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2 anni ago · · 0 comments

Chi non va preso in carico? Art.28 codice deontologico. Francesca Di Donato

Spesso leggo colleghi che affermano che non si possa intrattenere rapporti di ogni altra natura con i pazienti/clienti.  Ma è davvero così? No.
Analizziamo l’art.28 che, nella parte chiamata in esame, cita: “Lo psicologo evita commistioni tra il ruolo professionale e vita privata che possano interferire con l’attività professionale o comunque arrecare nocumento all’immagine sociale della professione. Costituisce grave violazione deontologica effettuare interventi diagnostici, di sostegno psicologico o di psicoterapia rivolti a persone con le quali ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale.
Parimenti costituisce grave violazione deontologica instaurare le suddette relazioni nel corso del rapporto professionale.[…]”

Quindi quella che va evitata è la commistione tra “ruolo professionale” e “vita privata”.
Vediamo in tanto cosa si intende per privato: pertinente alla persona (quindi non al professionista). Ma si parla di qualunque tipo di vita privata? NO.
Andiamo nel dettaglio seguendo il codice:
Che tipo di commistione va evitata tra ruolo professionale e vita privata? Quella che può “interferire con l’attività professionale o ledere all’immagine della categoria.
Vien da sé che non si estende a qualunque connotazione di commistione, ma solo quando quel “privato” interferisce.
Di seguito aggiunge che gli atti tipici non vanno esercitati con chi si ha intrattenuto o intrattiene relazioni significative di natura personale, in particolare di natura affettivo-sentimentale e/o sessuale.
SIGNIFICATIVE. Ancora una volta non si rifà a qualunque relazione di natura personale, ma solo ed esclusivamente a quelle significative.
Stop.
Non è vero, quindi, che sono proibiti rapporti di OGNI ALTRA NATURA, come molti affermano, perché gli unici da evitare sono quelli PRIVATI che INTERFERISCONO con il percorso o con l’immagine di categoria o che hanno NATURA SIGNIFICATIVA, soprattutto sul piano affettivo e/o sessuale.

Il resto del limite semmai lo costruisce l’eventuale modello di riferimento o la capacità personale e professionale del professionista di mantenere i confini.

Semplificando, il codice deontologico parla di una natura specifica di rapporti da evitare, quando c’è un rapporto professionale: 
– rapporti privati capaci di interferire con il percorso
– rapporti privati che ledono l’immagine della categoria
– relazioni significative di natura personale, specie se sessuali o affettivo-sentimentali

e, poi, anche se il codice non lo cita, ma è implicito nella natura della nostra professione, dobbiamo fare i conti con:
– la capacità di gestire confini personali e professionali,  che è una capacità che attiene al singolo professionista 
– il modello di riferimento che si abbraccia.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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3 anni ago · · 0 comments

Psicologia clinica applicata

La Psicologia applicata non può prescindere dalla Psicologia teorica perché ne fa da presupposto.
La Psicologia teorica studia il comportamento umano in generale e il funzionamento dei processi cognitivi.
La Psicologia applicata punta alla  soluzione di problemi “pratici”, sia psicologici o di altro genere che implicano meccanismi psicologici.

Seguono alcuni esempi di sottocategorie della Psicologia teorica: 
1) Psicologia generale o di base: leggi generali che regolano i fenomeni psichici
2) Psicologia evolutiva o dello sviluppo: l’evoluzione dei processi psichici con il trascorrere degli anni, dall’infanzia alla vecchiaia.
3) Neuropsicologia/Psicofisiologia: studia le relazioni tra i nostri processi mentali/eventi psichici con il sistema nervoso.
4) Psicofisica: relazione tra impulsi fisici e reazioni sensoriali di risposta.
5) Psicologia sociale: interazioni umane, dinamiche interpersonali a livello di individui, gruppi, istituzioni.
6) Psicologia transculturale: osservazione dei gruppi di persone appartenenti a culture differenti allo scopo di estrapolare qualità universali e aspetti cultura-dipendente.
7) Psicolinguistica: aspetti psicologici del comportamento verbale.
8) Psicopatologia: (nell’800 era branca della medicina, attraverso la psichiatria) ricerca di cause e costanti nel funzionamento disfunzionale dell’attività psichica.
9) Psicologia dinamica: processi consci e inconsci che determinano la condotta umana.
10) Psicologia delle differenze individuali: osservazione, analisi e valutazione delle qualità psichiche riscontrabili nei singoli.
…..

La Psicologia applicata coinvolge tutti gli ambiti operativi in cui la Psicologia viene applicata. Vediamone alcuni:
1) Psicologia clinica
2) Psicologia della salute
3) Psicologia del lavoro e delle organizzazioni
4) Psicologia dell’educazione
5) Psicologia forense
6) Psicologia dello sport
7) Psicologia di comunità
…..

L’applicazione di un modello teorico psicologico rientra nella Psicologia applicata.
Se il modello è clinico parliamo di Psicologia clinica applicata. Se il modello si applica nell’esercizio dell’attività psicoterapica è Psicoterapia.

Quindi, nel settore clinico:
⁃ lo Psicologo si occupa di prevenzione e cura dei disagi -personali e di relazione- e della psicopatologia attraverso i vari strumentisti tecniche e modelli psicologici;
⁃ lo Psicologo-psicoterapeuta persegue il medesimo fine in modo specialistico, attraverso i vari strumenti, tecniche e modelli sempre psicologici.

