fbpx

Fissa un appuntamento

L'Aquila colloqui in presenza e on line tramite Skype. Possibilità di colloqui a seduta singola.

Chiamami:
+39 328 28 38 399

Scrivimi una email:
didonato.francesca@live.it

Tieni il tempo. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Tieni il tempo. Francesca Di Donato

Prenditi il miglior tempo possibile per gestire le tue cose.
Concediti di fare e anche di stare.
Di sbagliare e di respirare.
Il tempo è solo una tenace illusione.

Godi del tuo tempo.

 

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Errore. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Errore. Francesca Di Donato

ERRORE: sbagliare pur avendo conoscenza necessaria per non sbagliare.
Fintanto non si hanno queste conoscenze, si può parlare di errore?

Riflessione

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Massima assunzione di responsabilità. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Massima assunzione di responsabilità. Francesca Di Donato

Nei circuiti di addestramento dei Navy Seal uno degli allenamenti prevede di coinvolgere l’esercizio degli addominali con l’aggiunta di un tronco unico tenuto dall’intera fila di militari. (Oppure sollevare tronchi.) Quella che sembra essere di per sé una forzatura del training fisico in sé, ha invece un senso: andare giù e su con un NOTEVOLE PESO che li unisce allo scopo di addestrarli a VINCERE INSIEME.
Se due o tre mollano, SCARICANDO IL PESO – simbolicamente e non- SUGLI ALTRI, l’obiettivo è perso.

Si allena, dunque, ognuno alla MASSIMA ASSUNZIONE DI RESPONSABILITA’ PERSONALE, con tutto l’onere, l’onore e il potere che ne deriva.
Responsabilità non è colpa, è POTERE.

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Monologo di Rula Jebreal.

4 anni ago · · 0 comments

Monologo di Rula Jebreal.

Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine.

La sera, una per volta, noi bambine raccontavamo una storia, le nostre storie.

Erano una specie di favole tristi.

Non favole di mamme che conciliano il sonno, ma favole di figlie sfortunate, che il sonno lo toglievano.

Ci raccontavamo delle nostre madri: torturate, uccise, violentate.

Ogni sera, prima di dormire, ci liberavamo tutte insieme di quelle parole di dolore.

Io amo le parole.

Ho imparato, venendo da luoghi di guerra, a credere nelle parole e non ai fucili, per cercare di rendere il mondo un posto migliore.

Anche e soprattutto per le donne.

Ma poi ci sono i numeri.

E in Italia, in questo magnifico Paese che mi ha accolto, i numeri sono spietati: ogni 3 giorni viene uccisa una donna, 6 donne sono state uccise la scorsa settimana.

E nell’85% dei casi, il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo molto semplice: ha le chiavi di casa.

Ci sono le sue impronte sullo zerbino, l’ombra delle sue labbra sul bicchiere in cucina.

Mia madre Zakia, che tutti chiamavano Nadia, ha preso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni.

Si è suicidata, dandosi fuoco.

Ma il dolore era una fiamma lenta che aveva cominciato a salire e ad annerirle i vestiti quando era solo un’adolescente.

Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, era stato la sua tortura. Perché mia madre Nadia fu stuprata e brutalizzata due volte: a 13 anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio, che non le ha consentito di denunciare.

Le ferite sanguinano di più quando non si è creduti. L’uomo che l’ha violentata per anni, il cui ricordo incancellabile era con lei, mentre le fiamme mangiavano il suo corpo, aveva le chiavi di casa.

Mentre Franca Rame veniva violentata il 9 marzo del 1973, cercò salvezza nella musica.

“Devo stare calma. Devo stare calma. Mi attacco ai rumori della città, alle parole delle canzoni, devo stare calma”, recitava nel suo potente monologo “Lo stupro”, in cui ripercorreva quel fatto drammatico.

Le parole delle canzoni possono essere messaggi d’amore e di salvezza.

Io sono diventata la donna che sono perché lo dovevo a mia madre, lo devo a mia figlia che è seduta in mezzo a voi.

Lo dobbiamo tutte, tutti, a una madre, una figlia, una sorella, al nostro paese, anche agli uomini, all’idea stessa di civiltà e uguaglianza.

All’idea più grande di tutte: quella di libertà.

Parlo agli uomini, adesso.

Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e carrieriste, madonne e puttane, lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi, quando qualcuno ci dice cosa dobbiamo farne.

Siate nostri complici.

E quando qualcuno ci chiede “Lei cosa ha fatto per meritare ciò che è accaduto?”

Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e le donne, ma sono qui per parlare delle cose di cui è necessario parlare.

Certo ho messo un bel vestito.

Domani chiedetevi pure al bar “Com’era vestita Rula?”.

Che non si chieda mai più, però, a una donna che è stata stuprata: “Com’era vestita, lei, quella notte?”.

Mia madre ha avuto paura di quella domanda.

Mia madre non ce l’ha fatta.

E così tante donne.

