7 mesi ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
15.Parlami nel modo in cui io ascolto. Paola Pellegrino
Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.
Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Parlami nel modo in cui io ascolto di Paola Pellegrino
Nella relazione genitore-figlio, la costruzione di un dialogo basato sul rispetto e la sintonizzazione reciproca parte dal genitore Adulto che ha il compito di permettere al bambino prima e al ragazzo poi, di poter sperimentare una relazione e comunicazione positiva e costruttiva.
Quando i bambini sono molto piccoli può capitare di pensare che parlare con loro sia prematuro perché per la loro tenera età “non possono capire”. Via via che crescono poi, si dà per scontato invece che siano abbastanza grandi e in grado di comprendere anche senza troppe parole.
In realtà la comunicazione e il dialogo con loro è fondamentale dal primo momento e non smette di esserlo neppure in adolescenza o in età adulta. “Semplicemente “va calibrata e adattata alla loro età, alle loro caratteristiche e alle situazioni.
Nella comunicazione, oltre alle parole che veicolano un messaggio e un significato, gioca un ruolo importante anche la componente Non verbale che si esprime attraverso la mimica facciale, i gesti e i movimenti, il contatto fisico, la postura, la disposizione nello spazio e che contribuisce a caratterizzare anche emotivamente il messaggio e la comunicazione tra le parti.
Vediamo ora qualche indicazione più pratica per stabilire una comunicazione funzionale nell’infanzia:
- attenzione sempre alla coerenza tra i due piani di comunicazione: se ti invito a non urlare, lo faccio tenendo per prima una voce bassa. Infatti una comunicazione in cui Verbale e Non verbale sono tra loro in contraddizione non è una comunicazione efficace e può generare molteplici interferenze e condizionamenti;
- necessità di porsi sempre al loro livello: non solo per le parole da utilizzare ma anche a livello fisico, prossemico: poniamoci alla loro altezza, stabiliamo un contatto oculare, forniamo presenza;
- i bambini hanno bisogno di ripetitività e Costanza: è normale e può essere utile dover ripetere più volte un contenuto o un’informazione non solo per permettere al bambino di interiorizzarla ma anche per rispondere al suo bisogno di sapere che il mondo intorno a lui può rimanere stabile e prevedibile.
Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.
Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.