3 anni ago · Francesca Di Donato - Psicologa · 0 comments
Il discorso del Papa su figli, cani e gatti. Francesca Di Donato
PAPA: “Tante coppie non hanno figli perché non li vogliono o uno e non di più, ma hanno cani e gatti che occupano il posto dei figli. Questo rinnegare paternità e maternità ci diminuisce, ci toglie umanità e soffre la patria. E diceva uno umoristicamente: ora chi pagherà le tasse per la mia pensione che non ci sono dei figli? Chi si farà carico di me?”
Ora, sappiamo che non tutti coloro che hanno un cane o un gatto e non hanno figli li vivono in sostituzione dei figli.
Sappiamo anche che ognuno ha le sue ragioni per non volere dei figli.
Tuttavia a me non stupisce il discorso del Papa che comprendo sia per il retaggio culturale e religioso di cui si nutre, sia per lo sfondo politico-economico che trascina con sé.
A me ciò che stupisce è che ci sia chi si indigna per questo discorso.
Iniziamo dal retaggio culturale e religioso.
Ricordo che questa è la religione del porgere l’altra guancia, dell’inginocchiarsi come segno di adorazione, ma che sappiamo essere anche sottomissione; la religione dei peccati, valutati tali secondo criteri morali, e delle penitenze come purificazione, ponendo se stessi a sacrificio.
La religione del “mea culta, mea culta, mia grandissima colpa” battendosi il pugno sul petto: un’ammissione di colpa di essere implicitamente imperfetti allo scopo di ottenere il perdono per la stessa imperfezione che ci rende, sì, a immagine e somiglianza di Dio, ma non Dio stesso nella sua essenza.
Di qui la religione dell’atto di dolore e pentimento per essere quell’Essere imperfetto che sei.
E sei imperfetto non per tue scelta ma per un errore commesso dai nostri antenati Adamo ed Eva, per cui tutta l’Umanità si trascina il retaggio di quella colpa, di quel marchio d’infamia che ci ha segnato per l’eternità.
È da quel singolo atto di disobbedienza che tutti i mali dell’uomo traggono origine: prima di esso l’uomo era destinato a essere perfetto, immune dalle malattie e dalle ferite, immortale, felice.
Parliamo del peccato originale e di come il primo uomo e la prima donna, figli di Dio -a cui è stata messo in mano un creato intero, così, dal nulla, aspettandocisi fossero figli perfetti e obbedienti, capaci di resistere a qualunque tentazione, senza neanche sapere cosa fosse una tentazione- delusero il loro Padre, meritando di essere cacciati dal suo Paradiso.
E quando il Papa usa quelle parole ricordate che questa è la religione in cui Dio, unendo l’uomo con la donna, essi da quel momento, solo insieme essi formano un corpo solo, un’anima sola, una unica vita, una sola esistenza.
E come rivela la Genesi: “Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra»” .
Tutta la sessualità è, infatti, votata alla procreazione e non dovrebbe essere praticata fuori dal matrimonio e per il piacere fine a se stesso.
Quindi esattamente cosa vi stupisce o sconvolge di quelle parole?
Sicuramente il Papa a questo punto dovrebbe spiegarci come mai allora i preti cattolici -che non fanno, come molti credono, quel voto di castità che invece spetta a monaci, monache, frati e suore- giurano di non sposarsi mai e, poi, si impegnano di conseguenza per tutta la vita a non aver rapporti sessuali, tuttavia a me risuona solo come l’ennesima contraddizione di una religione poco armoniosa, quindi noto e vado oltre.
Ma….
Sì, c’è un ma.
Al di là del retaggio culturale di cui si deve tener conto quando si ascoltano certi discorsi e, quindi da quale pulpito (mai sarà più azzeccato il richiamo) arriva, prima di indignarsi, c’è pure un MA che ci porta sul risvolto politico-economico.
Il Papa non ha nemmeno tutti i torti nel ritenere che non fare figli ci toglie umanità.
Caso Italiano: le conseguenze del declino demografico, determinate dal fatto che nel nostro Paese si fanno pochi figli, comporta che nel giro di 100 anni la popolazione italiana rischia di scendere intorno ai 30 milioni di abitanti, rispetto ai 60 milioni attuali. Con questi numeri non ci sono manovre economiche che tengono: la riduzione della popolazione associata a una sproporzione verso la fascia di età avanzata, determina riduzione dei consumi, riduzione del reddito prodotto, riduzione delle entrate fiscali, disoccupazione, e uno squilibrio tale che i contributi versati dai pochi giovani lavoratori non saranno sufficienti a pagare le pensioni dei tanti cittadini usciti da un lungo ciclo lavorativo.
E’ anche il motivo per cui, che si vogliano figli o meno, un libero professionista deve versare, che gli piaccia o no, il contributo di maternità alle colleghe che scelgono di avere figli.
Poi certo c’è pure chi non li fa, pur volendoli, perché con responsabilità si rende conto che non potrebbe mantenerli.
Escludiamo invece dal discorso tutti i casi di impossibilità per svariati motivi, che non è questo il contesto.
Insomma, quel discorso ha ragione di esistere.
Così come a ognuno resta il diritto di non fare figli e preferire gli animali domestici.
Così come resta il diritto di non preoccuparsi di ciò che accadrà tra 100 anni.
Tuttavia resta anche un diritto, per gli altri, di preoccuparsi della possibilità che possa venire a mancare l’oggetto della propria proiezione biologica, in termini di eredità genetica e proseguo della stirpe, e delle fonti di sopperimento economico dello stesso.
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Francesca Di Donato – Psicologa
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