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17.Risvegli e regressioni. Sara Anderlini

1 anno ago · · 0 comments

17.Risvegli e regressioni. Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Risvegli e regressioni di Sara Anderlini

Alla nascita e per i primi anni, al contrario delle nostre aspettative, i bambini hanno bisogno di tante ore di sonno, che si riducono di mese in mese, nell’arco della giornata ma si svegliano spesso, tenendo conto delle differenze individuali. La grande differenza rispetto al nostro modo di dormire, sta nella capacità di agganciare i cicli del sonno e gestire i risvegli, in altre parole nel riaddormentarsi. I bambini hanno bisogno di essere accompagnati e riaccompagnati al sonno. Accogliendo questo bisogno, fisiologicamente il sonno si struttura sempre di più fino ad arrivare ad uno schema più evoluto, intorno ai 3-4 anni.

I risvegli che i bambini hanno sono dunque fisiologici ed hanno una funzione evoluzionistica. il cervello del bambino infatti funziona in questo modo affinchè il risveglio consente al bambino di nutrirsi e di ricevere cure e presenza dal genitore e quindi assicurarsi la protezione. Se pur normali, è importante riconoscere che riveste un ruolo importante il cortisolo che il corpo inizia a produrre di fronte ad un eccesso di stanchezza. E’ quindi necessario rispettare le finestre di veglia e l’igiene del sonno per far in modo che il bambino abbia i risvegli fisiologici ma che riesca a riposare.

E’ possibile che il bambino richieda il contatto o la suzione per potersi riaddormentare. Il contatto è un bisogno esattamente come la fame e il sonno.

E’ assolutamente fisiologico che i bambini vogliano dormire al seno, oppure che vogliano dormire in braccio, quando possibile vanno assecondati. Questo risulterà particolarmente funzionale nei periodi di regressione (Sleep Regression) che a noi danno l’impressione essere un “tornare indietro”  rispetto a qualcosa di consolidato ma che sono in realtà il frutto di una progressione nello sviluppo del bambino (conquista motoria, linguistica, sociale ecc). I maggiori segnali delle regressioni che si presentano in momenti particolari dello sviluppo del bambino, o di fronte a cambiamenti nelle abitudini, sono un sonno notturno più agitato, risvegli più frequenti, maggiore irritabilità e richiesta di contatto, maggiore resistenza all’addormentamento, pisolini più corti. Per quanto sono periodi sfidanti, tendenzialmente le regressioni si risolvono nell’arco di qualche settimana, il tempo che il cervello interiorizzi ciò che l’ha determinata.

Ricordiamoci sempre che il sonno è uno degli aspetti più impegnativi dell’accudimento di un bambino ma che sono dei periodi circoscritti nel tempo. Qualsiasi fase, anche la più faticosa, rimane una fase evolutiva, che passa e lascia il posto a qualcosa di nuovo.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

16.Fisiologia e igiene del sonno. Sara Anderlini

1 anno ago · · 0 comments

16.Fisiologia e igiene del sonno. Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Fisiologia e igiene del sonno di Sara Anderlini

Nella nostra cultura è molto diffusa l’idea che i bambini debbano dormire tutta la notte e da soli. Questa è una convinzione che può destabilizzare molto il genitore che si confronterà con il sonno del proprio bambino, molto diverso da quello di un adulto.

Il bambino, fin dalla nascita, è programmato biologicamente per dormire, il punto è osservare la questione sonno capendo a che cosa è funzionale un certo modo di dormire, molto lontano dagli schemi adulti. Ciò che principalmente cambia riguarda la capacità di riaddormentarsi tra un ciclo di sonno e l’altro, che è una competenza che si acquisisce naturalmente con la crescita. Cos’è un ciclo di sonno? All’interno di un ciclo di sonno si alternano diverse fasi in cui il sonno cambia caratteristiche e che ci permettono di riposare e rigenerarci. Tra un ciclo e l’altro anche noi adulti abbiamo dei piccoli risvegli ma abbiamo ormai imparato a riaddormentarci di volta in volta ed a volte nemmeno ce ne rendiamo conto.

Il sonno rappresenta un bisogno fondamentale per lo sviluppo psicofisico del bambino.

