Anche oggi, su Facebook, sono incappata su uno dei tanti post, di chi chiede che possibilità lavorative si hanno o se è una pazzia fare Psicologia.
Partiamo dalle informazioni scomode:
Il Fabbisogno di Psicologi registrato quest’anno sul fronte Sanità è stato 0.
Siamo più di 100.000 Psicologi su un territorio che non giustifica un simile numero e di questi, qualcosa come 40.000 (prendila come cifra approssimativa perché sto andando a memoria), non lavorano come Psicologi.
Questi numeri non fanno ben sperare, ma il punto è che non sono questi numeri a dire se la tua è la scelta migliore o no.
Farcela e COME farcela dipende anche e/o soprattutto dalla persona, aldilà di qualunque altra cosa ti venga detta.
Quante possibilità ci sono che chi non ce l’ha fatta o sta avendo molte difficoltà ti dica che ce la puoi fare? Poche.
E poi ci sono quelli che ti dicono che la specializzazione è l’unico modo che hai, ma spesso sono coloro che non sanno che esistono altre strade e questo li rende poco attendibili.
Quindi, quante possibilità ci sono che le persone, le quali hanno visto un’unica strada davanti a sé, ti dicano che hai delle alternative per raggiungere il medesimo traguardo? Poche.
Specie considerando quanta disinformazione e quanti pregiudizi vengono alimentati già a partire dalle cattedre universitarie.
Se fare Psicologia sarà una pazzia o no e quale percorso formativo ti servirà per farcela, che sia in ambito clinico o altri, dipenderà in larga parte da te in termini di impegno, abilità personali e capacità imprenditoriali.
Tutte le strade possono essere percorribili e allo stesso tempo possono essere molto impervie; tuttavia, nonostante i numerosi ostacoli, tu potresti essere una di quelli che ce la fa e qui nessuno può saperlo. Nessuno può arrogarsi il diritto di dirti di lasciar perdere.
Farcela e COME farcela dipende anche e/o soprattutto da te. E’ un rischio che solo tu puoi scegliere di correre oppure no.
Per un certo tipo di scelte, non ci si dovrebbe basare sulle storie altrui, ma scrivere la propria di storia e scegliere in base alle possibilità -risorse o criticità, interne e/o esterne- che si incontrano strada facendo.
E’ un bene aprirsi al confronto, ma non è auspicabile basare le proprie scelte sulle narrazioni altrui, che emergono da persone che non sono solo titoli, qualifiche e formazioni, ma anche individui con certe caratteristiche, persone che potrebbero aver fatto scelte giuste e buone per loro stesse e, quindi, ce l’hanno fatta, o potrebbero aver fatto scelte sbagliate e, di conseguenza, stanno qui a dire che, senza quello o quell’altro, anche tu non ce la farai mai.
Ognuno di noi ha un bagaglio diverso: non percorreremo mai neppure le stesse strade allo stesso modo, figuriamoci quando le strade sono diverse.
Sia almeno questa la spinta per provarci!
Non permettere a nessuno di dirti che non puoi fare nulla, solo perché non ce l’hanno fatta loro.
Non permettere a nessuno di farti lo sgambetto solo perché temono tu possa farcela davvero.
Non permettere a nessuno di dirti che non puoi fare nulla, a meno che tu non prenda quella precisa strada, cioè quella percorsa da loro.
Metti solo in conto che richiede davvero tanta tenacia, occorre sapersi muovere nel mondo del lavoro e imparare a giostrarsi in quella della libera professione.
Cerca solo di capire cosa vuoi fare, verso cosa vuoi direzionarti, guarda a chi ce l’ha fatta e cerca di capire come sia accaduto.
Inizia a chiederti che tipo di persona e professionista vuoi essere e di cosa vuoi occuparti.
Chiaramente la formazione seria e continua, la preparazione e le competenze sono importanti e non bisogna improvvisarsi, ma ognuna di queste variabili assume quantità, qualità e forme diverse, da individuo a individuo.
Traccia la tua strada, perché solo sperimentandoti puoi verificare cosa vale per te e cosa no: chiediti se preferisci il rischio di un rimorso o di un rimpianto.
Quindi, raccogli informazioni, confrontati, guardati attorno, ma non farti condizionare da chi ti dice che non ce la farai, perché TU NON SEI QUELLA PERSONA.
Francesca
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