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4 anni ago · · 0 comments

Terza prova edS – 4/4 – scaletta evolutivo

Fase di stesura del caso clinico evolutivo: i punti fondamentali.

. ipotesi diagnostica sulla base dei sintomi riportati nella traccia
– quali eventuali sintomi mancanti la confermerebbero e che, quindi,
sono posti a verifica

. approfondimenti anamnestici da gravidanza, da parto e fasi di sviluppo

. esplorazione dei sintomi -modalità, tempi, gestione da parte delle figure di riferimento e accudimento-, funzionamento scolastico e nei diversi contesti
. verifica di eventuali eventi significativi e/o traumatici, come anche la nascita di un fratello/sorella

– CBCL questionario per genitori
– KISATS intervista clinica per valutare anche disturbi d’ansia

. per bambino test, gioco, osservazione
. test grafici: quelli per il funzionamento intellettivo vengono fatti sempre perché danno informazioni anche sul livello attentivo (anche nell’ipotesi di autismo)

Per funzionamento intellettivo:
. scale Weschler
. scale La Laiter
. matrici progressive di Raven ( specie per bambini che non reggerebbero le scale W., in quanto misura l’intelligenza non verbale)

DSA:
prove di Cornoldi (1-2 elementi WISH o WIPPSI) anche per ADHD

AUTISMO:
. ADOS è osservativo
.psicoeducazione famiglia
.psicoeducazione insegnanti
. training per il bambino
. alfabettizzazione emotiva in base all’età

ADHD:
Corners: ha due tipi di scale sia scala genitori e insegnanti sia scala per bambino

Disturbi del linguaggio
DVB 1° sviluppo linguaggio
TVL livello di sviluppo del linguaggio

In caso di Autismo lavoro in equipe: psicoeducazione sì, ma è necessario l’invio a un equipe multidisciplinare. Si richiede il consulto da parte di un medico per esami di laboratorio: EEG

Scarica qui La terza prova edS 4

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Jessica Caiazza – Psicologa
Ambiti: tutoraggio all’apprendimento nei disturbi specifici dell’apprendimento – riabilitazione psicologica in persone adulte con disabilità
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

Quarta prova edS


Premessa.

L’EdS cambia lo status giuridico del cittadino che lo supera:
infatti è previsto dalla Costituzione della Repubblica ed è comune a tutte le professioni Ordinistiche; implica una serie di conseguenze giuridiche e funzionali significative per il professionista e autorizza all’esercizio dei tipici atti professionali di quella professione, che sono proibiti -nel nome dell’interesse pubblico- a chi non ha tale abilitazione.
Essere una professione ordinistica implica che per accedervi si debba dimostrare allo Stato che si abbiano, oltre alle conoscenze e alle competenze di ordine accademico -rappresentate dal titolo di laurea- e alle abilità pratiche -date dal tirocinio professionalizzante-, anche le competenze e le abilità
che ci permettono di esercitare il tutto in modo professionale.

Il fine dell’EdS NON è chiedere le stesse cose dell’Università, anche perché l’EdS, dal punto di vista formale, non ha adempimenti accedemici: sicuramente le conoscenze acquisite all’Università sono alla base di molte delle competenze e abilità da verificare in sede di Esame di Stato, tuttavia lo scopo è quello di verificare la capacità di adattare le conoscenze teoriche alle applicazioni professionali.

Le conoscenze/competenze apprese all’Università e le abilità apprese in sede di tirocinio professionalizzante, sono, quindi, condizione necessaria, ma non sufficiente, per quello che ci si propone di esaminare ai fini dell’abilitazione.

Quindi, ricapitolando, mentre l’Università deve valutare le tue conoscenze scientifico-culturali in ambito psicologico, l’EdS deve valutare almeno a livello basilare la tua capacità di applicarle professionalmente: dunque, sono due processi di valutazione differenti, sia formalmente sia sostanzialmente.
L’EdS non deve adattarsi al candidato, ma è il candidato che deve sviluppare le competenze richieste per l’accesso al mondo professionale.

Comprendere bene i nessi tra i vari nuclei concettuali delle discipline psicologiche; saper analizzare in maniera coerente una situazione non pienamente definita e strutturarvi sopra un progetto per gestirla; saper inquadrare professionalmente un caso applicativo come ad esempio affrontare l’impostazione corretta di un caso clinico nelle sue varie fasi, dimostrare di conoscere i principi deontologici della professione: sono tutte competenze essenziali e basilari, per cui possiamo dire che se qualcuno NON le ha, allora non può “fare lo Psicologo”. Indipendentemente da qualunque altra considerazione.

