9 mesi ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
10.Mi sfida, lo fa apposta: siamo sicuri? di Sara Anderlini
Genitori dalla nascita: dal giorno zero all’adolescenza.
Psicoeducazione e supporto alla genitorialità.
Nuova Rubrica a cura di Anderlini Sara, Pellegrino Paola, Virgilio Noemi, per Scuola di Psicologia di Francesca Di Donato.
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Mi sfida, lo fa apposta: siamo sicuri? di Sara Anderlini
Molte volte tendiamo a leggere il comportamento del bambino come se ci stesse sfidando quindi come se mettesse in atto un comportamento con il fine di provocarci, scaturire in noi una reazione. In realtà è importante fare chiarezza rispetto a qual è il reale motivo dei comportamenti che nel genitore si traducono come sfida, per sentire anche cosa cambia in noi. Se la sensazione è che il mio bambino mi sta sfidando emergeranno tutta una serie di emozioni e pensieri che hanno come minimo comune denominatore la minaccia e la perdita dell’autorità, per cui tenderò a comportarmi in modo autoritario per tentare di ristabilire quell’autorità.
Il bambino in realtà non ha le competenze per “sfidare”, il cervello del bambino in termini di competenze cognitive ed emotive non è ancora sufficientemente sviluppato per poter sfidare o “fare apposta” qualcosa contro di noi.
Intorno ai 2 anni fino ai 5/6 i bambini attraversano fisiologicamente una fase in cui il loro bisogno principale è quello di definire la propria identità ed affermarsi come persone, attraverso il NO e attraverso la sperimentazione dei limiti.
Se io, quando il mio bambino si opporrà, urlerà, farà “capricci” (come siamo soliti chiamarli), mi predisporrò tenendo a mente che in quel momento è lui ad essere in difficoltà, che si sta comportando come un bambino con le poche competenze che ha e che sono io l’Adulto in grado di fornirgli aiuto per uscire dalla situazione di crisi, attraverso il sostegno emotivo e anche attraverso i limiti, potrò comportarmi in modo autorevole, abbassandomi al suo livello e stabilendo una connessione con lui che gli sarà di aiuto per sentirsi accolto, compreso e contenuto anche di fronte a situazioni “scomode” che presuppongono dei limiti e delle regole da tenere, ma lo farò mantenendo la calma avendo la consapevolezza che il bambino non sta agendo contro di me.
Essere consapevoli del funzionamento del bambino, di quali sono i comportamenti che ci attiva di più sono la chiave per poter educare il più possibile nella calma e nel rispetto.
Simbolismo dell’illustrazione a cura di Francesca Di Donato, psicologa.
Illustrazione di Mirella Farchica, illustratrice.
Il nido è la base sicura da cui tutto ha inizio, quel luogo dove sapere di poter tornare ogni volta che si ha voglia o bisogno di accoglienza, calore, contenimento, appartenenza. L’uovo schiuso è il giorno zero, momento esatto in cui ci si apre al mondo con la nascita.
L’uccello che spicca il volo è la persona che attraversa quella fase fondamentale di sperimentazione verso se stessa e verso l’ambiente esterno e che muove i primi tentativi di volo in direzione di ciò che nel tempo sceglierà di essere e verso il mondo che sceglierà di vivere. Le farfalle, simbolo di trasformazione, hanno anche lo scopo di sottolineare quando una buona crescita favorisce anche una sana integrazione con ciò che è diverso da sé.
La loro presenza sottolinea inoltre il diritto di un figlio di essere tutt’altro (un uccello) dai genitori (farfalle) che lo hanno messo al mondo.
Le foglioline intorno al nido indicano qual qualcosa che può crescere solo in presenza di sole e acqua come nutrimento, letto in chiave archetipica della buona integrazione tra maschile e femminile psichico necessario in ciascuno di noi.
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