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Il cedere che non ti ho detto. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

Il cedere che non ti ho detto. Francesca Di Donato

Esiste un modo per togliersi la vita che non è dato dall’efferatezza di un gesto eclatante e fulmineo, ma da piccole e continue scelte che un poco per volta tolgono a sé vigore, presenza, vitalità, cura…
Esiste, quindi, un modo sottile per venir meno all’impegno con la vita e il suo rendersi impercettibile non lo sottrae dall’essere esso stesso un suicidio.
Lo rende solo più lento ed evanescente, celato al distratto occhio umano ma, in ogni caso, inesorabile.
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Francesca Di Donato – Psicologa

La vanagloria del falso prestigio. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

La vanagloria del falso prestigio. Francesca Di Donato

La caducità dell’essere umano, tra le varie istanze, sta nell’investire tutte le energie nell’evitare quello stesso fallimento che finisce, inconsapevolmente, per perseguire attraverso il falso prestigio di certi titoli, onori, posizionamenti e status, nutrendosi continuamente di vanagloria e fatuo orgoglio.

La vacuità dell’umano pensare sta qua.

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Francesca Di Donato – Psicologa 

La mancata danza degli opposti. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

La mancata danza degli opposti. Francesca Di Donato

In un mondo di mancata integrazione tra il maschile e il femminile che albergano in ognuno di noi, si passa da “la donna con le palle” al “mammo” in uno schiocco di dita.

A ciascuna di queste persone auguro di far pace con quella parte di sé data in sacrificio a quelle opinioni, pregiudizi e credenze precostituite, generalizzate, semplicistiche, meccanicamente riproposte e prive di qualunque valutazione, chiamate stereotipi, chliché…

Eppure non sono altro che le stigmate impresse indelebili sulla nostra pelle da ogni mancata riflessione

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online – SCUOLA DI PSICOLOGIA lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi

Tu non sei OK. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Tu non sei OK. Francesca Di Donato

“…si rischia di fare danno ai pazienti” ” con le persone non si gioca” sono tra le più abusate espressioni paternalistiche usate in questa categoria verso i colleghi.

L’errore è stabilire a priori che la persona o le persone in questione si stiano lanciando a fare qualcosa per cui non hanno appreso adeguate competenze, come se esistesse -tra l’altro- solo un modo per apprendere adeguatamente: quello che hanno conosciuto coloro che esprimono l’insindacabile giudizio.

Molti colleghi non solo traggono una conclusione senza sapere nulla dell’altro quando ce l’hanno davanti in un confronto, ma lo fanno pure sulla base di una posizione aprioristica: stabiliscono che semmai gli capitasse davanti un collega che non ha seguito la loro formazione o una affine, sicuramente sarebbe un dilettante allo sbaraglio.

Mi lascia sgomenta la faccenda.

Qualcuno, tuttavia, parla di scetticismo e non di considerazioni aprioristiche.
Bene.
Lo scetticismo ci sta, anche se , in tal caso, faccio fatica a digerire come sia possibile che sia più facile cadere su dubbio inteso come qualcosa da verificare per cercare conferma alla propria credenza negativa (lo scetticismo è un atteggiamento negativo nei confronti di una verità), piuttosto che spingersi verso la sincera curiosità di conoscere e comprendere come l’altro ci sia riuscito.

Una riflessione in tal senso la porgo sul serio a tutti.

I pazienti ci portano spesso storie eroiche che li hanno portati a sopravvivere a situazioni incredibili e noi, si presume, esploriamo con loro cosa abbia funzionato e andiamo oltre ciò che è andato storto proprio per dirigerci verso la comprensione profonda di come ce l’abbiano fatta nonostante tutto o a non soccombere completamente, per rintracciare tutte le possibili risorse interne ed esterne.
Ecco: possibile che neanche per deformazione professionale venga naturale assumere lo stesso atteggiamento verso i colleghi? Come mai non viene naturale chiedersi come costoro abbiano fatto, invece di pensare che sicuramente sia tutto un gioco tra pivelli alle prime armi che vogliono fregare il prossimo?

