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24. Due coppie diverse. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

24. Due coppie diverse. Paola Pellegrino

La nascita di un figlio segna un passaggio impegnativo da vivere poiché dalla relazione a due si passa alla relazione a tre e alla nascita formale di un altro tipo di coppia, quella genitoriale.

Se pensiamo alla coppia amorosa e alla coppia genitoriale è necessario pensare a due sistemi che sono a a tutti gli effetti diversi seppur intrinsecamente collegati che hanno caratteristiche proprie così come diverse esigenze e diverso focus.

Il sistema coppia che esisteva prima della nascita del figlio e che aveva come obiettivo il prendersi cura della dimensione del NOI  della coppia,  si ritrova a dover fare spazio a nuove responsabilità e nuovi ruoli che necessitano di essere sviluppati senza però

schiacciare quel NOI ora così bisognoso e spaesato.

La sfida più grossa è proprio rappresentata dalla capacità di continuare a riconoscersi nel momento stesso in cui ci si sta ridefinendo, rimanere coppia e riuscendo a sviluppare nella dimensione genitoriale un nuovo nucleo.

Tutto questo porta ad un periodo fisiologico di scombussolamento che può assolutamente coinvolgere anche la vita di coppia perché si colloca in un periodo di forte stress e vulnerabilità che investe tutte le relazioni presenti.

Essere consapevoli di questo può fornire la capacità di vivere il momento con maggiore accettazione e meno paura riuscendo quindi a farlo divenire un momento di preziosa crescita e ulteriore conoscenza reciproca in cui insieme definire nuovi equilibri ed

esigenze.


Noemi Virgilio
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7. Prepararsi alla scuola. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

7. Prepararsi alla scuola. Noemi Virgilio

Nei periodi precedenti all’ingresso della scuola primaria spesso i genitori si sentono in ansia per il grande cambiamento che dovranno affrontare i loro figli. Talvolta chi ha figli con un temperamento più dinamico fa fatica ad immaginarseli seduti per tante ore. Spinti dalla voglia di preparare i bambini a questo cambiamento cercano di allenare i bambini alle nuove modalità, talvolta anche avvalendosi di corsi di preparazione alla scuola primaria. Questo tentativo di anticipare una situazione futura può però avere delle ripercussioni negative. La scuola dell’infanzia ha il compito nell’ultimo anno di occuparsi anche di questo tipo di preparazione, ma lo dovrebbe fare ancora nel modo giocoso che è tipico e sano in questa fase evolutiva. Tutti i tentativi invece di anticipare la scolarizzazione rischiano di generare ansia ingiustificata e di sortire l’effetto contrario predisponendo negativamente il bambino all’ingresso alla scuola. Nel primo anno di scolarizzazione la variabilità individuale è grandissima e ci saranno bambini che si adatteranno velocemente, e altri che avranno bisogno di un intero anno per riuscire ad allinearsi alla nuove regole e apprendimenti. Questa è un dato che le maestre di scuola elementare conosco molto bene, per questo è utilissimo che loro usino strategie differenti a seconda del bambino che hanno di fronte per riuscire a rendere meno impattanti le nuove richieste. Permettere di alzarsi più spesso, predisporre le attività in modo che possano tenere conto delle finestre attentive reali a quell’età (15 minuti circa), cambiando spesso argomento o sperimentando lo stesso argomento in modalità diverse sono tutte tecniche che possono essere usate per permettere di rendere questo passaggio più morbido e più piacevole. Le maestre sanno che i bambini sono tutti diversi, e qualora fosse necessario, troverete insieme un modo per facilitare i vostri figli permettendogli di sperimentare questo nuovo contesto in modo autentico e spontaneo.


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23. Contatto pelle a pelle. Sara Anderlini

6 mesi ago · · 0 comments

23. Contatto pelle a pelle. Sara Anderlini

Il neonato nasce in un mondo nuovo. L’unica cosa che riconosce è l’odore e il corpo della mamma ed è lì che dovrebbe stare. Il contatto pelle a pelle consiste nel mettere il neonato nudo, a pancia in giù sul torace nudo della mamma, in prossimità del seno.
Dopo la nascita, specialmente nella prima ora, il bambino ha bisogno di ritrovare quelle sensazioni che aveva nel ventre materno. In quella posizione il bambino ritrova il suo porto sicuro: riconosce l’odore della sua pelle, il battito cardiaco, riscoprendone il calore.

