Il primo uso della parola “psicoterapia” risale al 1889 a opera dello psichiatra, nonché scrittore Federick van Eeden, per indicare un metodo di cura delle funzioni psichiche di un individuo, mediante processi psicologici. Se la parola “psicoterapia” risale al 1889, “psicoterapeuta” risale al 1935, mentre per la variante -sinonimo- “psicoterapista” dobbiamo aspettare il 1958: professionista in quanto dedito all’attiva cura delle malattie. (Come riportato dall’Accademia della Crusca la parola “terapeuta”, che risale al 1940 (terapista 1961) e non possiede un suffisso professionale attivo nella nostra lingua, resta isolato, perdendo una nota e diffusa indicazione di professionalità.)
Già allora, dare una definizione specifica e univoca di “psicoterapia” sembrava impossibile tanto che, nel dizionario di psicoterapia di Walrond-Skinner (la cui prima ed. risale al 1986), viene sottolineata la difficoltà riguardo il tentativo di addurre una definizione esauriente.
“Psicoterapia” finisce, non a caso, per diventare un termine ombrello, data la numerosità di tecniche e approcci teorici -circa 350- già esistenti nel 1980.
Vediamo di ricostruire il profilo storico.
Nei primi del ‘900 c’è una progressiva diffusione della psicoterapia, che trova la maggiore espressione nell’immediato dopoguerra.
Non mancava in questa fase storica una categoria di psicoterapeuti autodidatti ovvero medici che si formarono in autonomia alla pratica psicoanalitica attraverso i testi freudiani o attraverso l’esperienza maturata nella psichiatria: l’attenzione andava dalla narcoanalisi, all’ipnosi, all’analisi esistenziale… .
Molte attività di tipo psicoterapeutico venivano svolte -verso la metà degli anni ’50- anche dagli assistenti sociali, attraverso tecniche psicologiche e lavori di gruppo.
Nel 1962 viene fondata la Società di Psicoterapia Medica come sezione interna alla Società Italiana di Psichiatria.
Dall’immediato dopoguerra fino agli anni ’60 abbiamo la nascita delle prime società, associazioni e centri di studi e ricerca in psicoterapia, che hanno dato vita successivamente a delle vere e proprie “scuole di psicoterapia”:
. SPI 1947
. AIPA 1966
. CIPA 1966
Per l’egemonia di stampo psicoanalitico presente in questa fase storica si determina che “psicoterapia = psicoanalisi”.
La crescita del movimento comportamentista, prima, e la nascita e lo sviluppo dell’approccio umanistico-esistenziale (la cosiddetta Terza Forza), poi, rappresentano un elemento di rottura da cui partono nuovi modi di intendere la psicoterapia che, quindi, smette così, di lì a poco, di coincidere con la psicoanalisi. Successivamente iniziano a proliferare fino a metà degli anni ’70 vari modelli con approccio diversi da quello psicoanalitico.
In questo periodo a esercitare la psicoterapia sono per lo più medici-psichiatri, ma c’è anche lo psicologo clinico: in Italia la Facoltà di Psicologia nasce per ultima rispetto al resto d’Europa.
Nel 1971 viene istituito il primo corso di laurea a Roma e poco dopo a Padova. Parliamo comunque ancora di una professione non regolamentata e non organizzata in Ordini e Collegi, cosa che avverrà nel 1989.
Lo psicologo clinico, se lo mettiamo in relazione allo medico-psichiatra è, agli inizi, una sorta di operatore sussidiario, a cui è affidata per lo più la somministrazione dei test.
Una certa autonomia operativa, per lo Psicologo, è invece possibile, in questo periodo, in America.
Gli psicologi, inoltre, si rivolgono per lo più ai bambini -anche attraverso, seppur non abitudinali, sedute di psicoterapia-, mentre l’adulto è di competenza prevalente dei medici-psichiatri.
