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13. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: SALUTOGENESI. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’approccio salutogenetico si concentra sul miglioramento della salute e del benessere attraverso l’identificazione e l’uso delle risorse personali e sociali che favoriscono la capacità di affrontare lo stress, questo permette a questo approccio di essere spendibile in qualunque contesto. 

  

Applicato in contesti sanitari, comunitari e organizzativi, utilizza strumenti come il senso di coerenza e le risorse generalizzate di resistenza (GRRs) per promuovere resilienza ed empowerment. I risultati evidenziano una maggiore efficacia nella gestione delle sfide della salute pubblica e un rafforzamento della capacità individuale e collettiva di far fronte a situazioni di stress​ (Mittelmark, M. B., Sagy, S., Eriksson, M., Bauer, G. F., Pelikan, J. M., Lindström, B., & Espnes, G. A. (Eds.). (2017). The Handbook of Salutogenesis. Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-319-04600-6). 

  

Un’altra ricerca analizza l’applicazione dell’approccio salutogenetico nell’assistenza primaria. I risultati evidenziano un aumento della soddisfazione, interventi personalizzati e un empowerment delle comunità (Rojatz, D., Nowak, P., Bahrs, O., & Pelikan, J. M. (2022). The application of salutogenesis in primary care. In M. B. Mittelmark et al. (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 419–430). Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_38). 

  

La ricerca ha indagato anche l’applicabilità del modello salutogenico alla migrazione, analizzando come risorse di resistenza generali (GRR) e senso di coerenza (SOC) aiutino i migranti, sia volontari che forzati, a gestire stress e sfide. Attraverso una revisione sistematica della letteratura, sono stati identificati fattori chiave come supporto sociale, resilienza culturale e strategie di coping che favoriscono l’adattamento e il benessere dei migranti. I risultati evidenziano l’utilità del modello salutogenico nel promuovere interventi mirati e fornire nuove prospettive per affrontare le difficoltà legate alla migrazione (Daniel, M., & Ottemöller, F. P. G. (2022). Salutogenesis and migration. In M. B. Mittelmark et al. (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 503–511).Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_47). 

  

Nella pianificazione urbana, invece, è stato evidenziato come, strategie integrate come il concetto di “Health in All Policies” (HiAP) e la rete Healthy Cities della WHO con un approccio salutogenetico, possano promuovere salute, equità e benessere nelle città. I risultati dimostrano che tali interventi favoriscono la salute pubblica, rafforzano il senso di coerenza degli individui e promuovono città più sostenibili e giuste​ (Maass, R., Lillefjell, M., & Espnes, G. A. (2022). Applying salutogenesis in towns and cities. In M. B. Mittelmark, S. Sagy, M. Eriksson, G. F. Bauer, J. M. Pelikan, B. Lindström, & G. A. Espnes (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 361–368). Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_34) 

  

L’approccio salutogenico offre anche una nuova prospettiva sulla politica e sulla definizione delle politiche pubbliche, focalizzandosi sul ruolo del senso di coerenza (SOC) e delle risorse di resistenza generalizzate (GRRs) per promuovere salute e benessere collettivo. Integrando questi concetti nei processi decisionali, l’analisi mostra come sia possibile affrontare sfide complesse in modo collaborativo e orientato alle risorse, migliorando la coerenza e la resilienza. I risultati evidenziano il potenziale dell’approccio nel rafforzare la coesione sociale, aumentare l’efficacia delle politiche pubbliche e sostenere comunità resilienti e capaci di gestire il cambiamento​ (Maass, R., Kiland, C., Espnes, G. A., & Lillefjell, M. (2022). The application of salutogenesis in politics and public policy-making. In M. B. Mittelmark, S. Sagy, M. Eriksson, G. F. Bauer, J. M. Pelikan, B. Lindström, & G. A. Espnes (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 239–247). Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_24). 

  

La salutogenesi, applicata alla salute carceraria, propone strategie per migliorare il benessere dei detenuti, ridurre le disuguaglianze e promuovere resilienza e capacità di affrontare lo stress. Integrando empowerment, risorse di resistenza generale e senso di coerenza, questo approccio trasforma le carceri in ambienti più sani e inclusivi, con benefici per salute e equità sociale​(Woodall, J., de Viggiani, N., & South, J. (2022). Salutogenesis in prison. In M. B. Mittelmark, S. Sagy, M. Eriksson, G. F. Bauer, J. M. Pelikan, B. Lindström, & G. A. Espnes (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 553–561). Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_51). 