Come mai invece di cercare un confronto adulto-adulto, si predilige mettersi nei panni del genitore persecutore verso i colleghi trasmettendo loro il messaggio TU NON SEI OK e, nel contempo,, del genitore salvatore verso i pazienti trasmettendo anche a costoro il messaggio TU NON SEI OK ? (dedica a chi conosce l’Analisi transazionale)
Questo mi fa pensare a quanta poca consapevolezza e congruenza c’è nella persona quando muove livelli tanto diametrali, divisi in compartimenti stagni, entro i suoi vari ruoli personali e professionali.
Ritengo che alcune cose se non sono interiorizzate, se non c’è una buona dose di circolarità entro i ruoli a cui si assolve, non può esserci autenticità.
E, allora, voglio provare a ragionare in linea con coloro che parlano di danni e di gioco, provo a usare il vostro stesso linguaggio: non è forse, per la relazione terapeutica, più questo un fattore critico e dannoso, che l’uso in sé di tecniche e strumenti nel modo in cui lo immaginate?
Io temo di sì, ma davvero vogliamo fare questo gioco?

Allora, propongo di ricordarci tutti che si sta parlando con altri professionisti, adulti degni di fiducia fino a prova contraria.

Leggi anche:
– Ti segnalo all’Ordine! https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/ti-segnalo-allordine/
– Lo Psicologo del”di tutto un pò” o del “tutto di quel pò” https://scuoladipsicologia.com/2020/12/23/lo-psicologo-del-di-tutto-un-po-o-del-tutto-di-quel-po/

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Guardare oltre attestati e titoli. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Guardare oltre attestati e titoli. Francesca Di Donato

Studiare per anni, frequentare l’università dovrebbe essere un potente antidoto ai pregiudizi, alle false credenze e alle facili tifoserie.
Il prodotto primo di anni di studi non dovrebbe essere tanto il bagaglio nozionistico fino a se stesso o il suo risvolto pratico, ma cosa ci si riesce a fare con esso in modo intrinsecamente trasversale nel proprio modo di stare al mondo: capacità di riflessione e di ragionamento, di messa in discussione, capacità critica, analitica…
Alcune discipline dovrebbero portare a questo, perfino più di altre, per loro stessa natura.
Eppure, spesso, ciò non accade e ci si confronta con una ammasso informe di attestati alle pareti che di valore hanno solo la pergamena sulla quale sono stati stampati e di titoli che sono solo una macchia di inchiostro sugli stessi.
Eppure chi sembra doversi difendere è proprio chi porta un sano pensiero laterale, perché il passaggio dall’ascolto all’attacco personale si fa, in breve, immediato. Sembra un paradosso, ma non sono convinta che lo sia davvero.
L’attacco a me appare più come una fisiologica risposta di chi si vede costretto a fare i conti con la più o meno consapevole limitatezza delle proprie posizioni, visto che implicitamente, già solo che gli venga mostrato un punto di vista alternativo, li si mette davanti alla condizione di dover proprio cambiare atteggiamento mentale sulle cose, con tempi e modi che non sono i loro, ma di chi offre il punto di vista diverso: più abbiamo a che fare con convinzioni che diventano verità interne, perfino elementi identitari, più noteremo una chiusura che sfocia fino all’attacco personale.
Il paradosso sta, invece, più nel fatto che lo stesso tipo di formazione sulla quale puntano per esibire un piglio di superiorità, non sia stata capace di scardinare convinzioni radicate, attraverso la vera conoscenza e la curiosità. Una formazione che non offre questo non è formazione, ma indottrinamento.

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Oltre il corpo. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Oltre il corpo. Francesca Di Donato

Il NUDO non è solo un corpo in evidenza.
È l’immagine immediata e naturale che abbiamo di noi stessi, l’esperienza del nostro corpo proiettata all’esterno, in tutte le sue sfaccettature, nutrite sia di Psiche sia di Eros, al punto che il divino e l’umano spesso sono diventati la stessa cosa nel nostro immaginario, individuale e collettivo.
L’arte, questo, lo ha narrato a lungo, almeno dai tempi dell’antica Grecia.
Eppure, oggi, taluni benpensanti ne colgono l’offesa e spingono alla censura.
Dopotutto viviamo in un’epoca in cui per alcuni è meglio diventare un asterisco.

Signore e signori ecco il vero decadentismo.

