seguendo un filo logico e lineare.

 

Scarica qui La terza prova edS 1

Per scaricare gratuitamente gli articoli con password su edS richiedi la password di accesso al seguente indirizzo mail: didonato.francesca@live.it indicando in oggetto “Richiesta password per caso clinico” e allegato alla richiesta Nome e Cognome, Università e numero di Matricola e foto libretto universitario allegato.

Scaletta adulti
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/terza-prova-eds-2-3/

Modello di stesura caso clinico adulti
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/modello-di-stesura-caso-clinico-adulti/

Scaletta evolutivo
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/26/terza-prova-eds-4-4-scaletta-evolutivo/
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Terza prova edS – 2/4 – scaletta adulti

Fase di stesura del caso clinico adulti: i punti fondamentali.

– Ipotesi diagnostica in base al manuale di riferimento: riportare elenco sintomi presenti nel testo
ipotesi di intervento al fine di
. confermare l’ipotesi diagnostica e valutare il livello di gravità
. procedere con gli atti tipici dello Psicologo L.56/89, art.1

– Diagnosi differenziale

– Egosintonicità/egodistonicità dei sintomi

– Esplorare il bisogno/analisi della domanda

– Aspettative sul percorso e obiettivi

– Contratto

– Consenso informato e informativa privacy

– Se è stata inviata/o, se viene accompagnata/o, se chiama lui/lei o qualcuno per lui/lei

– Grado di autonomia/dipendenza

– Motivazione intrinseca/estrinseca e stadio del cambiamento

– Precedenti percorsi terapeutici

– Esplorazione del vissuto
. in quale periodo è insorta la sintomatologia
. malesseri precedenti
. tentate soluzioni
. risorse attivate

– Esplorazione aree di vita e contesto familiare

– Sguardo alle aree di benessere/risorse

– Strumenti:
. colloquio
. cartella anamnestica/storiografica
. diario
. agenda
. test personalità
. test specifici

– Eventuali colloqui con familiari

– Eventuali consulti (psichiatra, neurologo…)
– Eventuale invio a specialista

Scarica qui La terza prova edS 2

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Nascita dell’art 3 della Legge 56/89 – riflessione. Francesca Di Donato

Proviamo a ragionare insieme:

Quando nasce l’articolo 3 della Legge 56/89 (regolamentazione attività psicoterapeutica)?
Nasce quando si è creata la necessità per i Medici di continuare a occuparsi di ciò di cui già si occupavano prima della formulazione della nostra Legge Ordinistica.

Quindi sappiamo che l’art.3:
– nasce come compromesso con i i Medici
– nasce per permettere loro di occuparsi, senza commettere abuso di professione, di ciò che, con la nascita della nostra legge ordinistica, diventa da quel momento in poi di competenza dello Psicologo.
– con essa i medici acquisiscono possibilità di esprimere una competenza in più, oltre alla cura farmacologica.

E quali atti sono tipici della professione di Psicologo di cui i Medici possono occuparsi grazie all’articolo 3 della Legge 56/89?

Noi sappiamo che gli atti tipici dello Psicologo sono: prevenzione, sostegno, diagnosi, abilitazione-riabilitazione.

Quindi, alla luce di questo, possiamo dire che tali atti prendono il nome di “psicoterapia” quando un collega, Psicologo o un Medico (o un sanato) ha conseguito, appunto, una specializzazione.

Dunque, in cosa cambia, all’atto pratico e, quindi, oltre la qualifica acquisita, l’intervento di un collega specializzato da quello non specializzato?
All’atto pratico, ripeto.

Ricordiamo che la psicoterapia come atto tipico a sé non è mai stato definito per legge e sapete perché? Perché non esiste la professione di psicoterapeuta in Italia: tipico è l’atto che delinea una professione.
Risulta manchevole, poi, di definizione in quanto atto specialistico: ecco quanto è riportato per legge “l’esercizio dell’attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia, attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso scuole di specializzazione universitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all’articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica.
2. Agli psicoterapeuti non medici è vietato ogni intervento di competenza esclusiva della professione medica.
3. Previo consenso del paziente, lo psicoterapeuta e il medico curante sono tenuti alla reciproca informazione.”

La declaratoria del CNOP del 2015 a cui qualcuno fa sempre appello è, invece, un documento interno che non ha valore giuridico e in essa viene, sì, espresso a cosa si rivolge la psicoterapia, ma:
– né se ne parla in termini esclusivi
– né viene riportato che quelle cose non le si possa fare con altri atti tipici

(ovviamente parliamo sul piano normativo e non su quello delle competenze personali che cambia comunque da persona a persona e di cui nessuna formazione potrà mai farsi garante.)

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Cura e terapia in Psicologia. Francesca Di Donato

Precisiamo: cura e terapia sono sinonimi. assodato questo, sì, lo Psicologo può affermare di curare, come può affermare di fare terapia.

Terapia che NON equivale a dire psicoterapia, in quanto la psicoterapia è una delle forme di terapia possibili. Che lo Psicologo possa parlare di terapia o cura si evince dalle seguenti normative:

Ministero della Salute: “Sono professioni sanitarie quelle che lo Stato italiano riconosce e che, in forza di un titolo abilitante, svolgono attività di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione. Alcune professioni sanitarie sono costituite in Ordini e Collegi, con sede in ciascuna delle province del territorio nazionale:
Psicologo L. 18.02.1989, n. 56 (G.U. 24.02.1989, n.46)

circolare Agenzia Entrate: dispone che le prestazioni di carattere sanitario, così come definite dal Ministero della Salute del 17/05/02, sono esenti ai fini IVA ai sensi dell’art. 10 del D.P.R. 633/72 “le prestazioni sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione rese alla persona nell’esercizio delle professioni e arti sanitarie soggette a vigilanza [..]”

Altri riferimenti:

Codice deontologico: Articolo 27
Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa. Se richiesto, fornisce al paziente le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi.

nomenclatore/tariffario CNOP:  sez. ABILITAZIONE E RIABILITAZIONE PSICOLOGICA
. […] Definizione e stesura di un programma di riabilitazione del comportamento psico-sociale, di terapia ricreazionale, terapia del gioco, terapia vocazionale e occupazionale
. Tecniche espressive di gruppo con finalità terapeutico-riabilitative
. Tecniche espressive individuali con finalità terapeutico-riabilitative

– Presidente Ordine Sicilia e Presidente CNOP, Giardina: Lo Psicologo “ è un professionista che, in  maniera autonoma e per quanto di propria competenza, svolgendo le attività indicate nell’art. 1 della  Legge 56/89 esercita azione terapeutica.

Puoi leggere anche: 

https://scuoladipsicologia.com/2020/08/22/1171/

Costituzione italiana, codice penale e principio di legalità. Francesca Di Donato

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