Se all’inizio sembra che oggetto della Psicologia clinica sia esclusivamente il funzionamento patologico, la prospettiva si allarga, successivamente, fino a includere, come oggetto di studio e trattamento, tutte le manifestazioni comportamentali e psichiche -funzionali e disfunzionali-: la salute e la patologia dell’individuo e del gruppo, nonché delle organizzazioni sociali.
Ritorniamo un attimo al 1971: in questo anno, come detto precedentemente, nasce il primo corso di laurea in Psicologia a Roma, a cui si aggiunge quello di Padova.
Dopo qualche anno si inizia a parlare di Ordine e Albo, tuttavia le posizioni non sono coese in un’unica prospettiva: per gli Psicologi del SSN questo Ordine si deve fare, invece, per altri, l’Ordine come Istituzione dovrebbe proprio sparire, piuttosto che istituirne un altro. Ossicini è tra quelli che ha proposto, ai tempi, l’abolizione di tutti gli Ordini “ma logicamente non se n’è fatto nulla, perché nessuno ha intenzione di distruggere la propria corporazione.” (Ossicini, 4.02,1989)
Ossicini -Medico- presenta un progetto di legge, per cui si trova a gestire una continua mediazione con la Federazione nazionale degli Ordine dei Medici, la quale si oppone alla proposta e si contrappone iniziando a segnalare chiunque pratichi psicoterapia senza abilitazione alla professione medica, sostenendo che terapia e cura sono a esclusivo appannaggio del medico.
Ruolo cruciale, rispetto a tali segnalazioni, viene svolto dai tribunali che procedono per lo più per assoluzione.
Si torna, quindi, a rimescolare le carte in tavola e Ossicini capisce che, per l’approvazione della Legge, occorre lasciare che i medici possano
. continuare a praticare psicoterapia
. accedere alla formazione in psicoterapia, come la conosciamo oggi ovvero come corso di specializzazione postuniversitaria, che sarebbe stato istituito di lì a poco.
Infatti, oggi come oggi, i Medici possono accedere a tali formazioni in psicoterapia.
Allo stesso tempo, le specializzazioni in psichiatria e neuropsichiatria infantile sono abilitanti all’esercizio della psicoterapia una volta conseguiti i 60 cfu, supervisionati, relativi a tale attività.
Di contro, ve lo dico a titolo informativo, essi possono accedere solo alle specializzazioni private, ma non possono accedere alle specializzazioni pubbliche, che non sono, infatti, in psicoterapia, bensì sono in psicologia: Neuropsicologia – Psicologia del ciclo della vita – Psicologia della salute – Valutazione psicologica e counseling. (Queste specializzazioni pubbliche, ad ogni modo, anche esse abilitano alla psicoterapia con il conseguimento di 60cfu di attività psicoterapeutica supervisionata, ma sono e restano specializzazioni in Psicologia).
Quindi, ci siamo dovuti spartire la torta “psicoterapia” con i medici, così loro hanno avuto modo di continuare a occuparsi di ciò di cui si sono sempre occupati e noi abbiamo avuto il via libera per la legge istitutiva della nostra professione: l’art.3 della Legge 56/89 è, quindi, frutto di un compromesso, che porta in sé una “gentile” concessione dei medici: anche lo psicologo può dunque, da questo momento, parlare di terapia/cura e psicoterapia, senza incorrere in esercizio abusivo della professione medica.
La psicoterapia in Italia diviene, dunque, giuridicamente, una pratica terapeutica riservata a Psicologi e Medici che abbiano conseguito opportuna formazione.
Passata la “legge Ossicini” L. 56/’89 diventa necessario effettuare una sanatoria per salvare tutti coloro che, nel frattempo, si erano occupati a vario titolo di psicologia:
. professori con formazione filosofica e umanistica che hanno insegnato discipline psicologiche presso università o strutture di rilievo,
. ricercatori di discipline psicologiche,
. laureati di vario stampo che ricoprono un ruolo presso un’istituzione pubblica in materia di psicologia e pur cui, da quel momento, sarebbe stata richiesta una laurea in psicologia,
. assistenti universitari,
. coloro che – con una qualunque laurea e superamento di un concorso pubblico- hanno ricoperto un posto di ruolo con un’attività di servizio attinente alla psicologia,
. laureati che da almeno sette anni svolgono continuativa collaborazione o consulenza attinente alla psicologia con enti o strutture pubbliche e/o private, quindi anche la persona pronta a farsi certificare questi 7 anni in modo arbitrario e autoreferenziale.