E’ di interesse pubblico che se una persona non ha nemmeno le competenze professionali di base, ella non possa essere autorizzata a esercitare la professione che a esse si riferiscono: qui non stiamo dicendo che il sistema di valutazione sia impeccabile, lungi da me. Ti sto solo dando la cornice giuridica e il piano di realtà sulla funzione dell’EdS: sfondo sul quale darai prova del tuo sapere e saper fare, per arrivare al tuo obiettivo.

Seguono informazioni di rilevanza per il superamento della quarta prova:

Legge ordinistica e revisione
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/legge-18-febbraio-1989-n-56-ordinamento-della-professione-di-psicologo/

Codice deontologico 
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/codice-deontologico-psicologi-italiani/

Abuso di professione e illecito deontologico
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/normative-per-lesercizio-abusivo-della-professione-e-illecito-deontologico/

Testo unico tariffario e nomenclatore
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/nomenclatore-e-tariffa-professionale/

Concorsi pubblici
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/11/comunicato-cnop-su-legge-n-31-2008/

Commento articolo per articolo del codice deontologico
https://www.ordinepsicologifvg.it/images/libri/100-domande-100-risposte-BOOK-DIGITALE-x-Download.pdf

Atto di indirizzo pubblicità professionale 
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/atto-di-indirizzo-sulla-pubblicita-informativa/

Divieto di pubblicità sanitaria promozionale
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/e-legge-il-divieto-di-pubblicita-sanitaria-promozionale/

Compensi degli Psicologi
https://scuoladipsicologia.com/2020/08/30/compensi-degli-psicologi/

Trattamento sanitario: no all’obbligo https://scuoladipsicologia.com/2020/08/11/nessuno-puo-essere-obbligato-a-un-determinato-trattamento-sanitario/

Professione sanitaria
https://scuoladipsicologia.com/?p=1146&preview=true

Obbligo di referto e Obbligo di denuncia 
https://scuoladipsicologia.com/2021/10/16/obbligo-di-referto-e-denuncia-di-marco-maccaferri-studio-legale-apm/

Altri approfondimenti nella sezione “Informazioni giuridiche e deontologiche” presente in questo sito nell’area “Risorse per il professionista“.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Ma gli Psicologi ci vanno dallo Psicologo?

4 anni ago · · 0 comments

Ma gli Psicologi ci vanno dallo Psicologo?

Quando si parla di obbligo/necessità per uno Psicologo di fare un percorso di terapia personale, mi vedo davanti a un bivio in cui scorgo: 
– da una parte una persona che sceglie di fare terapia su di sé, per una motivazione intrinseca; 
– dall’altra, una persona che sceglie di fare terapia su di sé con una motivazione estrinseca. 

In quest’ultimo caso, mi chiedo quanto sia una garanzia di efficacia il fatto di intraprendere un percorso, soprattutto perché una parte di me sa quanto sia importante che questo avvenga nel momento migliore possibile per la persona. 

Poi, continuo a riflettere e penso a quando vado in montagna a camminare:
ci sono sentieri che faccio in completa autonomia e sicurezza, altri che faccio serenamente perché vedo che altri lo percorrono, altri che faccio con tranquillità, ma con molta attenzione, altri ancora che faccio solo in compagnia e altri che percorrerei solo con una guida esperta perché, anche se quel sentiero per lui non fosse noto, quantomeno mi darebbe la garanzia, con tutti gli imprevisti che possono capitare, che avendo percorso lui stesso altri sentieri di quel tipo, qualunque cosa avvenga, saprebbe come e cosa fare. 
Certo, non è detto che sia sicuramente così, ma già solo l’idea mi tranquillizza. 
E credo mi arrabbierei tanto se qualcuno si spacciasse per guida, per poi scoprire, una volta davanti a un eventuale ostacolo, che sta solo improvvisando. 
Diversamente, riterrei ragionevole che una guida esperta possa trovarsi essa stessa davanti a un ostacolo mai visto prima. 

Questo per dire che una persona che viene da noi si affida, ci chiede di accompagnarla in quel viaggio verso terre inesplorate e, probabilmente, si affida perché pensa che -in quanto guida- sappiamo come gestire il percorso, l’imprevisto.. e, guardando noi, impara un po’ come si fa e/o trova il suo modo di superare l’ostacolo, ma forte del fatto di avere qualcuno di cui si fida al suo fianco. 

Quindi mi chiedo:
come faccio a propormi come guida, se non ho maturato l’esperienza che un simile ruolo richiede? 
Come mai -per riportarla a noi- una persona sceglie di occuparsi di clinica o psicologia della salute, se poi non è disposta a mettersi in gioco fino in fondo? 
Tuttavia -tornando al ragionamento iniziale- obbligarlo gli darà, probabilmente, a fine training, il ruolo di guida, ma non è detto che la persona saprà prestare la dovuta attenzione agli aspetti necessari, visto che quello per lui era un obbligo e non una scelta.
Stesso discorso vale per chi si avvicina al lavoro personale con una motivazione estrinseca; nel caso di uno psicologo un esempio può essere dato da chi sceglie di fare un percorso per imparare il mestiere, per vedere come si fa, e non per lavorare su di sé e mettersi in gioco per sé.

