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Quando “Io e Me” viene prima di “Io e Te”. #aTuPerTu  Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

Quando “Io e Me” viene prima di “Io e Te”. #aTuPerTu Francesca Di Donato

Dì la verità: quante volte hai pensato “lui mi completa”, “siamo un tutt’uno” e quante energie, speranze e aspettative hai investito nella ricerca della tua “dolce metà”?!
Ogni volta che lo hai fatto, mentre conquistavi un passo verso l’altro, ti allontanavi di un passo da te, dal poter essere pienamente te: integra, compiuta, completa.

Il mondo degli affetti è un mondo tanto semplice e votato all’immediatezza, da piccoli, quanto complesso e investito di aspettative, da grandi.
Si cresce cercando delle cose e caricandole di significati e si perde un po’ la capacità di stare con se stessi, di goderne a pieno il potenziale.
Se da piccoli la prima fonte di amore è mamma ed è, quindi, esterno a noi, da grandi trovo sia opportuno, invece, diventare noi stessi la sorgente di questo amore.
 
L’altro deve essere qualcuno con cui stare “meglio” e non qualcuno con cui stare “bene”. 
Stare bene ha anche fare solo con se stessi e nessuno merita di essere una mela a metà.

L’augurio che ti faccio è che l’altro sia davvero ALTRO DA TE, che sia qualcuno con cui stare meglio,  
ma per stare bene, ah bè… 
per stare bene, io TI AUGURO DI IMPARARE A BASTARTI. 

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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Poliamore #aTuPerTu  Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

Poliamore #aTuPerTu Francesca Di Donato

Posto che ogni relazione ha delle regole a se stanti, penso che una dinamica comune che viene messa in gioco nel poliamore abbia come fondamento un tentanto compromesso
tra l’insicurezza/sicurezza e il bisogno di libertà da certi vincoli.
L’INSICUREZZA dettata
– dalla paura del restare soli
– da ciò che è incerto quando si sta con una sola persona
LA SICUREZZA data
– dalla relazione stessa
– e ancor più, da più relazioni
IL SENSO DI LIBERTA’ dato 
– dalla possibilità di entrare e uscire dalle diverse relazioni messe in gioco.

Ogni relazione, anche quella a due, comporta un compromesso tra queste istanze, tuttavia nel poliamore si sente meno, a mio parere, il rischio di perdere il proprio IO nel NOI. 
Non meno ha le sembianze di un’abbuffata, con relativa difficoltà a stare o anche solo ipotizzare di stare con il vuoto.
C’è chi, per paura di essere abbandonato, non si lega mai fino in fondo a qualcuno.
C’è chi ha paura, innamorandosi, di perdere il controllo sulle proprie emozioni, di non riuscire a uscirne una volta entrati e, quindi, finisce per investire a piccoli dosi su più fronti…
C’è chi cerca in questo modo una conferma e un riconoscimento personali.

La questione è che chi si apre al poliamore definisce legami profondi ognuno di quelli nei quali è coinvolto, semplicemente sono percepiti legami diversi.
Alla luce di questo, se è vero che l’innamoramento è un tentativo di ricomporre l’unità primaria, nel poliamore questo tentativo che carattere ha? E che ci dice di quel legame primario?

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Ma gli Psicologi ci vanno dallo Psicologo?

5 anni ago · · 0 comments

Ma gli Psicologi ci vanno dallo Psicologo?

Quando si parla di obbligo/necessità per uno Psicologo di fare un percorso di terapia personale, mi vedo davanti a un bivio in cui scorgo: 
– da una parte una persona che sceglie di fare terapia su di sé, per una motivazione intrinseca; 
– dall’altra, una persona che sceglie di fare terapia su di sé con una motivazione estrinseca. 

In quest’ultimo caso, mi chiedo quanto sia una garanzia di efficacia il fatto di intraprendere un percorso, soprattutto perché una parte di me sa quanto sia importante che questo avvenga nel momento migliore possibile per la persona. 

