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Legge della conservazione della massa. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

Legge della conservazione della massa. Francesca Di Donato

Dalla disgregazione si può generare una nuova integrazione, ma solo se si sceglie di vivere la crisi come opportunità e non come una condanna.
Nulla si crea. Nulla si distrugge. Tutto si trasforma.
Tutto.
La cenere non è scarto, ma è concime per i nuovi sentieri.

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online – SCUOLA DI PSICOLOGIA lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi

L’erba del vicino. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

L’erba del vicino. Francesca Di Donato

C’era una volta un giardiniere con una dimora completa di giardino, un giardino che creò con le sue mani.

Un giorno scoprì che il vicino aveva anche egli un giardino sul retro, ma lui non era giardiniere: una parte del giardino era curatissima, anche esteticamente molto attraente, un’altra -l’orticello- era un pochino più sofferente; eppure, nonostante ciò, alcune persone erano attratte da quei fiori.

Allora il giardiniere iniziò a risentirsi: “ma come?! Devono guardare solo il mio di giardino, perché io sono giardiniere, non un fanfarone che si improvvisa! Guarda quell’orto come è tenuto male”.

Eppure le persone, catturate, dal giardino, all’orto davano poca importanza; dopotutto, loro non erano interessate all’orto, ma ai fiori e il signore era anche così gentile da dare loro delle dritte su come avere un giardino come il suo.

Il vicino ammise di non essere un esperto, ma aveva comunque piacere a condividere la sua esperienza con chi gliene chiedesse contezza.

Al giardiniere questo non andava proprio giù e, allora, iniziò non solo a elencare al vicino tutto quello che sbagliava e che non sapeva fare visto che non era giardiniere anche lui, ma iniziò anche a disprezzare il suo lavoro con ogni passante, così che non lo ascoltassero più.

Perfino si lamentò con il Sindaco, di come quel giardino avrebbe fatto danni all’immagine della città e, quindi, bisognava impedire a questi ciarlatani di prendere il sopravvento.

Altri giardinieri erano d’accordo con lui e questo lo faceva sentire ancora più forte.

Investì così molte energie per sabotare il suo vicino, ma mai pensò, in quel frangente, a investire le stesse nella cura del suo terreno, che nel frattempo ne risentì, appassendo.

A te la morale della favola

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Francesca Di Donato – Psicologa

Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

3 anni ago · · 0 comments

Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

Oggi ero di fronte a una foto che  mostrava una libreria di 6000 testi in svariate lingue, posizionata su una spiaggia.
Una parte di me ha pensato a gran voce, automaticamente, “che bello!” Ma in un attimo mi sono chiesta se a ritenerla una bella idea non fosse quella parte di me che, in un modo o nell’altro, è condizionata dall’idea che qualunque iniziativa di tipo culturale debba essere accolta con entusiasmo, così, per partito preso, perché è cultura, quindi se non sei entusiasta sei dell’altra sponda: un’ignorante.

E chi vuole rischiare di passare per ignorante, dopo aver fondato, magari, gran parte della propria vita a mostrare il proprio valore in funzione di questo aspetto?
Probabilmente quasi nessuno.

Oggi, invece, rischio e do voce a quell’altra parte di me con con tanta spontaneità, guardando i libri su una spiaggia ha pensato, seppur sommessamente “No, ti prego. Pure sulla spiaggia, tutti quei libri, no!”

E il punto non è il libro in sé, perché me lo porterei pure il libro da leggere, ma tutti quei libri alzano il volume di una voce antica che mi ricorda “non è mai abbastanza” e questa voce, ascoltata oggi con consapevolezza, mi dice che tanti libri -perché ne ho letti davvero tanti-, detto in tutta franchezza, non li ho letti per piacere, ma perché non era mai abbastanza.
È un’ammissione che devo a me stessa.

Il punto è questo vestirci, frequentemente, di un’elevatura che non ci appartiene davvero e che è solo una maschera.

