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5 anni ago · · 0 comments

Studiare Psicologia oggi: prospettive occupazionali.

In Italia abbiamo circa 110.000 Psicologi.

Negli Stati Uniti sono 160.000. 
La differenza è davvero minima se la vediamo in relazione al territorio. 
Il fabbisogno anno dopo anno è zero: questo significa che per anni, non dovrebbero esserci più iscrizioni a Psicologia per rispondere al numero programmato.
Cosa che non accadrà mai.Precisazione. Numero chiuso e numero programmato non sono la stessa cosa: quello programmato è gestito su scala nazionale, calcolato principalmente sulla base delle richieste del mercato; il numero chiuso esprime solo un numero limite espresso dalla singola università per quel preciso corso di laurea, senza guardare al fabbisogno nazionale, ma solo alle proprie risorse interne di copertura. 

Quindi sì siamo troppi rispetto alla capacità del nostro territorio di sfamare sì tante bocche con questo lavoro.

Tanto che a oggi, su 110.000 psicologi, solo 65.000 esercitano la professione: 45.000 sono iscritti all’Albo, senza esercitare. Quindi, su 10 psicologi:
– 4 non esercitano proprio
– 3 guadagnano meno di 600 euro/mese.Tutti i colleghi iscritti all’ordine che fanno altri lavori o non lavorano affatto pesano su tutti quelli che lavorano come Psicologi a livello di contribuzione.Ogni studente universitario costa ai contribuenti circa 8.300 euro/annui: mentre 200 ai 2.000 ce li mette la famiglia con le tasse calcolate in base all’ISEE, circa dai 6.000 ai 7.000 ce li mettono tutti gli altri contribuenti: questo vuol dire che ogni laureato in psicologia che non lavora fa perdere all’intero Paese 45.000 euro sull’intero percorso universitario calcolato sui 5 anni.Vero anche che la maggior parte non lavora o lavora poco per scarse capacità imprenditoriali e/o scarsa conoscenza del mondo del lavoro: arrivare all’abilitazione senza aver fatto nessuna esperienza lavorativa di alcun tipo, appoggiandosi esclusivamente alle risorse familiari, è a mio avviso una degli aspetti che incide sulle capacità di muoversi nel mondo del lavoro, specie per quei lavori che richiedono capacità libero-professionali elevate.

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L’Italia ha una percentuale di laureati tra le più basse dell’Ue: il 20,6% tra i 25 e i 54 anni, ma questo è uno di quei discorsi che spesso ho sentito tirar fuori e che ci hanno messo in ginocchio nel tempo.

Il risultato è che per rincorrere l’Europa o chi per essa sono stati abbassati negli anni gli standard universitari, quindi la qualità formativa è stata intaccata da ipersemplificazioni e promozioni come se non ci fosse un domani già dalle medie.

A cosa ci serve avere tanti laureati, aver creato l’illusione che tutti siano adatti al contesti accademico… se poi si laureano tutti a suon di esami a crocette e manuali che servono a poco sul piano culturale e professionale?
L’università di oggi, fatte rarissime eccezioni, è diventata una barzelletta.A cosa ci occorre avere più laureati se le persone si indirizzano in modo acritico verso discipline per le quali il mercato del lavoro non ha richiesta? 

Non era meglio avere meno laureati, ma di qualità e tutti opportunamente impiegati e orientati verso adeguati settori di impiego?

Oggi ci sono persone con 2/3 lauree, ma per molte di loro non è molto diverso dal fare una raccolta punti al supermercato, perché il valore della laurea di per sé si è perso e solo il singolo individuo -con le sue personali qualità- può ridargli la giusta valorizzazione, purtroppo.

Forse, puntare meno sui numeri -o quanto meno farlo rispetto alle realistiche richieste di mercato- e investire di più su un sistema formativo realmente meritocratico risolverebbe tante questioni.

