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17. Rapporti scuola-famiglia. Noemi Virgilio

2 mesi ago · · 0 comments

17. Rapporti scuola-famiglia. Noemi Virgilio

Quando i nostri figli entrano nel conteso scolastico per la prima volta è inevitabile  che si attivino le nostre parti bambine e il nostro vissuto come studenti. Avere consapevolezza di questo aspetto è il primo passo per essere centrati e per non rischiare di caricare sui nostri figli i nostri vissuti. Tutti noi abbiamo sperimentato sensazioni talvolta piacevoli e talvolta spiacevoli nei confronti della scuola, ansie, paure, aspettative, motivazioni, entusiasmi etc, che ci hanno reso gli studenti che siamo stati. L’apprendimento è ormai dimostrato a livello neuroscientifico che per avvenire dev’essere fortemente connesso alle emozioni, e per far si che i nostri figli apprendano in modo autentico dobbiamo permettergli di percorrere la loro esperienze con le loro emozioni. Perché i nostri figli apprendano davvero devono poter sperimentare la loro motivazione nei confronti delle materie o degli insegnanti. La motivazione interna non può costruirsi di fronte ad un sistema di premi e punizioni che sposta l’attenzione fuori da sé e non permette di comprendere le proprie motivazioni interne. Per questo motivo già con i bambini di prima elementare è importante ascoltare le loro impressioni, le loro opinioni, comprendere ciò che gli piace e perché, e ciò che invece non piace e perché, in questo modo potrete aiutarli a vedere quali sono i loro talenti e le loro attitudini e le loro difficoltà o fragilità. Accompagnateli sempre a tradurre i giudizi in termini chiari e il più possibile concreti, che non si riducano al “bravo” o al “potevi fare i più” ma che diano una descrizione comprensibile di quello che hanno fatto. Per esempio, hai colorato dentro i bordi, hai usato i colori in modo da riempire gli spazi in modo preciso, hai usato i colori in modo troppo leggero e sono rimasti degli spazi bianchi.

Queste descrizioni aiuteranno a capire i punti di forza e quelli in cui migliorare senza rischiare di etichettare con un voto o un giudizio di cui non comprenderebbero il significato.

 


Noemi Virgilio
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Paola Pellegrino
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16. Sostegno agli insegnanti. Noemi Virgilio

2 mesi ago · · 0 comments

16. Sostegno agli insegnanti. Noemi Virgilio

Lavorare come insegnanti richiede competenza, conoscenze, attitudine e una grande dose di consapevolezza di sé. Insegnare non dovrebbe essere visto solo come il mero passaggio di informazioni al fine di creare la cultura di base del ragazzo ma insegnare rappresenta molto di più. Un buon “Maestro” è fonte di ispirazione, sa guidare, accogliere ed essere autorevole, sa educare e sa ascoltare, è consapevole che l’apprendimento è sempre reciproco e sa cogliere gli insegnamenti dei propri alunni. Sa mettersi in gioco facendo un passo indietro quando necessario. Sa di essere l’adulto di riferimento. Per essere tutto questo non basta essere competenti ma bisogna fare un grande lavoro su di sé. L’introduzione della figura dello psicologo a scuola, sebbene abbia l’obbiettivo di essere di supporto sia a studenti che a genitori e insegnanti, purtroppo troppo spesso è una figura che ha a disposizione poche ore, oppure il turnover di figure professionali è troppo frequente per permettere di fare lavori con una durata più ampia. E’ certamente importante che oltre ai ragazzi anche i docenti siano supportati dal punto di vista psicologico, il lavoro di docente infatti può essere fortemente frustrante se non si hanno le risorse necessarie per affrontare i grandi cambiamenti che la società ci impone. Gli alunni sono diversi, i genitori sono diversi, e questo non è necessariamente un male se dispone degli strumenti per adattarsi e comprendere i cambiamenti, allineandosi ad essi quando sono positivi e tenendo invece il proprio ruolo di guida quando questi cambiamenti non sono utili o necessari alla situazione. Essere cosi flessibili tuttavia non è sempre così facile. Per questo motivo mettersi in gioco anche con un proprio percorso personale é utile non solo per affrontare i fisiologici momenti di difficoltà ma anche per acquisire e sperimentare nuove risorse e competenze che possono essere utili nella vita e nella pratica professionale.