  

Lo stesso approccio, applicato alla promozione della salute mentale comunitaria attraverso la campagna “Act-Belong-Commit”, ha permesso l’utilizzo strategie mirate a rafforzare risorse protettive come azione, appartenenza e impegno. Questa applicazione ha portato a risultati significativi, tra cui un miglioramento del benessere mentale, una maggiore consapevolezza sull’importanza della salute mentale, una riduzione dello stigma e un coinvolgimento attivo delle comunità a livello locale e internazionale​ (Koushede, V., & Donovan, R. (2022). Applying salutogenesis in community-wide mental health promotion. In M. B. Mittelmark, S. Sagy, M. Eriksson, G. F. Bauer, J. M. Pelikan, B. Lindström, & G. A. Espnes (Eds.), The Handbook of Salutogenesis (pp. 479–490). Springer. https://doi.org/10.1007/978-3-030-79515-3_44). 

  

Anche se applicato a contesti critici, come l’ambito psichiatrico, i risultati  derivanti dall’uso della salutogenesi evidenziano un incremento del SOC, offrendo un modello pratico per interventi di nursing orientati al benessere psicologico. (Langeland, E., Wahl, A. K., Kristoffersen, K., & Hanestad, B. R. (2007). Promoting coping: Salutogenesis among people with mental health problems. Issues in Mental Health Nursing, 28(3), 275–295. https://doi.org/10.1080/01612840601172627). 

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12. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: PSICOEDUCAZIONE. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

Sono stati presi in esame gli effetti positivi degli interventi psicoeducativi sul sistema immunitario sia in pazienti oncologici che non oncologici (Fawzy, I. F., & Fawzy, N. W. (1993). Psychoeducational interventions and health outcomes. In Psychosocial Interventions for Medically Ill Patients (pp. 365-402)). 

  

La metanalisi di Van Daele et al. (2012) ha evidenziato come gli interventi psicoeducativi (PSE) mostrino un’efficacia modesta sul breve tempo nel ridurre lo stress, con una variabilità significativa sulla durata e il genere del campione (Van Daele, T., Hermans, D., Van Audenhove, C., & Van den Bergh, O. (2012). Stress reduction through psychoeducation: A meta-analytic review. Health Education & Behavior, 39(4), 474–485. https://doi.org/10.1177/1090198111419202). 

  

Sembra che i programmi sincroni online che erogano informazioni e attività di carattere psicoeducativo siano efficaci nel ridurre percezioni, atteggiamenti e comportamenti problematici che possono portare a disordini alimentari nelle donne universitarie a rischio (Zabinski, M. F., Wilfley, D. E., Winzelberg, A. J., Taylor, C. B., & Calfas, K. J. (2001). An interactive psychoeducational intervention for women at risk of developing an eating disorder. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 69(6), 1066-1073. https://doi.org/10.1037/0022-006X.69.6.1066). 

  

Si è dimostrato che interventi psicoeducativi mirati a fornire a giovani con ADHD una maggiore comprensione del loro disturbo hanno condotto ad un miglioramento della gestione dei comportamenti sociali e facilitat l’acquisizione di abilità sociali adeguate (Powell, L. A., Parker, J., Weighall, A., & Harpin, V. (2022). Psychoeducation intervention effectiveness to improve social skills in young people with ADHD: A meta-analysis. Journal of Attention Disorders, 26(3), 340-357. https://doi.org/10.1177/10870547211054473). 

  

Uno studio ha valutato l’efficacia di un intervento psicoeducativo con supporto via WhatsApp per le madri di bambini con disturbo dello spettro autistico (ASD) in Arabia Saudita. I risultati hanno mostrato significativi miglioramenti nello stress e nella depressione materna, che sono stati mantenuti a distanza di 8 settimane. Tuttavia, l’intervento non ha avuto effetti significativi sull’ansia materna o su altri problemi comportamentali dei bambini, suggerendo la necessità di supporto aggiuntivo (Hemdi, A., & Daley, D. (2017). The effectiveness of a psychoeducation intervention delivered via WhatsApp for mothers of children with Autism Spectrum Disorder (ASD) in the Kingdom of Saudi Arabia: A randomized controlled trial. Child: Care, Health and Development, 43(5), 728-736. https://doi.org/10.1111/cch.12520). 

  

Un altro studio ha esaminato l’efficacia degli interventi psicoeducativi nel migliorare l’attaccamento prenatale tra genitori e feto. I risultati mostrano che tali interventi hanno avuto effetti positivi in particolar modo sul legame materno-fetale (Yuen, W. S., Lo, H. C., Wong, W. N., & Ngai, F. W. (2021). The effectiveness of psychoeducation interventions on prenatal attachment: A systematic review. Midwifery, 97, 103184. https://doi.org/10.1016/j.midw.2021.103184). 