Quindi, vagliando l’ipotesi per il professionista di attendere il momento migliore possibile per mettersi in gioco sul piano personale, allora, forse, prima di occuparsi di clinica o di psicologia della salute, dovrebbe aspettare arrivi quel momento oppure scegliere un altro ramo della Psicologia?
Non so quanto sia applicabile. 

Il punto è che la necessità può sentirla solo la persona. 

Non possiamo dire noi, generalizzando, che sia necessario. Necessario per chi? In base a quale criterio? 

Se invece parliamo di utilità sul piano professionale credo che, a quel punto, potremmo dire che lo sarebbe per tutti, quantomeno per 
– capire cosa si prova a stare dall’altra parte e 
– per testare il proprio metodo/modello di lavoro su se stessi, prima di rivolgersi ad altri 

E, poi, diciamocelo chiaramente, una terapia fatta bene fa bene a chiunque; figuriamoci a chi fa questo lavoro. 

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Ti segnalo all’Ordine!!!

4 anni ago · · 0 comments

Ti segnalo all’Ordine!!!

Succede da un po’ di tempo a questa parte: “Stai affermando di fare terapia, quindi stai commettendo abuso di professione! Tu manipoli le informazioni con le parole! Ti segnalo all’Ordine!!!”.
A leggere queste parole penserai si tratti di un professionista sanitario che si rivolge a qualche professionista non regolamentato; un po’ come accade con i Counselor.
E invece no!
Si tratta di quel tipo di minaccia che un collega ha il coraggio di rivolgere a un altro collega, come se fosse possibile abusare della propria stessa professione.
Si tratta di quel genere di minaccia priva di fondamento e nutrita dalla disinformazione, dalla cattiva informazione e dall’ignorare gran parte della realtà della propria professionalità.
Si tratta di quel genere di minaccia nutrita da una rabbia e da un confronto mal gestiti.
Tutto questo è paradossale.
E, ancor di più, rasenta il ridicolo nel momento in cui il collega viene minacciato dopo aver esposto ampiamente argomentazioni e normative a sostegno della propria tesi.  
Si commette troppo spesso l’errore di non considerare, di disconoscere e/o  svalutare pubblicamente la formazione dei colleghi e/o muovere false e gravi accuse solo perché l’iter formativo è diverso dal proprio.

Potete descrivere le cose pensando che c’è un tempo che passa (i 4 anni di specializzazione) e tutto che si muove rispetto a questi. Ma non funziona così, se vogliamo essere precisi.
Neanche con le leggi della fisica funziona più così, figuriamoci in Psicologia.
Le formazioni vanno descritte tra loro, nel modo in cui si muovono l’una rispetto all’altra, con tutti gli elementi interessati che le coinvolgono.
E in tutto questo c’è la PERSONA, col suo vissuto, la sua esperienza personale, formativa e professionale, la sua capacità di apprendimento… la persona con le sue abilità, con lo spirito critico, con la sua dedizione, passione, cultura, intelligenza, consapevolezza, velocità e qualità di apprendimento… .
Quindi, dall’osservare come le varie formazioni si muovono tra loro, passiamo a come gli individui, con quelle formazioni, si muovono tra loro.
Galileo, nella teoria della relatività ristretta, ci spiegò che la velocità di un corpo (nel nostro caso l’individuo) varia a seconda del sistema di riferimento (per noi, tutto il contesto di vita interna ed esterna) in cui si compie la misurazione: cosa vi fa pensare di rispondere a una legge diversa?

In troppi sono abituati a pensare che c’è qualcosa che muove in basso ~lo Psicologo~ e qualcosa che si muove in alto ~lo Psicologo-psicoterapeuta~
In troppi sono abituati a pensare che c’è qualcuno che resta sulla superficie ~lo Psicologo~ e qualcuno che va nel profondo ~lo Psicologo-psicoterapeuta~.
In troppi sono abituati a pensare che l’iter formativo è uno solo o, anche quando riconoscono l’esistenza di altre forme, che solo una sia valida. 

Ma non esiste un’unica danza da ballare ~la psicoterapia- con un unico maestro d’orchestra che dà il ritmo ~la Scuola~, ma ci sono infinite possibilità che acquisiscono peso, valore, importanza, spessore, in base alle infinite caratteristiche che descrivono ognuno di noi, ciascuno con la propria danza e il proprio ritmo.