Tutta la Psicologia clinica è terapia per definizione. Non può esserci qualcosa di CLINICO che non sia TERAPEUTICO.
CLINICO significa appunto “relativo alla diagnosi, allo studio e alla cura/terapia del malato”. Lo definisce così la Treccani. CURA e TERAPIA in italiano sono sinonimi.
La parola stessa TERAPIA nasce, infatti, in medicina, proprio in rapporto al concetto di malattia. 

Questa branca della Psicologia, che sia praticata da uno Psicologo o da uno Psicologo-psicoterapeuta o da un Medico-psicoterapeuta o Medico-psichiatra prende forma attraverso colloqui, strumenti e tecniche psicologiche di sostegno psicologico, abilitazione-riabilitazione volte a individuare ed eliminare le cause del disagio.
La parola psicoterapia è un termine ombrello per definire le terapie basate sull’uso della parola contrapposte a quelle chirurgiche e farmacologiche.

Nessuno psicologo serio e corretto scriverebbe di fare “psicoterapia” se non è anche psicoterapeuta.
Ma questo non ha nulla a che vedere con ciò che uno psicologo può o non può fare: lo psicologo è abilitato a esercitare, in scienza e coscienza, qualunque intervento coinvolga la psiche umana e per il quale è adeguatamente formato.
Definire psicoterapia la propria attività, per uno psicologo specializzato, è un modo per qualificare come specialistico il proprio intervento, al di là delle attività specifiche che eserciterà.
La psicoterapia è una terapia psicologica condotta da uno specialista, medico o psicologo, è uno dei possibili interventi clinici ed è attività compresa nella psicologia clinica: ne consegue che è un sottoinsieme di modalità di intervento psicologico clinico.
Ma il non essere specialista non impedisce a uno psicologo con altra formazione di offrire un servizio di cura.
Di seguito le fonti giuridiche e deontologiche a sostegno di ciò:
1) cura-e-terapia-in-psicologia/
2) cura-dei-disagi-e-della-psicopatologia/
3) psicologia-clinica-e-terapia/
4) cura-e-trattamento-in-psicologia/

Quindi, uno Psicologo si può occupare di clinica e, di conseguenza, di tutte le forme psicopatologiche, dei disagi e dei disturbi psichici coinvolti: sarà poi la sua specifica formazione e il target scelto a fare la scrematura.

Quindi, se sei autorizzato, se sai farlo e se procedi in scienza e coscienza, assumendotene la responsabilità, puoi farlo, altrimenti procedi a invio:
– Per la legge lo Psicologo è abilitato (autorizzato) dallo Stato alla sua professione, dopo la laurea il tirocinio e l’eds e relativa iscrizione all’Ordine: quindi per legge puoi farlo.
– Per il codice all’art.5 siamo chiamati a mantenere un livello adeguato di preparazione, con particolare riguardo ai settori nei quali opera: quindi puoi farlo se ti sei formato adeguatamente.
– Per il codice all’art.5 siamo chiamati a mantenere un aggiornamento professionale: quindi puoi farlo se sai farlo e se resti aggiornato.
– Per il codice all’art.5  riconosce i limiti della propria competenza e usa, pertanto solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza: quindi puoi farlo se sai usarli. 
– Per l’art.6 lo psicologo salvaguarda la propria autonomia nella scelta dei metodi, delle tecniche e degli strumenti psicologici, nonché del loro uso; è perciò responsabile della loro applicazione e uso, dei risultati, delle valutazioni e  interpretazioni che ne ricava: quindi puoi farlo se te assumi la responsabilità.
– Per l’art.27 lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del rapporto terapeutico quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla cura e non è ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento della cura stessa: quindi se manca anche solo una delle condizioni precedenti e/o il rapporto terapeutico non funziona procedi a invio.
Più semplice di così!

In conclusione:
lo Psicologo in ambito clinico si occupa del trattamento attraverso i vari strumentisti tecniche e modelli psicologici e attraverso gli atti tipici: sostegno, abilitazione-riabilitazione.
lo Psicologo-psicoterapeuta persegue il medesimo fine, solo che lo fa con un titolo specialistico, sempre attraverso gli stessi modelli, tecniche e strumenti.
Fanno eccezione le differenzi operative individuali.
Lo Psicologo fa terapia preventiva, terapia supportiva e terapia abilitativo-riabilitativa.
Lo Psicologo-psicoterapeuta fa psicoterapia che è una delle terapie possibili.
La terapia psicologica include la terapia preventiva, la terapia supportiva, la terapia abilitativo-riabilitativa e la psicoterapia.
La professione di psicoterapeuta non esiste, si è psicoterapeuti in quanto Medici o Psicologi.

Detto questo, dobbiamo solo chiederci, su un fronte più identitario che terminologico, se ancora vogliamo aderire a una narrativa propria del mondo medico, perché a mio avviso, che si sia Psicologi o Psicologi-psicoterapeuti, “cura” e “terapia” sono terminologie più politiche, che parole aderenti alla relazione con cui lavoriamo.
Io ne faccio volentieri a meno, perché mi piace definire in altro modo il mio lavoro. A me interessa solo fare bene il mio lavoro e poi assicurarmi che siano corrette le informazioni che coinvolgono l’intera categoria.