  

Uno studio ha testato l’efficacia di un intervento psicoeducativo multidisciplinare per ridurre il carico e la depressione dei caregiver di persone con demenza, nonché migliorare la loro reazione ai comportamenti problematici. I risultati hanno mostrato una riduzione significativa delle reazioni negative ai comportamenti del paziente e una diminuzione del carico del caregiver nel tempo, rispetto al gruppo di controllo in lista d’attesa (Ostwald, S. K., Hepburn, K. W., Caron, W., Burns, T., & Mantell, R. (1999). Reducing caregiver burden: A randomized psychoeducational intervention for caregivers of persons with dementia. The Gerontologist, 39(3), 299-303. https://doi.org/10.1093/geront/39.3.299). 

  

Sono stati esaminati anche gli effetti di un intervento psicoeducativo online sulla sensibilizzazione alla ricerca di aiuto formale tra i giovani adulti, confrontandolo con un intervento informativo non relativo alla salute mentale. I risultati hanno mostrato che l’intervento psicoeducativo ha aumentato significativamente le attitudini e le intenzioni di ricerca di aiuto, in particolare verso i medici di base, e ha ridotto lo stigma verso la depressione (Taylor-Rodgers, E., & Batterham, P. J. (2014). Evaluation of an online psychoeducation intervention to promote mental health help-seeking attitudes and intentions among young adults: A randomized controlled trial. Journal of Affective Disorders, 168, 65–71. https://doi.org/10.1016/j.jad.2014.06.023) 

  

Un altro studio ha esplorato l’esperienza di un gruppo di insegnanti delle scuole secondarie che hanno partecipato a una formazione sul self-harm adolescenziale, mirata a migliorare la comprensione del fenomeno e le strategie di intervento. I risultati hanno evidenziato come il training abbia facilitato l’esperienza di “contenimento” emotivo, migliorando la connessione dei partecipanti con il tema e promuovendo la creazione di un gruppo di supporto scolastico per gestire il self-harm (Lee, F. (2024). Exploring the experiences of secondary school staff participating in adolescent self-harm training: A mixed-methods study. UCL Institute of Education.) 

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11. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: NEUROSCIENZE . Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

La ricerca scientifica ha evidenziato il supporto offerto dall’approccio neuroscientifico come integrazione alla pianificazione e applicazione degli interventi terapeutici in ambito psicologico in tutte le aree della prevenzione, attenzionando anche l’efficacia sulla mente di strumenti non prettamente psicologici. 

  

Recenti studi esplorano il ruolo delle neuroscienze nel benessere mentale, focalizzandosi su meccanismi neurali, come le reti di minaccia, ricompensa e controllo esecutivo, e sul ruolo dell’ossitocina nella regolazione dello stress e nei comportamenti sociali. Le ricerche sulle reti neurali mostrano che la risposta al benessere dipende dall’equilibrio tra l’attivazione delle aree cerebrali coinvolte nella minaccia, nella ricompensa e nel controllo esecutivo (Gatt, J. M. (2024). The neuroscience of well-being: Part 2 (Potential neural networks). Neuroscience Research Australia Journal, 22(3), 45-67). 

  

Una ricerca svizzera su un campione di 282 persone ha sottolineato l’importanza dell’utilizzo di tecniche basate sulle neuroscienze per la prevenzione dello stress-lavoro-correlato (Larissa C. Flecklin , Michael J. Kendzia;  Vol. 7 No. 3 (2023): Journal of Positive Psychology and Wellbeing; ZHAW Zurich University of Applied SciencesSchool of Management and Law) 

  

Alcune ricerche neuroscientifiche hanno evidenziato l’impatto positivo della musica sul benessere psicologico e fisico e come essa sia in grado di influenzare il sistema dopaminergico, la salute cardiovascolare e il recupero cognitivo. Sembra che l’ascolto e l’allenamento musicale migliorino la plasticità cerebrale, le funzioni motorie e cognitive e possano essere utilizzati terapeuticamente per trattare diverse condizioni. Inoltre, la musica è un potente strumento di regolazione emotiva, favorendo il miglioramento dell’umore e la riduzione dello stress (Croom, A. M. (2012). Music, neuroscience, and the psychology of well-being: A précis. Frontiers in Psychology, 2, 393. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2011.00393). 