Eppure non credo sia mai esistito libro capace di far tacere un intero Paese, che attende solo di esultare o disperarsi per un goal, come sta accadendo stasera per una partita di calcio.
Non sentivo una quiete tale dai tempi del primo lockdown.
E va bene così. Sia chiaro.

Ma ci dobbiamo tutti un’atto di onestà e ammettere che esiste -in ognuno di noi- una parte, più o meno grande, a cui dei libri non interessa un bel niente ma che, davanti a un’iniziativa simile preferisce, comunque, fingersi Kant.
Questa è chiaramente un’iperbole, ma di fatto mettiamo in atto una mistificazione frequente dell’immagine di noi per apparire, a tutti i costi, migliori di quello che in realtà siamo e lo facciamo nelle più svariate situazioni.
E più fingiamo di essere migliori di ciò che siamo e più diventiamo la peggiore versione di noi stessi, perché lontani dalla nostra verità interiore che ci chiede solo di essere realizzata anche nelle sue parti buie.
Ogni giorno, ogni momento, abbiamo una possibile alternativa: continuare a negarle queste parti buie o iniziare ad avvicinarle, per conoscerle e abbracciarle.

A te… a ognuno, la scelta.
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

Oggi sono incappata in una conversazione tra insegnanti in cui alcuni di loro, non pochi, e comunque anche pochi, per me, sarebbero troppi, che discutevano su chi ha diritto di chiamarsi docente, coinvolgendo anche maestri e insegnanti di materie quali educazione fisica; e mentre qualcuno ha proposto di abolire la parola “maestro” e qualcun altro, indignato, ha sollevato il timore che possano arrivare ad avere gli stipendi equiparati. Stiamo parlando del luogo in cui i vostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo e della loro crescita, dopo la famiglia. Il posto dove dovrebbero trovare cultura, riflessione, crescita personale, confronto…. e alcuni di loro pensano a fare a gara a suon di titoli, mansioni, formazione conseguita e quantità di compiti da correggere.

A quanto pare anche tra gli insegnanti c’è chi non sa che il valore del lavoro non dipende dai compiti che correggi e dalle lezioni che impartisci, ma da quanto sai educare (da educere: tirar fuori) ogni allievo a tirar fuori il suo potenziale, il meglio di sé.

E chiedere di abolire la parola “Maestro” con “docente” significa intaccare un’immagine secolare di virtù, nobiltà d’animo, abilità e competenza intrinseci in questa parola, anche quando chi la portava non ne era all’altezza: “MAESTRO” pronunciala, senti come suona… ha un non so che di affettivo, di poetico, di intramontabile, come ce l’aveva “bidello”, prima di decidere che “collaboratore scolastico” fosse più onorabile. Assistiamo a una qualificazione forzata di parole fredde e sterili solo perché, nel tempo, i pregiudizi e il classismo di molti hanno portato a creare visioni subordinate e asimmetriche, che tuttavia sono rimaste. Cambiano le parole ma il senso si superiorità di molti, troppi, resta.
Ricordo ancora l”indignazione di alcuni psicologi e docenti quando, lo scorso anno, con alcuni colleghi, proposi al CNOP di intervenire con l’assunzione dello Psicologo nelle scuole, come personale ATA, dunque come professionista AUTONOMO e non subordinato al Dirigente scolastico. Qualcuno preferisce la subordinazione al dirigente scolastico, piuttosto che l’autonomia, pur di non essere equiparati a chi lavora nelle segreterie o come collaboratore. Classismo, punto. Ancora nel 2021 e da chi ha il compito di educare i vostri figli.

Certo, alla luce di questo, oltre che nel titolo si dovrebbe essere davvero Maestri, esserlo nell’animo. Nobili e abili.
Quindi lo toglierei solo a coloro che pensano che insegnare sia solo una questione di compiti da correggere e lezioni da impartire: costoro non lo meritano.
È vero, gli insegnanti di ogni ordine e grado sono tutti docenti, ma di costoro sono pochi i Maestri.