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Legge della conservazione della massa. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Legge della conservazione della massa. Francesca Di Donato

Dalla disgregazione si può generare una nuova integrazione, ma solo se si sceglie di vivere la crisi come opportunità e non come una condanna.
Nulla si crea. Nulla si distrugge. Tutto si trasforma.
Tutto.
La cenere non è scarto, ma è concime per i nuovi sentieri.

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L’erba del vicino. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

L’erba del vicino. Francesca Di Donato

C’era una volta un giardiniere con una dimora completa di giardino, un giardino che creò con le sue mani.

Un giorno scoprì che il vicino aveva anche egli un giardino sul retro, ma lui non era giardiniere: una parte del giardino era curatissima, anche esteticamente molto attraente, un’altra -l’orticello- era un pochino più sofferente; eppure, nonostante ciò, alcune persone erano attratte da quei fiori.

Allora il giardiniere iniziò a risentirsi: “ma come?! Devono guardare solo il mio di giardino, perché io sono giardiniere, non un fanfarone che si improvvisa! Guarda quell’orto come è tenuto male”.

Eppure le persone, catturate, dal giardino, all’orto davano poca importanza; dopotutto, loro non erano interessate all’orto, ma ai fiori e il signore era anche così gentile da dare loro delle dritte su come avere un giardino come il suo.

Il vicino ammise di non essere un esperto, ma aveva comunque piacere a condividere la sua esperienza con chi gliene chiedesse contezza.

Al giardiniere questo non andava proprio giù e, allora, iniziò non solo a elencare al vicino tutto quello che sbagliava e che non sapeva fare visto che non era giardiniere anche lui, ma iniziò anche a disprezzare il suo lavoro con ogni passante, così che non lo ascoltassero più.

Perfino si lamentò con il Sindaco, di come quel giardino avrebbe fatto danni all’immagine della città e, quindi, bisognava impedire a questi ciarlatani di prendere il sopravvento.

Altri giardinieri erano d’accordo con lui e questo lo faceva sentire ancora più forte.

Investì così molte energie per sabotare il suo vicino, ma mai pensò, in quel frangente, a investire le stesse nella cura del suo terreno, che nel frattempo ne risentì, appassendo.

A te la morale della favola

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Francesca Di Donato – Psicologa

Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

4 anni ago · · 0 comments

Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

Oggi ero di fronte a una foto che  mostrava una libreria di 6000 testi in svariate lingue, posizionata su una spiaggia.
Una parte di me ha pensato a gran voce, automaticamente, “che bello!” Ma in un attimo mi sono chiesta se a ritenerla una bella idea non fosse quella parte di me che, in un modo o nell’altro, è condizionata dall’idea che qualunque iniziativa di tipo culturale debba essere accolta con entusiasmo, così, per partito preso, perché è cultura, quindi se non sei entusiasta sei dell’altra sponda: un’ignorante.

E chi vuole rischiare di passare per ignorante, dopo aver fondato, magari, gran parte della propria vita a mostrare il proprio valore in funzione di questo aspetto?
Probabilmente quasi nessuno.

Oggi, invece, rischio e do voce a quell’altra parte di me con con tanta spontaneità, guardando i libri su una spiaggia ha pensato, seppur sommessamente “No, ti prego. Pure sulla spiaggia, tutti quei libri, no!”

E il punto non è il libro in sé, perché me lo porterei pure il libro da leggere, ma tutti quei libri alzano il volume di una voce antica che mi ricorda “non è mai abbastanza” e questa voce, ascoltata oggi con consapevolezza, mi dice che tanti libri -perché ne ho letti davvero tanti-, detto in tutta franchezza, non li ho letti per piacere, ma perché non era mai abbastanza.
È un’ammissione che devo a me stessa.

Il punto è questo vestirci, frequentemente, di un’elevatura che non ci appartiene davvero e che è solo una maschera.

Eppure non credo sia mai esistito libro capace di far tacere un intero Paese, che attende solo di esultare o disperarsi per un goal, come sta accadendo stasera per una partita di calcio.
Non sentivo una quiete tale dai tempi del primo lockdown.
E va bene così. Sia chiaro.