Ma la domanda è: ti conviene iscriverti a Psicologia, oggi?
Stando ai numeri, NO.
Ma se la tua spinta motivazionale è forte, se la scelta poggia su un valore per te centrale…. nessuno può dirti di evitarlo, anche perché nessuno conosce il tuo potenziale.
Quindi, se la ritieni la miglior scelta possibile per te, allora falla!  Ma mantieni sempre un occhio sul piano di realtà e ricordati che dovrai dare più del massimo da subito, senza aspettare l’abilitazione per imparare a fare lo Psicologo.

Io ho fatto così e a un mese dall’abilitazione già avevo il primo paziente. Da lì un’ascesa progressiva e crescente.
Se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu.

https://www.enpap.it/DOC/Ebook_ENPAP_Demografia_luglio2019.pdf

AAA. cercasi lavoro https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/a-a-a-cercasi-lavoro-a-tu-per-tu/
L’uso della parola “corso” nella promozione professionale: https://scuoladipsicologia.com/2022/03/16/sulluso-della-parola-corso-nella-promozione-professionale/
Promozione professionale https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/promozione-professionale/
errori e orrori della promozione professionale https://scuoladipsicologia.com/2020/12/16/errori-ed-orrori-della-promozione-professionale/

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Francesca Di Donato – Psicologa
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La bellezza. Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

La bellezza. Francesca Di Donato

 

La bellezza non si misura sul numero di persone che ti guardano, ma sul numero di persone che ricambiano un sorriso.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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5 anni ago · · 0 comments

Psicologo – concorso pubblico

https://www.arpa.sicilia.it/bando-di-concorso-pubblico-per-titoli-ed-esami-per-lassunzione-a-tempo-pieno-e-indeterminato-di-n-57-unita-di-personale-rif-ddg-406-2020/?fbclid=IwAR2jJpwRb2JM0w4POBqQCY8HNZzZJsAGL9L-10yGRyiWJy_yIphbULJDxpI

 

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Non serve “toccare il fondo” per andare dallo Psicologo. Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

Non serve “toccare il fondo” per andare dallo Psicologo. Francesca Di Donato

Altro pregiudizio da sfatare tra la moltitudine di quelli rivolti allo Psicologo: che chi sceglie di farsi un percorso personale sia necessariamente colui che ha toccato il fondo.

Ebbene…. non è così.

C’è chi investe su se stesso pur stando bene e volendo per sé qualcosa di più, oltre a voler gestire le comuni difficoltà.

Mai avrei pensato, però, che questo pregiudizio fosse da sfatare dentro la categoria di colleghi.

Certo è che se ci si promuove incanalando la propria attività nella cornice della patogenesi, allora molto probabilmente capiteranno solo pazienti che hanno toccato il fondo.

Ma se si sceglie per sé e per il proprio lavoro una cornice, una comunicazione, un approccio orientato alla Salutogenesi facendola propria, si abbraccia quella parte del mondo che sta bene e vuole stare meglio, oltre a voler imparare a gestire le comuni difficoltà.

E vanno bene entrambi le prospettive, per carità.

Ma che non si dica che chi sta bene dallo Psicologo non ci va e che la prevenzione esiste solo a progetto, perché non è così…
Le prestazioni di uno Psicologo costano e, quindi, qualcuno sceglierà di affrontare questa spesa solo quando non ha altra scelta, specie se non ha scelta sul piano economico.

Ma, ripeto, non è per tutti così.

E molto di ciò dipende dalla nostra comunicazione in merito al nostro lavoro: sarebbe bene realizzare questo aspetto.

E parto dalla mia esperienza personale di Psicologa per dire che anche chi sta bene dallo Psicologo ci va eccome.

Il punto è che non è un caso chi ci sceglie… : se la tua convinzione è che dallo psicologo ci va solo chi sta molto male, allora stai sicuro che saranno le uniche persone che avvicinerai.

E va bene così.

Tieni solo conto che esiste un’altra realtà, altrettanto valida e non è solo quella di chi se la può permettere economicamente, perché questo è un altro pregiudizio.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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