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37. Minacce e ricatto emotivo. Sara Anderlini

8 mesi ago · · 0 comments

37. Minacce e ricatto emotivo. Sara Anderlini

“Guarda che ti tolgo tutti i giochi”, “Se non fai questo io non ti voglio più bene”,  “Se non mangi tutto la mamma è triste” “guarda che così mi arrabbio”. Si potrebbe continuare all’infinito e probabilmente ad ognuno di noi giungerà un po’ di familiarità nel sentire queste espressioni, perché appartengono ad uno stile educativo autoritario, identificato nella “pedagogia nera”.

Per quanto le minacce e il ricatto sono delle modalità che funzionano nel breve termine, portando i bambini a fare ciò che vogliamo, in realtà bisogna riflettere su cosa vogliamo realmente insegnargli e dobbiamo volgere lo sguardo un po’ più lontano. Per un crescita psicologica sana qualsiasi modalità fondata sulla manipolazione va accantonata. Dobbiamo fornire una guida sicura, ferma ed amorevole che generi fiducia nel nostro ruolo, non paura o senso di colpa. Dobbiamo modificare la nostra comunicazione e renderla più rispettosa, tenendo a mente che a volte dobbiamo abbassare le nostre aspettative. Focalizziamoci sulla conseguenza diretta di un comportamento, magari fornendo anche un’alternativa in base all’età, piuttosto che sulle minacce o i ricatti:

  • “Se continui a lanciare i giochi te li tolgo tutti”  (ricatto) → “Se lanci i giochi questi si rompono, meglio se li appoggiamo”/”Non posso permetterti di lanciare i giochi perché si rompono e puoi farti male ecc, mi aiuti a riordinarli?”
  • “Se non ti vesti, niente cartoni per una settimana!” (ricatto) → “Ora dobbiamo vestirci perché si sta facendo tardi/altrimenti all’asilo chiudono i cancelli e non possiamo entrare, dobbiamo proprio andare!”
  • “Guarda che andiamo a casa!” (minaccia) → “Mario noto che in questo momento fai fatica a calmarti e così rischi di farti male o far male a qualcuno, vieni qui con me che ci calmiamo un po’ insieme”

“Se non mangi poi la mamma piange” (ricatto emotivo) → “Va bene se non vuoi mangiare, ascolta se sei sazio, perché poi potrebbe venirti fame”


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36 Genitori e spazi per sé. Paola Pellegrino

8 mesi ago · · 0 comments

36 Genitori e spazi per sé. Paola Pellegrino

Essere genitori non è un impegno con data di scadenza: i figli crescono e con loro la loro

indipendenza, si modificano i loro bisogni ma non si può delimitare concretamente la vita

che viviamo da genitori da quella che viviamo in quanto semplicemente persone ,perché

siamo entrambi sempre.

Per questo l’impegno con noi stessi e con il nostro benessere non può essere rimandato e

non può essere vincolato al ruolo di Genitore per esistere:è fondamentale per la nostra

vita e per la qualità della relazione con i figli stessi.

Ciò che rende difficile continuare a prendersi cura di noi anche con un figlio, spesso ha a

che vedere con le aspettative che abbiamo sul modo in cui questo andrebbe fatto o con il

peso che giudizi morali sul ruolo di madre/padre possono avere sulla nostra storia..

Ciò che conta invece è adattare quello che è possibile o disponibile in ogni momento

anche sulla base dell’età del/i bambino/i e concepire che è normale che in alcuni momenti

lo spazio per noi può essere anche molto piccolo e compresso.

Partire dal piccolo è sempre un passo che necessita di essere valorizzato perché

rappresenta l’impegno di prendersi cura del proprio bambino senza smettere mai di tenere

per mano se stessi con la consapevolezza che per essere un genitore sufficientemente

buono occorre per prima cosa essere persone sufficientemente serene prima di tutto “da

sole”.