Ma ci dobbiamo tutti un’atto di onestà e ammettere che esiste -in ognuno di noi- una parte, più o meno grande, a cui dei libri non interessa un bel niente ma che, davanti a un’iniziativa simile preferisce, comunque, fingersi Kant.
Questa è chiaramente un’iperbole, ma di fatto mettiamo in atto una mistificazione frequente dell’immagine di noi per apparire, a tutti i costi, migliori di quello che in realtà siamo e lo facciamo nelle più svariate situazioni.
E più fingiamo di essere migliori di ciò che siamo e più diventiamo la peggiore versione di noi stessi, perché lontani dalla nostra verità interiore che ci chiede solo di essere realizzata anche nelle sue parti buie.
Ogni giorno, ogni momento, abbiamo una possibile alternativa: continuare a negarle queste parti buie o iniziare ad avvicinarle, per conoscerle e abbracciarle.

A te… a ognuno, la scelta.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

Oggi sono incappata in una conversazione tra insegnanti in cui alcuni di loro, non pochi, e comunque anche pochi, per me, sarebbero troppi, che discutevano su chi ha diritto di chiamarsi docente, coinvolgendo anche maestri e insegnanti di materie quali educazione fisica; e mentre qualcuno ha proposto di abolire la parola “maestro” e qualcun altro, indignato, ha sollevato il timore che possano arrivare ad avere gli stipendi equiparati. Stiamo parlando del luogo in cui i vostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo e della loro crescita, dopo la famiglia. Il posto dove dovrebbero trovare cultura, riflessione, crescita personale, confronto…. e alcuni di loro pensano a fare a gara a suon di titoli, mansioni, formazione conseguita e quantità di compiti da correggere.

A quanto pare anche tra gli insegnanti c’è chi non sa che il valore del lavoro non dipende dai compiti che correggi e dalle lezioni che impartisci, ma da quanto sai educare (da educere: tirar fuori) ogni allievo a tirar fuori il suo potenziale, il meglio di sé.

E chiedere di abolire la parola “Maestro” con “docente” significa intaccare un’immagine secolare di virtù, nobiltà d’animo, abilità e competenza intrinseci in questa parola, anche quando chi la portava non ne era all’altezza: “MAESTRO” pronunciala, senti come suona… ha un non so che di affettivo, di poetico, di intramontabile, come ce l’aveva “bidello”, prima di decidere che “collaboratore scolastico” fosse più onorabile. Assistiamo a una qualificazione forzata di parole fredde e sterili solo perché, nel tempo, i pregiudizi e il classismo di molti hanno portato a creare visioni subordinate e asimmetriche, che tuttavia sono rimaste. Cambiano le parole ma il senso si superiorità di molti, troppi, resta.
Ricordo ancora l”indignazione di alcuni psicologi e docenti quando, lo scorso anno, con alcuni colleghi, proposi al CNOP di intervenire con l’assunzione dello Psicologo nelle scuole, come personale ATA, dunque come professionista AUTONOMO e non subordinato al Dirigente scolastico. Qualcuno preferisce la subordinazione al dirigente scolastico, piuttosto che l’autonomia, pur di non essere equiparati a chi lavora nelle segreterie o come collaboratore. Classismo, punto. Ancora nel 2021 e da chi ha il compito di educare i vostri figli.

Certo, alla luce di questo, oltre che nel titolo si dovrebbe essere davvero Maestri, esserlo nell’animo. Nobili e abili.
Quindi lo toglierei solo a coloro che pensano che insegnare sia solo una questione di compiti da correggere e lezioni da impartire: costoro non lo meritano.
È vero, gli insegnanti di ogni ordine e grado sono tutti docenti, ma di costoro sono pochi i Maestri.

C’è poco da fare: ci sarà sempre chi si sentirà migliore per la materia, per l’ambito, per la formazione conseguita, per il modello di riferimento, per la qualifica, per la professione che svolge… quindi sta solo a ognuno di voi credere fermamente che qualunque ambito, formazione, qualifica, modello di riferimento scegliete HA VALORE PER QUELLO CHE CI AVETE MESSO DI VOSTRO, IN TERMINI DI IMPEGNO E ATTITUDINE PERSONALE, e non per un riconoscimento esterno o per la presunta quantità/mole del vostro lavoro.

Fate appello alla consapevolezza e, poi, regalatevi il coraggio di definire da voi il valore del vostro lavoro.

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Francesca Di Donato – Psicologa
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