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3 anni ago · · 0 comments

Ma quale Psicologo di base!?

Prima di considerare delle prospettive come quella dello Psicologo di base o delle cure primarie qual dir si voglia, quanti davvero si fermano a valutare i pro e i contro, alla luce della nostra realtà professionale?
Quanti hanno sufficienti conoscenze sulla categoria per comprendere se iniziative simili sono davvero buone?
Quanti invece fanno parte di una tifoseria acritica, che sostiene qualcosa solo perché suona bene?
Possibile che l’unica cosa che si sappia considerare è la rincorsa a mimare goffamente il mondo medico, senza prendere in considerazioni quali conseguenze e criticitá queste scelte possano comportare?
Qualcuno ha pensato di chiedere, carte alla mano, quali vantaggi scorgono e su quali basi? E i rischi? Qualcuno li ha considerati?
Ricordatevi che è proprio questo atteggiamento da tifoseria acritica che ci ha portato a maturare 30anni di falsità e disinformazione sullo Psicologo (e poi, in coda, sul Dtp).
È ora di applicare un piccolo sforzo a fare qualcosa di meglio, di quello che è stato fatto finora.

Partiamo da alcuni dati:
– il medico di base non esiste più dal 1978, sarebbe ora di finirla di chiamarlo in causa
– siamo più di 110.000 psicologi e non c’è mai stato un numero programmato volto a controllare il numero di psicologi in virtù del fabbisogno nazionale
– ogni anno, riguardo gli Psicologi, registriamo fabbisogno zero
– nel progetto sperimentale in una regione Italiana erano previsti 40 psicologi su 8.000 per un intero distretto. (Questo vuol dire che per una manciata di posti sul territorio si comprometterebbe la libera professione di moltissimi)
– faccio inoltre presente che per l’istituzione di tale figura non è mai stata avanzata alcuna richiesta da parte dell’utenza.
– gli psicologi, in ambito clinico, raramente si specializzano per settori di intervento, anzi è più probabile che lo faccia uno psicologo con formazione diversa dalla psicoterapia che chi si specializza in psicoterapia e, in ogni caso, non sono scelte espresse da un titolo, da una qualifica o messe nero su bianco: quindi la funzione di tale figura a quale scopo dovrebbe assolvere, visto che non c’è neanche un briciolo di sovrapponibilità al meccanismo di formazione/specializzazione medica?
Considerazioni e alcuni rischi:
– più ci identifichiamo con la realtà sanitaria, orientata tutta al modello medico, più si perde quella parte della realtà dello psicologo che non ha nulla a che fare con la clinica, così come lo psicologo che si occupa dell’ambito clinico continuerà a vestire un ruolo di sudditanza della psichiatria: ciò significa altre compromissioni a danno della categoria
–  inoltre questo continuo cercare ruoli secondo il modello medico finisce per snaturarci sempre di più, allontanandoci ancora dal poter essere l’alternativa al mondo medico per la cura della psiche secondo un’ottica olistica.
– la nostra è una professione relazionale e come tale a ognuno si dovrebbe dare la possibilità di scegliersi il professionista di riferimento, perché è la relazione la prima cosa che cura ed essa sarà diversa al cambiare del professionista: non è un caso da chi andiamo e confermiamo, eppure, con l’istituzione di tale figura chi penserà all’invio?
– all’invio procederà lo stesso psicologo di base che lo farà sicuramente in via preferenziale verso uno specializzato in psicoterapia, visti i pregiudizi che ci portiamo dietro da 30 anni a questa parte
– come vediamo con i nostri medici delle cure primarie/assistenza primaria/di famiglia l’invio è spesso rivolto a professionisti di loro conoscenza, ergo lavorerebbe sempre la solita cerchia di persone. Magari anche secondo preferenze arbitrarie sull’orientamento teorico di riferimento.
– e chi pensiamo verrà inserito se non un altro specializzato a ricoprire questo ruolo?
– i Dtp dove finirebbero in questo calderone?

Per quelli che dicono che i Medici sono i primi a lamentarsi per l’assenza di tale figura (cosa a cui non credo, se non riguardo rarissime eccezioni che non escludo ci siano) il medico delle cure primarie qualora intendesse avvalersi del consulto di uno psicologo a oggi può farlo anche senza l’esistenza di tale figura, esattamente come fa con i suoi colleghi medici.

