C’era una volta un giardiniere con una dimora completa di giardino, un giardino che creò con le sue mani.
Un giorno scoprì che il vicino aveva anche egli un giardino sul retro, ma lui non era giardiniere: una parte del giardino era curatissima, anche esteticamente molto attraente, un’altra -l’orticello- era un pochino più sofferente; eppure, nonostante ciò, alcune persone erano attratte da quei fiori.
Allora il giardiniere iniziò a risentirsi: “ma come?! Devono guardare solo il mio di giardino, perché io sono giardiniere, non un fanfarone che si improvvisa! Guarda quell’orto come è tenuto male”.
Eppure le persone, catturate, dal giardino, all’orto davano poca importanza; dopotutto, loro non erano interessate all’orto, ma ai fiori e il signore era anche così gentile da dare loro delle dritte su come avere un giardino come il suo.
Il vicino ammise di non essere un esperto, ma aveva comunque piacere a condividere la sua esperienza con chi gliene chiedesse contezza.
Al giardiniere questo non andava proprio giù e, allora, iniziò non solo a elencare al vicino tutto quello che sbagliava e che non sapeva fare visto che non era giardiniere anche lui, ma iniziò anche a disprezzare il suo lavoro con ogni passante, così che non lo ascoltassero più.
Perfino si lamentò con il Sindaco, di come quel giardino avrebbe fatto danni all’immagine della città e, quindi, bisognava impedire a questi ciarlatani di prendere il sopravvento.
Altri giardinieri erano d’accordo con lui e questo lo faceva sentire ancora più forte.
Investì così molte energie per sabotare il suo vicino, ma mai pensò, in quel frangente, a investire le stesse nella cura del suo terreno, che nel frattempo ne risentì, appassendo.
A te la morale della favola
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Francesca Di Donato – Psicologa