E noi non vogliamo più avere paura.

Vogliamo essere amate.

Lo devo a mia madre, lo dobbiamo a noi stesse, alla nostre figlie.

Nessuno può permettersi il diritto di addormentarci con una favola.

Vogliamo essere note, silenzi, rumori, libere nel tempo e nello spazio.

Vogliamo essere questo: musica.

Monologo di Rula Jebreal

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

Le tre passioni di Bertrand Russel

Tre passioni, semplici ma straordinariamente forti, hanno governato la mia vita:
la sete d’amore,
la ricerca della conoscenza, e una
struggente compassione per le sofferenze dell’umanità.
Queste passioni, come venti possenti, mi hanno spinto ora qua ora là, in un volo capriccioso, facendomi vagare sopra un profondo oceano di angoscia, fino a che ho raggiunto il limite estremo della disperazione.

Ho cercato l’amore, soprattutto perché l’amore è estasi, un’estasi talmente grande che spesso sarei stato pronto a sacrificare il resto della mia vita in cambio di poche ore di tale gioia.
E poi l’ho cercato perché mitiga la solitudine, quella terribile solitudine nella quale una coscienza tremante vede, al di là dei confini del mondo, il freddo e tenebroso abisso senza vita.
E infine l’ho cercato perché nel congiungimento d’amore ho visto, come in una mistica miniatura, la visione che prefigura quello stesso paradiso che hanno immaginato di vedere i santi e i poeti.
Questo è quello che ho cercato, e, sebbene possa sembrare troppo per la vita umana, questo è ciò che, alla fine, ho trovato.

Con eguale passione ho cercato la conoscenza.
Ho desiderato comprendere i sentimenti degli uomini.
Ho desiderato sapere perché le stelle brillano e ho tentato di afferrare la regola pitagorica che esprime numericamente ogni cambiamento nell’eterno fluire delle cose.
I miei desideri in questo senso sono stati esauditi, ma solo in piccola parte.

L’amore e la conoscenza, per quanto mi è stato dato di goderne, mi hanno sollevato fino a toccare il paradiso.

Ma, ogni volta, la pietà mi ha ricondotto sulla terra.
L’eco delle grida di dolore risuonavano nel mio cuore.
Bambini affamati, vittime torturate dai loro oppressori, anziani indifesi considerati un odioso fardello dai loro figli; e tutta la solitudine, la povertà e il dolore, si facevano beffa di ciò che la vita umana avrebbe dovuto essere.
Desidero fortemente alleviare i mali del mondo, ma non posso farlo e ne soffro.

Questa è la mia vita.
L’ho trovata degna di essere vissuta, e, se ne avessi la possibilità, sarei felice di viverla di nuovo.

Le tre passioni

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Raccontami papà. Tratto da una storia vera. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Raccontami papà. Tratto da una storia vera. Francesca Di Donato

Nonno Carlo è morto quando avevo sei anni.

Era il padre di mio padre.

Il giorno dei funerali, mi portarono a casa di Nonno Gennaro e Nonna Rosina, i genitori di mia madre, così che non presenziassi a un momento troppo difficile da sublimare per una bambina di soli sei anni.

Quando rientrai, a pomeriggio inoltrato, trovai mio padre sdraiato di sbieco, con le scarpe penzoloni fuori dal letto, vestito di scuro.
Vedendomi mi accolse dicendo: “Oggi mio padre è morto. E tu non c’eri.”

Forse neppure ricorda, oggi, di avermi detto questa cosa. Io, però, me la sono portata appresso.
Mi riecheggiava dentro come un severissimo, immeritato rimprovero: che cosa potevo sapere io della morte a sei anni?

Poi, qualche sera fa, sotto la doccia, un guizzo improvviso. Il giorno della morte di Nonno Carlo, mio padre aveva trentadue anni. Appena tre in più rispetto a quanti ne ho io adesso. 

Nell’immaginazione dei figli, i genitori sono sempre stati adulti, sono nati grandi.

Per me, mio padre ha sempre avuto cinquantacinque anni, come oggi.  Anche quando ne aveva venti. O ventisei. O trentadue. Quasi che non riuscissi a vedere l’uomo dietro il padre, o la ragazza prima che diventasse mamma.

Perché immaginarli giovani significa vederli umani, ammettere che non sono infallibili, che possono cadere, sbagliare, persino morire: un figlio fa fatica a perdonarle, certe umanità.

Solo adesso capisco che mio padre perdeva suo padre mentre imparava a diventare mio padre.
E quel “Tu non c’eri” non era un rimprovero: era il suo modo per aggrapparsi a me, alla persona più importante della sua vita, mentre un altro pezzo di vita veniva dato alla terra e alla polvere. Perciò, quando tornerò a casa, mi siederò a tavola e dirò a mia madre e a mio padre: “Raccontatemi chi siete”.
E’ l’unico vero proposito che ho per il nuovo anno. E per quelli futuri. 