Poi, continuo a riflettere e penso a quando vado in montagna a camminare:
ci sono sentieri che faccio in completa autonomia e sicurezza, altri che faccio serenamente perché vedo che altri lo percorrono, altri che faccio con tranquillità, ma con molta attenzione, altri ancora che faccio solo in compagnia e altri che percorrerei solo con una guida esperta perché, anche se quel sentiero per lui non fosse noto, quantomeno mi darebbe la garanzia, con tutti gli imprevisti che possono capitare, che avendo percorso lui stesso altri sentieri di quel tipo, qualunque cosa avvenga, saprebbe come e cosa fare. 
Certo, non è detto che sia sicuramente così, ma già solo l’idea mi tranquillizza. 
E credo mi arrabbierei tanto se qualcuno si spacciasse per guida, per poi scoprire, una volta davanti a un eventuale ostacolo, che sta solo improvvisando. 
Diversamente, riterrei ragionevole che una guida esperta possa trovarsi essa stessa davanti a un ostacolo mai visto prima. 

Questo per dire che una persona che viene da noi si affida, ci chiede di accompagnarla in quel viaggio verso terre inesplorate e, probabilmente, si affida perché pensa che -in quanto guida- sappiamo come gestire il percorso, l’imprevisto.. e, guardando noi, impara un po’ come si fa e/o trova il suo modo di superare l’ostacolo, ma forte del fatto di avere qualcuno di cui si fida al suo fianco. 

Quindi mi chiedo:
come faccio a propormi come guida, se non ho maturato l’esperienza che un simile ruolo richiede? 
Come mai -per riportarla a noi- una persona sceglie di occuparsi di clinica o psicologia della salute, se poi non è disposta a mettersi in gioco fino in fondo? 
Tuttavia -tornando al ragionamento iniziale- obbligarlo gli darà, probabilmente, a fine training, il ruolo di guida, ma non è detto che la persona saprà prestare la dovuta attenzione agli aspetti necessari, visto che quello per lui era un obbligo e non una scelta.
Stesso discorso vale per chi si avvicina al lavoro personale con una motivazione estrinseca; nel caso di uno psicologo un esempio può essere dato da chi sceglie di fare un percorso per imparare il mestiere, per vedere come si fa, e non per lavorare su di sé e mettersi in gioco per sé.

Quindi, vagliando l’ipotesi per il professionista di attendere il momento migliore possibile per mettersi in gioco sul piano personale, allora, forse, prima di occuparsi di clinica o di psicologia della salute, dovrebbe aspettare arrivi quel momento oppure scegliere un altro ramo della Psicologia?
Non so quanto sia applicabile. 

Il punto è che la necessità può sentirla solo la persona. 

Non possiamo dire noi, generalizzando, che sia necessario. Necessario per chi? In base a quale criterio? 

Se invece parliamo di utilità sul piano professionale credo che, a quel punto, potremmo dire che lo sarebbe per tutti, quantomeno per 
– capire cosa si prova a stare dall’altra parte e 
– per testare il proprio metodo/modello di lavoro su se stessi, prima di rivolgersi ad altri 

E, poi, diciamocelo chiaramente, una terapia fatta bene fa bene a chiunque; figuriamoci a chi fa questo lavoro. 

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La terapia come viaggio  #aTuPerTu Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

La terapia come viaggio #aTuPerTu Francesca Di Donato

 

E tu? Hai già iniziato il tuo viaggio interiore, alla scoperta di te?

Sì, perché ciò che conta è proprio lì dentro, in quel mondo in cui tutto ha senso, perché il senso sei tu;
un mondo bizzarro eppure affascinante, unico, suggestivo… fatto di tortuosi sentieri e boschi atri, terre selvagge persino, ma che vale la pena attraversare non solo per darti l’occasione di prenderti cura dei campi inariditi e dei giardini incolti, ma soprattutto per scoprire le tue terre inesplorate e i tuoi prati fioriti.