C’è poco da fare: ci sarà sempre chi si sentirà migliore per la materia, per l’ambito, per la formazione conseguita, per il modello di riferimento, per la qualifica, per la professione che svolge… quindi sta solo a ognuno di voi credere fermamente che qualunque ambito, formazione, qualifica, modello di riferimento scegliete HA VALORE PER QUELLO CHE CI AVETE MESSO DI VOSTRO, IN TERMINI DI IMPEGNO E ATTITUDINE PERSONALE, e non per un riconoscimento esterno o per la presunta quantità/mole del vostro lavoro.

Fate appello alla consapevolezza e, poi, regalatevi il coraggio di definire da voi il valore del vostro lavoro.

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La vera prevenzione insegna ad ascoltare la paura. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

La vera prevenzione insegna ad ascoltare la paura. Francesca Di Donato

In tutte le battaglie collettive che intraprendiamo, in tutte le prese di posizione, in tutte le lotte di principio, anche quelle apparentemente più insignificanti, in fondo, non stiamo facendo altro che proteggere qualcosa di nostro o, meglio, di noi.
Il problema è quando c’è una narrazione dominate che sostiene che ciò che hai da proteggere tu, conta meno di ciò che hanno da proteggere coloro che la sostengono.
Se invece di iper-razionalizzare, sfornando solo informazioni a rigor di logica, aggredire, imporsi o svalutare ascoltassimo di più cosa ha da dire la paura che c’è dietro certe posizioni, probabilmente tanta rabbia non si trasformerebbe in odio e certe scelte sarebbero più assennate.
Forse la vera prevenzione dovrebbe occuparsi di questo.
Forse la vera sensibilizzazione passa attraverso questo.
Forse alle persone andrebbe insegnato ad ascoltare la paura. Propria e altrui.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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Da paziente a psicologa: passaggi e scelte. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Da paziente a psicologa: passaggi e scelte. Francesca Di Donato

Da paziente mi accorsi che lo psicologo da manuale, quello indottrinato anche su quando tirar fuori i fazzoletti in seduta, non faceva per me, né in veste di paziente, né in quello da professionista. Anzi, da paziente l’ho trovata perfino dannosa: io avevo bisogno di un professionista umano, che mi mostrasse -anche attraverso di lui- che nonostante tutte le criticità, gli acciacchi, le increspature le cose si affrontano e che nel farlo si inciampa, a volte ci ci sbuccia il ginocchio, ma che è così per tutti, anche per lui. Perché il punto non è non avere problemi, ma è come guardi ai problemi che fa la differenza.
Da questa realizzazione personale ho sposato l’idea, anzi, il valore dell’autenticità: porto quello che ho, quello che sono, scelgo l’imperfezione di me e la nutro di conoscenza, competenza, impegno e interesse per l’altro.

Quindi da psicologa, in seduta, così come nella formazione, ma anche quando scrivo qui e altrove, porto certamente la me professionista che sa e sa fare, ma porto sempre con me anche Francesca della vita di tutti i giorni, quella che sa fare discorsi profondi e consapevoli, ma anche quelli profondamente scemi, che ride, che scherza, che non si prende sempre sul serio, che dice no o che è pungente accettando il rischio, che è caricatura di se stessa, che crede che una chiave per il benessere sia prendersi un po’ meno sul serio.
A qualcuno piace e a qualcuno no e va bene così.
E anche a chi va bene, non è detto che vada bene sempre e anche questo va bene così, perché da una parte c’è la tutela, l’affermazione della propria identità, anche nella sua imperfezione, e dall’altra la tutela della libertà delle persone perfino di arrabbiarsi se lo ritengono necessario. Il tutto sta nel come lo si gestisce.

Così, inoltre, fai loro da modello rispetto al permesso di essere se stessi qualunque cosa voglia dire.