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3 anni ago · · 0 comments

Info errate tra le pareti universitarie. Francesca Di Donato

Se all’università vi dicono o vi hanno detto che ci sono delle tecniche e/o degli strumenti che si possono usare solo se ci si specializza in psicoterapia, vi stanno dando un’informazione gravemente errata.
Tutti gli strumenti e le tecniche conoscitive di intervento basati sull’applicazione di modelli o costrutti psicologici sono specifici della
professione di Psicologo.
Chi si specializza in psicoterapia può farne uso perché è Psicologo e non perché diventerà Psicologo-psicoterapeuta.
Non lo dico io, ma lo dice il codice deontologico all’art.21.
Ciò che conta è che l’uso che lo Psicologo fa di tali strumenti e tecniche sia un uso consapevole e competente (art.5 cod,deontologico) nutrito del SAPER FARE E SAPER ESSERE.
Molteplici sono le strade per sviluppare queste condizioni, a partire da risorse interne alla persona ed esterne a essa.

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4 anni ago · · 0 comments

Concatenamento inverso e EMDR/tecniche psicoterapeutiche – riflessione, ragionamento e argomentazione.

Concatenamento inverso e EMDR/tecniche psicoterapeuticheVS.psicologiche – riflessione, ragionamento e argomentazione.

Oggi procediamo con un esempio di concatenamento inverso applicato a una credenza diffusa: “emdr è una tecnica psicoterapeutica, che lo Psicologo puro non può usare”

👉Chiunque abbia fonti giuridiche utili a questa riflessione, siano esse in contrasto o in supporto con l’analisi che segue, è pregato di riportarle per crescere professionalmente tutti insieme. ✌️

Porsi domande è un modo funzionale per mettere in discussione delle credenze e rivederle alla luce delle nuove considerazioni.

Partiamo dalla convinzione diffusa che esistano «tecniche psicoterapeutiche» che, dunque, possono essere usate solo da chi è psicoterapeuta; prendiamo ad esempio l’EMDR, ma vale per tutte.

Come verifico tale assunto?
Ho fonti deontologiche e/o giuridiche a sostegno di tale esistenza?
: le mostro.
No: continuo a farmi domande.
Non so: attingo alle informazioni che ho a disposizione per capirci qualcosa:

L’art. 21 del Codice deontologico dice: «…sono specifici della professione di Psicologo TUTTI gli strumenti e le tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici.”
A questo punto 2 sono le cose:
1- o l’emdr NON è una tecnica relativa a processi psichici (e allora che tipo di tecnica è!?)
2- oppure qualcosa non torna nell’affermazione “l’emdr è una tecnica che possono usare SOLO gli Psicologi-psicoterapeuti, visto che il Codice ci dice che sono propri dello PSICOLOGO, TUTTE LE TECNICHE (oltre agli strumenti)… relativi a processi psichici..
Emdr Italia, inoltre, non ha autorizzazioni ministeriali per abilitare alla psicoterapia: se l’emdr fosse davvero intendibile come psicoterapia essa stessa, Emdr Italia non potrebbe insegnarla.
Esiste una scuola di specializzazione specificatamente orientata all’emdr? No.

Inoltre come sancito dalla nostra Costituzione inoltre i metodi di cura non sono brevettabili.

Dunque, possiamo allora ritenere che come nel caso dell’emdr non esistono tecniche psicoterapeutiche, ma esistono tecniche psicologiche che possono essere usate in ambito psicoterapeutico e quindi oltre che da Psicologi, anche da medici debitamente abilitati.

Lo psicologo può usare tutto ciò -per cui ha conseguito adeguata formazione- che sa usare in termini di tecniche e strumenti psicologici purché agisca in scienza e coscienza https://scuoladipsicologia.com/…/professione…/…

Emdr Italia, questo è vero, limita l’accesso a partire dai soli iscritti alle scuole di specializzazione, a partire dal terzo anno, ma lo fa in quanto ente privato, stabilendo il suo target.
Inoltre non è detto che un iscritto al terzo anno necessariamente completerà il percorso di specializzazione: quindi come si legittima in quei casi l’uso della tecnica, se non partendo dal presupposto che si tratti di Psicologo?

Qualcuno sa se di fatto un ente -qualunque esso sia- può limitare l’accesso a una tecnica/strumento scientifico a una parte della comunità professionale a cui si rivolge?
Penso all’art.34 del codice deontologico che tutti conosciamo.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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4 anni ago · · 0 comments

Prima prova edS

La prima prova dell’esame di stato è il TEMA.
L’argomento della traccia e le richieste formulate in essa possono variare in base alla sede in cui si svolgerà l’esame e in base soprattutto alla commissione esaminatrice.
Vi sono, tuttavia, dei punti che generalmente le commissioni richiedono di sviluppare relativamente un dato costrutto o fenomeno.
Ciò non significa dar vita a un elaborato schematico e macchinoso.
Trattandosi di un tema è importante utilizzare uno stile omogeneo tenendo sempre in considerazione le richieste e le preferenze della commissione.
Sarà dunque necessario mantenere un approccio flessibile allo studio, in modo da poter adattare le proprie conoscenze a qualsiasi richiesta.