Ha molte funzioni tra cui: favorire lo sviluppo cerebrale, sostenendo tutte le tappe dello sviluppo, consolidare la memoria e l’apprendimento, favorire la secrezione dell’ormone della crescita, rafforzare il sistema immunitario, consentire all’organismo di rallentare e al cervello di “ripulirsi” dalle tossine accumulate durante la veglia.

Per i primissimi periodi il sonno del bambino è polifasico ovvero si alternano diverse volte nell’arco della giornata fasi di sonno e fasi di veglia. Piano piano aumenteranno le finestre di veglia, ovvero il tempo che il bambino riesce a stare sveglio tra un pisolino e l’altro e il cervello si strutturerà in modo da concentrare le ore di sonno di notte, regolandosi biologicamente con l’alternanza della luce e del buio.

Se è vero che il sonno del bambino è diverso da quello dell’adulto, ciò che possiamo però fare per poter favorire una buona qualità è curare l’igiene del sonno attraverso alcune regole che ogni famiglia può mettere in atto in modo flessibile: è importante prestare attenzione al luogo in cui il bambino dorme, assicurandosi che la temperatura sia adeguata (tra 18° e 20°), che la stanza sia al buio (dopo i primi due mesi di vita) o almeno in penombra per i pisolini, dai 6 mesi circa instaurare una routine in tutta la giornata che preveda degli orari e delle abitudini ricorrenti (con flessibilità) e costruire un rituale che permetta ai bambini di sentirsi contenuti ed accompagnati alla nanna.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

15.Parlami nel modo in cui io ascolto. Paola Pellegrino

1 anno ago · · 0 comments

15.Parlami nel modo in cui io ascolto. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Parlami nel modo in cui io ascolto di Paola Pellegrino

Nella relazione genitore-figlio, la costruzione di un dialogo basato sul rispetto e la sintonizzazione reciproca parte dal genitore Adulto che ha il compito di permettere al bambino prima e al ragazzo poi, di poter sperimentare una relazione e comunicazione positiva e costruttiva.

Quando i bambini sono molto piccoli può capitare di pensare che parlare con loro sia prematuro perché per la loro tenera età “non possono capire”. Via via che crescono poi, si dà per scontato invece che siano abbastanza grandi e in grado di comprendere anche senza troppe parole.

In realtà la comunicazione e il dialogo con loro è fondamentale dal primo momento e non smette di esserlo neppure in adolescenza o in età adulta. “Semplicemente “va calibrata e adattata alla loro età, alle loro caratteristiche e alle situazioni.

Nella comunicazione, oltre alle parole che veicolano un messaggio e un significato, gioca un ruolo importante anche la componente Non verbale che si esprime attraverso la mimica facciale, i gesti e i movimenti, il contatto fisico, la postura, la disposizione nello spazio e che contribuisce a caratterizzare anche emotivamente il messaggio e la comunicazione tra le parti.

Vediamo ora qualche indicazione più pratica per stabilire una comunicazione funzionale nell’infanzia:

  • attenzione sempre alla coerenza tra i due piani di comunicazione: se ti invito a non urlare, lo faccio tenendo per prima una voce bassa. Infatti una comunicazione in cui Verbale e Non verbale sono tra loro in contraddizione non è una comunicazione efficace e può generare molteplici interferenze e condizionamenti;
  • necessità di porsi sempre al loro livello: non solo per le parole da utilizzare ma anche a livello fisico, prossemico: poniamoci alla loro altezza, stabiliamo un contatto oculare, forniamo presenza;
  • i bambini hanno bisogno di ripetitività e Costanza: è normale e può essere utile dover ripetere più volte un contenuto o un’informazione non solo per permettere al bambino di interiorizzarla ma anche per rispondere al suo bisogno di sapere che il mondo intorno a lui può rimanere stabile e prevedibile.

Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

14.Tra nutrimento e contatto. Noemi Virgilio

1 anno ago · · 0 comments

14.Tra nutrimento e contatto. Noemi Virgilio

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


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Tra nutrimento e contatto di Noemi Virgilio

Quando il bambino viene alla luce subisce un grande trauma, per quanto fisiologico, perché improvvisamente viene investito da stimoli molto diversi da quelli a cui era abituato, non è più avvolto e contenuto dal liquido amniotico, il mondo ha luci e suoni molto più forti rispetto a quelli a cui era abituato, per questo motivo il contatto pelle a pelle svolge un ruolo fondamentale perché permette al bambino di ripristinare seppur in parte la sensazione di contenimento che aveva all’interno della pancia. Il contatto quindi per il neonato è un bisogno fisiologico che ha le stesse caratteristiche del bisogno di nutrimento. L’allattamento al seno rappresenta l’unione perfetta tra il bisogno di contatto e il bisogno di nutrimento, ma può essere un valido aiuto anche per rispondere al solo bisogno di contatto per il bambino (suzione non-nutritiva). È senza dubbio vero che l’allattamento materno risponde a i due bisogni principali del bambino e che a livello alimentare è il migliore disponibile per il bambino.

Come si può allora sopperire al bisogno del contatto del bambino qualora si decida di allattare artificialmente o qualora di debba optare per l’allattamento artificiale? Anche in questo caso sapere che il latte artificiale ci permette di rispondere al solo bisogno nutritivo è importante per renderci consapevoli che il bisogno di contatto in questo caso non viene meno e siamo noi a dover trovare strategie che permettano a quel bambino di sentirsi ugualmente contenuto e protetto. È possibile quindi dare il biberon stando attenti al contenimento che diamo con le braccia, stando attenti al contatto oculare, i sensi del bambino gli permettono di vedere delle ombre proprio alla distanza tra il seno/braccia e il viso della mamma. Il contatto oculare è fondamentale a prescindere dal modo in cui decidiamo di allattare, dunque proviamo a farlo senza strumenti digitali che ci possano distrarre, favoriremo un pieno contatto con il bambino e una sintonizzazione vera con i suoi bisogni.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

13.Tanti modi di essere genitore. Paola Pellegrino

1 anno ago · · 0 comments

13.Tanti modi di essere genitore. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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 Tanti modi di essere genitore di Paola Pellegrino

Uno degli aspetti più complessi della genitorialità riguarda la necessità di sviluppare e saper ridefinire la duplice capacità di fornire ai figli affetto e contenimento da un lato e una guida stabile, adulta e concreta dall’altro, nella conoscenza della realtà esterna e delle regole anche sociali con cui è necessario che imparino a relazionarsi.

Si tratta di un equilibrio sottile che implica la necessità di dare loro spazio e fiducia, possibilità di esprimersi ed esperire la vita liberamente, dando però loro anche la possibilità di confrontarsi con la dimensione del “limite” per accedere poi allo sviluppo delle competenze personali nonchè di autoregolazione emotiva fondamentale in tutta l’esistenza.

Questa abilità non è data una volta per tutte ma ha bisogno di essere modulata nel tempo in maniera flessibile e adeguata alle esigenze sempre diverse dei figli, sulla base dei loro bisogni e anche della loro specifica età o fase di vita.

Ogni coppia genitoriale darà origine al suo specifico stile genitoriale, condizionato dalle precedenti esperienze da figlio per ognuno, dalla sua specifica situazione di vita e crescita personale, dalle diverse situazioni che possono caratterizzare ogni momento della relazione.

In generale però diverse ricerche nel tempo si sono dedicate allo studio e alla definizione degli stili educativi genitoriali che possono delinearsi come modalità tipiche e prevalenti di risposta alle richieste di accudimento e crescita dei bambini.

Possiamo distinguere tra 4 stili genitoriali tenendo presente però che generalmente non viene utilizzato costantemente e in maniera rigida uno stile unico, bensì si ricorre ad una combinazione di modalità e sfumature diverse tra i diversi stili sebbene poi uno stile possa essere identificato come quello prevalente.

Essi possono essere:

  • GENITORIALITÀ AUTORITARIA (“fai come dico io o sono guai”): è uno stile caratterizzato da restrizioni e spesso ricorrendo anche alle punizioni, considera l’obbedienza dei figlio uno dei valori più importanti da conservare. I limiti sono fermi e orientati spesso al controllo, la loro definizione non prevede scambio tra le parti: il bambino si ritrova così a rispettare i limiti imposti perché mosso dalla paura di essere punito ma non ne interiorizza l’utilità.
  • GENITORIALITÀ AUTOREVOLE (“Sai che sarebbe stato meglio non farlo, vediamo come fare per trovare una soluzione insieme”) : è caratterizzato da un atteggiamento flessibile e orientato a promuovere la libera espressione e l’autonomia del bambino fornendo supporto e risposte adeguate ai suoi bisogni e al contempo limiti chiari senza esercitare controllo coercitivo sul suo comportamento. Vi è grande attenzione agli stati emotivi del bambino e alla relazione che generalmente è caratterizzata da ricchi scambi verbali, nutrimento affettivo e ascolto reciproco.
  • GENITORIALITÀ INDULGENTE o PERMISSIVA: è caratterizzato solitamente da un atteggiamento non punitivo, che sfocia spesso però nell’accettazione di ogni richiesta a discapito dell’importanza di permettere al bambino di poter vivere l’esperienza del limite e un modello di guida sicuro a cui poter far riferimento nonché della conseguente capacità di autoregolazione e contenimento.
  • GENITORIALITÀ NEGLIGENTE (o TRASCURANTE): in questo stile il genitore non assicura presenza e attenzione nella relazione col bambino e spesso si occupa solo della soddisfazione dei suoi bisogni primari. Può esserci scarsa reattività e indifferenza nei confronti dei bisogno del figlio, non riuscendo quindi a garantire sicurezza e accettazione.

 

Conoscere e poter essere consapevoli dello stile con cui abitualmente viviamo ed esercitiamo il nostro ruolo genitoriale può essere utile per poter eventualmente scegliere di uscire da alcuni modelli che possono non essere funzionali alla costruzione di una buona relazione e nella definizione dei propri obiettivi e valori, potendo rifletterci con consapevolezza.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

12.Verso la triade. Paola Pellegrino

1 anno ago · · 0 comments

12.Verso la triade. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Verso la triade di Paola Pellegrino

La relazione tra mamma e bambino è una relazione che parte dal primo momento in cui la donna prende consapevolezza della gravidanza: un legame intimo che parte da dentro e che si caratterizza giorno dopo giorno in maniera unica per ognuno.

Il corpo della donna così come le sue percezioni, rappresentazioni e idee si modificano gradualmente per divenire giorno dopo giorno sempre più pronte ad accogliere la nuova vita con tutte le modificazioni che questo comporta.

È un cambiamento anche fisiologico di cui la donna fa esperienza diretta, è inevitabile.

Ma come è per i futuri papà?

Si, perché l’attesa riguarda anche loro, le loro emozioni e Stati d’animo, le loro idee.

La strada che porta a questo però è meno nitida e delineata rispetto a quella che gg per gg si delinea per la donna perché è meno diretta e necessita di essere via via costruita e sentita.

Per questo è importante che i papà siano coinvolti dal primo momento in quanto tali, per favorire la nascita e la crescita di un legame graduale e via via naturale anche per loro.

Anche attraverso l’esperienza di sentire il piccolo scalciare nel grembo materno, o partecipare alle ecografie così come essere coinvolti e partecipi dell’esperienza intima ed emotiva della donna e sintonizzarsi con la propria, permette ai papà si iniziare a familiarizzare concretamente con la presenza ancora non visibile del bambino e iniziare così ad affinare le sue rappresentazioni rispetto a questo: del bambino, del suo nuovo ruolo, del cambiamento di una parte della sua identità.

Così può nascere una nuova danza che si aggiunge alle precedenti e in cui muove i primi passi una triade in armonia e in sintonia

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Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

 

11.Ascolto e percezione corporea in gravidanza. Sara Anderlini

1 anno ago · · 0 comments

11.Ascolto e percezione corporea in gravidanza. Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


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Ascolto e percezione corporea in gravidanza di Sara Anderlini

La gravidanza è un periodo particolare per la donna che si trova ad entrare in relazione con un corpo in evoluzione. Un corpo che sta cambiando, che ospita una piccola creatura che si sviluppa, un corpo che si prepara al parto.

Ascoltare il corpo in gravidanza significa imparare a stare con le sensazioni nuove che il corpo genera, aumentando sempre di più la percezione e la consapevolezza. Questo è possibile grazie alle tecniche di rilassamento e visualizzazione che sono sempre molto utili, ma che rivestono una funzionalità rilevante durante la gravidanza per diversi motivi.