Detto questo, spero che qualcuno abbia uno straccio di dato e di valutazione ponderata e accurata su come inciderebbe l’istituzione di tale figura sull’intera categoria, entro la nostra specifica realtà territoriale.

leggi anche:
1) https://scuoladipsicologia.com/2021/04/14/psicologo-come-professione-sanitaria-unidentita-snaturata/
2) https://scuoladipsicologia.com/2021/01/10/psicologia-e-medicina/
3) https://scuoladipsicologia.com/2020/08/14/psicologia-e-scientificita/

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online – SCUOLA DI PSICOLOGIA lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi

3 anni ago · · 0 comments

Omosessualità fuori dai disturbi mentali: tappe storiche

Negli anni Settanta, l’American Psychiatric Association (http://www.portalenazionalelgbt.it/bancadeidati/schede/american-psychiatric-association-apa.html) (APA) elimina dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) la diagnosi di omosessualità (APA (http://www.psychiatry.org/File%20Library/Advocacy%20and%20Newsroom/Position%20Statements/ps1973_HomosexualityCivilRights.pdf), 1973)

Nel 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (http://www.portalenazionalelgbt.it/bancadeidati/schede/organizzazione-mondiale-della-sanita-oms.html) (OMS) elimina la diagnosi di omosessualità dalla Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10 (http://www.who.int/classifications/icd/en/bluebook.pdf)): l’orientamento omosessuale non dev’essere considerato, di per sé, un indicatore psicopatologico, bensì una variante normale della sessualità, proprio come l’orientamento eterosessuale.

L’11esima revisione dell’ICD (ICD-11) -approvata definitivamente il 25 maggio 2019 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità- l’«incongruenza di genere», la diagnosi fatta alle persone trans, è stata ridefinita e rimossa dal capitolo relativo ai disturbi psichici e del comportamento per essere inserita in un nuovo capitolo concernente la salute sessuale («conditions related to sexual health»).

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Francesca Di Donato – Psicologa
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3 anni ago · · 0 comments

Una comunità senza psicologia

“Una comunità senza psicologia vive male, ma vive. Una comunità senza un medico non sopravvive due anni” cit. di un collega

Ecco, non sono d’accordo: probabilmente è proprio quella comunità che vive male proprio perché è senza psicologia, che poi ha bisogno così tanto della medicina per sopravvivere.

Anche una psicologia fatta bene può avere un potere vitale tanto grande, anzi ne avrebbe anche di più, visto che spesso si finisce a ricorrere alla medicina perché è sul piano psichico che qualcosa non ha funzionato.

E parlo di psicologia, non di psicologi.
Quindi è la medicina che ha quel potere, non il medico.

Ma finché esisteranno psicologi che sono i primi ad autosabotare questo aspetto, a sentirsi inferiori, rincorrendo il modello medico… la medicina starà sempre un livello sopra a noi.

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3 anni ago · · 0 comments

RIflessioni sull’edS

L’esame di Stato dovrebbe accertare
~ le conoscenze —> il sapere
~ le abilità —> il saper fare
~ le competenze —> l’agire adeguato, basato su conoscenze e abilità acquisite
allo scopo di abilitare all’esercizio di un’attività professionale.

Siamo certi che, attualmente, per come è gestito e con le sue quattro prove, l’edS assolva a tale scopo?

E in che modo l’unica prova orale prevista quest’anno accerterebbe, oltre alle conoscenze, anche le abilità e le competenze?

Se deve diventare solo un pro forma per salvare le apparenze allora forse andrebbe abolito e risparmiare inutile spreco di energie agli studenti, che potrebbero investirle per cose più serie e realmente più utili alla professione che rappresenteranno.

Per il resto, l’edS -se deve esistere- dovrebbe trasformarsi in un vero e proprio banco di prova di una professionalità pronta a essere esercitata e smetterla di essere solo la frustrante combinazione di prove che non accertano alcunché oltre una pila di acquisizioni teoriche fine a se stesse.

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3 anni ago · · 0 comments

Origini e discendenze della disciplina psicologica

Le radici della psicologia non attingono la loro linfa da Freud e dalla psicoanalisi, ma dagli sciamani.

Come mi ha ricordato un collega tempo fa in una conversazione su facebook, il primo psicologo libero professionista della storia occidentale è stato Antifonte, un sofista del 500 a.C., il quale aprì una bottega ad Atene in cui risolveva “problemi dell’Anima” dietro pagamento.

Già, Antifonte… il primo a capire che per gestire e superare la malattia bisognava parlare, narrandola, della propria sofferenza.

E oggi una buona parte della categoria rinnega tutto per riempirsi di protocolli e pratiche vendute alla mercé del modello medico, quando le nostre radici sono altre: ricordarle non compromette assolutamente l’ordinamento della nostra professione, anzi… magari ci guadagniamo in termini di identità, di cui siamo molto carenti come categoria.
Ne siamo carenti perché in troppi non conoscono la storia della propria disciplina e della propria professione entro cui questa disciplina prende forma.