. coloro che, per almeno 3 anni, hanno operato nelle discipline psicologiche e hanno ottenuto riconoscimenti nazionali o internazionali (per qualcuno il riconoscimento era anche un semplice attestato di partecipazione).
Fortunatamente, nonostante esistano casi discutibili, pare essi non siano di un numero troppo significativo da indurci a particolare sdegno. Sottolineo pare. Perché, siccome molti di quelli che negano a noi, oggigiorno, il ruolo terapeutico dello Psicologo, non sono neanche laureati in psicologia, allora, il naso si storce.
Quindi, per farla breve, con la sanatoria come espressa negli artt. 32 e 34 della Legge 56/89, molti colleghi sono Psicologi, ma
– non hanno una laurea in psicologia, bensì in altre discipline: sociologia, biologia, filosofia, scienze politiche, farmacia, giurisprudenza…
– hanno solo un diploma – [Legge 56/89 art.32 d)]
È un fatto.
Curiosità: esiste una categoria di “psicoanalisti laici” ovvero psicoanalisti che non sono né medici né psicologi. Accade oggi e accadeva ieri.
La questione della psicoanalisi laica si presenta già ai tempi di Freud, in merito all’allievo e collaboratore T.Reik, laureato in filosofia e denunciato per abuso di professione medica. Freud si mostra da subito contrario a vedere la psicoanalisi asservita alla medicina/psichiatria: la difende, quindi, come disciplina autonoma. Freud sottolinea la necessità di avere un’adeguata preparazione per svolgere attività psicoanalitica, tuttavia ritiene che questa adeguata preparazione non coincida con la formazione medica. Ancora oggi esistono persone che hanno seguito training analitici ed esercitano in quanto “psicoanalisti laici”: mentre in alcuni Paesi possono esercitare liberamente, in Italia, al contrario, si pone la medesima questione giuridica che coinvolge i counselor professionisti.
Precisazione 1: “psicoanalista” è un titolo che sul piano giuridico italiano non esiste, dunque, chiunque può definirsi psicoanalista.
Precisazione 2: per lo Stato italiano non esiste lo “psicoanalista” come figura professionale sanitaria, dunque, si deve fare appello ai titoli professionali, alle qualifiche/titoli accademici riconosciuti per descriversi: “Psicologo” – “Dottore in tecniche psicologiche” – “Psicologo-psicoterapeuta” – “Psicologo specialista in…” – “Psicologo specializzato in…” – “Master…” – “Dottore in…”
Facciamo di nuovo un piccolo passo indietro, tornando al 1971, anno di istituzione del primo corso di laurea in Psicologia.
Già allora la formazione in Italia disattese le aspettative sul quel carattere applicativo-esperienziale che potesse consentire agli Psicologi di mettersi in gioco, sul piano professionale, in vari settori di intervento; ne è conseguenza che, la mancata identità professionale in veste di psicologi, abbia portato a cercare un’identità da psicoterapeuta per sentirsi professionisti a tutti gli effetti.
A tal proposito, sarà interessante approfondire i seguenti testi suggeriti da Giuseppe D’Amore:
– Lombardo G.P. Le implicazioni istituzionali e scientifico-culturali nel processo definitorio del ruolo dello psicologo: brevi note di storia delle idee. Storia della psicologia,2,1 (1990).
– Carli R., Cecchini M., Lombardo G.P., Stampa P. (1995).
– Psicologi e psicoterapia: oltre la siepe. Franco Angeli, Milano; Carli R. (1991).
– Psicologia clinica e psicoterapia: dal consenso al controsenso nel progetto formativo. Rivista di Psicologia clinica N1.