…e poi c’è il codice deontologico, per cui uno Psicologo fa terapia perché è il rapporto che instaura che è terapeutico; lo dice il codice deontologico:

articolo 27
Lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione del RAPPORTO TERAPEUTICO quando constata che il paziente non trae alcun beneficio dalla CURA…..[..]

Per la legge lo Psicologo è abilitato (autorizzato) dallo Stato alla sua professione, dopo la laurea il tirocinio e l’eds (cioè può fare quello che sa fare e per cui è chiamato a rispondere in virtù del proprio titolo)
Per il codice deontologico (articolo 6) lo Psicologo “salvaguarda la propria autonomia […] ed è perciò responsabile […]” (cioè se ne assume la responsabilità).

Se sei autorizzato a farlo, sai farlo e te ne assumi la responsabilità, puoi farlo.
Ognuno è chiamato a fare i conti con la propria coscienza.

Ognuno di noi è chiamato a rispondere a criteri etici ed etico-professionali.
Ognuno è chiamato a rispondere del proprio bagaglio di conoscenze e competenze di fronte all’utenza che si rivolge a noi.
Siamo chiamati tutti ~Psicologi e Psicologi-psicoterapeuti~ a essere dei buoni clinici, professionisti sanitari, impegnati a garantire e garantirci una formazione continua, valida e funzionale a rinforzare la qualità del servizio che offriamo.
In tutto questo, occorre ampliare costantemente il proprio raggio di consapevolezza, su se stessi, sulle proprie risorse e criticità, lacune e punti di forza.
Siamo chiamati a limare eventuali sprazzi di onnipotenza, a fare i conti con ciò che realmente abbiamo da offrire e negli ambiti in cui ci siamo formati e che sentiamo ben allineati a noi stessi, in modo da rendere al meglio e vivere il lavoro un po’ meno come un impegno e un po’ più come un’area di piacere in cui realizzarsi.
E, ancora, siamo chiamati all’onestà intellettuale di rispettare l’immagine e il lavoro dei nostri colleghi.
Fatto questo, mi baserei sul principio di autodeterminazione delle persone, principio che, in quanto tale, determina che queste non debbano essere messe in guardia da fantomatiche, aprioristiche, pregiudizievoli constatazioni di incompetenza non verificate, ma stabilite sulla base del nulla e a partire dall’incapacità di mettere in discussione le proprie credenze.

Quindi, facciamo un ripasso:

La libera professione di Psicologo può vestire su diversi ambiti, incluso la terapia in ambito clinico. 
E non è questione di pareri, ma di fatti. 
La scuola di specializzazione offre la possibilità di diventare specialisti in un modello di intervento, e non nella clinica che è già ambito dello Psicologo per sua stessa natura. 
Lo psicoterapeuta non potrebbe occuparsi di clinica in ambito Psicologico se non fosse Psicologo (o Medico).

Secondo l’articolo 21 del Codice deontologico degli Psicologi: […] Sono specifici della professione di psicologo TUTTI gli strumenti e le tecniche conoscitive e di intervento relative a processi psichici (relazionali, emotivi, cognitivi, comportamentali) basati sull’applicazione di principi, conoscenze, modelli o costrutti psicologici

Noi non sappiamo quale formazione universitaria e extrauniversitaria pre e post lauream hanno tutti i nostri colleghi. 

Chi ha frequentato 
– tirocini realmente formativi, – laboratori esperienziali inclusi nel piano di studi, 
– corsi professionalizzanti interni all’università seppur extracurricolari, 
– corsi privati fuori dall’università in parallelo al corso di studi e oltre l’abilitazione
– supervisioni 
– gruppi didattici
– terapia personale 
– studio autonomo che si suppone un laureato sia in grado di gestire 
………… 
ha tutte le possibilità di poter far affidamento su queste cose per esprimere la propria professionalità in modo concreto

Ogni esperienza formativa è unica e irripetibile. 
Ogni collega sulla base delle competenze acquisite si indirizzerà verso specifico ambiti di intervento con quello che sa fare e per cui ha acquisito bagaglio esperienziale. 
Non facciamo l’errore di usare la nostra esperienza per estenderla, nel bene o nel male, a quella altrui.

Impariamo tutti a fornire fonti normative a sostegno delle nostre affermazioni. 

Invito a considerare anche la responsabilità personale qualora qualcuno avesse fatto un’esperienza universitaria e di tirocinio scadente o se per formarsi in termini esperienziali, oltre l’università, si è atteso l’esame di Stato. Legittima come scelta, ma che si abbia il buon senso di rispettare chi ha gestito la propria formazione in modo più adeguato già ai fini dell’abilitazione.