I bisogni individuali in quanto persone prima ancora che portatori di un ruolo specifico nella

vita, non può che avere la precedenza per vivere in maniera sana e funzionale.


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35. Non chiamateli capricci. Noemi Virgilio

8 mesi ago · · 0 comments

35. Non chiamateli capricci. Noemi Virgilio

Perché è sbagliato parlare di “capricci”? Il termine capriccio arriva dalla vecchia educazione e rimanda ad un accezione negativa che non ci permette di sintonizzarci con quello che sta succedendo. Quando decidiamo di etichettare un comportamento come “capriccioso”, falliamo nel nostro ruolo educativo perché giudichiamo prima di comprendere e siamo focalizzati sulla nostra necessità di cambiare quel comportamento senza chiederci cosa ci sta comunicando. Le nostre azioni sono rivolte al terminare il comportamento che ci appare inutile, ingiustificato, insensato. Tuttavia quello che vediamo è una disregolazione emotiva, che ha sempre un significato per il bambino che la mette in atto. Il nostro compito è quello di fermare le azioni che possono essere un pericolo per sé o per gli altri, ma è anche quello di comprendere cosa ha innescato quel comportamento. A volte noi vediamo la crisi solo quando è alla sua massima espressione, senza renderci conto che ci sono stati segnali precedenti di disagio da parte del bambino. Il bambino che sente un disagio crescente se non è accompagnato non riesce a regolare le proprie emozioni in autonomia e quando lasciato senza guida arriva ad avere quei comportamenti che noi adulti non capiamo. Quando possibile è importante sintonizzarsi con il bambino già quando ha i primi segnali di disagio, in modo da capire cosa sta innescando la crisi. Non sempre il bisogno è lo stesso, quindi ogni situazione va valutata: può essere ricerca di attenzioni, voglia di condividere qualcosa, troppo entusiasmo, stanchezza, ricerca di comprendere i limiti, etc. Quando ormai la situazione ha portato ad una crisi evidente è importante stare con il bambino, portare la calma di cui ha bisogno, essere l’esempio di calma, aiutare a trovare strategie per sfogarsi talvolta, per esempio colpire un cuscino, o lanciare una palla o strappare dei fogli, oppure respirare con voi o spegnere delle finte candeline per calmarsi.


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34. Crisi di coppia. Sara Anderlini

8 mesi ago · · 0 comments

34. Crisi di coppia. Sara Anderlini

Diventare genitori comporta già dall’inizio della gravidanza l’assunzione di un nuovo ruolo per i membri della coppia. L’assunzione del ruolo genitoriale porta grandi cambiamenti dal punto di vista psicologico e relazionale che, saranno presenti ed in continua evoluzione lungo tutto il resto del ciclo vitale degli individui coinvolti che si trovano a dover svolgere una nuova funzione, compiere scelte, elaborare decisioni, individuare obiettivi assumendo un’ottica comune.

La genitorialità è un processo dinamico rappresentato dalla nascita non solo di un figlio, ma di una nuova relazione.

Dal punto di vista individuale e psicologico i genitori si trovano a dover costruire una nuova identità, quella di madre e padre.

Il singolo genitore si trova a fare i conti con una nuova dimensione personale, rapportata non soltanto al figlio appena nato, ma anche alle proprie esperienze personali di figlio e ai modelli genitoriali acquisiti.

Dal punto di vista relazionale, la coppia muta le proprie dinamiche interne, dovendo riconoscere il cambiamento dei reciproci ruoli, e delle modalità di dialogo tra gli elementi che la compongono, in vista di obiettivi comuni.