Per cui, ricapitolando, l’attenzione si sposta dallo psicologo -professione- allo psicoterapeuta -qualifica- e questo crea una forte domanda di formazione in psicoterapia.
Va da sé che aumento della domanda si traduce in aumento dell’offerta, con un proliferare di istituti, centri e associazioni che si occupano di formazione in psicoterapia: a oggi, non so se lo sai, in Italia, si contano circa 370 scuole di psicoterapia, considerando le varie sedi.
370. Sì, hai letto bene.
Può questo non aver inciso sul modo di intendere la psicologia oggi?
Come può un sistema formativo che poggia su 370 scuole private, non incidere sulla quantità imbarazzante di false credenze che circolano su ciò che può e non può fare lo psicologo che, in ambito clinico, ha una formazione diversa dalla psicoterapia?
Vuoi che tutto questo non comprometta il ruolo terapeutico dello psicologo e di coloro che non si sono fatti suggestionare dal modello psicoterapeutico-centrico della cura?
Il 2013 segna una fase significativa della storia della nostra professione: si inizia a puntare sulla valorizzazione della funzione terapeutica dello Psicologo che in ambito clinico ha una formazione diversa da quella in psicoterapia.
Nel 2013, infatti, E.Rizzo, Psicologo siciliano inizia a mettere in discussione tutti i luoghi comuni e i pregiudizi sulla figura professionale dello psicologo, attirando su di sé centinaia di forti contestazioni e critiche da parte di tutti coloro i quali, incastrati da un sistema di false credenze e/o poco o niente informati e/o interessati a salvaguardare i propri interessi, ritengono di dover mantenere lo status quo, limitando “cura” e “terapia” psicologiche alla sola psicoterapia.
A cavallo tra il 2014 e il 2015 -con normative alla mano- inizio anche io a contrastare tutti i luoghi comuni e i pregiudizi del caso, fin troppo spesso alimentati dagli stessi Ordini professionali e dagli stessi colleghi che non sanno o scelgono di non mettere in discussione parte del loro sapere.
Riporto alcune delle affermazioni che a lungo hanno arrecato danno allo Psicologo che sceglie di lavorare in ambito clinico con una formazione diversa da quella in psicoterapia:
– la “psicoterapia” è una professione. FALSO.
– Lo Psicologo non può far uso delle stesse tecniche e modelli di chi ha fatto una specializzazione e se lo fa commette abuso di professione. FALSO.
– Lo Psicologo può fare solo percorsi brevi e poi inviare necessariamente a uno psicoterapeuta. FALSO.
– “psicoterapia” si differenzia per contenuti tecnici -piuttosto che politici- dalla prevenzione, dal sostegno, dall’abilitazione-riabilitazione. FALSO.
– Lo Psicologo corrisponde sempre e solo a un neo abilitato e non ha altra formazione oltre la laurea. FALSO.
– La remissione dei sintomi è obiettivo esclusivo della psicoterapia. FALSO.
– i 4 anni di specializzazione sono gli unici per apprendere competenze, fare supervisione e poter operare in ambito clinico. FALSO.
– La psicoterapia è l’unica forma di terapia psicologica. FALSO.
– “psicoterapia” coincide perfettamente con la Psicologia clinica. FALSO.
– Per lo Psicologo esistono solo la psicodiagnosi e il sostegno. FALSO.
– La qualifica di psicoterapeuta dà di default la capacità di intervenire su tutto ciò che coinvolge l’ambito clinico. FALSO.
– “Psicologo E psicoterapeuta” come fossero due cose distinte, quando sarebbe auspicabile “Psicologo-psicoterapeuta” o, ancor meglio, “Psicologo specializzato in…” o “specialista in..”
– Confusione tra “albo” e “annotazione”: esiste l’albo degli psicoterapeuti. FALSO.
– Tutto è psicoterapia in ambito clinico. FALSO.
– L’unica formazione valida è la specializzazione. FALSO.
– Uno Psicologo non fa e non può fare supervisione. FALSO.
