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31. Educazione fuori dalla famiglia

5 mesi ago · · 0 comments

31. Educazione fuori dalla famiglia

Abbracciare l’idea di una Genitorialità Consapevole, implica una riflessione e consapevolezza continua sugli effetti che le modalità prevalenti con cui i genitori entrano in relazione con i bambini, possono produrre su di essi e sul loro rapporto. È importante che ogni coppia genitoriale possa individuare la propria per vivere al meglio all’interno di questo ruolo. Ma come fare se nonni, zii, scuola non condividono o pare applichino un modello educativo diverso da quello scelto dai genitori? È importante partire dal presupposto che essere un genitore attento non può mai significare riuscire a monitorare o controllare il modo in cui tutto il resto del mondo entra in relazione con il nostro bambino. Al contempo è necessario costruire una strada in cui il bambino possa sperimentarsi anche in altre relazioni senza troppi condizionamenti pur stabilendo dei confini chiari. Questo può significare esprimere chiaramente con la rete familiare a amicale per esempio, quali sono gli aspetti su cui da genitori non è accettabile tollerare interferenze o modalità diverse da quelle definite provando a instaurare un dialogo quando possibile per rintracciare modalità comuni soprattutto se è necessario delegare ad altri alcuni pezzetti di vita dei bambini. Per la scuola è inoltre fondamentale partire dalla necessità che il genitore conosca i valori e i metodi educativi su cui il sistema scelto si erge e anche lì cercare di lavorare sulla definizione di un patto educativo che possa essere quanto più condiviso possibile. Il dialogo e la comunicazione con i propri figli si pone poi sempre come fattore di protezione e tutela in tutto il percorso della loro crescita.

 


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30. Stereotipi di genere e di ruolo

5 mesi ago · · 0 comments

30. Stereotipi di genere e di ruolo

Viviamo imprigionati in stereotipi che permeano e modellano la nostra personalità, i nostri interessi, le nostre emozioni. Nella nostra cultura sono ancora forti concetti come la bambina composta, precisa, a cui non si addice l’espressione della rabbia, che veste con vestitini di colore prevalentemente tenui, pastello, magari sulla tonalità del rosa, che gioca con le bambole, a cui viene attribuita la funzione di accudimento e di cura. I bambini non possono piangere perché altrimenti sarebbero “femminucce”, gli si attribuisce invece la forza, la fisicità, il coraggio (quindi negata anche la paura), vestiti con colori tendenti all’azzurro quando sono piccoli e  con maglie con stampe di animali che rappresentano la forza, a cui si danno giochi “da maschio” come macchinine, ruspe, trattori, ecc.

Fermiamoci un attimo, tutto questo ingabbia i bambini, ha ingabbiato noi a nostra volta! Questi stereotipi non permettono la libera espressione e non permettono di sperimentarsi fino in fondo per costruire un senso di identità integrato e libero da “inquinamenti”.

Non esistono colori da maschio e colori da femmina, i colori sono colori! Non esistono emozioni che si addicono a un maschio o a una femmina! Le emozioni sono funzionali e i bambini hanno il diritto di provarle e sentire che sono legittime! Non esistono giochi da maschio e giochi da femmina ma semplicemente giochi attraverso i quali i bambini crescono e scoprono il mondo, lasciamoglielo fare liberamente.

Un’altra considerazione va fatta per gli stereotipi che ci portiamo dietro noi adulti rispetto a come viviamo in famiglia i vari compiti. I bambini apprendono da ciò che vedono. Una donna può cucinare, fare una lavatrice come può riparare un oggetto rotto, mentre un uomo può collaborare in casa e contribuire a creare un modello familiare di suddivisione equa in base alle esigenze e alle inclinazioni di ognuno aldilà del genere e di quello che è stato da sempre attribuito.