L’arrivo di un figlio innanzitutto segna il passaggio da coppia a triade portando un fisiologico disequilibrio. In questo caso la parola “crisi” è da leggere in un’accezione neutra. Ci si ritrova in un nuovo ruolo, si deve imparare a bilanciare la dimensione coppia e quella genitoriale, si fa fatica a ritrovarsi quando l’attenzione è concentrata sul bambino. Ognuno con il proprio bagaglio e con un proprio vissuto. La crisi che interessa il periodo perinatale ha una durata variabile, non è definibile a priori, ma dipende da fattori e caratteristiche della coppia stessa. Sebbene sia una fase naturale, è importante rivolgersi ad uno psicologo, qualora si abbia bisogno di un sostegno o di un accompagnamento, al fine di favorire il processo e ristabilire nuovi equilibri.

 


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33. Scelta degli ambienti. Noemi Virgilio

8 mesi ago · · 0 comments

33. Scelta degli ambienti. Noemi Virgilio

Quando i figli iniziano la loro vita relazionale nei contesti sociali, ci troviamo varie volte a dover fare delle scelte: il nido, la materna, la scuola, lo sport. A volte queste scelte sono basate su una valutazione prettamente pragmatica di vicinanza fisica. Sebbene sia importante scegliere un contesto che permetta di avere una gestione familiare agevole degli spostamenti è altrettanto importante scegliere contesti educativi che siano selezionati anche in base ai nostri approcci educativi. Questo vuol dire conoscere il più possibile i contesti a cui ci affidiamo prima di decidere di mandare i nostri figli. A volte basta analizzare il territorio per renderci conto che ci sono moltissime proposte anche in territori molto vicini a noi, e a volte vale la pena spendere del tempo per valutarli e conoscerli. Chiedere dei colloqui alle insegnanti, partecipare agli open day a fare domande mirate che vi permettano di esplorare la dimensione relazione e gli approcci educativi utilizzati è importante per permettervi di affidarvi e sentirvi sereni quando i vostri figli non sono con voi. Valutate che i contesti a cui vi affidate siano in linea con il vostro approccio educativo, e anche quando non lo sono completamente, valutate di avere a che fare con un contesto aperto al dialogo e alla condivisione. Una volta fatta la scelta che vi sembrerà la migliore, potrà capitare che ci siano momenti in cui non capirete alcune scelte educative. E’ importante stare con il vissuto del bambino, se il bambino è sottoposto ad una certa frustrazione ma si mostra sereno vuol dire che probabilmente sta attivando le sue risorse per affrontare quella frustrazione, e questo lo farà sentire capace. Cercare il confronto con le insegnanti può essere ugualmente utile a voi per comprendere anche il loro punto di vista e sentirvi più allineati. Se invece percepite un disagio nel bambino diventa necessario trovare strategie insieme alle insegnanti che gli permettano di proseguire il suo percorso serenamente.


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32. Ruoli bilanciati tra mamma e papà. Paola Pellegrino

8 mesi ago · · 0 comments

32. Ruoli bilanciati tra mamma e papà. Paola Pellegrino

La Genitorialità è stata per lungo tempo intesa come una dimensione solo femminile. La donna accoglie, partorisce e nutre in ogni senso possibile e questo è vero. Allo stesso tempo è vero che queste dimensioni relazionali interessano anche la figura paterna: un uomo in quanto padre è importante che nutra, accolga e cresca, a partire dalle proprie caratteristiche, la vita del figlio. Questo può avvenire solo se vi è un funzionale bilanciamento tra i due ruoli e quando uomo e donna, padre e madre sono disposti eventualmente anche a rivedere i pregiudizi e gli stereotipi che possono averli accompagnati fino a quel momento. Un corretto bilanciamento permette lo spazio giusto di relazione ad entrambi i membri, permette livelli di sovraccarico e stanchezza più equilibrati, consente una comunicazione più intima e funzionale tra partner in trasformazione, ecc.

