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A molti prima o poi tocca compiere un viaggio.
Quel viaggio.
Il viaggio per liberarsi da un fardello a cui si è apparentemente destinati, per sciogliere il legame con ciò che nuoce.
Quel viaggio in cui conta avere amici e compagni di avventura per dividere l’onere e l’onore.
Un viaggio fuori dalla gabbia resa accettabile dall’abitudine, dalla resa e dalla paura.
Un viaggio dove già il compiere un passo dopo l’altro è ogni volta destinazione.
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Francesca Di Donato – Psicologa
C’è una cosa che sopra tutte temo si la più difficile da individuare: il proprio talento.
Non quel talento favorito, alimentato e, forse, perfino imposto da aspettative più o meno implicite sul tuo conto, in nome di un ruolo familiare non richiesto.
Neanche quello forgiato nel tempo, attraverso le esperienze, lungo il sali e scendi della vita.
Ma il talento naturale, quello che solo la tua essenza più profonda è in grado di esprimere, quello che probabilmente puoi contattare solo se ascolti profondamente te stesso, in piena connessione con tutto il tuo essere e divenire costante.
Quello che non ti consuma, ma ti espande, tenendo accesa la tua fiamma vitale.
Può volerci una vita intera per scoprire quale sia, potresti perfino non scoprirlo mai se ti condanni a vivere un copione, scritto da mani maldestre, che crea falsi protagonisti e comparse eroiche, con battute scritte in modo confuso e dinamiche serpeggianti.
Oppure puoi avvicinati, conoscerlo, sentirlo e sperimentarlo, ma occorre il coraggio di rompere le righe e tirarti fuori da quelle narrazioni che ti sottomettono a comandi volti a combattere battaglie di qualcun altro che ti hanno convinto essere le tue.
Allora, qual è il tuo talento?
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Francesca Di Donato – Psicologa
Scuola di Psicologia – lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi
Il buon lavoro dello psicologo non è in cosa sa fare, ma nel come sa stare.
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Francesca Di Donato – psicologa
Spesso nel confronto tra colleghi quando si aprono conversazioni sulle competenze intra-categoria in funzione della formazione fatta, viene tirato fuori il discorso sulla gravità/complessità/difficoltà dei disturbi a supporto delle proprie competenze e abilità acquisite.
Ora chiedo a noi tutti:
1) Siamo così certi/convinti che complessità, gravità e difficoltà operativa vadano di pari passo?
2) Davvero si ritiene che la complessità ci sia solo e necessariamente quando parla di disturbi?
3) Non è riduttivo leggere la complessità in funzione del paziente e di ciò di cui si fa portatore, invece di leggerla in relazione a entrambi gli attori, psicologo e paziente e di un incontro tra disposizioni interne?
4) Non è semplicistico escludere l’opzione per cui ciò che è difficile per uno, potrebbe non essere per un altro e che le abilità personali oltre che professionali, le risorse interne e la storia di vita del professionista giochino un ruolo considerevole?
5) Si nota il paradosso di non considerare il ruolo della relazione che si genera e del suo ruolo terapeutico sopra ogni cosa, in una professione prevalentemente a matrice relazionale?
4) si è consapevoli che “complesso” e “difficile” non sono sinonimi?
Avere a che fare con la psiche umana è un fatto complesso di per sé, essa stessa è portatrice di complessità e come si sta, come si sa stare NELLA complessità e CON la complessità è un affare tanto complesso che nessuna formazione può essere eretta a garanzia aprioristica della qualità di questo incontro.
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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Ed ecco l’attacco di panico… l’esasperata e disperata ricerca di sicurezza, rassicurazione e protezione, di chi preferisce tener lontana la libertà, piuttosto che accettare di affacciarsi al mondo del possibile e dell’imprevedibile.
E’ a questo punto che diventa necessario fare i conti con il fatto di non essere onnipotenti, ma neanche impotenti, che nella vita si è a volte vincenti e a volte perdenti, che la perfezione non esiste e che nella nostra umana fallibilità dobbiamo accettare che essere forti non vuol dire negare e irritire la propria vulnerabilità, ma viverla.
Per quanto dio PANico, legato a tutta la potenza indiscussa della natura, selvaggio e indomabile com’è, possa attaccarti alle spalle, facendoti temere il peggio, tu hai il potere di scegliere ogni volta di guardarlo dritto negli occhi e di ascoltarlo… sì, perché hai tutto per confrontarti con un dio, tra i tanti della tua immensa psiche.