  • Il primo punto è la definizione del costrutto o fenomeno. Sarebbe opportuno riportare una definizione condivisa dagli studiosi e soprattutto comprensibile. A tal fine potrebbe risultare utile la consultazione di testi universitari e di articoli scientifici. Alcune commissioni richiedono, oltre la sola definizione, di indicare autori, teorie o branche della psicologia che storicamente si sono occupate di studiare il costrutto o fenomeno in questione. Qualora richiesto, tale punto dovrà essere sviluppato sinteticamente. Ciò significa indicare in poche righe autori o filoni di pensiero specificando il loro contributo in termini generali.
  • Un ulteriore punto da sviluppare riguarda l’approfondimento di una o più teorie: dunque sarà opportuno, durante lo studio, approfondire per ogni argomento almeno due teorie prestando particolare attenzione agli esperimenti a loro sostegno nonché ai punti di forza e debolezza di ciascuna, informazioni particolarmente utili in caso di confronto fra più teorie. Generalmente la traccia non indica le teorie da approfondire pertanto la scelta di esse è assolutamente soggettiva. Trattandosi di argomenti ampiamente studiati durante il percorso di studi, anche in questo caso potrebbe risultare utile la consultazione di testi e materiale universitario. Ciò, oltre a rendere soggettiva la scelta, faciliterebbe la possibilità di fare collegamenti validi all’interno del tema e soprattutto la possibilità di fare riferimento a teorie e studi recenti. Quest’ultimo aspetto non è da sottovalutare dal momento che negli ultimi anni alcune commissioni richiedono esplicitamente di fare riferimento nella stesura dell’elaborato a letteratura recente.
  • La traccia potrebbe richiedere anche di indicare strumenti e metodi di indagine del costrutto o fenomeno oggetto di argomentazione. Generalmente non si richiede al candidato di stilare una lista di strumenti, bensì di indicarne alcuni spiegando sinteticamente in cosa essi consistono. A tal fine, potrebbe risultare utile la consultazione di materiale universitario, in particolare di testi inerenti alla valutazione diagnostica oppure la consultazione del sito Giunti Psychometrics, grazie al quale è possibile accedere gratuitamente alla descrizione degli strumenti presenti nel catalogo. Qualora possibile, sarebbe preferibile mantenere, nella scelta degli strumenti, una coerenza interna rispetto le teorie precedentemente illustrate.
  • Infine un ultimo punto da sviluppare riguarda gli ambiti applicativi ovvero gli ambiti in cui possono trovare utilizzo concreto le teorie precedentemente scelte. Una volta individuato l’ambito sarò opportuno spiegare in linee generali in che modo le teorie trovano applicazione proprio in esso.

Di seguito sono elencate tutta una serie di tematiche che potrebbe risultare vantaggioso ripassare per la prima prova. È possibile tenere a mente i punti appena descritti per la maggior parte di esse, fatta eccezione per alcune tematiche non convenzionali e per argomenti attinenti alla metodologia. Rendere lo studio soggettivo per ognuna delle seguenti tematiche, consultando materiale universitario e attingendo al proprio bagaglio di conoscenze e competenze, faciliterà l’apprendimento e soprattutto la possibilità di ricordare molti contenuti il giorno dell’esame.


Scarica qui: La prima prova edS

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Jessica Caiazza – Psicologa
Ambiti: tutoraggio all’apprendimento nei disturbi specifici dell’apprendimento – riabilitazione psicologica in persone adulte con disabilità
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Francesca Di Donato – Psicologa
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4 anni ago · · 0 comments

Seconda prova edS

La seconda prova dell’esame di stato è il PROGETTO.  Il candidato dovrà progettare un intervento specifico, rispondendo esattamente alle richieste della traccia.
Al contrario del tema sarà necessario prediligere uno stile di risposta schematico ricordando di non aggiungere nulla in più a quanto richiesto.

Nel rispondere alle varie richieste è importante ricordare di rispettare una coerenza interna: la tematica e il target dovranno orientare cioè la scelta di un modello teorico di riferimento e di conseguenza di una metodologia di lavoro. La metodologia di lavoro aiuterà a definire precisamente gli obiettivi specifici del progetto i quali consentiranno la scelta di tutte le attività o azioni necessarie al loro raggiungimento.

 

Sarà necessario attenersi, nella scelta della metodologia e delle attività specifiche, alla realtà entro cui si interviene e scegliere, pertanto, obiettivi realizzabili nel determinato contesto.
Affinché il progetto sia realistico sarà inoltre necessario scegliere azioni da poter realizzare in tempi plausibili.

Date tali premesse, vediamo nel dettaglio i punti che generalmente vengono richiesti di sviluppare nella stesura del progetto.

 

Il titolo

Non sempre è richiesto di assegnare al proprio progetto un titolo, tuttavia è preferibile formularne uno.
Il titolo dovrà necessariamente essere sintetico, richiamare i contenuti del progetto e potrà assumere una forma creativa:
(es. Non smetto quando voglio!) oppure tecnica (es. prevenire il disagio giovanile).

 

Inquadramento del problema o premessa

Nella premessa va riportata una breve descrizione del fenomeno e i riferimenti teorici che si ritengono utili ai fini di una maggiore comprensione dello stesso.
Sarebbe auspicabile inquadrare da subito il fenomeno all’interno di una cornice teorica specifica la quale orienterà successivamente la scelta della metodologia di lavoro.

Per sottolineare la rilevanza del fenomeno in questione potrebbe essere particolarmente apprezzato il riferimento alla prevalenza o incidenza, dello stesso, nella popolazione generale.
Queste specifiche informazioni sono accessibili, a seconda dell’argomento, da fonti quali ISTAT, MIUR ecc.