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29. Rendere i figli partecipi delle scelte che li riguardano. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

29. Rendere i figli partecipi delle scelte che li riguardano. Noemi Virgilio

Spesso come genitori ci troviamo a dover prende delle decisioni che riguardano i nostri figli, o a dover inserire nelle nostre vite regole o limiti che sono necessari. E’ importante sia con i bambini che con i ragazzi che vengano resi sempre partecipi in modo che si possano rendere attori attivi della loro vita. Sia che si tratti dell’introduzione di regole di vita nel contesto familiare, sia che si tratti invece di decisioni che riguardano contesti esterni, come scelta di attività extra scolastiche. Quando si tratta di decidere regole nella vita familiare rendere i figli partecipi permette di fargli comprendere il significato e l’utilità di quella regola e di definirla e ridisegnarla a misura di tutta la famiglia, senza che sia una semplice imposizione, e in modo che anche una regola che può generare contrasto, diventi occasione per confrontarsi e conoscere il punto di vista di tutti. Può essere utile in questi casi fare una lista di proposte per mettere in atto la regola, in cui si raccolgono le opinioni di tutti, e si scrivono anche le proposte più assurde, solo successivamente si cancelleranno le proposte che non sono adeguate al fine di trovare la soluzione migliore per tutti. Per quanto riguarda invece le attività extra scolastiche o lo sport, spesso i genitori fanno scelte sulla base delle loro aspettative o credenze riguardanti i figli, tuttavia anche in questo caso è importante che i figli possano essere attivi nelle scelte. Una soluzione potrebbe essere mettere di fronte al bambino/ragazzo tutte le attività che il territorio offre e compatibili con le finanze dei genitori, in modo che possa poi selezionare le attività di cui vorrebbe fare una prova. Quando sono piccoli a volte è utile far scegliere un numero limitato di prove per evitare di confonderli con troppe proposte. Alla fine delle prove può essere utile fare una lista di pro e contro in modo da valutare quale scelta è la migliore per il bambino/ragazzo.


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28. Immagine corporea post gravidanza. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

28. Immagine corporea post gravidanza. Paola Pellegrino

Nel cammino della gravidanza il corpo passo dopo passo compie una trasformazione unica che lo rende capace per natura ad accogliere e permettere ad una nuova vita di formarsi e crescere.
Lo stravolgimento è totale,sia interno che esterno e la donna che impara e può ascoltare il suo corpo in maniera consapevole, riesce a scorgerne ogni dettaglio. Serve accoglienza ed accettazione: due ingredienti non a costo zero che non sempre è semplice raggiungere nonostante la bellezza del momento.
Questa accettazione può divenire ancora più debole dopo la nascita quando quel corpo non è più né ciò che era prima di quel processo né ciò che era stato fino a poco prima del parto o dopo i famosi 40 gg dopo esso.
La percezione della propria immagine corporea sarà del tutto nuova e dalle connotazioni e sfumature uniche per ogni donna e ogni storia.
È importante normalizzare l’ambivalenza che a livello emotivo può essere presente : si può essere felici come madri e allo stesso tempo tristi o nostalgiche per quello che vi era prima di quel momento anche rispetto al proprio corpo.
È normale desiderare essere nutrimento concreto per il proprio bambino e anche desiderare solo di poter riconoscere il proprio corpo come un tempo. È certamente un passaggio che necessita di elaborazione, integrazione e cura affinché quel corpo in ogni caso possa nuovamente e completamente percepirsi come “integro” e possa essere sentirsi accolto e accettato anche se in parte forse diverso.