Il rilassamento permette di abbassare i livelli di stress per fare posto a una sensazione di benessere fisico e mentale. Attraverso di esso si può agevolare la formazione del legame emotivo tra la mamma e il feto (nel rilassamento singolo) o tra la mamma, il feto e il papà (nel rilassamento di coppia). La mamma entra in uno stato altamente percettivo che coinvolge anche il bimbo grazie al rallentamento delle funzioni corporee, facilitando così lo scambio di emozioni e sentimenti. Nella frenesia della vita che spesso conduciamo, può capitare infatti che si perda di vista il proprio corpo e che si faccia più difficoltà a percepirne i segnali. In gravidanza è importante ritagliarsi dei momenti in tranquillità in cui mettersi in ascolto di sé e del proprio bambino.

Il rilassamento profondo permette di conoscere il proprio corpo e come esso comunica, ascoltando ogni singola parte per essere più capaci di mettersi in ascolto di tutti i segnali durante il travaglio e il parto permettendo inoltre di gestire il dolore, migliorando così l’esperienza.

Ascoltare il proprio corpo e sentire come cambia e che cosa cambia, significa percepirsi al centro di un processo di evoluzione e cambiamento interiore profondo che può essere coltivato con cura verso sé stessi, verso l’altro e verso la nuova vita che sta per nascere.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
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Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

10.Mi sfida, lo fa apposta: siamo sicuri? di Sara Anderlini

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10.Mi sfida, lo fa apposta: siamo sicuri? di Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
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Mi sfida, lo fa apposta: siamo sicuri? di Sara Anderlini

Molte volte tendiamo a leggere il comportamento del bambino come se ci stesse sfidando quindi come se mettesse in atto un comportamento con il fine di provocarci, scaturire in noi una reazione. In realtà è importante fare chiarezza rispetto a qual è il reale motivo dei comportamenti che nel genitore si traducono come sfida, per sentire anche cosa cambia in noi. Se la sensazione è che il mio bambino mi sta sfidando emergeranno tutta una serie di emozioni e pensieri che hanno come minimo comune denominatore la minaccia e la perdita dell’autorità, per cui tenderò a comportarmi in modo autoritario per tentare di ristabilire quell’autorità.

Il bambino in realtà non ha le competenze per “sfidare”, il cervello del bambino in termini di competenze cognitive ed emotive non è ancora sufficientemente sviluppato per poter sfidare o “fare apposta” qualcosa contro di noi.

Intorno ai 2 anni fino ai 5/6 i bambini attraversano fisiologicamente una fase in cui il loro bisogno principale è quello di definire la propria identità ed affermarsi come persone, attraverso il NO e attraverso la sperimentazione dei limiti.

Se io, quando il mio bambino si opporrà, urlerà, farà “capricci” (come siamo soliti chiamarli), mi predisporrò tenendo a mente che in quel momento è lui ad essere in difficoltà, che si sta comportando come un bambino con le poche competenze che ha e che sono io l’Adulto in grado di fornirgli aiuto per uscire dalla situazione di crisi, attraverso il sostegno emotivo e anche attraverso i limiti, potrò comportarmi in modo autorevole, abbassandomi al suo livello e stabilendo una connessione con lui che gli sarà di aiuto per sentirsi accolto, compreso e contenuto anche di fronte a situazioni “scomode” che presuppongono dei limiti e delle regole da tenere, ma lo farò mantenendo la calma avendo la consapevolezza che il bambino non sta agendo contro di me.

Essere consapevoli del funzionamento del bambino, di quali sono i comportamenti che ci attiva di più sono la chiave per poter educare il più possibile nella calma e nel rispetto.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

9.La facilitazione del respiro in gravidanza. Paola Pellegrino

1 anno ago · · 0 comments

9.La facilitazione del respiro in gravidanza. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
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La facilitazione del respiro in gravidanza di Paola Pellegrino

La gravidanza è uno stato fisiologico molto particolare che potrebbe essere descritto e raccontato attraversando molteplici sfumature e dimensioni: alcune oggettive e oggettivabili, altre estremamente soggettive e personali.

Oggi proviamo a guardarla attraverso la dimensione dell’attesa, variabile necessariamente coinvolta anche volendo solo pensare all’arco di tempo necessario affinché il processo possa compiersi.

