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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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“Quando c’era Marnie” e il lutto – di Cristina Pellegrino Psicologa

ATTENZIONE: Dopo una breve introduzione, l’articolo contiene spoiler del film.

Quando c’era Marnie” è un film animato dello studio Ghibli. La trama copre l’estate di una ragazza, Anna, passata in un paesino di campagna, vicino a un acquitrino, dove incontra Marnie.

Anna è una ragazzina introversa, con difficoltà a rapportarsi con i coetanei e gli adulti. Orfana, è stata adottata da una zia apprensiva ma amorevole.

Marnie abita in una lussuosa casa che dà sull’acqua, non vede spesso i genitori. Si presenta come vivace, ma nasconde una malinconia dovuta al fatto che è spesso sola e non si sente a suo agio a vivere con le domestiche che a tratti la maltrattano.

Perché la storia di Anna e Marnie parla di lutto, come indica il titolo di questo articolo?

Perché tutte le vicende di Anna e Marnie e le loro avventure sono il modo di Anna di elaborare il proprio personalissimo lutto.

Marnie ragazzina rappresenta la nonna di Anna, come scopriamo alla fine del film, e tutte le scene in cui le vediamo insieme sono i ricordi che la nonna Marnie stessa aveva raccontato a una giovanissima Anna prima di morire.

Anna è una ragazzina delle medie ed è cresciuta con la zia, perdendo memoria dei primissimi anni di vita se non qualche sporadico ricordo particolarmente pregnante, come il funerale dei suoi genitori e i parenti che discutono su chi dovrebbe occuparsi della bambina, rendendo chiaro che nessuno la vorrebbe in carico.

Anna comincia a provare un sentimento di inadeguatezza, che cresce esponenzialmente quando scopre che la zia percepisce dei soldi per il suo mantenimento. A questo sentimento si aggiunge pian piano della rabbia, che la ragazza manifesta apertamente in una conversazione con Marnie, è arrabbiata con i genitori e con la nonna perchè sono morti lasciandola sola. Questa rabbia riempie il profondo senso di abbandono che Anna ha vissuto alla morte dei suoi cari, abbandono che rivive anche con Marnie, quando dopo un’esperienza spaventosa nel silo scopre che l’amica non è più lì con lei, alimentando ulteriormente la grande rabbia in un circolo vizioso.

La rabbia è un sentimento profondo, intenso e del tutto naturale quando si affronta la perdita di una persona cara, così come il senso di abbandono. Sappiamo che i nostri cari non ne hanno colpa, ma non possiamo fare a meno di sentirci come se ne avessero la piena responsabilità. La rabbia può manifestarsi anche verso sé stessi o terzi, ed è importante riconoscerla ed accettarla, senza sentirci in colpa per quello che proviamo.

Infine il circolo vizioso si spezza nel momento in cui Anna si confronta con Marnie. Dopo averla accusata di averla abbandonata, riceve una richiesta di perdono da parte di Marnie, la quale afferma che non riusciva più a trovarla e che presto dovrà andarsene e non si vedranno più. Questa scena rappresenta il momento chiave dell’elaborazione del lutto di Anna, che riesce a perdonare e a lasciar andare Marnie, perdonando e lasciando andare contemporaneamente la rabbia causata dai genitori e dalla nonna morti tanti anni prima.

Nonostante qui Anna non abbia ancora recuperato l’intera storia della nonna, si può dire che è il momento in cui elabora il lutto poiché, a qualche livello più profondo della consapevolezza, Anna sa chi Marnie rappresenta per lei. Inoltre non sempre le emozioni seguono la ragione, in questo caso il sentimento di pace che prova Anna precede il venire a conoscenza della storia completa.

Colpisce particolarmente l’aspetto grafico di questa scena in cui, finché Anna è preda del tumulto della propria rabbia e delle proprie emozioni, il cielo rimane tempestoso, il clima freddo e ventoso, impetuoso. Nel momento del perdono assistiamo a una letterale schiarita del cielo, che torna sereno, il vento si placa e la pace si percepisce anche solo osservando le immagini.

Il perdono, di sé, dei cari morti, dei terzi verso cui volgeva la nostra rabbia, consente di accettare quel che è accaduto. Per quanto le persone possano lasciare in noi una mancanza, il perdono consente di tornare a vivere serenamente, trattenendo in noi i bei ricordi e ciò che di buono ci hanno lasciato i nostri cari.