  

Uno studio neuroscientifico ha esplorato le implicazioni dello yoga come intervento complementare sul benessere psicologico e fisico, evidenziando una riduzione dei sintomi di ansia e depressione. Lo studio ha coinvolto 60 soggetti sani che hanno manifestato un aumento dell’attività GABA nei gruppi di yoga (Trulson, H. F., & Vernon, L. (2019). Yoga as an adjunct therapy through the lens of positive psychology theory and neuroscience. Florida Atlantic University Undergraduate Research Journal, 8, 65-77). 

  

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10. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: APPROCCIO INTEGRATO. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’adattabilità dello psicologo nell’utilizzare tecniche provenienti da diversi approcci risulta facilitare un processo terapeutico più dinamico e centrato sulle esigenze specifiche di ciascun membro della famiglia in interventi familiari. (Sundet, R. (2012). Collaboration: Family and therapist perspectives of helpful therapy. The Australian and New Zealand Journal of Family Therapy, 33(4), 299–308. doi: 10.1017/aft.2012.38.). 

L’approccio integrato alla relazione terapeutica risulta enfatizzare tre componenti fondamentali: l’alleanza di lavoro, la relazione reale e la relazione transferale. L’integrazione di questi elementi appare permettere di affrontare i diversi livelli della relazione, migliorando l’efficacia complessiva dell’intervento terapeutico (Greenberg, L.S. An Integrative Approach to the Relationship in Counseling and Psychotherapy. The Counseling Psychologist, 1985;13(2):251-259). 

In un approccio integrato alla terapia, risulta essere dimostrato un miglioramento significativo nel benessere psicologico dei pazienti, con effetti positivi su sintomi ansiosi, dell’umore e nella qualità della vita (Vos, J., Craig, M., & Cooper, M. Existential Therapies: A Meta-Analysis of Their Effects on Psychological Outcomes. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 83(1), 115–128.​1).
La supervisione nell’ottica di un approccio integrato appare enfatizzare l’uso di approcci diversi, promuovendo una comprensione multilivello dei casi clinici e una maggiore adattabilità nella pratica terapeutica (Scaturo, D.J. Supervising Integrative Psychotherapy in the 21st Century: Pressing Needs, Impressing Possibilities. Journal of Contemporary Psychotherapy, 42(3), 183–192). 

Nella terapia di coppia, attraverso un modello integrato, si è in grado di riscontrare un vantaggio iniziale rispetto a terapie non integrate, con risultati migliori subito dopo il trattamento e nei primi anni successivi. Tuttavia, a un follow-up di cinque anni, appare che le differenze di efficacia si annullino, mostrando risultati simili (Perissutti, C., Barraca, J. (2013). Terapia Integral de Pareja vs. Terapia Conductual de Pareja: una revisión teórica de su eficacia diferencial. Colegio Oficial de Psicólogos de Madrid.).

  • per fattori comuni 

L’approccio basato sui fattori comuni suggerisce che l’efficacia della terapia derivi principalmente da elementi condivisi tra tutti i modelli, come l’alleanza terapeutica, le aspettative positive del paziente, un contesto strutturato di guarigione e l’empatia del terapeuta. Questi fattori risultano agire come potenti catalizzatori del cambiamento, creando un ambiente terapeutico sicuro e collaborativo che facilita la crescita psicologica e il superamento delle difficoltà. (Rosenzweig, S. (1936). Some implicit common factors in diverse methods of psychotherapy. American Journal of Orthopsychiatry, 6(3), 412–415). 

L’approccio basato sui fattori aspecifici evidenzia che gli elementi trasversali a tutte le terapie, come la fiducia nel terapeuta, un ambiente accogliente e la condivisione di obiettivi chiari, risultano avere un ruolo chiave nei risultati terapeutici. L’efficacia non risiederebbe tanto nelle tecniche specifiche dei singoli approcci, quanto nella qualità della relazione terapeutica e nella capacità di creare un contesto favorevole al cambiamento. (Duncan, B. L. (2002). The Legacy of Saul Rosenzweig: The Profundity of the Dodo Bird. Journal of Psychotherapy Integration). 

Sembra essere dimostrato che i fattori precedentemente citati, agiscano creando un ambiente sicuro e collaborativo nello spazio con il proprio psicologo, promuovendo la fiducia nel processo terapeutico e facilitando il cambiamento attraverso una relazione autentica e supportiva (Cuijpers, P., Reijnders, M., & Huibers, M. J. H. (2019). The Role of Common Factors in Psychotherapy Outcomes. Annual Review of Clinical Psychology, 15, 207–231.). 