È un viaggio che ti meriti. Trova la tua guida.
Fra

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“Questo non è amore.” Tratto da una storia vera.  Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

“Questo non è amore.” Tratto da una storia vera. Francesca Di Donato

(Tratto da una pagina per un concorso sulla violenza sulle donne. Il contenuto è stato autorizzato.)

Ero bambina quando ho capito che le persone potevano essere cattive.

Ero piccola quando ho capito che l’amore portava sofferenza.
I baci, gli abbracci li vedevo unicamente in TV.

Ero piccola quando ho visto mio padre picchiare mia mamma.

Ero piccola quando mia madre, carica di lacrime e lividi, mi chiedeva di non farne voce con nessuno.

Ero piccola quando disegnavo la famiglia che avrei voluto piuttosto che quella che avevo.

Ero piccola quando difendevo mia mamma o quando vedevo lei difendere i miei fratelli.

Ero piccola quando imparai a gestire tutto questo da sola, silenziosamente.

Ero piccola quando imparai a sorridere, nascondendo il dolore come si fa con le scarpe sotto al letto.

Crescevo e mi ripetevo: “Questo non è amore. Non prendere esempio da tutto questo perché là fuori non è tutto brutto, non sono tutti cattivi. Impara a fare il contrario di ciò che vedi! Da sola!”
Nessuno che mi avesse suggerito questo punto di vista: ebbi la forza di costruirmelo da me.

Ho sempre fatto tutto da sola, autonomamente. E su questa scia ho costruito me stessa.

Crescendo, però, le difficoltà dell’essere autosufficiente si sono fatte sentire: non sono brava a chiedere aiuto e gli scheletri della mia infanzia, a volte, fanno troppo rumore nell’armadio e li faccio uscire, anche se per poco. Questo piccolo, ma per me grande, passo mi è stato possibile solo iniziando a lavorare su me stessa, con l’aiuto che ho sempre cercato e che alla fine è arrivato.

Crescendo non ho dimenticato, però, quello che sin da piccola mi ripeto è “Questo non è amore…!”

Anonimo.

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L’uccello del malaugurio. Tratto da una storia vera. Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

L’uccello del malaugurio. Tratto da una storia vera. Francesca Di Donato

Questa mattina mentre mi dirigevo verso la mia amata montagna in compagnia di un’amica e collega, improvvisamente un canto strano iniziò a muoversi verso e sopra di noi.
Una… due… tre.. quattro cornacchie… ecco un’altra cornacchia ancora, per strada, che saltella con un pochino di difficoltà.
Ho notato la cosa, ma senza dargli troppa importanza, perché l’attenzione era su quelle presenze e sul quel particolare suono.
Poco dopo, però, l’occhio è tornato sulla cornacchia che camminava sul ciglio della strada. Passa un’auto. Non vola. Cerca solo di ripararsi.
C’è qualcosa che non va. Da questo momento l’attenzione era tutta lì. Passa un’altra macchina. Riesce per fortuna a spostarsi vicino a un muretto che separa la strada dal giardino di una casa. Un muretto basso. Ok. Non riusciva a volare, era chiaro. Come mi muovo per poggiarla almeno per il muretto, noto di nuovo il canto degli uccelli in volo, stanno tutti su di lei. Waw una cosa straordinaria… ho immaginato fosse il richiamo per quel compagno bisognoso. Ne arrivano altri due dalla montagna, sempre nella nostra direzione.
Riesco ad afferrarla… piccolina… solo una volta ha provato ad allontanarsi, poi si è affidata.
L’ho messa sul muretto. ”Ecco, vola!
No, cavolo! Il volo è troppo basso. Non ce la fa.” La preoccupazione c’era. C’erano ancora gli altri a volare lì su di lei o balzando da un ramo all’altro.
Una scena emozionante. Commovente.
Persino incredibile, se penso che il primo pensiero balenato all’arrivo di quelle cornacchie è stata all’espressione “uccello del malaugurio”.
E, invece, mi hanno insegnato qualcosa e regalato un’emozione unica, oggi, quelle cornacchie.

Quando esci, osserva ciò che accade, guardati attorno: accadono cose meravigliose.