 


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15. Il bambino al centro. Paola Pellegrino

2 mesi ago · · 0 comments

15. Il bambino al centro. Paola Pellegrino

Chiaramente il circuito scolastico vede coinvolti tanti attori e molti di essi sono principali nel definire la tipologia e anche qualità del percorso : pensiamo all’importanza dell’approccio degli insegnanti e della stessa famiglia.

Il protagonista principale però affinché tutto possa svolgersi nel migliore dei modi è sicuramente il bambino/ragazzo perché portatore di una sua unicità e bisogni precisi.

Dal punto si vista scolastico è certamente impegnativo su classi anche molto spesso numerose (ahinoi!), garantire un approccio individualizzato per ognuno nonostante questo potrebbe certamente fare la differenza.

Riteniamo che una delle maggiori difficoltà dinanzi alla concretizzazione di ciò sia legata al fatto che molto spesso non vi è reale conoscenza dei bambini/ragazzi con cui ci si relaziona. Si possono avere le idee più o meno chiare sullo studente che quel ragazzo pare essere ma non sulla sua personale identità.

Lavorare più apesso in circle-time, favorire la conoscenza reciproca e l’integrazione in ogni classe e per ogni membro e anche tra professori e insegnanti, potrebbe essere una grande risorsa per innescare una didattica diversa. Dal punto di vista della famiglia invece è fondamentale non perdersi in tutto il contesto e continuare ad osservare e ascoltare il nostro bambino/ragazzo, senza paragoni o troppe aspettative. Chiediamo a loro come stanno e come vivono e da lì proviamo a partire sempre.

In un momento socio culturale come quello odierno diviene fondamentale tornare a puntare sulla relazione e al dialogo per poter oltre all’istruzione, garantire ai ragazzi una guida educativa ed emotiva senza la quale sono persi.

 


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14. Inclusione scolastica. Noemi Virgilio

2 mesi ago · · 0 comments

14. Inclusione scolastica. Noemi Virgilio

Parlare di inclusione significa parlare di diversità. La diversità all’interno dei gruppi classe è sempre più presente, infatti spesso sono gruppi eterogenei per lingua, religione, cultura e capacità. Questa condizione di grande diversità tra gli alunni può diventare un punto di forza se gestita con consapevolezza e sfruttando metodologie differenti per aiutare i bambini a integrarsi e interagire. E’ fondamentale quindi parlare già ai bambini della primaria di diversità perché possano comprendere come rapportarsi ai propri compagni e perché possano imparare e vedere anche le proprie diversità. Spesso nelle consulenze con gli insegnanti di sostegno mi viene posta la questione dell’inclusività evidenziando dei dubbi su come fare a far passare al ragazzo e al resto del gruppo classe il concetto di personalizzazione dei compiti o delle verifiche; la paura è che vedere un diverso modo di fare didattica possa far sentire il ragazzo diverso. La verità è che se si dà il tempo al gruppo classe di conoscersi, proponendo laboratori su inclusione si darà tempo e modo ai bambini/ragazzi di interiorizzare che può essere necessario l‘uso di strategie differenti e personalizzate. Fornire ai compagni strategie di avvicinamento per facilitare chi ha difficoltà li aiuterà a essere partecipi e responsabili di un processo che li rendi attivi e che li aiuta ad arricchire la loro esperienza e quella dell’altro. In un clima simile sarà più facile accettare i programmi differenziati e le personalizzazioni sia per chi li utilizza sia per i propri compagni. La diversità se spiegata adeguatamente diventa fonte di confronto ma anche di consapevolezza su se stessi, e può aiutare tutti a trovare le proprie strategie alternative di fronte alle difficoltà che nel corso degli anni chiunque può incontrare. Se anche gli insegnanti si mettono in gioco con un dialogo aperto e costruttivo ponendosi in ascolto  si getteranno le basi per un rapporto sereno in cui alunni e insegnanti diventeranno una squadra.