 

  • da eclettismo tecnico 

Sembra che l’eclettismo tecnico sia efficace quando l’integrazione delle tecniche terapeutiche avviene mantenendo un forte focus sui fattori comuni. Questa combinazione risulta agire come un catalizzatore del cambiamento, creando un contesto terapeutico dinamico e adattabile alle esigenze individuali dei pazienti, massimizzando così l’efficacia dell’intervento (Garfield, S. L. (1994). Eclecticism and integration in psychotherapy: Developments and issues. Clinical Psychology: Science and Practice, 1(2), 123–137.) 

Un approccio integrato, pensato per la terapia di coppia, si basa sull’idea che nessun singolo modello sia sufficiente per affrontare tutte le complessità delle dinamiche relazionali. L’integrazione di più approcci risulta offrire strumenti flessibili per adattarsi alle esigenze uniche di ogni coppia, promuovendo una maggiore soddisfazione e stabilità nei risultati ottenuti. (Snyder, D. K., & Mitchell, A. E. (2012). Integrative Approaches to Couple Therapy: Implications for Clinical Practice and Research. In J. C. Norcross, G. R. VandenBos, & D. K. Freedheim (Eds.), History of Psychotherapy: Continuity and Change (2nd ed., pp. 457-472). American Psychological Association. ). 

Un approccio integrato, basato sull’eclettismo tecnico, appare rappresentare un quadro pratico per prendersi cura della salute mentale nei bambini. L’integrazione di interventi focalizzati su attaccamento, autoregolazione e competenza, risulta permettere di riconoscere l’importanza delle relazioni sicure, delle capacità di autoregolazione emotiva e dello sviluppo delle competenze per favorire il benessere psicologico a lungo termine (Fraser, J., Perry, B., Cameron, B., & Milne, L. (2011). Attachment, Self-Regulation, and Competency: A Comprehensive Framework for Child and Youth Mental Health). 

 

 

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9. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: POST MODERNISMO. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

Un approccio postmoderno appare enfatizzare la collaborazione e la costruzione condivisa di significati tra psicologo e paziente. Questo approccio risulta efficace nel promuovere una relazione terapeutica paritaria, dove il paziente è visto come un esperto della propria esperienza, facilitando così il cambiamento attraverso narrazioni personali e contestuali (Sundet, R. (2012). Postmodern-oriented practices and patient-focused research: possibilities and hazards. Journal of Systemic Therapies, 31(2), 75–86. https://doi.org/10.1521/jsyt.2012.31.2.75)​:contentReference[oaicite:0]{index=0}). 

L’approccio postmoderno applicato a interventi di orientamento professionale di gruppo con studenti svantaggiati risulta migliorare l’autostima, la chiarezza sugli obiettivi futuri e le capacità decisionali. Questo approccio appare valorizzare le risorse individuali in una visione positiva delle proprie capacità (Alexander, D., Seabi, J., & Bischof, D. (2010). Efficacy of a Post-modern Group Career Assessment Intervention of Disadvantaged High School Learners. Journal of Psychology in Africa, 20(3), 497–500. https://doi.org/10.1080/14330237.2010.10820405)​:contentReference[oaicite:1]{index=1}). 

La terapia breve focalizzata sulla soluzione, un approccio postmoderno, si è dimostrata efficace nel migliorare l’autoefficacia degli adolescenti. Questo risulta avvenire attraverso la valorizzazione delle loro risorse, l’individuazione di eccezioni al problema e la costruzione collaborativa di obiettivi raggiungibili (Duff, T. L. (2013). Empowering Adolescents Through Solution-Focused Counselling: The Experiences of New Zealand Adolescents. University of Canterbury)​. 

L’approccio postmoderno nella pratica clinica risulta valorizzare le storie personali dei pazienti, permettendo loro di reinterpretare le proprie esperienze. Questo metodo appare favorire la creazione di nuovi significati e strategie di coping più adattive (Jacobs, L. (2010). Untitled. Journal of Constructivist Psychology). 

Un approccio postmoderno di tipo narrativo risulta facilitare l’individuazione di “marcatori” narrativi ed emotivi, segnali chiave che aiutano lo psicologo a identificare momenti cruciali nel percorso terapeutico e ad attuare interventi mirati ed efficaci. Questo approccio lavora in modo strutturato sulle narrazioni personali del paziente, favorendo una maggiore consapevolezza di sé e una profonda ristrutturazione emotiva (Angus, L. E., & Greenberg, L. S. (2011). Narrative, emotion, and the construction of meaning in psychotherapy: A dialectical-constructivist approach. American Psychological Association). 