Quello che lo Psicologo deve ricordarsi è di non essere medico e che va bene così, perché non è ne più né meno: è solo altro.
Quello che lo psicologo deve ricordarsi è che a puntare tutto sulle neuroscienze si rischia di riproporre il falso dualismo cartesiano con la res cogitans cioè la realtà psichica nutrita di inestensione, libertà e consapevolezza e la res extensa come vetrina della realtà fisica, che è estesa, limitata e inconsapevole.
Mente e corpo come entità separate non esistono e la psicologia ha il meraviglioso potere di nutrirsi di tutta l’esperienza umana.
Invece c’è una spinta a volerla identificare con le neuroscienze, di puntare tutto sulla psicologia scientifica riproducibile tramite tecniche di neuroimaging o esperimenti di laboratorio. Far coincidere queste due cose: è questo che non va.

Quindi la domanda è “chi ha scelto Psicologia, sa davvero di cosa ha scelto di occuparsi?”
La nostra è una disciplina che per sua stessa natura ha carattere umanistico, fenomenologico ed esistenziale ed è pregna di antropologia, di letteratura, di poesia, di arte… ha radici arcaiche nel mondo alchemico, e ha il potere di arricchirsi di TUTTA l’esperienza umana, anche quella neuroscientifica: tuttavia arricchirsi di qualcosa non vuol dire diventare quella cosa.
La psiche non ha né un aspetto filosofico, né scientifico: semmai scienza e filosofia sono due modi di avvicinarsi a essa.
E aggiungo ora: nessuna delle due dovrebbe escludere l’altra.

E mentre si lavora affinché le persone diventino loro stesse, assolvendo alla loro vera natura, in modo assolutamente contraddittorio e incongruente, molti vogliono alterare l’identità della professione che rappresentano, invece di farla essere ciò che è.

Leggi anche: https://scuoladipsicologia.com/2021/04/14/psicologo-come-professione-sanitaria-unidentita-snaturata/
LEggi anche: https://scuoladipsicologia.com/2020/08/14/psicologia-e-scientificita/

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4 anni ago · · 1 comment

Riviste gratuite di psicologia da scaricare

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Questionari da scaricare
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Fascicolo Dizionario e Bussola emotiva da scaricare (per la password solo whatsapp: il file è riservato a chi ha acquistato il libro di counseling psicologico )
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4 anni ago · · 0 comments

Psicologo come professione sanitaria: un’identità snaturata

Premessa: sanitario non è sinonimo di medico.
Tuttavia la realtà sanitaria è completamente costruita sul modello medico e ancorata a esso.
L’ingresso di nuove professioni orientate alla salute dovrebbe allargare il panorama, invece di irrigidirlo tutto verso una realtà, quella medica, pre-esistente.
Eppure è esattamente ciò che sta accadendo.
Arricchirsi reciprocamente significa, infatti, che ognuno ha e mantiene la propria identità salda e ancorata alla natura e ai valori insiti nella propria professione.

Per arricchire una realtà, invece di asservirla, serve che le singole dimensioni coinvolte siano congruenti con loro stesse. Gli psicologi sin da quando è stata istituita la legge che regolamenta la loro professione non hanno fatto altro che rincorrere il modello medico, invece di dare spazio e consolidare una propria specifica identità, hanno investito le loro energie tutte per omologarsi, anziché differenziarsi:
– fare a braccio di ferro per farsi inserire nell’art.3 della legge 56/89, per fare ciò che si sarebbe potuto fare ugualmente in quanto Psicologi
– spingere per avere lo Psicologo delle cure primarie come se potessimo davvero funzionare come i medici nello smistamento in base alle singole necessità
– l’accesso al pubblico che porta alla perdita della natura relazionale della nostra professione
– fare continui paragoni -spesso sbagliati proprio nel contenuto, a causa della disinformazione- con i medici
– gli ecm ovvero Educazione Continua in Medicina per l’aggiornamento professionale
– dimenticare che la professione di psicologo abbraccia tante realtà oltre quella clinica
sono alcuni dei tentativi di questa emulazione, che non solo denotano spinte non consapevoli, ma che mettono anche a rischio il motivo per cui la nostra professione è nata: essere l’alternativa al modello medico.

Il mondo sanitario cosi com’è, fortemente ancorato al modello medico, non risponde adeguatamente alla natura della nostra professione che ha, primariamente, una funzione che muove lungo un continuum che va dal sociale all’esistenziale.

Anche se ci si occupa di clinica e di benessere psicofisico, in quanto Psicologo non si assolve a una funzione sanitaria strictu sensu: la nostra disciplina nasce dall’incontro fra filosofia, sociologia, antropologia, medicina e scienze naturali, quindi è scienza da una parte, tuttavia è anche UMANISTICA, SOCIALE: è del tutto ibrida soprattutto in ambito relazionale, quando si tratta di fare terapia, sia essa psicoterapia o terapia supportiva, preventiva e abilitativo-riabilitativa. Le radici della psicologia non attingono la loro linfa da Freud e dalla psicoanalisi, ma -come molti altri saperi- dagli sciamani, non dimentichiamolo.