Detto questo, si presume che un professionista debba essere in grado di confrontarsi su certe tematiche attraverso contenuti e non attacchi, offese, svalutazioni e insinuazioni.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Promozione professionale

4 anni ago · · 0 comments

Promozione professionale

Oggi ti parlo di promozione professionale e non lo farò come farebbe un esperto del marketing, ma come una professionista che, mettendo in conto la possibilità di errore, si è messa in gioco in modo fedele al proprio modo di essere.

Ho avviato la mia attività professionale ignorando tutti i canali promozionali più in voga al momento: Facebook, Google ads, Instagram, portali per Psicologi, sito web/blog personale… o referral marketing, modalità, quest’ultima, che trovo peraltro poco etica per una professione sanitaria (non so neanche se è legale visto il divieto di pubblicità promozionale sanitaria) oltre al fatto che trovo assurdo dover pagare qualcuno per lavorare. 
Pensa, al momento, io non ho neanche il bigliettino da visita, perché non lo sento vicino al mio mondo e, di conseguenza, non sono riuscita a progettarne uno che mi rappresentasse davvero, anche se ci ho provato.
Invece, ho puntato direttamente all’incontro faccia a faccia, sul territorio, con iniziative che rispondevano a bisogni e interessi del mio ambiente di riferimento.
Come li ho individuati? Partendo da una mia caratteristica che, in tal caso, si è rivelata una risorsa: io osservo e ascolto molto e questo mi ha permesso di sintonizzarmi su un certo tipo di persone. Non solo non ho investito denaro, se non quello per le locandine, ma ho avuto subito delle entrate grazie a queste iniziative.
Come mai ha funzionato?!? Secondo me, perché ogni singola scelta era perfettamente sintonizzata su di me e, quindi, mi muovevo con padronanza, sicurezza e disinvoltura.
Di qui, ho iniziato ad avere, nel giro di pochissimo tempo dall’iscrizione all’albo, i primi pazienti e, da allora, il mio canale promozionale sono loro, attraverso il passaparola. Niente è più efficace di una persona soddisfatta: non trovi?
Da qualche mese, a professione già ben avviata, ho deciso di esplorare anche il mondo promozionale di facebook, instagram e sitoweb, ma solo per la formazione e la divulgazione giuridico-deontologica sulla professione, perché per fare corretta informazione avevo bisogno di arrivare a studenti e colleghi di tutto il territorio. 

Fatta questa premessa, veniamo al dunque.
Noto, fin troppo di frequente, che gli Psicologi libero professionisti -specie le nuove leve- scelgano i canali promozionali, non tanto in funzione di se stessi e di ciò che si sposa bene con la propria identità personale e professionale, ma guardando a quello che va al momento, pensando che, siccome lo fanno in tanti, allora funziona. Sbagliato!!! 
Questo non fa altro che generare una massa informe di professionisti che si pubblicizzano tutti allo stesso modo, con scarsa personalizzazione e, quindi, con scarsi risultati. Non pochi, inoltre,  investono somme di denaro, senza avere un ritorno economico. 
Ti dirò di più: quello che noto, la maggior parte delle volte, è il tentativo di metter su una vetrina che è attraente, sì, ma non aderente alla persona, che magari è attraente essa stessa, ma in un modo diverso, anche se non lo sa. 
Quindi, ciò che accade è che, invece di cucire qualcosa su di sé, come un abito sartoriale, si compra un abito già confezionato col quale ti dicono “con questo farai un figurone”, ma quell’abito non fa per te.

Una volta mi sono confrontata, in merito all’argomento, con un collega e mi fece l’esempio dei video-curriculum e della loro efficacia: mi parlò che un giovane alle prime armi ne fece uno, sceneggiato e montato da un professionista che lo trasformò in una figura autorevole, mentre la persona in questione era impacciatissima.
Ecco. Il collega lo prendeva come esempio vincente e, sicuramente, per certe professioni e precisi ambiti è così.
Io, invece, ti offro un altro punto di vista: questa modalità può funzionare con i vestiti, -per cui una bellissima maglietta la compri pure se è 100% acrilico-, ma farei attenzione, soprattutto in ambito clinico, a mandare un’immagine che non è fedele a se stessi, perché lavorando con la relazione in modo così privilegiato, prima o poi la vera identità -per quanto si punti alla neutralità del setting- esce fuori e trovo che il rischio di minare la propria credibilità sia alto: congruenza prima di tutto!!!