Francesca

L’uccello del malaugurio

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Le resistenze. Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

Le resistenze. Francesca Di Donato

La seguente riflessione nasce grazie a un interrogativo, stimolo di riflessione, di un futuro collega: <<Le “resistenze” in terapia esistono veramente, solo alcune o sono un retaggio di una cultura psicoanalitica che non ha più ragione di esistere?>>

In meccanica la resistenza è una forza che si oppone al movimento di un dato corpo.
In ambito militare è una difesa contro un avversario… quindi credo che le resistenze esistano nella misura in cui il nostro funzionamento psichico non è tanto diverso da quello di processi esterni a noi che descriviamo proprio grazie alla lettura della nostra psiche.

Alla luce di questo, la resistenza per me è una disposizione che mette in atto la persona anche rispetto a ciò che mette in gioco lo Psicologo.
Questo vuol dire che la resistenza è del paziente?
No.
Allora è dello Psicologo?
No.
La resistenza attiene alla RELAZIONE.

Esiste la resistenza al cambiamento? Sì. Anche se la chiamerei “resistenza NEL cambiamento” ed essa coinvolge tutti gli attori, non solo l’uno o solo l’altro. Tutti.

Esiste l’ambivalenza verso il cambiamento.
Esiste il grado di inconsapevolezza che incide sulla richiesta di aiuto.
Esiste la persona con i suoi tempi, i suoi bisogni, i suoi valori, le sue risorse… ed esiste lo Psicologo che a volte invece di sintonizzarsi su di essi, resta bloccato sui propri.
Quindi esiste anche la controresistenza, oltre la resistenza.
Esiste l’autosabotaggio.
Esiste la collusione.
E tutte queste dimensioni esistono come tentativi di dare un nome a delle dinamiche messe in gioco dalle parti coinvolte.
Ci sono perciò tante variabili che entrano in gioco e che favoriscono, alimentano, sostengono e innescano resistenze e tutte queste interagiscono in una circolarità che non può tenere fuori uno dei due attori chiamati in causa.

Le resistenze sono segnali, perché se pensiamo che -rifacendoci alla meccanica- esse sono espressione del massimo sforzo che qualcosa è in grado di sopportare prima di arrivare a rottura, allora sono preziosi inviti a fermarci e chiederci cosa sta accadendo… non solo nel paziente, anche dentro di noi e, quindi, nella relazione terapeutica.

Tuttavia spesso la resistenza viene citata da alcuni colleghi per deresponsabilizzarsi su quanto sta accadendo.

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Altruismo. Francesca Di Donato

5 anni ago · · 0 comments

Altruismo. Francesca Di Donato

Ma esiste davvero l’altruismo?

Alla fine di tutto anche quando si fa qualcosa per qualcuno, non lo si sto facendo per se stessi?
Magari lo si fa per assecondare un proprio valore… o per sentirsi bene con se stessi, sentire di aver fatto la cosa giusta…. oppure per non sentirsi in colpa o, ancora, per sentirsi dire grazie o per sentire di essere stati gentili o altruisti, appunto. A volte perché si fa all’altro ciò che si vorrebbe fosse fatto a se stessi.

Allora, forse, l’altruismo altro non è un modo per soddisfare alcuni propri bisogni, attraverso l’altro: “sono interessata al tuo benessere, perché alla fine sono interessata al mio quando mi occupo del tuo.”

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Fatture: contanti vs pagamento tracciato

5 anni ago · · 3 comments

Fatture: contanti vs pagamento tracciato

Legge di bilancio 2019

🔴 Dal primo gennaio 2020 i pazienti che vorranno detrarre nel 2021 le spese sanitarie al 19% (quelle effettuate presso studi privati) dovranno procedere con pagamento tracciato: bonifico bancario o postale, paypal, FacebookPay *(Whatsapp, Messenger, Instagram) e simili, satispay, assegni….
*FBpay sarà attivo i primi mesi del 2020

🩸 la RICARICA postpay non è ritenuta tracciabile.