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27. La libertà di essere sé stessi con le proprie emozioni. Sara Anderlini

5 mesi ago · · 0 comments

27. La libertà di essere sé stessi con le proprie emozioni. Sara Anderlini

La libertà di vivere tutte le emozioni è un apprendimento, frutto dell’educazione emotiva che i bambini ricevono dagli adulti. Vivere tutte le emozioni significa saper stare e lasciar fluire gioia, paura, rabbia, tristezza, disgusto, vergogna, ecc. Il bambino, in modo molto naturale, esprime tutte, ma proprio tutte le emozioni che sente, in modo a volte molto intenso proprio perché ha bisogno di imparare a esprimerle e canalizzarle. Abbiamo ricevuto un’educazione basata sulla repressione delle emozioni considerate “negative”, “socialmente inadeguate”, per questo noi per primi facciamo molta fatica a prenderci contatto, preoccupati molto spesso di non dare fastidio, di adattarci agli altri perché questo abbiamo imparato. Le emozioni in realtà sono tutte funzionali e, per quanto alcune più piacevoli e altre meno, possono essere espresse. Educhiamo i bambini a potersele legittimare e esprimerle. Legittimiamo la rabbia, la paura, la tristezza. Legittimiamo ciò che ne deriva, il no, il disappunto. I bambini non hanno bisogno di crescere adattati agli altri e ai contesti, ma liberi di esprimere sé stessi in ogni contesto e con le persone che hanno vicino. Per fare questo si può iniziare quando sono piccolissimi, scrollandoci di dosso tutti i retaggi culturali, abbracciando il nostro bambino interiore, ripetendoci che la libertà di esprimere le emozioni, in modo assertivo, riguarda anche noi, accompagnando i nostri figli a dare spazio dentro di loro a ciò che sentono e facendo in modo che le emozioni siano la loro bussola con cui si orienteranno e capiranno se ciò con cui entrano in contatto è qualcosa di gradito e buono per loro oppure no.

 


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26. Le regole sono intoccabili. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

26. Le regole sono intoccabili. Noemi Virgilio

Le regole sono importanti per poter convivere sia in casa che negli ambienti esterni, tuttavia è importante capire quanto e come le regole che decidiamo di impostare in casa con i bambini e gli adolescenti devono essere flessibili o meno. Le regole che impostiamo dovrebbe per quanto possibile essere discusse con i nostri figli, sia nel caso dei più piccoli che con i più grandi. E’ importante scegliere poche regole chiare e comprensibili, che siano rispettate da tutta la famiglia, prima da noi e poi da loro, infatti l’apprendimento avviene anche per imitazione.

Prima di definire una regola fermiamoci a pensare a quanto sia davvero importante che questa venga rispettata e se è necessario fare delle modifiche prima di comunicarla e ridefinirla con i nostri figli. E’ importante essere flessibili quando possibile in modo da modificare i termini della regole per adattarsi alle esigenze di tutta la famiglia.

Ci sono alcune regole che sono intoccabili, come per esempio quelle che riguardano la tutela della salute (per esempio i seggiolini in macchina o le cinture di sicurezza), su quelle non è possibile negoziare, e vanno semplicemente rispiegate tutte le volte che il bambino o il ragazzo mostra insofferenza, rispiegarle serve per far interiorizzare l’importanza della regole, spesso è necessario rispiegarle anche molte volte, perché anche questo fa parte del processo di apprendimento. Ma cosa succede quando ci rendiamo conto che una regola che abbiamo imposto non è funzionale o non era effettivamente così necessaria? In questi casi è importante ascoltare il punto di vista dei nostri figli e cercare di rimodulare o modificare la regola, questo non porterà i nostri figli a percepirci incoerenti ma al contrario sapranno che il loro punto di vista è importante e che siete davvero una squadra in cui non esiste un capitano e dei sottoposti ma che tutti insieme siete uniti per fronteggiare le difficoltà e trovare insieme soluzioni efficaci per tutti.