Quindi, quello che posso suggerirti oggi è:

♠ chiediti innanzitutto che tipo di Psicologo vuoi essere: parlo dei valori, dell’identità professionale, delle parti di te che scegli di mettere al servizio del tuo lavoro
fai un elenco di tue risorse e tuoi punti di forza che pensi possano tornarti utili
integra il saper fare con il saper essere e trova il tuo modo di farlo: libri, corsi, master, supervisioni, terapia personale…

♠ non perdere mai di vista la natura relazionale di cui si nutre la nostra professione e usa questo canale come prevalente nella promozione professionale

♠ individua il settore a cui rivolgere la tua professionalità basandoti sulle tue inclinazioni e preferenze, senza perdere in alcun modo di vista l’ambiente in cui andrai a inserirti (i tuttologi non esistono!!!)
♠ individua entro quel settore, i tuoi ambiti di intervento: più sono specifici, più ti sarà possibile affinare le tue competenze e , quindi, renderti riconoscibile. Ricorda di mantenere uno sguardo al tipo di utenza che tende a rivolgersi a te: non veniamo scelti per caso, quindi prestare attenzione a questo aspetto, aiuta a indirizzare la propria attenzione.

♠ fai un’analisi dei bisogni in figura, cioè quelli emergenti e consapevoli, nonché quelli meno consapevoli, ma comunque presenti.
♠ fai un’analisi dei bisogni sullo sfondo 
   ♣ quindi, osserva e ascolta: le persone lo dicono continuamente di cosa hanno bisogno, anche se non in modo diretto, ma tu puoi fare appello all’ascolto qualificato di cui
       uno Psicologo sia presume sia capace.
   ♣ se così non è, esercitati attraverso l’ascolto attento e vedrai che piano piano il tuo orecchio si abituerà a cogliere i dettagli importanti.

♠ fai anche un’analisi dell’offerta già presente sul tuo territorio e vedi cosa funziona, cosa no e cosa puoi proporre di diverso; metti in gioco la tua creatività

♠ cerca il canale promozionale (biglietti da visita, opuscoli, blog, social, attività in presenza…. video e chi più ne ha, più ne metta) che meglio si cuce su di te e nel quale riesci a esprimere tutto il tuo potenziale e la tua credibilità: questo può voler dire anche sperimentarsi e vedere come va, finché non trovi ciò che funziona per te. 

♠ fa sì che il brand e il o i canali promozionali che sceglierai siano come una cornice su un dipinto: affidagli il ruolo di agevolare l’attenzione sull’opera, creando una sorta di unicum che inviti alla contemplazione indisturbata; tieni conto che la cornice fornisce una struttura che garantisce protezione, preservazione, presentazione e valorizzazione dell’opera. 

♠ non smettere di cercare e cercarti: la tua professionalità è in continua evoluzione come lo sei tu,
♣ quindi puoi sempre imparare da ciò che vedi che non funziona e cercare alternative: gli errori sono parte dell’esperienza 

♠ acquisisci consapevolezza di te e del tuo essere nel mestiere che svolgi, tenendo conto che -restando sulla metafora- il proprio stile personale/professionale determina lo stile del brand, così come lo stile del dipinto determina lo stile della cornice.  

♠ valuta attentamente chi vuole essere pagato per insegnarti come aver pazienti/clienti/utenti (per me, sempre e solo PERSONE!), perché, nel nostro lavoro, spesso sono i primi a non essere riusciti ad averne nel settore clinico e sono finiti con il buttarsi su altro.

♠ dai forma al TUO progetto professionale, senza emulare qualcuno

Quindi, cosa aspetti!?!   
Ψ    Va! Esplora quella fetta di mondo a cui rivolgerti e trova il tuo personalissimo modo di promuovere te stesso.
Ψ   Studia, accresci le tue competenze, nutri la tua formazione per garantire servizi di qualità e ricorda che 
Ψ   AUTENTICITA’ e CONGRUENZA, in questo lavoro, insieme alle COMPETENZE sono la chiave del successo, più di qualunque strategia di marketing sui servizi che
       offri; ci scommetti? 

Se ti va, fammi sapere come va! 
Io ti auguro di raccogliere le soddisfazioni che ho raccolto e sto raccogliendo io stessa.

LEGGI ANCHE

Prospettive occupazionali https://scuoladipsicologia.com/2020/08/05/studiare-psicologia-oggi-prospettive-occupazionali/
AAA. cercasi lavoro https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/a-a-a-cercasi-lavoro-a-tu-per-tu/
L’uso della parola “corso” nella promozione https://scuoladipsicologia.com/2022/03/16/sulluso-della-parola-corso-nella-promozione-professionale/
errori e orrori della promozione professionale https://scuoladipsicologia.com/2020/12/16/errori-ed-orrori-della-promozione-professionale/

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Neuroscienze cognitive, credenze e Psicologi

PREMESSA

Per semplificazione, possiamo ritenere che il nostro cervello si avvale di due modalità di funzionamento diverse e complementari, nonché in relazione tra loro: 

VENIAMO AL DUNQUE

I processi cognitivi controllati sono l’inizio dell’apprendimento, tuttavia la ripetizione degli stessi scrive nel nostro cervello una traccia, che si traduce in processi automatici di cognizione.
Il cervello cognitivo si nutre di: 