 


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13. Influenza della tecnologia sullo studio. Paola pellegrino

2 mesi ago · · 0 comments

13. Influenza della tecnologia sullo studio. Paola pellegrino

Sebbene l’uso della tecnologia sia entrata a far parte della vita quotidiana di tutti in maniera preponderante e possa rappresentare una buona risorsa anche a supporto dell’insegnamento e della didattica anche speciale, bisogna tenere conto degli effetti che un eccessivo o non regolato uso della tecnologia, può provocare.

L’uso dei dispositivi tecnologici infatti se precoce, prolungato e non mediato dagli adulti produce rischi documentati per la salute psicofisica nei bambini soprattutto da 0 a 8 anni (pubblicazione del 2018 sulla rivista “Italian Journal of Pediatrics” ). Possono manifestarsi implicazioni negative in diverse aree tra cui: umore, sonno, vista, apparato muscolo-scheletrico, sviluppo cognitivo e apprendimento.

E’ importante dunque già prima dell’inserimento dei bambini nel circuito scolastico, essere consapevoli e limitare la loro esposizione ai dispositivi digitali per porter sin dall’inizio generare buone abitudini anche a livello familiare e a lungo termine.Con l’ingresso a scuola e per poter facilitare il rendimentoe e tutta l’esperienza scolastica ai bambini, possono inoltre essere utili delle indicazioni più specifiche:

– è opportuno conoscere e farsi orientare dai tempi indicati dalla ricerca scientifica circa l’esposizione

– è importante distanziare le attività digitali dai momenti di riposo o di messa a letto poiché potrebbero interferire e disturbare il sonno

– è opportuno non inserirle prima dei compiti o prima della scuola per non compromettere la loro capacità di concentrazione e attenzione.

Tutte queste variabili influiscono sulla qualità della vita e il benessere generale del bambono ed è chiaro come anche più nello specifico possano influenzare i processi di apprendimento e lo studio.

Non bisogna demonizzare il mondo digitale e i suoi usi,è fondamentale invece da adulti avere consapevolezza circa il nostro ruolo di guida e nell’accompagnargli alla conoscenza e all’uso funzionale di questi strumenti.

 

 


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12. Mamma che sonno! Noemi Virgilio

2 mesi ago · · 0 comments

12. Mamma che sonno! Noemi Virgilio

Quando i bambini entrano nel contesto scolastico il tema del tempo diventa ancora più pressante perché l’orario di ingresso è preciso e ci si trova a lottare con i tempi lenti dei bambini che ancora non comprendono il concetto di orario. Alzarsi presto e prepararsi velocemente può rappresentare una grande fonte di stress per tutta la famiglia. Come fare per facilitare il più possibile questo passaggio? Una delle tecniche utili è impostare una sveglia anche per il bambino in modo che si renda conto che è arrivato il momento di alzarsi anche tramite uno strumento in modo tale da non sentirsi in balia delle decisioni altrui. Noi come adulti dobbiamo comprendere che il lamento del bambino è lecito e che sminuendolo si rischia solo di aumentare la reazione. Comprendere l’emozione non significa però rinunciare alla regola, quindi sebbene le mie parole supportino il tuo malessere le azioni devono fare in modo di mantenere il focus sulle priorità . A volte è utile trovare una routine o permettere una piccola decisione : preferisci fare colazione prima o vestirti?

In queste situazioni è inefficace e controproducente utilizzare strumenti tecnologici o digitali, anche solo la tv è un distrattore troppo potente che non va utilizzato nei momenti in cui i tempi sono stretti e non si avrebbe il tempo di gestire eventuali crisi per i distacco. Per facilitare invece la comprensione del tempo che scorre può essere utile utilizzare una clessidra o dei timer visivi. Se possibile meglio preferire la clessidra che non essendo digitale permette di vedere più chiaramente il tempo che scorre e che può essere utilizzata in tutti i passaggi necessari. Questi strumenti possono essere usati come un gioco, per esempio vediamo se riusciamo a vestirci nel tempo di 2 clessidre, oppure vediamo se riusciamo a finire la colazione nel tempo di tre clessidre. Questi strumenti possono essere utilizzati anche per facilitare il senso dello scorrere del tempo quando i bambini più grandi cominciano a fare i compiti in autonomia.