Questo è ciò che vediamo succedere con Anna quando, con ritrovata sicurezza e pace interiore, ascolta la storia, raccontata dall’amica di sua nonna, di Marnie e dei suoi genitori. Venire a conoscenza della storia completa, consente ad Anna di raggiungere quel senso di chiusura e di completezza, cosa che fa sì che ricordi che aveva rimosso tornino a galla, come le storie raccontate dalla nonna quando era bambina e che ha rivissuto nel corso dell’estate con una giovanissima Marnie.

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Cristina Pellegrino – Psicologa Tel. 347/4811379

Ricevo su Skype all’indirizzo pellegrinocristina.psicologia@outlook.it

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Instagram: https://www.instagram.com/si_faccio_la_strizzacervelli/

Sito Web: https://si-faccio-la-strizzacervelli—cristina-pellegrino-psicologa.webnode.it/

 

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Psicologo

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Figura richiesta: Psicologo

Compenso: 40 Euro l’ora omnicomprensivi

Durata contratto: dal 01/09/2021 al 31/12/2021

Scadenza: ore 8 del 21/07/2021

Luogo: Prato

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Laureato Triennale e Magistrale

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Durata contratto: anno scolastico 2021/2022

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Durata contratto: dalla stipula fino al 31/12/2021

Scadenza: ore 12 del 15/07/2021

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Compenso: Categoria D–Posizione economica D1 C.C.N.L. Comparto Funzioni Locali

Durata contratto: Tempo Indeterminato e Tempo Parziale al 50%

Scadenza: ore 12.30 del 05/08/2021

Luogo: Farra di Soligo (TV)

Bandi di concorso

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Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

3 anni ago · · 0 comments

Libri? Per oggi no, grazie! (le ammissioni che dobbiamo a noi stessi)

Oggi ero di fronte a una foto che  mostrava una libreria di 6000 testi in svariate lingue, posizionata su una spiaggia.
Una parte di me ha pensato a gran voce, automaticamente, “che bello!” Ma in un attimo mi sono chiesta se a ritenerla una bella idea non fosse quella parte di me che, in un modo o nell’altro, è condizionata dall’idea che qualunque iniziativa di tipo culturale debba essere accolta con entusiasmo, così, per partito preso, perché è cultura, quindi se non sei entusiasta sei dell’altra sponda: un’ignorante.

E chi vuole rischiare di passare per ignorante, dopo aver fondato, magari, gran parte della propria vita a mostrare il proprio valore in funzione di questo aspetto?
Probabilmente quasi nessuno.

Oggi, invece, rischio e do voce a quell’altra parte di me con con tanta spontaneità, guardando i libri su una spiaggia ha pensato, seppur sommessamente “No, ti prego. Pure sulla spiaggia, tutti quei libri, no!”

E il punto non è il libro in sé, perché me lo porterei pure il libro da leggere, ma tutti quei libri alzano il volume di una voce antica che mi ricorda “non è mai abbastanza” e questa voce, ascoltata oggi con consapevolezza, mi dice che tanti libri -perché ne ho letti davvero tanti-, detto in tutta franchezza, non li ho letti per piacere, ma perché non era mai abbastanza.
È un’ammissione che devo a me stessa.

Il punto è questo vestirci, frequentemente, di un’elevatura che non ci appartiene davvero e che è solo una maschera.

Eppure non credo sia mai esistito libro capace di far tacere un intero Paese, che attende solo di esultare o disperarsi per un goal, come sta accadendo stasera per una partita di calcio.
Non sentivo una quiete tale dai tempi del primo lockdown.
E va bene così. Sia chiaro.

Ma ci dobbiamo tutti un’atto di onestà e ammettere che esiste -in ognuno di noi- una parte, più o meno grande, a cui dei libri non interessa un bel niente ma che, davanti a un’iniziativa simile preferisce, comunque, fingersi Kant.
Questa è chiaramente un’iperbole, ma di fatto mettiamo in atto una mistificazione frequente dell’immagine di noi per apparire, a tutti i costi, migliori di quello che in realtà siamo e lo facciamo nelle più svariate situazioni.
E più fingiamo di essere migliori di ciò che siamo e più diventiamo la peggiore versione di noi stessi, perché lontani dalla nostra verità interiore che ci chiede solo di essere realizzata anche nelle sue parti buie.
Ogni giorno, ogni momento, abbiamo una possibile alternativa: continuare a negarle queste parti buie o iniziare ad avvicinarle, per conoscerle e abbracciarle.