A contatto con il corpo della mamma il bambino si adatta naturalmente al mondo extrauterino regolarizzando non solo la frequenza cardiaca ma anche il suo respiro,e mantenendo il corpo alla giusta temperatura, stabilizzando i livelli di glucosio nel sangue.

Inoltre, il contatto pelle a pelle favorisce l’attivazione dei riflessi spontanei del neonato per l’allattamento ed attiva la risposta immunitaria. E’ consigliabile farlo subito dopo il parto per almeno un’ora e poi quando si ha piacere, inizialmente dalla mamma ma è benefico anche il contatto con il papà. Nel caso di neonati prematuri è particolarmente funzionale.

In uno studio che ha valutato gli effetti biochimici del contatto fisico precoce nella specie umana e ad averne indicato le potenziali ricadute sul resto della vita (2017), i ricercatori hanno osservato una forte correlazione tra il contatto e le coccole e i segnali di benessere nello sviluppo fisiologico e psicologico, al punto da lasciare tracce nei geni dei bambini.

Quando non è possibile praticarlo subito dopo la nascita è comunque consigliabile e possibile ricrearne le condizioni, mettendosi nudi sia genitore che bambino, in uno stato di rilassamento per dare spazio a quel legame che si sta costruendo e che si nutre di contatto, di pelle e di tenerezza.


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6. Inserimento sereno a scuola primaria. Paola Pellegrino

6 mesi ago · · 0 comments

6. Inserimento sereno a scuola primaria. Paola Pellegrino

Si tratta di un momento di transizione delicato per tutte le persone coinvolte: per tutta la famiglia che dovrà affrontare nuove sfide e abitudini, per le insegnanti che si ritrovano ad accogliere e conoscere per la prima volta tutti i bimbi,e poi soprattutto per loro. Per vivere al meglio questo passaggio è necessario un buon accompagnamento nel tempo, raccontando e dialogando con il bambino su quello che sarà, dando spazio a pensieri,emozioni, preoccupazioni presenti. Al contempo è fondamentale avere chiaro che hanno SOLO 6 anni e per quanto siano cresciuti sono ancora piccoli e chiamati ad attraversare una fase di scolarizzazione completamente diversa dalla precedente in cui dover per la prima volta approcciarsi a compiti, tempi di concentrazione e lavoro più lunghi e strutturati che ognuno vivrà a suo modo anche in base alla propria unicità personale. È importante,in quanto adulti, avere aspettative congruenti, realistiche e sane nei loro confronti e quindi essere capaci di far sperimentare loro questa esperienza naturalmente, con spontaneità, senza troppe pressioni e adeguando anche i modi e i tempi di lavoro alla loro specifica età. Rispettare i loro tempi e le loro emozioni e predisposizioni è fondamentale sia da genitori che da insegnanti.
Una scuola capace di accogliere il bambino nella complessità dei suoi specifici tempi e bisogni, è una scuola che punta soprattutto sulla relazione e che funge da sostegno e porto sicuro al di fuori delle mura domestiche permettendo così al bambino di separarsi con più serenità e aprirsi al mondo e alla curiosità di imparare.


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22.La coppia dopo la nascita. Paola Pellegrino

6 mesi ago · · 0 comments

22.La coppia dopo la nascita. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
Per seguirle sui canali social vai qui 1.Rubrica “Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.” Psicoeducazione e supporto alla genitorialità – Scuola di Psicologia

La coppia dopo la nascita di Paola Pellegrino

Soprattutto nei primi anni di vita dei figli, quelli in cui i loro bisogni primari, di attenzione e scambio assorbono tutte le energie presenti e occupano grande spazio nella quotidianità, mamma e papà, che sono però anche COPPIA tra loro, si ritrovano ad avere davvero poco tempo per continuare ad esserlo.