Credo in una relazione che cura, che ripara solo se lontana da una relazione illusoria. Credo in uno scambio che è efficace proprio nel suo non falsare la realtà, senza ovattarla o mistificarla o compiacerla.

Credo nell’autenticità come valore.

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Dai, sbrigati! di Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Dai, sbrigati! di Francesca Di Donato

Ma in cosa ci stiamo facendo trasformare!?
In cosa ci stiamo trasformando!?

La vita vissuta come una biglia lasciata andare su una discesa ripida, con un mondo attorno che non si fa in tempo ad ammirare.

E scendi. Giù. Veloce. Una corsa a evitare buche e a saltare ostacoli per andare, poi, verso chissà cosa.

Purché corri.

E corri così veloce che provi ad affermare te stesso, così, in corsa, vorticando, annaspando… rotolando. E il panorama? Non lo vedi in realtà il panorama, perché il tempo, gli scenari, le possibilità scorrono, come scorre la terra sotto ai tuoi piedi in ripida discesa.

Come una biglia. Ricordi?

E ci arrivi giù. Certo. Eccome se ci arrivi.

Forse anche prima di altri…, ma rotto, ammaccato, esausto. Privo di energie anche solo per gioirne. 

Al traguardo, sì. Ma sconfitto da te.

Dimmi se questa è vita.

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Francesca Di Donato

Anche i genitori sbagliano. Un figlio questo lo sa. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Anche i genitori sbagliano. Un figlio questo lo sa. Francesca Di Donato

Credo che i figli sappiano bene che spesso i genitori quando sbagliano lo fanno in buona fede, convinti davvero che quello che dicono o fanno sia per il loro bene.
Tuttavia, numerose volte, sono le paure, i desideri e le spinte personali a muovere certe scelte in ciò che si dice o si fa verso un figlio, e la la consapevolezza, per lo più, non ha accesso a questa verità piuttosto scomoda.
Per un figlio non è semplice realizzare ciò, non è facile farci i conti e anche quando la rabbia sembra tanta, perfino insuperabile, in realtà il primo che ne soffre è proprio lui: è doloroso accogliere questa emozione, mentre si ammette che è rivolta verso chi ti ha dato la vita e ti ha cresciuto.
Per superare questa fase, a volte, a un figlio basterebbe sentirsi dire con autenticità “Mi dispiace”, “Hai ragione”, “Vero, avrei potuto fare o dire diversamente”, altre volte un genitore deve impegnarsi, ascoltare e comprendere come porvi rimedio, ponendo vera attenzione a ciò che un figlio ha da dire, altre ancora basta la presenza autentica.
Eppure tutto questo non è facile da fare per un genitore, quando anche lui è stato quel figlio che avrebbe avuto bisogno di ciò.
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Anche i genitori sbagliano. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Anche i genitori sbagliano. Francesca Di Donato

Un figlio può accogliere gli errori dei propri genitori.
Il problema è quando non c’è la disponibilità dall’altra parte ad ammetterlo l’errore. A rimediare.
Un “Hai ragione. Mi spiace, ho sbagliato.” può, spesso, risanare anche profonde ferite.
Ma quanto costa dirlo?

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Hai diritto. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Hai diritto. Francesca Di Donato

Hai il diritto di esistere.
Hai il diritto di diventare chi vuoi.
Hai il diritto crescere a modo tuo.
Hai diritto di essere la tua priorità.
Hai il diritto di essere importante.
Hai il diritto di sottrarti. Hai il diritto di esporti.
Hai il diritto di riuscire. Hai il diritto di sbagliare.
Hai il diritto di osare, di oziare, di correre e di rallentare.
Hai il diritto di affermarti, di fermarti.
Hai il diritto di dire no. Hai il diritto di dire si.
Hai diritto di pensare. Hai diritto di dubitare.
Hai diritto ai devo, ai voglio, ai puoi.
Hai il diritto di amare e di amare chi vuoi
Ma hai diritto di amare prima di tutto te stesso, anche se nessuno te lo dice spesso.

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