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8. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: UMANISTICO ESISTENZIALE. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’approccio umanistico-esistenziale applicato all’orientamento della carriera risulta promuovere autodeterminazione e scelte più autentiche. Pare che una profonda esplorazione delle emozioni, dei valori e delle aspirazioni, trasformino la carriera in un mezzo di espressione personale e significato esistenziale. (Bloland, P. A., & Walker, B. A. (1981). Applicazione dell’approccio umanistico-esistenziale all’orientamento alla carriera professionale. Dipartimento di Counseling, University of Southern California.) 

La terapia umanistica-esistenziale si è dimostrata efficace nell’intervento con i bambini. Sembra che favorisca un miglioramento significativo nell’autoregolazione emotiva, nella resilienza e nella gestione dei traumi derivanti da esperienze stressanti. (Vos, J., Craig, M., & Cooper, M. (2015). Existential Therapies: A Meta-Analysis of Their Effects on Psychological Outcomes. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 83(1), 115–128.) 

Un intervento umanistico-esistenziale applicato in ambito scolastico ha dimostrato di ridurre la sofferenza psicologica negli adolescenti. Pare che gli studenti migliorino nella gestione del disagio emotivo e riducono i comportamenti disfunzionali, facilitando un adattamento sociale positivo. (Classen, C., Koopman, C., Angell, K., & Spiegel, D. (2001). Supportive-expressive group therapy and distress in metastatic breast cancer: A randomized clinical intervention trial. Archives of General Psychiatry, 58(5), 494–501.) 

Un intervento umanistico esistenziale nei pazienti oncologici risultano migliorare significativamente il benessere esistenziale, la speranza e autoefficacia (Bauereiß, N., Obermaier, S., Özünal, S. E., & Baumeister, H. (2018). Effects of existential interventions on spiritual, psychological, and physical well-being in adult patients with cancer: Systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Psycho-Oncology, 27(11), 2531–25.). 

L’approccio umanistico-esistenziale negli interventi con le coppie ha evidenziato un miglioramento degli atteggiamenti amorosi positivi. L’intervento risulta favorire una maggiore consapevolezza e connessione emotiva tra i partner, migliorando la qualità della relazione (Daei Jafari, M. R., Aghaei, A., & Rashidi Rad, M. (2020). Existential Humanistic Therapy with Couples and its Effect on Meaning of Life and Love Attitudes. The American Journal of Family Therapy.). 

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7. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: TERAPIA CENTRATA SULLA PERSONA. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’approccio della terapia basata sul cliente risulta facilitare un processo di autovalutazione autentica e senza pregiudizi nel cliente. Questo approccio appare basarsi sull’assunto che il cliente, se messo nelle giuste condizioni, sia capace di trovare autonomamente soluzioni efficaci ai propri problemi, sviluppando maggiore autonomia e consapevolezza delle proprie scelte (Snyder, W. U. (1945). An Investigation of the Nature of Non-Directive Psychotherapy. The Journal of General Psychology, 33(2), 193-223. doi: 10.1080/00221309.1945.10544506). 

Un follow-up a 12 anni risulta aver mostrato miglioramenti in pazienti sottoposti a interventi basati sulla terapia centrata sul cliente, soprattutto su alcune dimensioni come l’umore e la promozione di una maggiore estroversione e apertura emotiva (Meyer, A.-E., Stuhr, U., Wirth, U., & Rüster, P. (1988). 12-Year Follow-Up Study of the Hamburg Short Psychotherapy Experiment. Psychotherapy and Psychosomatics, 50, 192-200).​ 

Sembra che le persone sottoposte a interventi con l’approccio della terapia basata sul cliente riportano livelli alti di soddisfazione, indicando che l’elemento relazionale ed empatico potrebbe giocare un ruolo chiave dell’efficacia percepita del trattamento (Friedli, K., King, M. B., Lloyd, M., & Horder, J. (1997). Randomised controlled assessment of non-directive psychotherapy versus routine general-practitioner care. The Lancet, 350(9092), 1662–1665).​​ 

Pare che, nell’applicazione di questo approccio, difficoltà come una scarsa capacità di elaborazione emotiva, narrazioni povere o una bassa sintonizzazione empatica da parte del terapeuta possano ostacolare i progressi terapeutici, portando a resistenze, lentezza nei cambiamenti o peggioramento dei sintomi (Watson, J. C. (2011). Treatment Failure in Humanistic and Experiential Psychotherapy. Journal of Clinical Psychology: In Session, 67(11), 1117–1128. doi: 10.1002/jclp.20849).​ 

L’approccio della terapia basata sul cliente risulta essere efficace nel promuovere cambiamenti positivi nella personalità. Pare che questo avvenga attraverso un clima terapeutico basato su accettazione incondizionata, empatia e autenticità, che facilita l’autoriflessione e la crescita personale del cliente (Haimowitz, N. R., & Haimowitz, M. L. (1952). Personality changes in client-centered therapy. In W. Wolff & J. A. Precker (Eds.), Personality monographs, Vol. 3. Success in psychotherapy (pp. 63–93). Grune & Stratton). 

