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2 anni ago · · 0 comments

Assunzione del rischio: una riflessione tra matematica e atti tipici dello Psicologo. Francesca Di Donato

La difficoltà ad assumere dei rischi, processo inevitabile se si vuole evolvere in qualunque ambito della vita, è spesso legata all’erronea convinzione che rischio equivalga a pericolo e di conseguenza a danno.
Rischio e pericolo però non sono sinonimi.
Il pericolo indica qualcosa che, per le sue proprietà o caratteristiche, ha la capacità di causare un danno.
Il rischio è la probabilità che si verifichi un danno, in base all’esposizione a tale pericolo.

Il RISCHIO, quindi, è la probabilità, e non la certezza che ci possa accadere un evento sgradevole.
La nozione di rischio implica l’esistenza di una sorgente di pericolo, la presenza di elementi vulnerabili esposti e la possibilità che essa si trasformi in un danno.

Detto matematicamente, l’equazione del rischio è:
R = P x V x E —- R (Rischio) = P (Pericolosità) x V (Vulnerabilità) x E (esposizione).
La Pericolosità è la probabilità che un certo evento possa accadere.
La Vulnerabilità esprime la nostra capacità di resistere al danno
Essa è scomponibile in due parametri:
. la suscettibilità intesa come propensione a subire un certo danno e .
. la resilienza intesa come capacità di far fronte all’evento e ripristinare le condizioni di
funzionalità precedenti
L’ Esposizione indica quante disposizioni interne ed esterne sono esposti al pericolo.
Detto matematicamente, l’equazione del danno è:
D = V x E —- V (Vulnerabilità) x E (esposizione)
Le conseguenze di un pericolo, perciò, si trasformano in danno, solo in relazione al prodotto della vulnerabilità per il grado di esposizione.
Ne consegue che, se già di per sé  l’esposizione a un pericolo non necessariamente generi il danno, a maggior ragione assumersi dei rischi non vuol dire che portino inevitabilmente a un danno.

La questione  è tutta nel saper valutare l’entità del rischio e, date certe condizioni, valutare quanto esso sia realistico, se e a quale livello possa agire, così da attivare abilità presenti e acquisirne di nuove, sviluppando strategie per evitarlo o ridurlo  e, in tal modo, contenere l’esposizione al pericolo, salvaguardando e riducendo, nel mentre, la propria vulnerabilità: tutto questo non è altro che valutazione, prevenzione -primaria, secondaria e terziaria- e abilitazione-riabilitazione nutrite di supporto psicologico.

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
Formatore e Supervisore: in presenza e online – SCUOLA DI PSICOLOGIA lo psicologo è colui che aiuta l’altro a curarsi

4 anni ago · · 0 comments

Questione di atti tipici. Francesca Di Donato

Gli atti tipici di TUTTI gli psicologi sono:
La prevenzione -primaria, secondaria, terziaria-
Il sostegno psicologico
L’abilitazione-riabilitazione
La diagnosi
Atti questi con i quale ci si può occupare di condizioni di natura psicopatologica e non, perché sono riconducibili alla psicologia clinica, dinamica e della salute.

Il counseling psicologico non è una cosa diversa da questi atti, semplicemente tende prevalentemente, ma non esclusivamente, attraverso questi atti, a concentrarsi su dimensioni di natura non psicopatologica e di breve durata.

La psicoterapia non è una cosa diversa dagli atti tipici sopra descritti. Non si differenzia quindi a livello di attività, ma per la qualifica di specialista che porta con sé.
Infatti l’articolo normativo che la regolamenta nasce per i medici, per consentire loro di usare gli atti tipici dello Psicologo senza incorrere in abuso di professione.

TUTTO quello nominato finora prende genericamente il nome di terapia psicologica: terapia preventiva, terapia supportiva, terapia abilitativo-riabilitativa, psicoterapia sono terapie psicologiche.

La consulenza psicologica intesa come consulto ha una dimensione a sé stante e anticipa, fa da premessa a tutti gli interventi di cui sopra.

La consulenza trattata, invece, nel suo significato generico, rappresenta TUTTE le attività dello Psicologo, siano esse specialistiche in un modello di intervento, come nel caso della psicoterapia, o non specialistiche.

Quindi se scrivo “consulenza e psicoterapia”:
– se intendo consulenza come consulto, faccio un torto a non considerare tutte le altre possibili attività;
– se intendo consulenza nella sua accezione generica, sbaglio a mettere fuori la psicoterapia

Il rischio è mandare altrimenti un messaggio confusivo all’utenza oltre che rinforzare le false credenze già presenti nella categoria.

 

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Francesca Di Donato – Psicologa
Psicologia clinica, dinamica e della salute – percorsi individuali, di coppia e in gruppo: in presenza e online
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4 anni ago · · 0 comments

Psicologia clinica e terapia. Francesca Di Donato

TUTTA la psicologia clinica è terapia, per definizione.

Non può esserci qualcosa di CLINICO che non sia terapeutico.

CLINICO significa appunto “relativo alla diagnosi, allo studio e alla cura/terapia del malato”. Lo definisce così la Treccani. CURA e TERAPIA in italiano sono sinonimi.
La parola stessa TERAPIA nasce, infatti, in medicina, proprio in rapporto al concetto di malattia. 

In Psicologia clinica, dunque, la diagnosi, la prevenzione, l’abilitazione-riabilitazione e il sostegno sono terapie: terapia preventiva, terapia supportiva, terapia abilitativo-riabilitativa.
Per prevenzione si intende prevenzione primaria, secondaria, terziaria. 

La psicoterapia, legalmente e praticamente parlando (la pratica deve seguire la legge, la legge regola la pratica), è prevenzione, sostegno, abilitazione-riabilitazione esercitati in forma SPECIALISTICA in un modello di intervento PSICOLOGICO. Dunque, essa non è un atto tipico diverso.

Quindi:
– uno psicologo, specializzato o abilitato all’esercizio della psicoterapia, continuerà con i pazienti ad esercitare gli atti tipici dello psicologo espressi dall’art.1 della legge 56/89 e lo farà con il titolo di specialista in un modello di intervento.
– un medico specializzato o abilitato all’esercizio della psicoterapia potrà esercitare gli atti tipici dello psicologo espressi dall’art.1 della legge 56/89 senza incorrere in abuso di professione: infatti l’art.3 L.56/89 nasce per loro e non per noi, per consentirgli proprio questo.

 “La psicoterapia è un particolare sottoinsieme di modalità di intervento clinico specialistico”. Un sottoinsieme. Non lo dico io, lo dice il CNOP, ma basterebbe la logica. 

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Francesca Di Donato – Psicologa
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Il valore del sostegno psicologico

4 anni ago · · 0 comments

Il valore del sostegno psicologico

Questione di atti tipici.

La forma più alta di intervento di uno Psicologo è proprio il sostegno. Il SOSTEGNO racchiude tutto.
Si può sostenere qualcuno senza fare implicitamente, al contempo. prevenzione -primaria, secondaria, terziaria-, senza abilitazione-riabilitazione?

Secondo me NO.

Chi pensa di sì, vorrei provasse a dire come.

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Francesca Di Donato – Psicologa

 

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