Alcune commissioni richiedono di indicare, all’interno dello stesso paragrafo, anche l’analisi del contesto ossia di fornire sinteticamente una visione della situazione e dell’ambiente nel quale si andrà ad operare.

Destinatari o target

I destinatari sono coloro ai quali è rivolto il progetto. È opportuno specificare, in base alla problematica e alla realtà in cui si interviene, le caratteristiche salienti del target come la numerosità, il range di età oppure la diagnosi.
Generalmente si distinguono in destinatari diretti (popolazione con cui lavoriamo direttamente) e destinatari indiretti (popolazione che trae beneficio o vantaggio dal nostro progetto).

 

Obiettivi

Per la definizione degli obiettivi sarà necessario scegliere verbi forti e riportarli in forma infinita.
Tendenzialmente, in tale sezione, va distinto l’obiettivo generale del progetto dagli obiettivi specifici:
– L’obiettivo generale è lo scopo ultimo del progetto e riguarda il titolo dello stesso (es. prevenire comportamenti devianti in adolescenza).
– Gli obiettivi specifici, invece, sono quei cambiamenti che ci si attende dal nostro intervento.
Essi devono essere coerenti con le attività che si andranno poi a descrivere e devono riferirsi a dimensioni o variabili concretamente osservabili, in grado dunque di dare delle informazioni sull’efficacia dell’intervento.

 

Metodologia

In tale paragrafo andrà sinteticamente descritta la metodologia di lavoro. Andrà dunque specificato brevemente in cosa essa consiste. Le principali metodologie a disposizione dello psicologo da approfondire per l’esame di stato sono di seguito elencate. Si potrà privilegiare una sola metodologia oppure più di una in maniera integrata.
Nel caso di integrazione di modelli parliamo di Modello integrato. Nel caso di integrazione di strumenti e tecniche si parlerà di integrazione da eclettismo tecnico. (Per approfondire cerca la sezione MODELLI PSICOLOGICI su questo sito).

Fasi, attività, tempi

In tale paragrafo andranno descritte le azioni che si ritengono necessarie al fine del raggiungimento degli obiettivi specifici prefissati. Dunque tali attività dovranno necessariamente essere coerenti con essi.
Di seguito un esempio illustrativo di coerenza tra obiettivi e attività.  Ovviamente nel progetto le attività andranno descritte accuratamente.

Oltre tutte le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi specifici sarà importante indicarne alcune, di seguito riportate, che possono essere inserite in ogni tipologia di progetto.
Per rendere il progetto lineare si potrà suddividere tutte le attività in fasi.

Di seguito uno schema riassuntivo da poter utilizzare come guida per la stesura di tale paragrafo.

Per ogni incontro/attività va stabilita la durata, i luoghi, il personale coinvolto e il target attivo.

Risorse

In tale paragrafo andranno elencate tutte le risorse necessarie per la realizzazione del progetto. Esse vengono distinte di norma in risorse materiali (locali, materiale di ufficio, strumenti vari…) e risorse umane (equipe di professionisti).

 

Budget

Tale paragrafo non è sempre richiesto dalla commissione pertanto andrà indicato solo se espresso nella traccia. Qualora richiesto, si potrà indicare una cifra ipotetica tenendo in considerazione i costi delle risorse materiali e delle singole figure professionali coinvolte. A tal fine, e per quanto riguarda la figura dello psicologo, si potrebbe consultare il nomenclatore -e il relativo tariffario- delle prestazioni il quale in maniera orientativa consentirà di stabilire dei costi.
Poiché tutto ciò potrebbe risultare eccessivamente complesso si potrà optare anche per l’utilizzo di espressioni generiche “Come da tariffario ordinistico”.

Rischi

In tale paragrafo andranno elencati tutti gli aspetti che possono costituire un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi prefissati e allo svolgimento delle singole attività.
Essi andranno valutati in base al progetto specifico. Di seguito sono elencati esempi di rischi più frequenti.

  • Atteggiamento non collaborativo dei partecipanti
  • Scarsa motivazione del target
  • Pregiudizi verso la figura dello psicologo o altre figure professionali
  • Spazi non adeguati
  • Partecipazione improvvisamente interrotta

 

Valutazione

In tale paragrafo andranno specificati i momenti della valutazione. Di seguito uno schema riassuntivo da poter utilizzare come guida per la stesura di tale punto.

Di seguito un elenco di possibili tematiche da poter considerare per la preparazione della seconda prova.

Come prima cosa, sarà necessario approfondire le singole metodologie di lavoro a disposizione dello psicologo e tutti quegli strumenti trasversali dei quali può servirsi (focus group, brainstorming, laboratori ecc.). Successivamente sarà indispensabile, per ogni tematica che si riterrà utile, preparare una premessa ragionando sulla metodologia di lavoro più opportuna a seconda dei vari possibili target. Tale esercizio consentirà di entrare sempre più nel linguaggio progettuale.