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11. Accompagnare senza invadere. Paola Pellegrino

2 mesi ago · · 0 comments

11. Accompagnare senza invadere. Paola Pellegrino

Quando i nostri figli entrano nel conteso scolastico per la prima volta è inevitabile  che si attivino le nostre parti bambine e il nostro vissuto come studenti. Avere consapevolezza di questo aspetto è il primo passo per essere centrati e per non rischiare di caricare sui nostri figli i nostri vissuti. Tutti noi abbiamo sperimentato sensazioni talvolta piacevoli e talvolta spiacevoli nei confronti della scuola, ansie, paure, aspettative, motivazioni, entusiasmi etc, che ci hanno reso gli studenti che siamo stati. L’apprendimento è ormai dimostrato a livello neuroscientifico che per avvenire dev’essere fortemente connesso alle emozioni, e per far si che i nostri figli apprendano in modo autentico dobbiamo permettergli di percorrere la loro esperienze con le loro emozioni. Perché i nostri figli apprendano davvero devono poter sperimentare la loro motivazione nei confronti delle materie o degli insegnanti. La motivazione interna non può costruirsi di fronte ad un sistema di premi e punizioni che sposta l’attenzione fuori da sé e non permette di comprendere le proprie motivazioni interne. Per questo motivo già con i bambini di prima elementare è importante ascoltare le loro impressioni, le loro opinioni, comprendere ciò che gli piace e perché, e ciò che invece non piace e perché, in questo modo potrete aiutarli a vedere quali sono i loro talenti e le loro attitudini e le loro difficoltà o fragilità. Accompagnateli sempre a tradurre i giudizi in termini chiari e il più possibile concreti, che non si riducano al “bravo” o al “potevi fare i più” ma che diano una descrizione comprensibile di quello che hanno fatto. Per esempio, hai colorato dentro i bordi, hai usato i colori in modo da riempire gli spazi in modo preciso, hai usato i colori in modo troppo leggero e sono rimasti degli spazi bianchi.

Queste descrizioni aiuteranno a capire i punti di forza e quelli in cui migliorare senza rischiare di etichettare con un voto o un giudizio di cui non comprenderebbero il significato.

 


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10. Post-scuola e compiti. Paola Pellegrino

2 mesi ago · · 0 comments

10. Post-scuola e compiti. Paola Pellegrino

Andando a scuola i bambini si ritrovano a sperimentare l’impegno di avere delle giornate molto ben strutturate e organizzate ed è importante che possano sperimentarlo con serenità e coinvolgimento.
Uno dei momenti che richiede accompagnamento è certamente il post scuola e le attività scolastiche da fare a casa poiché è necessario che abbiano struttura ma anche flessibilità per permettere al bambino di viverle senza pressioni.
Vediamo qualche indicazione.

Può essere utile avere una routine adatta alle proprie abitudini, orari e esigenze anche familiari ma che possano dare al bambino stabilità e prevedibilità. Non occorre che siano rigide tuttavia stabilire insieme un orario orientativo da dedicare ai compiti può essere un aiuto per tutti.

Molto importante è poi predisporre delle pause necessarie al bambino per riposarsi, muoversi un po’, fare merenda o una piccola attività che gli piace per staccare un pochino.

È fondamentale, nonostante l’impegno della scuola, che vivano anche altre attività o momenti più lenti e senza troppa organizzazione per non trascurare altre importanti aree di vita come la socialità, lo sport, il tempo libero e il riposo.

Altresì importante è organizzare uno spazio adeguato in cui poter essere comodi, organizzati nella disposizione del materiale scolastico e senza troppe distrazioni. Che abbiano uno spazio appositamente dedicato ai compiti oppure no, non fa differenza: l’ importante è che abbiano una guida per gestire lo spazio a disposizione nel modo più funzionale per loro nello svolgimento delle loro attività.

Cosa altro non può mancare?

Un bel sorriso e un po di divertimento: le emozioni sono fondamentali per garantire un buon processo di apprendimento e buone relazioni!