E sai una cosa? Che alla fine scoprirai semplicemente che quelle parti di te entrate in guerra non devono far altro che svelarsi autenticamente, parlarsi, ascoltarsi e iniziare a muoversi insieme nella tua vera direzione.
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Abstact dell’articolo “Quando la guerra è dentro di noi” di Francesca Di Donato
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Francesca Di Donato – Psicologa
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L’anima gemella è quella che ti arricchisce e ti espande
Quella con cui fai esperienza quotidiana che per completarti basti tu
Quella con cui ciò che si divide non è la tua essenza, la tua presenza, ma il peso di ciò che affligge, la trama di ciò che infittisce
L’anima gemella è quella con cui ti senti giusto, nel posto giusto… al sicuro e non occorre dire tutto perché mentre tu senti, lei lo avverte
È esperienza reciproca di supporto, di presenza, di ascolto… di sintonizzazione
È il luogo dove tutto è semplice… al di là del ruolo, al di là del volo.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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Quando ho visto questo post mi son detta: “anche no, grazie!”
La mia mente è andata agli unici filtri di cui conosco l’esistenza:
. filtri che fanno passare aria liberandola da tutte le impurità, polveri, detriti dannosi che vengono TRATTENUTI al loro interno.
. filtro che fa passare un fluido allo scopo di TRATTENERE particelle solide sospese in esso
. filtro dell’obiettivo fotografico capace di ASSORBIRE le radiazioni luminose di determinate lunghezze d’onda.
. filtro atto a SELEZIONARE le bande di frequenza di segnali elettrici, impedendo il passaggio di correnti con frequenze esterne alla banda selezionata.
Quindi, l’invito del messaggio è farmi attraversare da qualcosa e mettermi in condizione di usare risorse interne per purificarla, trattenere la parte nociva e se capita assorbirne pure un po’, così che la parte buona la possa rilasciare verso l’esterno oltre e dietro di me.
Ehm… no. Se questa è l’alternativa, piuttosto schivo e mi sposto un po’ più in là.
La questione nociva del messaggio scritto, oltre alla metafora che non mi piace, è che invita, in ogni caso, ad assumere una funzione stabile del tempo e ne propone una potenzialmente nociva tanto quanto l’altra da cui sollecita a prendere distanza.
L’immagine a supporto, poi, ancora peggio, rincara la dose perché, sia qualora fosse nata con alla frase sia fosse stata presa in prestito, identifica completamente la persona con la funzione fine a se stessa perché entra roba negativa da fuori, passa attraverso di essa e rilascia i colori oltre di sé, ancora all’esterno e perfino dietro di lei, quindi il contatto visivo della persona e la direzione è sempre verso il flusso negativo.
Esattamente come quando metto in funzione il mio purificatore di aria: entra aria sporca, la filtra, e la rilascia pulita. L’aria pulita me la godo io, però, mica il filtro, al quale toccherà continuare con i suoi sensori ad attivarsi a qualunque particella negativa o virus ci sia nell’ambiente.
Quindi a chi torna utile che tu faccia da filtro?
Allora è meglio essere spugna? No.
Abbiamo infinite possibilità nelle funzioni a cui assolvere e le uniche che ti auguro sono quelle aderenti al tuo sentire più profondo e orientato prevalente a un’autentica connessione con te stesso in un’ottica di salute, sano amor proprio e rispetto di te, con uno sguardo benevolo e riflessivo, costruttivamente critico rivolto al mondo esterno.
E ti auguro che queste funzioni evolvano insieme a te e che ti siano, altresì, di supporto nella tua crescita.
Sii TE, qualunque cosa voglia dire.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni diceva Shakespeare. Siamo imperfetti, criptici, allegorici, dispiegati tra il latente e il manifesto.
Tutta la psiche umana, nel suo soffio vitale e corporeo, non è altro che questo.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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Ognuno di noi vive sospeso, in bilico tra il cielo e l’abisso e, in queste due dimensioni, ci capiterà sempre -che sia nella calma o nella tempesta- di volare, sorvolare, fluttuare, galleggiare, nuotare, sprofondare e naufragare… ognuno a modo proprio. E ogni volta possiamo scegliere di osservarci e far tesoro dell’esperienza o piegarci e avvizzirci su noi stessi, gridando quanto nubi e acque siamo stati inclementi.
Immagino vadano bene entrambi, anche nelle loro possibili sfumature, purché ci si senta autenticamente in linea con se stessi.
Chissà.
Magari sta proprio qui il più autentico senso dell’essere.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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