Tuttavia riuscirci è un obiettivo importante e non trascurabile perché determina la serenità e qualità della relazione, della crescita condivisa della coppia e del clima familiare.

Divenire una coppia di genitori spesso annulla o oscura la coppia tra partner.

Le due unità (coppia amorosa e coppia genitoriale), non coincidono e vivere anche pienamente una delle due non significa vivere necessariamente anche l’altra: essere genitori attenti e partecipi o anche collaborativi tra loro, non significa essere due compagni o coniugi presenti alla coppia.

I primi anni di vita dei bambini implicano dedizione completa ai loro bisogni, è un periodo che trascorrerà ma nel frattempo anche una semplice conversazione a pranzo tra adulti diventa un traguardo completamente nuovo e in un periodo di grande stress anche se voluto, desiderato e cercato, il dialogo è la prima cosa di cui prendersi cura.

Partire dal dialogo e dalla ricerca di momenti in cui potersi ascoltare e capire reciprocamente, anche a fine giornata permette di non perdersi pezzettini importanti, per l’uno, per l’altro e per entrambi.

Scambiarsi pensieri, emozioni e difficoltà senza darli noi stessi per scontato pensando che sia assurdo doverli esplicitare, permette di entrare in connessione anche in momenti difficili.

Chiedere concretamente al partner in che modo poter essere d’aiuto comunicando anche i propri bisogni apre sentieri sempre nuovi di conoscenza reciproca.

È altresì importante ridefinire i propri ruoli e confini considerando la necessità di guardare a ciò che necessità di essere ridefinito perché in evoluzione.

La possibilità di delegare tra i partner e anche alla rete familiare o a perone di supporto (baby-sitter, amici) di tanto in tanto qualcosa, potrebbe essere utile per ritagliare anche piccoli spazi a due in cui dedicarsi insieme allo svago e al tempo libero con un po’ di spensieratezza.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

6 mesi ago · · 0 comments

5. Crisi di riavvicinamento. Noemi Virgilio

Con l’ingresso alla suola primaria molti genitori si trovano di fronte a bambini che fanno fatica ad accettare il cambiamento in modo sereno. Talvolta bambini che hanno sempre affrontato i cambiamenti senza alcuna difficoltà diventano particolarmente richiestivi. L’ingresso alla scuola primaria può generare una quantità discreta di ansia nei bambini perché si trovano ad interagire con un contesto nuovo, compagni e insegnanti nuovi e  regole molto diverse. Questa sensazione può essere paragonata a quella che proviamo noi quando dobbiamo affrontare un cambiamento o l’ingresso in nuovo contesto lavorativo. Molti bambini affrontano questo cambiamento evidenziando comportamenti che richiedono una forte rassicurazione da parte degli adulti. Talvolta possono essere spaventati, piangere, o avere delle vere e proprie crisi emotive per cercare di allontanarsi dalla situazione che genera ansia. Questi comportamenti sono delle crisi di riavvicinamento e sono fenomeni del tutto normali e transitori, che vanno gestiti con presenza e pazienza. Quello che erroneamente può sembrare un “capriccio” è invece espressione di un disagio, seppure temporaneo, che va gestito in modo da fare sentire il bambino protetto e accompagnato. Queste crisi possono esprimersi tutte le volte che il bambino è di fronte ad un cambiamento che prevede da parte sua uno sforzo di adattamento e di costruzione di nuove risorse. Negare il disagio che prova o giudicarlo come un comportamento eccessivo rischia di esacerbarlo. E’ invece utile accompagnare il bambino a comprendere le emozioni che sta sperimentando e renderci disponibili per accompagnarlo e farlo sentire al sicuro. La vostra sicurezza sarà per lui di esempio, e allo stesso tempo sentirvi vicini gli permetterà di affrontare il cambiamento consapevole che ha un porto sicuro al quale tornare. Quando la paura è molto grande permettetegli di trovare insieme a voi una strategia che lo faccia sentire al sicuro: per alcuni può essere una foto di famiglia, oppure decidere insieme un rituale di saluto.