 

LAVORO

·         Prevenzione dello stress lavoro correlato
·         Prevenzione del burnout
·         Prevenzione del mobbing
·         Promozione del benessere organizzativo
·         Promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro

·         Intervento di empowerment in azienda

·         Sviluppo delle competenze comunicative

 

SCUOLA

·         Integrazione di alunni stranieri nel gruppo classe

·         Inclusione di alunni con disabilità o bisogni educativi speciali

·         Educazione stradale

·         Educazione alla legalità

·         Educazione alla sessualità

·         Educazione all’uso corretto della tecnologia

·         Prevenzione di condotte a rischio

·         Prevenzione del bullismo

·         Prevenzione del fenomeno della dispersione scolastica

·         Prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare

·         Prevenzione dei disturbi specifici dell’apprendimento

·         Orientamento professionale

·         Realizzazione di uno sportello di ascolto

 

COMUNITA’

·         Integrazione dei migranti nella comunità

·         Reinserimento sociale o lavorativo di ex detenuti

·         Contrastare la violenza di genere

·         Contrastare il fenomeno della povertà ed emarginazione sociale

·         Strutturazione di un centro antiviolenza

 

EMERGENZA

·         Intervento in caso di eventi naturali disastrosi

.         Intervento in caso di epidemia/pandemia

 

ANZIANI

·         Promozione del benessere nella popolazione anziana

·         Potenziamento della memoria negli anziani

·         Intervento rivolto a soggetti con demenza e ai loro familiari

·         Strutturazione di una casa di riposo

 

CLINICA

·         Intervento rivolto a pazienti con diagnosi psichiatriche e ai loro familiari

·         Strutturazione di un centro diurno

 

FAMIGLIA

·         Sostegno alla genitorialità

 

Altre tematiche attuali:

·         Hikikomori

·         Gioco d’azzardo

·         Dipendenza dal rischio

·         Cyberdipendenze

·         Baby blues

·         Baby mamme

·         Prostituzione minorile

·         Violenza su bambini negli asili e nelle scuole

·         Violenza su anziani nelle strutture

·         Separazione e divorzio

Scarica qui La seconda prova edS

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4 anni ago · · 0 comments

Terza prova edS – 1/4 indicazioni caso clinico adulti ed evolutivo

La terza prova dell’esame di stato è il caso clinico. Generalmente le commissioni danno possibilità di scelta tra più casi: caso clinico adulto, caso clinico evolutivo, caso di neuropsicologia, caso di lavoro. Tuttavia, non sempre le commissioni decidono di inserire tutte le opzioni elencate pertanto sarà necessario orientare lo studio su almeno due di esse.

Le indicazioni presenti in tale articolo potranno essere prese come punto di riferimento per il caso clinico adulto ed evolutivo. Generalmente al candidato viene richiesto, a partire dalla descrizione più o meno dettagliata di un quadro sintomatologico, di:

  • Formulare un ragionamento clinico quindi di avanzare delle ipotesi diagnostiche
  • Di indicare nel dettaglio le aree da approfondire al fine di confermare l’ipotesi diagnostica principale ed escludere le restanti
  • Di indicare tutti gli strumenti utili alla raccolta delle informazioni necessarie
  • Di avanzare delle ipotesi di intervento

Prima di descrivere più dettagliatamente la struttura indicata è bene sottolineare l’importanza di leggere attentamente e più volte il testo e di utilizzare nella stesura sempre espressioni ipotetiche. Espressioni come “sarebbe opportuno indagare”, “potrebbe essere utile approfondire”, “potrebbe indurre a pensare” e così via consentono di dimostrare alla commissione che non si sta dando nulla per certo. Va ricordato infatti che non è richiesto di «indovinare» la diagnosi ma dimostrare di saper fare un ragionamento clinico di valutazione.

 

  1. APERTURA

In apertura del proprio elaborato sarà opportuno dichiarare il modello diagnostico che si andrà a prendere in considerazione. Per il caso clinico adulto ed evolutivo si potrà prendere in considerazione il DSM nella sua ultima versione. Ciò significa che lo studio approfondito dei criteri diagnostici, delle differenze tra i diversi quadri patologici, è una condizione essenziale per superare la prova in questione.

Dunque l’elaborato potrà iniziare con frasi del tipo:

“Per le finalità diagnostiche richieste si farà riferimento al DSM 5.”

“Per l’analisi del caso e l’inquadramento diagnostico si farà riferimento al DSM 5.”

 

  1. IPOTESI DIAGNOSTICA E DIAGNOSI DIFFERENZIALE (RAGIONAMENTO CLINICO)

Sarà opportuno, al fine di formulare un ragionamento clinico più chiaro e lineare possibile, far precedere alla stesura di tale punto i seguenti passaggi per i quali si potrà sfruttare la brutta copia.

– Intercettare nel testo le informazioni cliniche ovvero solamente le informazioni traducibili in criteri diagnostici

– Tradurre ciascun’informazione clinica in criterio diagnostico

– Per ogni criterio diagnostico individuato indicare le categorie ampie di disturbi in cui poter riscontrare il sintomo

– Per ciascuna categoria ampia elencare i soli disturbi in cui il sintomo rappresenta un criterio diagnostico

– Dal momento che più sintomi convergeranno in uno stesso disturbo si potranno a questo punto prendere in considerazione due o tre ipotesi diagnostiche appuntando per ciascuna le informazioni cliniche mancanti nel testo

– Individuare nel testo le informazioni aggiuntive ovvero tutte quelle informazioni significative ma non traducibili in criteri diagnostici

– Tra le ipotesi avanzate, quella che riuscirà meglio a spiegare i sintomi e che risulterà coerente anche con le informazioni aggiuntive presenti nel testo rappresenterà l’ipotesi diagnostica principale

Una volta realizzato un simile schema preliminare si potrà procedere con la stesura discorsiva dell’intero ragionamento effettuato.