 

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6. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: SISTEMICO RELAZIONALE. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’approccio sistemico risulta essere associato al miglioramento di diverse situazioni cliniche, questo avviene attraverso il potenziamento delle risorse personali e familiari, la co-creazione di nuovi modelli di comportamento e significato e il miglioramento delle relazioni interpersonali (Von Sydow, K., Beher, S., Schweitzer, J., & Retzlaff, R. (2010). The Efficacy of Systemic Therapy With Adult Patients: A Meta-Content Analysis of 38 Randomized Controlled Trials. Family Process, 49(4), 457–485). 

L’approccio sistemico relazionale risulta produrre risultati positivi sulla crescita personale degli psicologi che la studiano. Pare che sviluppi una maggiore consapevolezza relazionale, miglioramento nelle relazioni personali e professionali e acquisizione di maggiore empatia e compassione. I risultati sono attribuiti a cinque fattori chiave, tra cui esperienze personali sfidanti con i clienti, supervisori esperti e spazi di supervisione sicuri (Rhodes, P., Nge, C., Wallis, A., & Hunt, C. (2011). Learning and Living Systemic: Exploring the Personal Effects of Family Therapy Training. Contemporary Family Therapy, 33, 335–347). 

L’approccio sistemico è risultato efficace nel ridurre le emozioni espresse e nell’aumentare i livelli di calore emotivo nei membri della famiglia durante il processo terapeutico (Vostanis, P., Burnham, J., & Harris, Q. (1992). Changes of Expressed Emotion in Systemic Family Therapy. Journal of Family Therapy, 14, 15–27). 

L’intervento sistemico nell’infanzia risulta generare miglioramenti significativi nelle relazioni genitore-bambino, appare ridurre la possibilità che si formi un attaccamento disorganizzato e migliora la sicurezza emotiva del bambino (Carr, A. (2020). Evidence for the Efficacy and Effectiveness of Systemic Family Therapy. In The Handbook of Systemic Family Therapy, Vol.1. John Wiley & Sons)​. 

Nei casi di un’educazione su minori basata sulle punizioni fisiche, questo approccio risulta ridurre significativamente la ricorrenza di azioni violente e migliora il funzionamento familiare complessivo. Ciò appare avvenire attraverso il rafforzamento della relazioni genitore-figlio, riducendo lo stress genitoriale e promuovendo pratiche disciplinari positive (Carr, A. (2020). Evidence for the Efficacy and Effectiveness of Systemic Family Therapy. In The Handbook of Systemic Family Therapy, Vol.1. John Wiley & Sons)​. 

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5. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: GESTALT. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

L’approccio terapeutico della Gestalt si è dimostrato efficace nel migliorare il benessere psicologico, la salute psicosociale e l’empowerment (Kaisler, R. E., Fede, M., Diltsch, U., Probst, T., & Schäfer, Y. (2023). Common mental disorders in Gestalt therapy treatment: a multiple case study comparing patients with moderate and low integrated personality structures. Frontiers in Psychology, 14:1304726. ). 

Pare inoltre che, l’aderenza ai principi chiave della Terapia della Gestalt, sia un fattore cruciale per ottenere risultati positivi nei trattamenti, garantendo che sia applicata in modo autentico ed efficace, centrato sulla relazione, l’esperienza presente e l’integrazione mente-corpo​ (Fogarty, M., Bhar, S., & Theiler, S. (2019). Development and validation of the Gestalt Therapy fidelity scale. Psychotherapy Research. ). 

Sembra che l’approccio gestaltico sia efficace per affrontare le difficoltà relazionali e i blocchi comunicativi nelle coppie con disfunzioni sessuali. Attraverso tecniche basate sul lavoro sui sogni e le metafore corporee, la terapia facilita la sperimentazione di nuove modalità di interazione, migliorando la consapevolezza corporea ed emotiva dei partner e promuove una comunicazione più autentica. (Mosher DL. The gestalt experiment in sex therapy. J Sex Marital Ther. 1979;5(2):117-133. doi: 10.1080/00926237908403723). 