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21.Una grande protezione: la coerenza genitoriale. Paola Pellegrino

6 mesi ago · · 0 comments

21.Una grande protezione: la coerenza genitoriale. Paola Pellegrino

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.


Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Una grande protezione: la coerenza genitoriale di Paola Pellegrino

Non sempre tra le parti genitoriali capita di essere d’accordo sui metodi educativi e sulla modalità di prendere delle decisioni: molto dell’essere genitore coinvolge la nostra storia da figlio e tutta la nostra vita e ovviamente condiziona.

Allo stesso modo i bambini imparano a stare in relazione a partire da quella con mamme e papà e anche nella gestione di una difficoltà o divergenza ciò che conta è la modalità e la possibilità di affrontarla.

In caso di contrasto dinanzi alla necessità di prendere una decisione o nella decisione di come affrontare una situazione anche importante e delicata, un assetto protettivo è rappresentato dalla possibilità che gli adulti di riferimento ricerchino e trovino un punto di mediazione e di incontro in separata sede, in grado di restituire al bambino un’esperienza di coerenza genitoriale.

Questo è importante per diversi aspetti:

  • Evita di far sentire in difficoltà il bambino che più o meno esplicitamente potrebbe sentire la pressione di dover decidere da che parte stare.
  • Permette di evitare di esporre il bambino a modalità comunicative adulte che non sempre sono adatte alla loro età;
  • Fornisce un esperienza di sicurezza e protezione in cui ciò che apprende e vive è la certezza di poter contare su una coppia di genitori che sanno essere e fare Squadra tutti insieme anche nelle situazioni difficili.

Ciò che per noi adulti è importante ricordare è che ciò che conta nelle relazioni familiari è la possibilità di crescere insieme per poter sviluppare dinamiche prevalenti funzionali.

Sbagliare per migliorare si può!


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.

Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

4. Se separarsi spaventa. Paola Pellegrino

6 mesi ago · · 0 comments

4. Se separarsi spaventa. Paola Pellegrino

La separazione dalle figure di attaccamento è un momento fisiologicamente difficile per i bambini durante la loro crescita e la paura che lo accompagna sorge solitamente intorno agli 8-10 mesi di vita del bambino,fino a sfumare man mano seppur non in modo lineare nel tempo. Uno dei momenti potenzialmente delicati a questo proposito,in cui le paure e preoccupazioni rispetto alla separazione potrebbero rimanifestarsi, è l’ingresso alla scuola primaria in cui fondamentale diviene l’approccio degli adulti di riferimento e la sinergia tra scuola e famiglia per gestirlo al meglio evitando che possa cronicizzarsi e divenire invalidante per il bambino e il suo benessere.

In questi casi come la scuola e gli insegnanti possono essere una risorsa nell’affrontare il momento?
– condividendo strategie utili con la famiglia.
– validando il vissuto del bambino senza percepirlo come esagerato o simili.
– tollerando eventuali ritardi spesso frutto di rituali per gestire il saluto.
– permettendo l’ingresso con orari più flessibili o parziali in caso di rifiuto nei confronti della frequenza scolastica
– facilitando i rapporti con i compagni e con gli apprendimenti per prevenire l’isolamento del bambino o preoccupazioni riguardo i compiti, voti e prestazioni varie.
– fornendo prevedibilità e vicinanza.
– approfondendo e farsi aiutare in primis se sentono delle difficoltà in  merito.

In assenza di un clima da parte della scuola positivo e di supporto nei confronti del bambino e della famiglia, la risoluzione spontanea e naturale della difficoltà presente potrebbe essere ostacolata e il bambino si ritroverebbe a dover gestire una preoccupazione in più ossia quella che potrebbe accostarsi all’ambiente scuola, non visto più come un ambiente positivo e incoraggiante piuttosto come un luogo da cui rimanere lontano.


