Quando la guerra è dentro di noi.
Immaginiamo la guerra di questo 2022 come metafora di un conflitto che può prendere forma dentro ciascuno di noi.
Immagina quindi di avere diverse parti di te che agiscono ognuna mossa da una propria spinta e che certamente una di esse punta a un controllo esasperato, l’altra spinge per la vita.
Alcune di queste parti riescono a coalizzarsi per muoversi, apparentemente, nella stessa direzione (Nato) e a contrapporsi all’altro fronte (Russia) formando, così, due grandi apparati psichici, affiancati da altre parti più o meno grandi che sembrano poco integrate alle une e alle altre con uno sguardo, verso il resto, a volte indifferente e a volte stizzito.
Immagina ora che una di queste tue parti interne (Russia) si senta minacciata da quella coalizione (Nato), specie se provocata, e che abbia come discriminante comportamentale quella di aver imparato dalla vita ad attaccare, per difendere la propria natura, prima di essere attaccata: centrale, quindi, è un atteggiamento aggressivo di attacco, la cui spinta nasce dalla paura di essere sovrastata, schiacciata, spodestata.
Lo sguardo quindi va ai propri confini, perché il confine consente una protezione, una delimitazione, una barriera contro quella minaccia.
Chiunque si senta minacciato da qualcosa, non può permettersi che i propri confini siano esposti, a vantaggio o, peggio ancora, gestiti da ciò che si percepisce come nemico, soprattutto se ha la sensazione che quel pezzo di confine gli appartenga di diritto.
Così, la russia dentro di te, bisognosa, com’è, di sentirsi al sicuro, non può permettere alla tua nato interna, che emerge progressivamente, di prendere forza colonizzando anche quelle aree psichiche per ora neutrali o occupate in altro: se ciò accadesse sarebbe troppo, si sentirebbe eccessivamente esposta.
Ed è qui che, mentre una di queste parti (la Bielorussia) per ora la sente alleata e quindi fa da confine, pur non essendo tale fino in fondo, entra in gioco una delle tue parti interne neutrali (l’Ucraina) che tuttavia non di rado mostra uno sguardo di interesse verso la nato e arcigno verso la russia.
Quindi, quella tua parte psichica russa, terrorizzata dall’idea di confinare, più di quanto già non accada, con ciò che ritiene nemico, non può far altro che invadere la tua ucraina, per cambiarne le regole interne e assorbirla.
Prende avvio, in tal modo, un terremoto interno, perché la nato che è in te, se da una parte ha un atteggiamento di scarso interesse verso l’ucraina, teme che una tale conquista possa ripercuotersi su una parte del proprio confine (Estonia, Lettonia e Lituania) consentendo un’egemonia sovietica, cosa che avrebbe ricadute e compromissioni su tutto il lavoro svolto per prendere potere: quindi, in che modo intervenire? La russia avverte: “stanne fuori o mando tutto all’aria a rischio di andarci di mezzo tutti” Ed ecco l’ATTACCO DI PANICO (minaccia nucleare): l’esasperata e disperata ricerca di sicurezza, rassicurazione e protezione, di chi preferisce tener lontana la libertà, piuttosto che accettare di affacciarsi al mondo del possibile e dell’imprevedibile.
Ed è a questo punto che diventa necessario fare i conti con il fatto di non essere onnipotenti, ma neanche impotenti, che nella vita si è a volte vincenti e a volte perdenti, che la perfezione non esiste e che nella nostra umana fallibilità dobbiamo accettare che essere forti non vuol dire negare e irritire la propria vulnerabilità, ma viverla.
Per quanto dio PANico, legato a tutta la potenza indiscussa della natura, selvaggio e indomabile com’è, possa attaccarti alle spalle, facendoti temere il peggio, tu hai il potere di scegliere ogni volta di guardarlo dritto negli occhi e di ascoltarlo… sì, perché hai tutto per confrontarti con un dio, tra i tanti della tua immensa psiche.
E sai una cosa? Che alla fine scoprirai semplicemente che quelle parti di te entrate in guerra non devono far altro che svelarsi autenticamente, parlarsi, ascoltarsi e iniziare a muoversi insieme nella tua vera direzione.
Se la Guerra di questi giorni ti ha toccato nel profondo più di quanto ti saresti mai immaginata/o, forse è il caso di fermarti e chiederti quanto di te, in te, si sta muovendo allo stesso modo.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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