Spesso la donna in quanto madre è la prima persona che inconsapevolmente ostacola questo processo per sentimenti diversi, insicurezze e paure. Provare a lasciare andare un pezzettino non significa non essere o non fare abbastanza ma riconoscere che la responsabilità della crescita di questa nuova vita non è solo materna. Ogni coppia genitoriale ha bisogno di tempo e pazienza per poter conoscere ciò che concorre al proprio benessere, crescendo ogni giorno. Regalatevi per questo flessibilità e il giusto sostegno reciproco ed esterno per poterlo fare nel migliore dei modi, migliore per voi.

 


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31. Educazione fuori dalla famiglia

8 mesi ago · · 0 comments

31. Educazione fuori dalla famiglia

Abbracciare l’idea di una Genitorialità Consapevole, implica una riflessione e consapevolezza continua sugli effetti che le modalità prevalenti con cui i genitori entrano in relazione con i bambini, possono produrre su di essi e sul loro rapporto. È importante che ogni coppia genitoriale possa individuare la propria per vivere al meglio all’interno di questo ruolo. Ma come fare se nonni, zii, scuola non condividono o pare applichino un modello educativo diverso da quello scelto dai genitori? È importante partire dal presupposto che essere un genitore attento non può mai significare riuscire a monitorare o controllare il modo in cui tutto il resto del mondo entra in relazione con il nostro bambino. Al contempo è necessario costruire una strada in cui il bambino possa sperimentarsi anche in altre relazioni senza troppi condizionamenti pur stabilendo dei confini chiari. Questo può significare esprimere chiaramente con la rete familiare a amicale per esempio, quali sono gli aspetti su cui da genitori non è accettabile tollerare interferenze o modalità diverse da quelle definite provando a instaurare un dialogo quando possibile per rintracciare modalità comuni soprattutto se è necessario delegare ad altri alcuni pezzetti di vita dei bambini. Per la scuola è inoltre fondamentale partire dalla necessità che il genitore conosca i valori e i metodi educativi su cui il sistema scelto si erge e anche lì cercare di lavorare sulla definizione di un patto educativo che possa essere quanto più condiviso possibile. Il dialogo e la comunicazione con i propri figli si pone poi sempre come fattore di protezione e tutela in tutto il percorso della loro crescita.

 


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30. Stereotipi di genere e di ruolo

8 mesi ago · · 0 comments

30. Stereotipi di genere e di ruolo

Viviamo imprigionati in stereotipi che permeano e modellano la nostra personalità, i nostri interessi, le nostre emozioni. Nella nostra cultura sono ancora forti concetti come la bambina composta, precisa, a cui non si addice l’espressione della rabbia, che veste con vestitini di colore prevalentemente tenui, pastello, magari sulla tonalità del rosa, che gioca con le bambole, a cui viene attribuita la funzione di accudimento e di cura. I bambini non possono piangere perché altrimenti sarebbero “femminucce”, gli si attribuisce invece la forza, la fisicità, il coraggio (quindi negata anche la paura), vestiti con colori tendenti all’azzurro quando sono piccoli e  con maglie con stampe di animali che rappresentano la forza, a cui si danno giochi “da maschio” come macchinine, ruspe, trattori, ecc.

Fermiamoci un attimo, tutto questo ingabbia i bambini, ha ingabbiato noi a nostra volta! Questi stereotipi non permettono la libera espressione e non permettono di sperimentarsi fino in fondo per costruire un senso di identità integrato e libero da “inquinamenti”.

Non esistono colori da maschio e colori da femmina, i colori sono colori! Non esistono emozioni che si addicono a un maschio o a una femmina! Le emozioni sono funzionali e i bambini hanno il diritto di provarle e sentire che sono legittime! Non esistono giochi da maschio e giochi da femmina ma semplicemente giochi attraverso i quali i bambini crescono e scoprono il mondo, lasciamoglielo fare liberamente.

Un’altra considerazione va fatta per gli stereotipi che ci portiamo dietro noi adulti rispetto a come viviamo in famiglia i vari compiti. I bambini apprendono da ciò che vedono. Una donna può cucinare, fare una lavatrice come può riparare un oggetto rotto, mentre un uomo può collaborare in casa e contribuire a creare un modello familiare di suddivisione equa in base alle esigenze e alle inclinazioni di ognuno aldilà del genere e di quello che è stato da sempre attribuito.


