7 mesi ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
18.Normalizziamo la fatica. Sara Anderlini
Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.
Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Normalizziamo la fatica di Sara Anderlini
Prendersi cura di un bambino in tutte le sue necessità genera un enorme fatica nel genitore. Molto spesso ci si confronta con una miriade di informazioni, di consigli, che hanno come focus il bambino e il modo “migliore” per prendersene cura, raramente però la fatica del genitore trova spazio.
La gestione del sonno soprattutto nei primi periodi in cui il genitore stesso è in uno stato di privazione può essere molto faticoso da gestire ed è importante che quella fatica venga normalizzata e che si trovino delle strategie per affrontarla.
La deprivazione del sonno, la gestione di un bambino e il pianto possono portare il genitore a sentirsi talmente spiazzato da “scuotere” il bambino, nel tentativo disperato di farlo addormentare.
La sindrome del bambino scosso (SBS) è una grave forma di maltrattamento fisico ai danni del bambino generalmente sotto i 2 anni di vita. Questa forma di maltrattamento consiste nel violento scuotimento del bambino con possibile trauma cerebrale e conseguenti complicanze neurologiche. Questo comportamento da parte del genitore è spesso conseguente a pianto inconsolabile; molto spesso i genitori arrivano a questi gesti estremi perché già fortemente provati dalla stanchezza.
Le strategie che si possono attuare hanno lo scopo di ricentrarsi, poiché stare sui bisogni di qualcun’altro è estremamente impegnativo.
E’ importante ritagliarsi dei momenti per recuperare le energie, dormendo per esempio quando il bambino dorme e crearsi delle priorità che in questo momento di vita saranno finalizzate al recupero delle risorse fisiche e mentali, inoltre quando sopravviene la sensazione di eccessiva stanchezza per il pianto del bambino, o rabbia perché non si addormenta o in qualsiasi situazione in cui ci si sente sopraffatti, è importante posare il bambino al sicuro (una culla, un lettino dove non possa cadere, a terra se intorno non c’è niente di sicuro), allontanarsi, respirare, sfogarsi, chiamare qualcuno. Nel momento in cui si sente di aver decompresso si può tornare dal bambino. In questa situazione non importa se piange perché la priorità è la tutela della sua salute e la sua sicurezza.
Non dimentichiamoci che diventando genitori si rimane persone con dei propri bisogni, che devono trovare uno spazio, in linea con l’età del bambino, per poter essere soddisfatti e per poterci occupare di un altro piccolo essere umano.
Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.
Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.
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