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21. Individualizzazione della didattica . Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

21. Individualizzazione della didattica . Noemi Virgilio

l’individualizzazione e la personalizzazione dell’apprendimento a livello didattico è certamente necessario nei casi di difficolta, in presenza di disabilità o di bisogni educativi speciali. Tuttavia la diversificazione delle modalità  di apprendimento può essere utile a tutti gli studenti, perché permette di rendere conto di tutte le specificità e di avvalorare la tesi secondo cui la diversità è appunto una virtù. Insegnare per modalità diverse può essere un modo per dare importanza alle caratteristiche, attitudini e specificità di ognuno. In questo può essere un grosso aiuto l’uso di metodi didattici alternativi, come la didattica cooperativa, che permette di sfruttare la forza del gruppo e di trarre beneficio e vantaggio dalla capacità di ognuno. Questi lavori vanno pensati e predisposti partendo da una buona conoscenza del gruppo classe, delle relazione e delle attitudini e difficoltà di ognuno proprio perché possano diventare un metodo  di apprendimento reale in cui il gruppo diventa la vera forza, in cui il gruppo è più della somma delle singole parti. Oltre all’apprendimento cooperativo anche la classe rovesciata, o l’apprendimento attraverso laboratori pratici, o strumenti multimediali sono tutti cambiamenti delle modalità classiche di fare didattica che possono diventare una grande occasione di arricchimento per l’intero gruppo classe proprio perché permettono di evidenziare le varie specificità permettono agli insegnanti di comprendere come funzionano i loro alunni e di differenziare la didattica.

Tutto ciò permette agli studenti di sperimentarsi nelle varie modalità e di comprendersi al meglio come studenti e di evidenziare sempre di più il valore della diversità.

Inoltre i metodi alternativi permettono di variare il setting oltre che le modalità, e danno la possibilità agli studenti di entrare in contatto con quelle emozioni motivanti che sono la base per una relazione di apprendimento sana ed efficace.

 


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25. Percezione del tempo nei bambini. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

25. Percezione del tempo nei bambini. Noemi Virgilio

Il tempo per i bambini è un concetto molto difficile da comprendere, soprattutto sino a quando non imparano a leggere l’orologio, circa in terza elementare, anche se possono cominciare a sperimentarlo già in prima elementare.

Tuttavia il concetto del tempo rimane un concetto molto complesso per via della sua natura astratta. Ci si scontra spesso con i bambini proprio perché le nostre vite corrono e gli impegni si susseguono ,e spesso, non riusciamo a concentrarci sulla loro

percezione del tempo. Il nostro obbiettivo è andare avanti e non riusciamo a fermarci perché gli impegni incombenti non ce lo permettono. Come possiamo allora aiutare i bambini a stare un po’ più in linea con i nostri tempi? Per prima cosa è importante soffermarci a pensare che il loro modo di fare, che a noi appare lento, è in verità normale per loro, e che il nostro modo di correre sia spesso incompatibile con le loro necessità di gioco. Connetterci con questa consapevolezza è importante per capirli e per evitare che il loro essere “lenti” ci faccia arrabbiare, e non ci permetta di trovare soluzioni ma di vedere solo il problema. E’ normale per un bambino essere arrabbiato o scocciato se deve alzarsi presto, o se le cose de fare la mattina sono un susseguirsi di azioni volte alla preparazione per andare a scuola o all’asilo, riconoscere la sua emozione e comprenderla ci permette di costruire la giornata senza scontrarci con loro ma accogliendoli. Accogliendo e comprendendo le emozioni le azioni da fare saranno ugualmente spiacevoli ma sentiranno che voi siete sintonizzati con loro. Alcune strategie che posso aiutare in questa fasi, per agevolare la comprensione del tempo sono l’uso di clessidre o timer visivi, o l’introduzione dei cartelloni per strutturare le routine, in modo che il bambino possa prevedere le azioni che lo aspettano. E’ importante quando si ha fretta evitare gli strumenti digitali, tv o cellulari che potrebbero causare una crisi al distacco difficile da gestire in tempi stretti.