Essere sanitari ingabbia nel momento in cui si è disposti a spersonalizzarsi pur di integrarsi, quando invece avremmo potuto rappresentare quell’alternativa che punta ad allargare  e a valorizzare il quadro prospettico.

Abbiamo ancora molto da realizzare sul fronte identitario come categoria: primo fra tutti che il modello medico, a cui tanto ci si ispira fino all’emulazione, andrebbe riletto alla luce di tutte le informazioni che la nostra disciplina stessa ci fornisce, così da farci forti della natura intrinseca della stessa e smetterla di cercare di essere qualcun altro.
Questo ci restituirebbe dignità e favorirebbe l’autorevolezza di una professione che conosce e realizza se stessa.

Già, avremmo potuto e dovuto rappresentare l’alternativa.
E invece….

Leggi anche:https://scuoladipsicologia.com/2020/08/14/psicologia-e-scientificita/
Leggi anche:https://scuoladipsicologia.com/2021/08/18/origini-e-discendenze-della-disciplina-psicologica/

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Il valore del sostegno psicologico

4 anni ago · · 0 comments

Il valore del sostegno psicologico

Questione di atti tipici.

La forma più alta di intervento di uno Psicologo è proprio il sostegno. Il SOSTEGNO racchiude tutto.
Si può sostenere qualcuno senza fare implicitamente, al contempo. prevenzione -primaria, secondaria, terziaria-, senza abilitazione-riabilitazione?

Secondo me NO.

Chi pensa di sì, vorrei provasse a dire come.

________________
Francesca Di Donato – Psicologa

 

Professionisti adulti e vaccinati. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Professionisti adulti e vaccinati. Francesca Di Donato

Siamo professione sanitaria, il vaccino ci spetta di diritto ora!

NO. Il vaccino non spetta di diritto nelle prime fasi solo perché si è professione sanitaria.
Il vaccino spetta di diritto a chi è più esposto per lavoro o condizioni di salute ed età.

Un professionista sanitario che prende seriamente il suo ruolo e che non rientra in queste categorie lascia la priorità a chi ha davvero bisogno, non pretende di passare avanti in nome di un titolo o di riconoscimento ministeriale.

Un professionista sanitario serio, si comporta da adulto responsabile e attende il suo turno, come tutti.

E non vale nascondersi dietro l’obbligo vaccinale: l’obbligo che c’è solo da inizio aprile non parla di priorità.
Quindi si suppone che la priorità resti quella per cui si vaccinano per primi quelli in prima linea.
Quanti Psicologi si sono vaccinati prima dell’Obbligo?
Quanto di essi lavoravano in prima linea?

L’Ordine sa bene che la metà degli iscritti all’albo non esercita in qualità di Psicologo. Moltissimi tra quelli che restano e che esercitano hanno un’esposizione lavorativa minima. Sul sito ENPAP potete verificare.

Quindi tolti coloro che si sono vaccinati, prima dell’obbligo, per età e per condizione di salute ed esposizione di lavoro, sarebbe stato utile che l’Ordine monitorasse in qualche modo questo passaggio, che avrà portato a usufruire già del vaccino chi poteva considerarsi più alla stregua di un cittadino normale, più che sanitario.
Che poi, ricordo, la psicologia non è solo ambito sanitario, seppur professione sanitaria: esistono Psicologi del lavoro, del marketing…

Se il Governo sbaglia e tu Ordine lo sai che non tutti i tuoi scritti hanno una condizione tale per avvalersi di questo privilegio ora, perché non intervieni?
Perché non fai opera di sensibilizzazione verso i tuoi iscritti, invitandoli a non passare avanti alle fasce più vulnerabili ed esposte al rischio?

Ed è possibile che per reagire a Draghi per aver rimbrottato un “smettetela di vaccinare i giovani psicologi!!” volete ricorrere al fatto che il l’obbligo lo abbia esteso lui ai professionisti sanitari? Questa è pura deresponsabilizzazione: il suo appunto c’è stato solo due giorni dopo l’avvio dell’obbligo, con un week end di mezzo, quindi in realtà coloro che si lamentano si erano tutti vaccinati prima dell’obbligo stesso.
Inoltre ritengo che la questione sia stata presa sul personale in modo inappropriato, dal momento che il rimbrotto -seppur gestito in pessimo modo- era rivolto a chi vaccina senza seguire una scala di priorità annunciata e non agli psicologi.

Ancora una volta si è persa l’occasione per guadagnarci credibilità

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Francesca Di Donato – Psicologa
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