♣ conoscenze: ci permette di aggiungere ed elaborare informazioni fino a cristallizzarle, a generalizzarne alcune, a cancellarne altre o a usarle in modo distorto pur di vederle coerenti con la propria rappresentazione del mondo.
E’ dogmatico, ancestralmente legato a vecchie regole e a vecchie soluzioni per nuovi problemi;

♣ convinzioni: credenze radicate che assumono valore di verità assolute: “è così” – “lo so” – “la vita funziona così” – “le regole sono queste”;

♣ valori: spinte che ci orientano nelle scelte e che rispondono alle domande: “perché mai dovrei cambiare le mie idee?” – “perché è importante per me fare ciò?” .
Se non ho un valore che spinge, non ho il supporto emozionale necessario capace di mettere in moto il motore del cambiamento: valore zero → cambiamento nullo;

♣ focus attentivo: selezione – di stimoli ambientali e di informazioni – che risponde alla funzione del nostro cervello di preservare energie:”ne vale la pena?Sì/No” e, quindi, ci mette in condizione di operare una scelta. Si genera, così, il “difetto di disponibilità delle informazioni” e, per riassumere, sull’atto pratico ne consegue che:
    ♠ la persona parte dal presupposto che non può trattenere troppe informazioni
    ♠ tra queste parziali informazioni, il focus di attenzione opererà un’ulteriore selezione 
    ♠ la persona ha letto solo un certo tipo di informazioni: 
       – che lo Psicologo non possa far uso di certe tecniche o strumenti e se lo fa commette abuso di professione
       – che lo Psicologo possa fare solo percorsi brevi e poi deve inviare necessariamente
       – che lo Psicologo corrisponda sempre a solo a un neo abilitato uscito da un’università priva di contenuti e che abbia sulle spalle solo 5 anni di formazione
       – che la remissione dei sintomi non sia ad appannaggio dello Psicologo
       – che fare prevenzione, sostegno, abilitazione-riabilitazione non equivalgano a fare terapia
       – che per lo Psicologo esistano solo la psicodiagnosi e il sostegno, rimuovendo gli altri atti tipici
       – confusione tra “albo” “registro” e “annotazione”: per la psicoterapia esiste un’annotazione e non l’albo.
       – ritenere che l’unica formazione valida di formazione sia la specializzazione, dimenticando che molti corsi per Psicologi sono tenuti all’interno delle Scuole stesse.
       – che uno Psicologo non faccia e non possa fare supervisione 
       – che l’unico modo per lavorare per uno Psicologo sia specializzarsi
    ♠ con queste informazioni devo prendere una decisione: “o mi iscrivo alla Scuola di specializzazione o non posso fare nulla” – “non posso inviare questa persona a quel collega, perché è solo Psicologo”, tenendo conto che le informazioni maggiormente ripetute hanno lasciato traccia nel nostro cervello e su di esse si è automatizzato. 
   
Quindi, la dimensione cognitiva può darci tanto, quanto toglierci molto: basti pensare a quelle persone che applicano e sostengono conoscenze apprese e non si capacitano, solidi di queste, dell’esistenza di:
    ♥ alternative: “esistono altre forme di formazione oltre la specializzazione”
    ♥ nuovi punti di vista: “un collega anche se non specializzato, può essere -considerato un preciso ambito- ugualmente o più competente di un collega specializzato” 
    ♥ e non considerano che le seguenti possibilità: “lo Psicologo non fa terapia” – “lo Psicologo non può fare supervisione” – “Lo Psicologo fa solo percorsi brevi” siano sbagliate e, in virtù di tale disposizione, non si capacitano del contrario, reagendo con un: “ma non è possibile!” – “ma cosa stai dicendo, so io qual è la verità” – “io so che è così!” ….. e in realtà non sanno davvero com’è e si esprimono semplicemente attraverso conoscenze radicate, cioè secondo esperienze che il cervello cognitivo ha incamerato e che continua a riproporre in automatico, come se fossero ancora attualizzabili.

Tutto ciò determina un atteggiamento mentale chiuso e, se lo vediamo in relazione allo scorrere del tempo, osserveremo che:
    ♦  il “difetto di disponibilità delle informazioni” mi convincerà sempre di più
    ♦ il focus mi farà leggere e soffermare sempre di più su ciò che conferma la disponibilità di informazione iniziale
    ♦ la disposizione della persona sarà orientata a raccogliere sempre di più frasi che si agganciano a quei contenuti 
    ♦ ciò influenzerà anche gli elementi esogeni 
       – obiettivi, figli dei limiti che si è costruito “mi iscriverò a una Scuola di psicoterapia, altrimenti non avrò chance”
       – azioni e comportamenti, figli di un atteggiamento mentale radicato, chiuso, cristallizzato, al di là del quale non si riesce ad andare “mi iscrivo e frequento la Scuola di psicoterapia perché solo con essa posso lavorare”