Pare che la terapia di gruppo Gestalt favorisca una maggiore consapevolezza individuale e collettiva, migliorando la dinamica intrapersonale, interpersonale e sistemica dei partecipanti. Attraverso il modello di Cleveland, l’approccio si concentra sulla costruzione di relazioni autentiche e sulla regolazione delle dinamiche di dipendenza e autonomia all’interno del gruppo. (Harman RL. Recent Developments in Gestalt Group Therapy. Int J Group Psychother. 1984;34(3):473-483. doi: 10.1080/00207284.1984.11491397). 

Sembra che la tecnica della sedia vuota utilizzata nella terapia della Gestalt sia efficace per risolvere emozioni irrisolte con figure significative. Questa tecnica facilita l’accesso e la rielaborazione di emozioni bloccate, migliorando la percezione di sé e dell’altro e riducendo il disagio psicologico. I benefici ottenuti risultano essere mantenuti nel tempo, supportando l’efficacia a lungo termine dell’approccio terapeutico (Paivio SC, Greenberg LS. Resolving “Unfinished Business”: Efficacy of Experiential Therapy Using Empty-Chair Dialogue. J Consult Clin Psychol. 1995;63(3):419-425. doi: 10.1037/0022-006X.63.3.419). 

 

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4. Studi sull’efficacia di vari approcci e tecniche psicologiche in diversi ambiti applicativi: BIOFUNZIONALE CORPOREO. Giuseppe Cinieri e Simona Delli Santi

Pare che un approccio biofunzionale corporeo possa mostrare miglioramenti significativi in vari indici di benessere psicologico e fisiologico, come la riduzione della tensione muscolare, la diminuzione della frequenza cardiaca e l’aumento della variabilità della frequenza cardiaca. Inoltre appare migliorare l’assertività, l’auto-affermazione, lo sviluppo dei confini intrapsichici e relazionali, il radicamento, l’auto-referenzialità, l’accettazione e il sostegno, e la cura di sé. (Comacchio, A., Bounous, M., Gianoli, E., Miatto, E., Perotti, L., Rizza, V., & Bolzan, M. (2018). L’Analisi Funzionale nella promozione del benessere. Primi risultati di un approccio sperimentale. International Journal of Psychological Studies, 8(4), 51-59). 

Negli ultimi dieci anni, risulta esserci stata una crescente consapevolezza della connessione tra mente e corpo in psicologia. Lavorare direttamente con il corpo e utilizzare il movimento risulta aver mostrato risultati promettenti nei bambini, sia quelli con funzionamento normale che quelli con sfide di sviluppo, in aree come la lettura, l’equilibrio e la coordinazione (Goddard Blythe, S. (2005). Releasing educational potential through movement: A summary of individual studies carried out using the INPP test battery and developmental exercise programme for use in schools with children with special needs. Child Care In Practice, 11(4), 415-432). 

L’approccio biofunzionale corporeo appare essersi dimostrato un modo efficace per ripristinare l’equilibrio emotivo, la connessione mente-corpo, affrontare le risposte al trauma, l’autoregolazione e l’interiorizzazione del locus of control riguardo alla reattività emotiva. Queste caratteristiche risultano essere  particolarmente utili nel trattamento delle dipendenze  (Powers, E. (2017). Clinician Experience with Addiction Treatment: Implications for Body Psychotherapy in Relapse Prevention. International Body Psychotherapy Journal: The Art and Science of Somatic Praxis, 16, Student Supplement, Summer 2017, Online. © Author and USABP/EABP. Reprints and permissions secretariat@eabp.org). 

L’approccio biofunzionale corporeo risulta poter supportare i genitori con figli neonati, facilitando la creazione di legami di attaccamento sicuri attraverso tecniche che includono il contatto fisico e la consapevolezza corporea. (Harms, T. (2023). Parent-infant body psychotherapy between trauma and attachment (E. Marshall, Trad.). Emotionelle Erste Hilfe. ) 

Un approccio olistico biofunzionale corporeo lavora sull’integrazione mente e corpo per affrontare traumi e schemi emotivi repressi. Tecniche somatiche e corporee, risultano facilitare l’accesso a memorie preverbali. I risultati di alcuni studi mostrano trasformazioni personali profonde, migliorando autoregolazione e benessere emotivo (Davis, W. (2012). In Support of Body Psychotherapy. International Body Psychotherapy Journal: The Art and Science of Somatic Praxis, 11(2), 59–73). 

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