4 anni ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
Il topo di città e il topo di campagna – Esopo
C’era una volta un topino che viveva in città e che un giorno decise di fare una gita in campagna.
Era stufo della vita frenetica che faceva ogni giorno e voleva rilassarsi un po’ tra i prati verdi e all’ombra di qualche grande albero.
Mentre riposava tranquillo, passò di lì un topino di campagna: “Buongiorno!” gli disse il topino di campagna.
– “Buongiorno a te! -rispose il topino di città- Sei di queste parti?”
– “Certamente, abito con la mia famiglia un po’ più in là, vicino a quel boschetto.”
– “Come ti invidio… -gli disse il topino di città- tu stai qui tranquillo e sereno senza preoccupazioni, io invece devo correre tutto il giorno di qua e di là per non farmi prendere!”
– “Ma scusa, tu da dove vieni?” chiese incuriosito il topino di campagna.
– “Vengo dalla città.”
– “Ma allora sei tu quello fortunato! Lì in città avete tutte le comodità del mondo e anche cibo in abbondanza! Qui ci sono periodi in cui si fa la fame…”
– “Guarda amico mio, ti propongo uno scambio. Io vengo a vivere qui in campagna e tu vai a vivere da me in città, ci stai?”
– “Va bene, ci sto!” rispose tutto contento il topino di campagna.
E così i due si avviarono alle rispettive nuove case.
Al topino di città non sembrava vero di poter finalmente stare tranquillo per un po’, senza dover correre dalla mattina alla sera.
Per il topino di campagna, il solo pensiero di avere una dispensa piena di cibo da poter usare a proprio piacimento era più di un sogno che si realizzava.
Il topino di città, all’inizio, trovava anche divertente il dover andare a caccia ogni giorno di un piccolo pezzo di formaggio o il doversi ingegnare su come raccattare una briciola di pane. In città aveva messo su grasso in abbondanza e aveva un po’ di pancetta da smaltire.
Invece il topino di campagna, finalmente, non doveva più preoccuparsi di dover ogni giorno trovare un modo per riempirsi la pancia: bastava entrare in cucina e servirsi. L’unico inconveniente era il dover stare attento al padrone di casa, a sua moglie, ai due figli e ai tre terribili gatti che in ogni momento cercavano di fargli la pelle.
I giorni e le settimane passavano.
Dopo un mese, il topino di città iniziò a rimpiangere le grandi abbuffate che faceva a tutte le ore del giorno. Adesso era già tanto se raggranellava qualche pezzettino di pane raffermo o una fetta di formaggio ammuffita.
Il topino di campagna, invece, non ne poteva più di rischiare la vita ogni volta che entrava in cucina per rubare un pezzettino di formaggio: il batticuore e la paura erano troppo per lui.
Così decisero entrambi di ritornare indietro da dove erano venuti e si incontrarono a metà strada.
– “Ciao amico topo di campagna!”
– “Ciao amico topo di città!”
I due si abbracciarono e si ringraziarono per le esperienze che avevano potuto fare scambiandosi la casa.
Soprattutto avevano imparato ad apprezzare ciò che possedevano e che era inutile essere invidiosi l’uno dell’altro.
Giurarono solennemente che sarebbero rimasti per sempre amici e ciascuno, felice, corse veloce a casa sua.
Il topo di città e il topo di campagna di Esopo
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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online
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