Raccontami papà

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

Rivalutazione del giudizio. Francesca Di Donato

4 anni ago · · 0 comments

Rivalutazione del giudizio. Francesca Di Donato

C’era una volta, tanto tempo fa, qualcuno che disse che giudicare era sbagliato e da quel momento i più, pur continuando a farlo, iniziarono a puntare il dito su chiunque osasse infliggergli tale tortura. 

Ma diciamoci la verità: forse, se il giudizio venisse meno demonizzato, lo temeremo di meno.
È un po’ come i nostri fantasmi interiori: ci spaventano perché non li conosciamo, non siamo educati a essi e non perché siano di per sé terrifici o sbagliati.

Ne consegue che se cresciamo con l’idea che il giudizio è sbagliato, ovviamente passeremo la vita a difenderci da esso, invece di prenderlo per ciò che è.

Ciò che pensano gli altri di me, dei miei comportamenti, delle mie scelte in realtà non è affar mio; così come non è affar tuo ciò che qualcuno pensa di te, dei tuoi comportamenti o delle tue scelte.

Un giudizio espresso da una o più persone non riguarda me, a meno che non sia io a mettermi in condizione di farmi coinvolgere.

Quello che gli altri pensano riflette il loro personalissimo modo di vedere le cose, eppure, nel sentirlo rivolto a te quel pensiero, spesso, ti senti ferito, triste, arrabbiato, offeso…: se accade è solo perché quel giudizio esterno altro non è che un’eco del tuo giudizio interno, altrimenti quelle parole non avrebbero alcun potere su di te. 

Il giudizio colpisce la parte vulnerabile di un’autostima incerta, di un’indulgenza e/o di un’accettazione mancata.
E siccome non lo si sa gestire allora si è assunta la decisione collettiva che sia sbagliato farlo.

Allo stesso modo del giudizio, anche davanti all’osservazione più costruttiva tra tutte potremmo sentirci feriti, se quell’osservazione tocca un nostro nervo scoperto.

Se è opportuno sospendere il giudizio -e ribadisco sospendere e non annullare- non è perché esso sia il male, perché non lo è, ma è perché l’altro è più facile si chiuda, difendendosi o attaccando a sua volta, se ne riceve uno. È più un atto preventivo, che lenitivo.

Il problema, quindi, non sono i giudizi in sé, semmai è l’intento che c’è dietro a un giudizio, se è quello di ferirti, di farti del male… ma a quel punto non è il giudizio che va allontanato, è la persona.
E, ancora, il problema non è il giudizio in sé, ma se quel giudizio parla di una parte che neghi a te stesso.
Allora, forse, è il caso di chiederti scusa. 

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

la clinica post lockdown

Corso ECM gratuito per Psicologi e Dottori in tecniche psicologiche

Titolo/argomento: LA CLINICA POST LOCKDOWN (EVENTO RISERVATO AGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE VENETO)

N. crediti: 12

Modalità di erogazione: FAD

Periodo di erogazione: dal 07/12/2020 fino al 06/12/2021

https://www.facebook.com/OrdinePsicologiVeneto/photos/a.618043868322758/3362338840559900/?type=3

Per tutte le informazioni sugli ecm clicca qui: https://scuoladipsicologia.com/2020/08/30/ecm-psicologi-2020-2022/

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

Stress post covid – gestione

Corso ECM gratuito per Psicologi e Dottori in tecniche psicologiche

Titolo/argomento: IL PAZIENTE COMPLESSO NEL POST-EMERGENZA COVID-19: QUANDO LA QUOTIDIANITÀ CAMBIA FORMA. CONSIGLI PRATICI PER LA GESTIONE DELLO STRESS (id evento 604 310295)

N. crediti: 3.6

Modalità di erogazione: FAD sincrona

Periodo di erogazione: dalle ore 16 alle ore 18 del 07/12/2020

https://fad.summeet.it/enrol/index.php?id=1528

Per tutte le informazioni sugli ecm clicca qui: https://scuoladipsicologia.com/2020/08/30/ecm-psicologi-2020-2022/

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

4 anni ago · · 0 comments

Adozioni problematiche

Corso ECM gratuito per Psicologi e Dottori in tecniche psicologiche

Titolo/argomento: LA SFIDA DELL’ADOZIONE: PROBLEMATICHE E CONSIGLI (EVENTO RISERVATO AGLI ISCRITTI ALL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI DELLA REGIONE TOSCANA)

N. crediti: 6

Modalità di erogazione: FAD sincrona

Periodo di erogazione: dalle ore 9.30 alle ore 13.45 del 05/12/2020

https://www.ordinepsicologitoscana.it/evento/05-12-2020-La-sfida-dell-adozione-problematiche-e-consigli.php

Per tutte le informazioni sugli ecm clicca qui: https://scuoladipsicologia.com/2020/08/30/ecm-psicologi-2020-2022/

________________________
Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online

error: Content is protected !!