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9. Genitori, non più studenti. Noemi Virgilio

5 mesi ago · · 0 comments

9. Genitori, non più studenti. Noemi Virgilio

Quando i nostri figli entrano nel conteso scolastico per la prima volta è inevitabile  che si attivino le nostre parti bambine e il nostro vissuto come studenti. Avere consapevolezza di questo aspetto è il primo passo per essere centrati e per non rischiare di caricare sui nostri figli i nostri vissuti. Tutti noi abbiamo sperimentato sensazioni talvolta piacevoli e talvolta spiacevoli nei confronti della scuola, ansie, paure, aspettative, motivazioni, entusiasmi etc, che ci hanno reso gli studenti che siamo stati. L’apprendimento è ormai dimostrato a livello neuroscientifico che per avvenire dev’essere fortemente connesso alle emozioni, e per far si che i nostri figli apprendano in modo autentico dobbiamo permettergli di percorrere la loro esperienze con le loro emozioni. Perché i nostri figli apprendano davvero devono poter sperimentare la loro motivazione nei confronti delle materie o degli insegnanti. La motivazione interna non può costruirsi di fronte ad un sistema di premi e punizioni che sposta l’attenzione fuori da sé e non permette di comprendere le proprie motivazioni interne. Per questo motivo già con i bambini di prima elementare è importante ascoltare le loro impressioni, le loro opinioni, comprendere ciò che gli piace e perché, e ciò che invece non piace e perché, in questo modo potrete aiutarli a vedere quali sono i loro talenti e le loro attitudini e le loro difficoltà o fragilità. Accompagnateli sempre a tradurre i giudizi in termini chiari e il più possibile concreti, che non si riducano al “bravo” o al “potevi fare i più” ma che diano una descrizione comprensibile di quello che hanno fatto. Per esempio, hai colorato dentro i bordi, hai usato i colori in modo da riempire gli spazi in modo preciso, hai usato i colori in modo troppo leggero e sono rimasti degli spazi bianchi.

Queste descrizioni aiuteranno a capire i punti di forza e quelli in cui migliorare senza rischiare di etichettare con un voto o un giudizio di cui non comprenderebbero il significato.

 


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8. Ingresso a scuola. Paola Pellegrino

5 mesi ago · · 0 comments

8. Ingresso a scuola. Paola Pellegrino

Al momento dell’ingresso a scuola i bambini non possono sapere come quell’esperienza sarà o come loro stessi la vivranno: è la loro prima volta e per questo dovrebbe poter essere senza condizionamenti o pressioni.
Questo gli permetterebbe di approcciarsi alla scuola in modo spontaneo, scoprendo autenticamente il loro modo di essere studenti, le proprie inclinazioni, le eventuali anche difficoltà, i propri tempi.
E invece?
Molto spesso sperimentano il peso delle aspettative, delle valutazioni e considerazioni che sono sempre meno spesso neutre e descrittive di un processo e sempre più orientate al risultato, alla critica e a pressioni sul “come” dovrebbero andare le cose seduti al banchetto di scuola per essere definite “buone e meritevoli”.
Si genera così un loop che sempre più bambini e ragazzi vivono legato alla paura del giudizio, alla paura di non essere capace, di non essere bravo, di deludere genitori e insegnati e che come intuibile, non agisce da sprono ma mina l’autostima e il senso di auto efficacia del bambino e che può favorire l’insorgenza di diversi quadri di malessere e ansia, come l’ansia da prestazione. Di cosa si tratta? È uno stato di malessere caratterizzato da intensa paura e conseguente evitamento in contesto scolare, difficoltà nelle verifiche e compromissione del rendimento scolastico accompagnato da tachicardia, tremore, dolore addominale, sensazione di svenimento, ecc
Come fare? In famiglia è opportuno evitare giudizi sulla performance e favorire una comunicazione basata su ascolto, rispetto e necessità del bambino che ha comunque tutto il diritto di sperimentare anche delle difficoltà o degli “insuccessi” come pure il diritto di sentirsi visto e considerato in tutte le sue sfaccettature e non solo in quanto studente.
La scuola invece dovrebbe adattare le richieste e gli apprendimenti alla condizione emotiva presente in maniera flessibile e supportiva evitando pressioni o rimproveri che non farebbero altro che rinforzare il quadro presente.


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