Noemi Virgilio
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6 mesi ago · · 0 comments

L’ultimo giorno di scuola. Francesca Di Donato

Oggi c’era aria di festa dalle mie parti, perché sono vicino a una scuola superiore ed è l’ultimo giorno. Esulti a non finire. un paio di botti di festeggiamento, i ragazzi sono entrati stamane che ridevano, scherzavano in modo gioioso… e assolutamente diverso dal solito; all’uscita gridavano “libertà!!!” “Siamo liberi!!!” “È finita finalmente!” “Evvai!!” “Mo ci si diverte!” e risate a non finire, le tipiche risate di chi si sente alleggerito da qualcosa.

Ecco cosa non dovrebbe essere la scuola e lo studio: qualcosa di cui liberarsi, qualcosa che ingabbia, qualcosa che costringe e appesantisce.

E questo accade per lo più perché chi fa la scuola nella maggior parte dei casi non sa farla, che sia nei piani alti o nelle aule, non sa creare l’atmosfera, le relazioni, l’ambiente adatto… non sa stare con i tempi dell’altro, non sa creare uno spazio libero da scelte istituzionali che tolgono qualità all’apprendimento, libere da modalità persecutorie, punitive, prestazionali, giudicanti, libero da quelle tendenze autoritarie di chi non ha sviluppato sicurezza né tantomeno autorevolezza interna e si gioca tutto sul controllo esterno.

Per non parlare poi di tutte le dinamiche interne ai ragazzi che pagano lo scotto di una mancata autorevolezza, di un mancato equilibrio e serenità anche tra le pareti di casa, perché spesso si ritrovano genitori relazionalmente più immaturi di loro, con ricadute evidenti nel confronto tra pari.

Bambini e ragazzi meritano una scuola di qualità in cui valga la pena andare al di là dei voti, al di là del titolo.
___________________
Francesca Di Donato – psicologa
Psicologia dinamica, clinica e della salute
percorsi individuali, di coppia di gruppo

20.Bambini ad alto contatto. Sara Anderlini

6 mesi ago · · 0 comments

20.Bambini ad alto contatto. Sara Anderlini

Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
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Bambini ad alto contatto di Sara Anderlini

Il contatto è un bisogno primordiale di ogni essere umano e per alto contatto si intende un’accentuazione di questo bisogno. I bambini ad alto contatto hanno una reale necessità di vicinanza e contenimento. Molto spesso saranno bambini che preferiranno di gran lunga le braccia di mamma e papà piuttosto che culle, passeggini, sdraiette, ed è assolutamente fisiologico, per quanto a volte faticoso. Non aiutano i genitori i pregiudizi legati all’accudimento di un bambino. Alcuni retaggi culturali ci portano a pensare che assecondare i bisogni di vicinanza dei neonati possa portarli ad “abituarsi”, a “prendere il vizio” e a sviluppare minore indipendenza. In realtà un accudimento ad alto contatto, quando è in linea con il bisogno del bambino, permette al bambino di sentirsi accolto e ad acquisire gradualmente maggiore sicurezza e porterà con sé un bagaglio di fiducia in sé stesso e negli altri.

Questo bisogno sarà più accentuato in alcuni periodi piuttosto che in altri, per esempio, malesseri, regressioni del sonno, cambiamenti, nuovi stimoli o eccesso di stimoli. Sapere questo può aiutare il genitore a normalizzare dentro di sé sia le richieste del bambino, sia la fatica che questo genera. Ciò che in caso di alto contatto può rivelarsi molto funzionale, nell’accogliere questa necessità, è la nanna a contatto (secondo le linee guida per il badsharing sicuro), e durante la giornata una fascia o un marsupio che da un senso di contenimento al bambino, che si trova in braccio, ma al contempo permette al genitore di avere le mani libere per poter continuare le normali attività quotidiane o dedicarsi ad attività rilassanti che permettano di rigenerarsi.

Ricordiamoci che la protezione, il contenimento, la sicurezza che sperimenteranno nei primi mesi ed anni della loro vita diventerà il loro bagaglio di esperienze positive che li renderà indipendenti nel momento in cui saranno pronti ad esserlo.


Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
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L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.

 

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