Il tempo passato ad attendere e in cui si vive il passaggio graduale ad una nuova fase di vita e alla creazione di nuovi ruoli può divenire un tempo fatto di consapevolezza, scandito dal Respiro.

La Respirazione praticata consapevolmente in gravidanza offre un sentiero di presenza a se stessi in cui gli elementi fondamentali diventano il benessere e l’ascolto attento al proprio corpo in un momento in cui esso accoglie, si trasforma e si prepara a generare.

Nel dettaglio essa torna utile per:

  • Favorire la distensione del corpo facilitandone l’ascolto, la percezione e la consapevolezza;
  • Diviene strumento capace di accompagnare momenti anche emotivamente difficili e/o intensi aiutando a lasciar andare, a lasciar fluire;
  • Favorisce un maggior contatto con le modificazioni corporee proprie della gravidanza e che coinvolgono anche i movimenti del bambino stesso;
  • genera un ambiente calmo e rilassato anche in pancia : il clima prenatale di cui fa esperienza il bambino viene memorizzato e riconosciuto come familiare anche dopo la nascita.

Dietro alla considerazione della donna come naturalmente in grado di partorire e generare altre vite, spesso si nasconde l’idea irrealistica che non occorre prepararsi in alcun modo nel vivere tale tappa di vita; tuttavia , seppure non è possibile prepararsi totalmente in termini di “previsioni certe/controllo/aspettative”, essere consapevoli degli strumenti interni ed esterni in grado di far fluire nella maniera più funzionale possibile un momento importante, è una strada percorribile e a sostegno della salute.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

8.Uno schiaffo non ha mai fatto male. Sara Anderlini

1 anno ago · · 0 comments

8.Uno schiaffo non ha mai fatto male. Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
Per seguirle sui canali social vai qui 1.Rubrica “Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.” Psicoeducazione e supporto alla genitorialità – Scuola di Psicologia

Uno schiaffo non ha mai fatto male di Sara Anderlini

“Uno schiaffo non ha mai fatto male” è uno dei retaggi culturali che ci portiamo e che affonda le sue radici nell’educazione autoritaria con cui molti di noi sono cresciuti. Bisogna partire da una premessa: quando noi pensiamo di dare uno schiaffo o zittire un bambino partiamo dal presupposto che dobbiamo “correggere” un comportamento non adeguato e sentiamo di non avere altri strumenti a disposizione, abbiamo perso il controllo.

Educare significa “tirare fuori”, creare le condizioni affinché il bambino cresca saggiando le sue potenzialità, questo non è possibile attraverso la repressione che la sculacciata, lo schiaffo provocano.

Cosa prova il bambino? Mortificazione, paura, il bambino subisce una violenza a tutti gli effetti. Questo tipo di educazione sembra funzionare nel breve termine perché il bambino tenderà ad evitare quel tipo di comportamento per paura della reazione del genitore. Ciò che però va sottolineato è che questo porta ad improntare la relazione sul potere e sulla paura. Questo ha effetti anche a lungo termine, la violenza verso l’altro viene legittimata, non si accompagnerà il bambino a conoscere, esprimere e canalizzare le proprie emozioni e questo non porterà a sviluppare fiducia nel genitore. Possiamo offrire di meglio ai nostri figli. Possiamo offrire di meglio ogni volta che di fronte ad un comportamento sbagliato ci mettiamo nei panni del bambino che sta crescendo con gli strumenti che ha a disposizione e ponendoci al suo livello improntiamo la relazione sul dialogo ponendo limiti in modo fermo ma amorevole, partendo dal presupposto che ciò che il bambino fa non lo sta facendo contro di noi ma che, essendo gli unici modi che lui conosce, abbiamo la responsabilità di accompagnarlo con rispetto verso modi e comportamenti più accettabili pur coltivando la sua libertà di essere ciò che è.

Altrettanto importante è l’educazione emotiva che passa anche attraverso il linguaggio che noi usiamo e il modo in cui reagiamo, che attraverso sculacciate e punizioni fisiche si perde completamente. Educare alle emozioni significa verbalizzare ciò che il bambino prova in modo che lui impari a sentirle e riconoscerle dentro di sé. Questo è utile anche per stabilire una connessione che faciliterà poi il dialogo e la comprensione da parte del bambino.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

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