Il 22 febbraio 2015 conosco il collega Rizzo. L’estate dello stesso anno arriva al collega la segnalazione firmata dal Presidente del mio Ordine, quello degli Psicologi dell’Abruzzo, Tancredi Di Iullo, per aver pubblicato delle slide in difesa del ruolo terapeutico dello Psicologo. Il collega Rizzo ne esce indenne.
In questo periodo, prezioso sopra ogni cosa, è il sostegno di Claudio Corsi che, insieme al Medico-psichiatra G. De Plato, è autore del libro “Il ruolo dello psicologo nel nuovo Welfare” testo che riporta l’accento sul bisogno di consapevolezza in merito ai paradigmi, ai sistemi organizzativi, al sistema salute che incornicia e sostiene la nostra professione: consapevolezza necessaria affinché lo psicologo -fino a oggi relegato in coda dal modello medico- venga riconosciuto come professionista imprescindibile all’interno dei servizi sanitari e sociali del nostro Paese.
Da Maggio 2020 ho ripreso a occuparmi da sola della valorizzazione dello Psicologo, sfruttando il potere dei social per divulgare la giusta informazione con la pagina fb Scuola di Psicologia, il gruppo fb Psicologi e con questo sito.
Altri focus sui quali prestare attenzione:
– oltre la psicodiagnosi e il sostegno esistono anche la prevenzione -primaria, secondaria, terziaria- e l’abilitazione-riabilitazione
– la psicologia non deve occuparsi solo di patogenesi, ma anche e soprattutto di Salutogenesi: occorre dunque ampliare il paradigma e cambiare prospettiva.
– l’ambito clinico non è l’unico settore di intervento psicologico, ma meritano valorizzazione -anche relativamente agli sbocchi professionali- la psicologia del lavoro, la psicologia penitenziaria, la psicologia scolastica, la psicologia dello sport, la psicologia del marketing, la psicologia dello sviluppo e dell’educazione, la ricerca… .
– assoluta onorabilità e riconoscimento va dato anche ai Dottori in tecniche psicologiche, iscritti all’Albo B, Ordine degli Psicologi.
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online
fonti:
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1989/02/24/089G0090/sg
https://www.miur.gov.it/psicoterapia
https://www.diritto.it/ordini-professionali-in-italia-disciplina-giuridica-e-caratteri/
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/02/04/la-difesa-di-ossicini-tutti-hanno.html
https://www.aipa.info/la-storia/
https://www.spiweb.it/istituto-nazionale-di-training-scuola-di-formazione/
http://www.cipajung.it/profilo.html
https://www.dpg.unipd.it/content/dipartimento/storia/storia-del-corso-di-laurea-psicologia
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_della_psicoterapia
http://www.magma.analisiqualitativa.com/1502/article_02.htm
https://www.altrapsicologia.it/articoli/la-storia-dellordine-degli-psicologi-dal-75-all89-parte-1-di-3/
https://www.sviluppoerelazione.it/2018/08/27/storia-psic
http://www.psy.it/allegati/sentenza_14408_2011.pdf?fbclid=IwAR1SF3yP9wlnoKQtCZCpLhnaFTYvBkboULJ4tYUqGokS4J5-wRB9Hksr2E0
http://www.quadrodeititoli.it/quadrotitoliprofessionali.aspx?IDL=1&qtp=182&fbclid=IwAR3gcfXM2PjrovOuQS4lNkR6PjmA8kbVNem3pDJXhsqyYw8wKxE6sYmulAo
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/terapeuta-o-terapista/482?fbclid=IwAR1I_ZvAsG-jtI-JVO0O3enqlaNcXBon1AmXdvdFqV2qvGykOJ6er1TDBEY
La psicologia italiana e il novecento. Le prospettive emergenti nella prima metà del secolo – Franco Angeli oterapia/
https://www.sinpia.eu/rivista/2009003/02balottin.pdf
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Psicoanalisi_laica?fbclid=IwAR1g_3DUiupDiKpKNy8_PXtVGb2G5wMoNIWmPHfSYlRATNbvtrKyYfEE-7g