 


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43. Fretta di crescere: la scuola anticipata. Paola Pellegrino

2 mesi ago · · 0 comments

43. Fretta di crescere: la scuola anticipata. Paola Pellegrino

Spesso i genitori si ritrovano a considerare la possibilità di far inserire il loro bambino nel

circuito scolastico ancor prima del compimento del sesto anno di età.

Solitamente non è una decisione a cuor leggero e il più delle volte è dal confronto con le

maestre di riferimento che si sviluppa.

È necessario però poter inserire delle riflessioni nel quadro di riferimento che poi porta ad

una scelta come questa.

Quello che accade infatti è spesso prendere in considerazione soltanto gli elementi

temporali o pratici per valutare quanto il bambino è effettivamente pronto o meno a

compiere un passo simile e anche in anticipo.

Un bambino di 5 anni che riesce a seguire tutte le attività, ha un livello di attenzione

adeguato, non fatica a rimanere seduto sulla sedia per molto tempo e lavora volentieri non

è automaticamente un bambino pronto ad essere inserito nel mondo della scuola solo

perché il calendario lo permette.

Dimensioni e variabili emotive ed evolutive, i bisogni specifici di quella età,  le disposizioni

intime ed interne del bambino sono spesso oscurate dalla volontà di vederli adultizzati e

autonomi perché si percepisce continuamente la fretta di farli crescere.

È fondamentale considerare il bisogno che il bambino a quell’ età ha ancora e forte, di

potersi muovere ,giocare ed esprimere liberamente per la sua crescita emotiva,cognitiva e

motoria che va ben oltre l’istruzione scolastica.

Queste informazioni sono fondamentali affinché ogni nucleo possa compiere liberamente

le proprie scelte avendo però tutti gli elementi per orientarsi nella valutazione che deve

ovviamente sempre essere vista caso per caso.

 

 


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42. Ansia da separazione. Sara Anderlini

2 mesi ago · · 0 comments

42. Ansia da separazione. Sara Anderlini

Tra le fasi di evoluzione che il bambino affronta c’è quella legata al distacco con le sue figure di riferimento. L’ansia di separazione è, conseguentemente all’acquisizione della permanenza dell’oggetto, la paura, talvolta molto forte che il bambino prova quando la mamma, il papà o chi si prende cura di lui si allontanano. Sono fasi che hanno dei picchi e che sono del tutto normali e che vanno accolte. Compare intorno agli 8-10 mesi di vita e si intensifica tra i 18 e i 24 mesi, quando il bambino inizia ad esplorare l’ambiente in modo più autonomo, ma con il bisogno di tornare dal genitore alla ricerca di sicurezza. Si attenua dopo i 2 anni per riattualizzarsi intorno ai 6 anni.  Nei bambini più piccoli si presenta con fasi in cui il bambino ha un forte bisogno di contatto, di non perdere di vista il genitore, può chiedere più frequentemente di essere allattato, di dormire in braccio e da una protesta e pianto quando il genitore va via.

Queste fasi possono essere molto faticose, ricordiamoci che i bambini hanno tutto il diritto di manifestare paura di perdere le persone più importanti che gli garantiscono la sopravvivenza e la crescita, al contempo cerchiamo di considerare queste manifestazioni come una difficoltà che il bambino sta vivendo e non come una mancanza da parte nostra.

Quando il bambino viene accompagnato e la sua “ansia” viene gestita questo periodo diventa un’occasione di crescita e di consolidamento del legame.

In che modo ci dobbiamo comportare?

  • Salutare sempre il bambino, anche quando per noi è difficile. Dando al bambino la sicurezza che torneremo.
  • Non distrarre il bambino ma accogliere le emozioni e rassicurarlo.
  • Non sgridare, non minimizzare ciò che il bambino prova.
  • Per i bambini con un linguaggio già sviluppato e per i più grandicelli, dare prevedibilità. Prepariamolo adeguatamente a quello che succederà.
  • Non prolungare il distacco. Facciamoci vedere sicuri e fiduciosi della persona che se ne occuperà e di lui.

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