 

COME CAMBIARE UN ATTEGGIAMENTO MENTALE

 NO CREDENZE: intervenire sulle credenze, attiva resistenze; 
 SI CONOSCENZE: cioè ampliare il bagaglio di conoscenze, metterle in discussione, leggere, confrontarsi con chi ha informazioni distoniche rispetto ai contenuti che prediamo per certi;
 SI CURIOSITA’: stimola le aree del cervello che facilitano l’apprendimento e lo rendono più performante grazie all’attivazione delle aree del piacere che permettono di percepire soddisfazione. 

RISVEGLIARE IL CERVELLO COGNITIVO CONTROLLATO, ATTRAVERSO NUOVE CONOSCENZE E ATTRAVERSO QUELLE VECCHIE, SI, MA RIVALUTATE ALLA LUCE DELLE NUOVE.
 
> esci dalla zona confort delle tue convinzioni 
> poniti domande “Cosa so di fatto già di questo argomento?” – “In cosa cambia la mia esperienza da quella del mio collega?” – “quale normativa sostiene la mia credenza?”
> chiediti quali domande e affermazioni puoi evitare, perché rinforzano la credenza iniziale  “mi hanno detto”  
> evita le generalizzazioni: “tutti” – “nessuno”  -“sempre” – “mai”
> smonta i tasselli “cosa dice davvero questo articolo?” “cosa intende con questa parola?” 
> esercita l’ascolto attivo con quell’interlocutore che sta dicendo qualcosa di nuovo per te
> assimila nuove informazioni, perché già da sole mettono in discussione le credenze
> sposta il focus attentivo da x a y, cioè:
da “è solo Psicologo”   a   “è Psicologo”
da “Lo Psicologo ha una formazione di 5 anni+1 di tirocinio e non ha sufficienti competenze per perseguire finalità terapeutiche”   a   “Lo Psicologo è un professionista capace di agire in scienza e coscienza del suo operato e non ho motivo di dubitarne, fino a prova contraria” 
da “Lo Psicologo si è fermato all’abilitazione e non ha strumenti”   a   ” Lo Psicologo può avere alle spalle una formazione considerevole ed esperienze tali da renderlo un valido professionista”
per iniziare a vedere ciò che non immaginavi esistesse, ma già presente
> assumiti la responsabilità di ciò che affermi e porta contenuti a sostegno
> prendi atto che ci sono cose che non sai
> guarda al tempo come un alleato: il cervello per cambiare, per ri-mappare il suo sistema neurale ha bisogno di tempo, molto tempo 
   . trascorrere del tempo: il tutto e subito rischia di sballare ogni tentativo di cambio marcia ed è a più rischio fallimento, nonché rinforzo delle distorsioni 
   . tempo qualitativamente impiegato 
> meta-cognizione: conosci, come apprendi, sii auto-riflessivo, osserva e rifletti 

e adesso goditi il video

 

 

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Libri per Psicologi – #a tu per tu . Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Libri per Psicologi – #a tu per tu . Francesca Di Donato

Quello che leggo e i libri che scelgo sono e saranno parte del mio bagaglio culturale e professionale.

Prima di partire, ti faresti mai preparare il tuo bagaglio da viaggio da qualcun altro, magari anche sconosciuto? Io no.
Ecco, l’esperienza della libera professione è come un viaggio per terre inesplorate, di cui non conoscerai la meta, fintanto non ti metterai in cammino, un passo dopo l’altro: puoi scegliere un itinerario, ma solo vivendo l’esperienza, capirai davvero quali strade percorrerai e in quali luoghi ti fermerai.

Uno degli aspetti più sottovalutati -o ignorati perfino- è quanto sia importante costruire la propria identità professionale a partire da ogni pagina letta e da ogni libro scelto -intendo scelto da te- che farà da contenuto e sostegno al tuo viaggio.

E’ vero che si può chiedere consiglio ad altri su cosa portarsi in viaggio, ma qui è della tua professione che stiamo parlando, una professione nel quale farai tu stesso da guida per qualcun altro: impara a metterti in gioco, ad assumerti qualche piccolo rischio, ad ascoltarti, a fidarti di te…
quello che va bene per me, può non andar bene per te.
…prenditi del tempo, va in libreria, seleziona dei libri, annusa le pagine, sfogliali, leggine alcuni contenuti e quando ne trovi uno che senti adatto a te e che soddisfa i tuoi bisogni, acquistalo.

E’ così che un libro smette di essere solo un libro con dei contenuti da imparare, diventando invece, un vero compagno di viaggio.

Prova e fammi sapere!

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

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