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29. Rendere i figli partecipi delle scelte che li riguardano. Noemi Virgilio

8 mesi ago · · 0 comments

29. Rendere i figli partecipi delle scelte che li riguardano. Noemi Virgilio

Spesso come genitori ci troviamo a dover prende delle decisioni che riguardano i nostri figli, o a dover inserire nelle nostre vite regole o limiti che sono necessari. E’ importante sia con i bambini che con i ragazzi che vengano resi sempre partecipi in modo che si possano rendere attori attivi della loro vita. Sia che si tratti dell’introduzione di regole di vita nel contesto familiare, sia che si tratti invece di decisioni che riguardano contesti esterni, come scelta di attività extra scolastiche. Quando si tratta di decidere regole nella vita familiare rendere i figli partecipi permette di fargli comprendere il significato e l’utilità di quella regola e di definirla e ridisegnarla a misura di tutta la famiglia, senza che sia una semplice imposizione, e in modo che anche una regola che può generare contrasto, diventi occasione per confrontarsi e conoscere il punto di vista di tutti. Può essere utile in questi casi fare una lista di proposte per mettere in atto la regola, in cui si raccolgono le opinioni di tutti, e si scrivono anche le proposte più assurde, solo successivamente si cancelleranno le proposte che non sono adeguate al fine di trovare la soluzione migliore per tutti. Per quanto riguarda invece le attività extra scolastiche o lo sport, spesso i genitori fanno scelte sulla base delle loro aspettative o credenze riguardanti i figli, tuttavia anche in questo caso è importante che i figli possano essere attivi nelle scelte. Una soluzione potrebbe essere mettere di fronte al bambino/ragazzo tutte le attività che il territorio offre e compatibili con le finanze dei genitori, in modo che possa poi selezionare le attività di cui vorrebbe fare una prova. Quando sono piccoli a volte è utile far scegliere un numero limitato di prove per evitare di confonderli con troppe proposte. Alla fine delle prove può essere utile fare una lista di pro e contro in modo da valutare quale scelta è la migliore per il bambino/ragazzo.


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28. Immagine corporea post gravidanza. Paola Pellegrino

8 mesi ago · · 0 comments

28. Immagine corporea post gravidanza. Paola Pellegrino

Nel cammino della gravidanza il corpo passo dopo passo compie una trasformazione unica che lo rende capace per natura ad accogliere e permettere ad una nuova vita di formarsi e crescere.
Lo stravolgimento è totale,sia interno che esterno e la donna che impara e può ascoltare il suo corpo in maniera consapevole, riesce a scorgerne ogni dettaglio. Serve accoglienza ed accettazione: due ingredienti non a costo zero che non sempre è semplice raggiungere nonostante la bellezza del momento.
Questa accettazione può divenire ancora più debole dopo la nascita quando quel corpo non è più né ciò che era prima di quel processo né ciò che era stato fino a poco prima del parto o dopo i famosi 40 gg dopo esso.
La percezione della propria immagine corporea sarà del tutto nuova e dalle connotazioni e sfumature uniche per ogni donna e ogni storia.
È importante normalizzare l’ambivalenza che a livello emotivo può essere presente : si può essere felici come madri e allo stesso tempo tristi o nostalgiche per quello che vi era prima di quel momento anche rispetto al proprio corpo.
È normale desiderare essere nutrimento concreto per il proprio bambino e anche desiderare solo di poter riconoscere il proprio corpo come un tempo. È certamente un passaggio che necessita di elaborazione, integrazione e cura affinché quel corpo in ogni caso possa nuovamente e completamente percepirsi come “integro” e possa essere sentirsi accolto e accettato anche se in parte forse diverso.


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