 

  1. AREE DA APPROFONDIRE

In tale paragrafo bisognerà indicare tutti quegli aspetti da approfondire accuratamente al fine di confermare o meno l’ipotesi diagnostica formulata.

In prima analisi si dovrà prendere in esame i bisogni della persona, le sue motivazioni e aspettative attraverso una analisi della domanda. Molte di tali informazioni sono deducibili dall’invio, non sempre spontaneo. Tale indagine iniziale consentirà allo psicologo di fornire informazioni comprensibili rispetto a ciò che verrà fatto e di fissare obiettivi concordati e congruenti con il percorso. Ricordiamo come quest’ultimo aspetto sia condizione necessaria per passare al consenso informato.

A questo punto si potrà procedere all’analisi del problema ovvero all’analisi di tutte quelle informazioni mancanti nel testo ma necessarie ai fini di una maggiore comprensione del caso. Di seguito uno schema indicativo e riassuntivo delle possibili informazioni da poter inserire nella stesura dell’analisi del problema.

Le informazioni sopra elencate dovranno essere scelte a seconda del caso specifico. La scelta di esse dovrà essere dettata da un attento ragionamento individuale.

 

4.STRUMENTI

In questo paragrafo andranno indicati tutti gli strumenti utili alla raccolta delle informazioni necessarie.

Uno di essi è sicuramente il colloquio dal quale si possono ricavare informazioni importanti sia sul piano verbale che non verbale.

Un altro strumento da poter indicare, sia nel caso adulto che evolutivo, è la cartella anamnestica utile per delineare la storia clinica del paziente.

In aggiunta a questi, e a seconda del caso, andranno indicati uno strumento ad ampio spettro e uno o più strumenti specifici strettamente legati all’ipotesi diagnostica formulata e alla diagnosi differenziale. Nella scelta di questi ultimi bisognerà prestare molta attenzione e verificare che

– non siano validati sulla precedente versione del DSM

– possano essere somministrati a persone che abbiano l’età specifica del nostro paziente

Per ciascuno strumento andrà motivata la propria scelta.

Di seguito degli schemi riassuntivi dai quali poter prendere spunto per la scelta degli strumenti. È bene non dimenticare di scegliere gli strumenti in base al caso specifico.

  1. IPOTESI DI INTERVENTO

In tale paragrafo il candidato dovrà indicare una ipotesi di intervento quindi esplicitare, a seconda del caso specifico, quale trattamento potrebbe essere indicato e i suoi obiettivi specifici. Si potranno dunque ipotizzare uno o più livelli di intervento (individuale, familiare, scolastico) di tipo supportivo, espressivo oppure entrambi. A prescindere dalla scelta privilegiata occorrerà motivare quanto scritto cercando di non ricorrere a citazioni standard ma seguendo un filo logico e lineare.

 

Scarica qui La terza prova edS 1

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Scaletta adulti
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/terza-prova-eds-2-3/

Modello di stesura caso clinico adulti
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/modello-di-stesura-caso-clinico-adulti/

Scaletta evolutivo
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/26/terza-prova-eds-4-4-scaletta-evolutivo/
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Jessica Caiazza – Psicologa
Ambiti: tutoraggio all’apprendimento nei disturbi specifici dell’apprendimento – riabilitazione psicologica in persone adulte con disabilità
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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4 anni ago · · 0 comments

Terza prova edS – 2/4 – scaletta adulti

Fase di stesura del caso clinico adulti: i punti fondamentali.

– Ipotesi diagnostica in base al manuale di riferimento: riportare elenco sintomi presenti nel testo
ipotesi di intervento al fine di
. confermare l’ipotesi diagnostica e valutare il livello di gravità
. procedere con gli atti tipici dello Psicologo L.56/89, art.1

– Diagnosi differenziale

– Egosintonicità/egodistonicità dei sintomi

– Esplorare il bisogno/analisi della domanda

– Aspettative sul percorso e obiettivi

– Contratto

– Consenso informato e informativa privacy

– Se è stata inviata/o, se viene accompagnata/o, se chiama lui/lei o qualcuno per lui/lei

– Grado di autonomia/dipendenza

– Motivazione intrinseca/estrinseca e stadio del cambiamento

– Precedenti percorsi terapeutici

– Esplorazione del vissuto
. in quale periodo è insorta la sintomatologia
. malesseri precedenti
. tentate soluzioni
. risorse attivate

– Esplorazione aree di vita e contesto familiare

– Sguardo alle aree di benessere/risorse

– Strumenti:
. colloquio
. cartella anamnestica/storiografica
. diario
. agenda
. test personalità
. test specifici

– Eventuali colloqui con familiari

– Eventuali consulti (psichiatra, neurologo…)
– Eventuale invio a specialista

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Quarta prova edS


Premessa.

L’EdS cambia lo status giuridico del cittadino che lo supera:
infatti è previsto dalla Costituzione della Repubblica ed è comune a tutte le professioni Ordinistiche; implica una serie di conseguenze giuridiche e funzionali significative per il professionista e autorizza all’esercizio dei tipici atti professionali di quella professione, che sono proibiti -nel nome dell’interesse pubblico- a chi non ha tale abilitazione.
Essere una professione ordinistica implica che per accedervi si debba dimostrare allo Stato che si abbiano, oltre alle conoscenze e alle competenze di ordine accademico -rappresentate dal titolo di laurea- e alle abilità pratiche -date dal tirocinio professionalizzante-, anche le competenze e le abilità
che ci permettono di esercitare il tutto in modo professionale.