❣️È eticamente opportuno informarli di questa variazione: se pagheranno in contanti non potranno detrarre la spesa.

🟣 Dal canto nostro, siamo obbligati a consentire pagamento diverso dal contante quando richiesto dal paziente.

🟣 Lo Psicologo può scegliere quale modalità di pagamento tracciato assicurare, dal pos, al bonifico, all’assegno, al postagiro tra carte con iban…

🟣 Torna utile riportare in fattura come è avvenuto il pagamento (es. sotto al totale scrivere “tracciato” o “contanti”). La fattura per forfettari ha una voce dedicata.

🟣 Resta invariata la possibilità di fattura cartacea.

🟣 il paziente detrae il 19% dalle spese sanitarie.

 

Leggi anche:

Tutti i punti rilevanti per gestire una fatturazione:
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/05/fatturazione-tutto-quello-che-ce-da-sapere/

Termini di emissione della fattura:
https://scuoladipsicologia.com/2020/07/26/termini-di-emissione-della-fattura/

 

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Sistema tessera sanitaria

5 anni ago · · 1 comment

Sistema tessera sanitaria

🟢 Se il paziente non si oppone si deve continuare a fare la comunicazione al SistemaTS: il professionista, nel form, si ritroverà una voce in più per indicare se il pagamento è avvenuto in modalità tracciata o no.

🟢 Resta invariato il loro diritto di sottrarsi alla comunicazione al Servizio TS, pur mantenendo il diritto di detrazione qualora paghino con mezzi tracciati.

🟢 Ricordo che sul sistema TS vanno caricate solo le fatture riguardo prestazione sanitaria dei privati cittadini e quelle che sono state saldate.

🟢 Ne consegue che nell’inserimento delle stesse sul STS è possibile che si debbano saltare delle numerazioni (quelle corrispondenti alle fatture non saldate) per poi inserirle in un secondo momento: sul STS non fa fede l’ordine di numerazione delle fatture.

🟢 Il Sistema TS è legato alla prestazione sanitaria, non al regime fiscale del professionista, dunque tutti i professionisti sanitari sono obbligati alla trasmissione, fatto salvo in caso di opposizione da parte del paziente.

🟢 Non vanno caricate sul sistema TS i dati relativi a CTU e CTP rese nell’ambito di procedimenti giudiziari e/o amministrativi.

🟢 Nel caso in cui in una stessa fattura siano indicate in un’unica quota sia una spesa sanitaria, sia una spesa non sanitaria, l’intera spesa va trasmessa al Sistema TS con tipologia “altre spese”(codice AA), fatto salvo ovviamente i casi di opposizione.

🟢 Nel caso in cui in una stessa fattura siano indicate con quote separate sia una spesa sanitaria, sia la spesa non sanitaria, entrambe vanno comunicate al Sistema TS:
– la spesa sanitaria come di consuetudine
– la spesa non sanitaria va comunicata in “altre spese” (codice AA) <Per gli Psy non esiste questa duplice possibilità e si riporta solo la spesa sanitaria.>

🟢 Nel caso in cui un operatore sanitario -con regime semplificato o ordinario- fatturi separatamente le prestazioni sanitarie rispetto a quelle non sanitarie, queste ultime devono essere fatturate elettronicamente solo se non contengono alcun elemento da cui sia possibile desumere informazioni relative allo stato di salute del paziente.

🟢 Quale data inserire sul sistema TS?
– POS: va bene sia la transazione, sia l’accredito
– assegno: serve la data in cui l’assegno va in valuta.
– bonifico: la data dell’accredito sul conto corrente.
In ogni caso la data in cui il cliente fa il pagamento puoi considerare effettuato il pagamento anche se si considera pagata una prestazione quando il danaro è sul conto corrente.

🟢 Natura IVA: dipende dal tuo regime fiscale, inizia sempre con la lettera N:
– N2.2 non soggette (minimi-forfettari)
– N4 esenti (Regime ordinario-Operazioni esenti art.10 DPR 633/1972

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