A te… a ognuno, la scelta.
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Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

3 anni ago · · 0 comments

Scuola: a lezione di nobiltà d’animo. Francesca Di Donato

Oggi sono incappata in una conversazione tra insegnanti in cui alcuni di loro, non pochi, e comunque anche pochi, per me, sarebbero troppi, che discutevano su chi ha diritto di chiamarsi docente, coinvolgendo anche maestri e insegnanti di materie quali educazione fisica; e mentre qualcuno ha proposto di abolire la parola “maestro” e qualcun altro, indignato, ha sollevato il timore che possano arrivare ad avere gli stipendi equiparati. Stiamo parlando del luogo in cui i vostri figli trascorrono la maggior parte del loro tempo e della loro crescita, dopo la famiglia. Il posto dove dovrebbero trovare cultura, riflessione, crescita personale, confronto…. e alcuni di loro pensano a fare a gara a suon di titoli, mansioni, formazione conseguita e quantità di compiti da correggere.

A quanto pare anche tra gli insegnanti c’è chi non sa che il valore del lavoro non dipende dai compiti che correggi e dalle lezioni che impartisci, ma da quanto sai educare (da educere: tirar fuori) ogni allievo a tirar fuori il suo potenziale, il meglio di sé.

E chiedere di abolire la parola “Maestro” con “docente” significa intaccare un’immagine secolare di virtù, nobiltà d’animo, abilità e competenza intrinseci in questa parola, anche quando chi la portava non ne era all’altezza: “MAESTRO” pronunciala, senti come suona… ha un non so che di affettivo, di poetico, di intramontabile, come ce l’aveva “bidello”, prima di decidere che “collaboratore scolastico” fosse più onorabile. Assistiamo a una qualificazione forzata di parole fredde e sterili solo perché, nel tempo, i pregiudizi e il classismo di molti hanno portato a creare visioni subordinate e asimmetriche, che tuttavia sono rimaste. Cambiano le parole ma il senso si superiorità di molti, troppi, resta.
Ricordo ancora l”indignazione di alcuni psicologi e docenti quando, lo scorso anno, con alcuni colleghi, proposi al CNOP di intervenire con l’assunzione dello Psicologo nelle scuole, come personale ATA, dunque come professionista AUTONOMO e non subordinato al Dirigente scolastico. Qualcuno preferisce la subordinazione al dirigente scolastico, piuttosto che l’autonomia, pur di non essere equiparati a chi lavora nelle segreterie o come collaboratore. Classismo, punto. Ancora nel 2021 e da chi ha il compito di educare i vostri figli.

Certo, alla luce di questo, oltre che nel titolo si dovrebbe essere davvero Maestri, esserlo nell’animo. Nobili e abili.
Quindi lo toglierei solo a coloro che pensano che insegnare sia solo una questione di compiti da correggere e lezioni da impartire: costoro non lo meritano.
È vero, gli insegnanti di ogni ordine e grado sono tutti docenti, ma di costoro sono pochi i Maestri.

C’è poco da fare: ci sarà sempre chi si sentirà migliore per la materia, per l’ambito, per la formazione conseguita, per il modello di riferimento, per la qualifica, per la professione che svolge… quindi sta solo a ognuno di voi credere fermamente che qualunque ambito, formazione, qualifica, modello di riferimento scegliete HA VALORE PER QUELLO CHE CI AVETE MESSO DI VOSTRO, IN TERMINI DI IMPEGNO E ATTITUDINE PERSONALE, e non per un riconoscimento esterno o per la presunta quantità/mole del vostro lavoro.

Fate appello alla consapevolezza e, poi, regalatevi il coraggio di definire da voi il valore del vostro lavoro.

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Scadenza: ore 12 del 16/07/2021

Luogo: Casteltermini – San Giovanni Gemini – Cammarata (AG)

http://www.comune.sangiovannigemini.ag.it/sanggemini/po/mostra_news.php?id=1220&area=H

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Laureato Magistrale

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Figura richiesta: Laureato Magistrale

Compenso: Categoria D -Area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati del CCNL Università 2006-2009

Durata contratto: un anno

Scadenza: ore 14 del 15/07/2021

Luogo: Genova

https://concorsi.unige.it/home/procedure/2882;jsessionid=F14595EEE62E60DE8E2D612DFDB9F62B?fbclid=IwAR1rOoN_Q8oJRF-kUIN7nvz4MvId3Qr-Qj3IPqUH8PpW88fBaIxVqySPRzA

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