Il fine dell’EdS NON è chiedere le stesse cose dell’Università, anche perché l’EdS, dal punto di vista formale, non ha adempimenti accedemici: sicuramente le conoscenze acquisite all’Università sono alla base di molte delle competenze e abilità da verificare in sede di Esame di Stato, tuttavia lo scopo è quello di verificare la capacità di adattare le conoscenze teoriche alle applicazioni professionali.

Le conoscenze/competenze apprese all’Università e le abilità apprese in sede di tirocinio professionalizzante, sono, quindi, condizione necessaria, ma non sufficiente, per quello che ci si propone di esaminare ai fini dell’abilitazione.

Quindi, ricapitolando, mentre l’Università deve valutare le tue conoscenze scientifico-culturali in ambito psicologico, l’EdS deve valutare almeno a livello basilare la tua capacità di applicarle professionalmente: dunque, sono due processi di valutazione differenti, sia formalmente sia sostanzialmente.
L’EdS non deve adattarsi al candidato, ma è il candidato che deve sviluppare le competenze richieste per l’accesso al mondo professionale.

Comprendere bene i nessi tra i vari nuclei concettuali delle discipline psicologiche; saper analizzare in maniera coerente una situazione non pienamente definita e strutturarvi sopra un progetto per gestirla; saper inquadrare professionalmente un caso applicativo come ad esempio affrontare l’impostazione corretta di un caso clinico nelle sue varie fasi, dimostrare di conoscere i principi deontologici della professione: sono tutte competenze essenziali e basilari, per cui possiamo dire che se qualcuno NON le ha, allora non può “fare lo Psicologo”. Indipendentemente da qualunque altra considerazione.

E’ di interesse pubblico che se una persona non ha nemmeno le competenze professionali di base, ella non possa essere autorizzata a esercitare la professione che a esse si riferiscono: qui non stiamo dicendo che il sistema di valutazione sia impeccabile, lungi da me. Ti sto solo dando la cornice giuridica e il piano di realtà sulla funzione dell’EdS: sfondo sul quale darai prova del tuo sapere e saper fare, per arrivare al tuo obiettivo.

Seguono informazioni di rilevanza per il superamento della quarta prova:

Legge ordinistica e revisione
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/legge-18-febbraio-1989-n-56-ordinamento-della-professione-di-psicologo/

Codice deontologico 
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/codice-deontologico-psicologi-italiani/

Abuso di professione e illecito deontologico
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/normative-per-lesercizio-abusivo-della-professione-e-illecito-deontologico/

Testo unico tariffario e nomenclatore
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/nomenclatore-e-tariffa-professionale/

Concorsi pubblici
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/comunicato-cnop-su-legge-n-31-2008/

Commento articolo per articolo del codice deontologico
https://www.ordinepsicologifvg.it/images/libri/100-domande-100-risposte-BOOK-DIGITALE-x-Download.pdf

Atto di indirizzo pubblicità professionale 
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/atto-di-indirizzo-sulla-pubblicita-informativa/

Divieto di pubblicità sanitaria promozionale
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/e-legge-il-divieto-di-pubblicita-sanitaria-promozionale/

Compensi degli Psicologi
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/30/compensi-degli-psicologi/

Trattamento sanitario: no all’obbligo https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/nessuno-puo-essere-obbligato-a-un-determinato-trattamento-sanitario/

Professione sanitaria
https://scuoladipsicologia.com/?p=1146&preview=true

Obbligo di referto e Obbligo di denuncia 
https://scuoladipsicologia.com/2021/10/16/obbligo-di-referto-e-denuncia-di-marco-maccaferri-studio-legale-apm/

Altri approfondimenti nella sezione “Informazioni giuridiche e deontologiche” presente in questo sito nell’area “Risorse per il professionista“.

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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4 anni ago · · 0 comments

Lo Psicologo e l’invio. Francesca Di Donato

Lo Psicologo rappresenta il primo livello di accesso alle cure, in presenza di qualsiasi problema di natura cognitiva, comportamentale, emotiva e relazionale.

Ciò significa che uno Psicologo accoglie sempre un paziente -in virtù delle proprie competenze e ambiti di intervento- e lo conduce fin dove è in grado di accompagnarlo senza vincoli di tempo o di strumenti.

Fino a quando quest’ultimo si sente soddisfatto dell’aiuto ricevuto e lo Psicologo ritiene, a sua volta, che il paziente stia migliorando in direzione di una maggiore autonomia, libertà, abilità e consapevolezza non vi è ragione alcuna per cui si debba interrompere il rapporto terapeutico e inviare a uno Psicologo-psicoterapeuta o Medico-psicoterapeuta.

La possibilità di invio può, in generale, coinvolgere -oltre a ulteriori figure sanitarie- altro Psicologo, anche se non psicoterapeuta, che si ritenga competente per quell’eventuale ambito.

Solo nel caso in cui si consideri necessaria una conoscenza specialistica di un metodo di cura psicologico è opportuno inviare a uno Psicologo-psicoterapeuta o Medico-psicoterapeuta.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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